Ùmbria
Indiceregione dell'Italia centrale, 8456 km², 884.450 ab. (stima 2007), 103 ab./km², capoluogo di regione: Perugia. Comuni: 92. Province: Perugia, Terni. Confini: Toscana (WNW), Marche (ENE), Lazio (S).
Umbria. Cartina geografica.
Umbria. Il corso del Tevere nei pressi di Todi (Perugia).
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Umbria. Veduta della Valle del Tevere nei pressi di Todi (Perugia).
De Agostini Picture Library/S. Vannini
Umbria. Il lago di Trasimeno (Perugia).
De Agostini Picture Library/G. Cappelli
Umbria. Le fonti del Clitunno nel Perugino, una delle aree più densamente abitate della regione.
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Umbria. Veduta del lago di Corbara nella conca di Terni.
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Umbria. Alberi da frutto. L'agricoltura, benché non rappresenti più uno dei pilastri dell'economia umbra, costituisce ancora un settore importante.
De Agostini Picture Library/G. Berengo Gardin
Umbria. La cascata delle Marmore (Terni).
De Agostini Picture Library/J. Ciganovic
Umbria. Veduta del lago di Piediluco (Terni), un'area ricca di necropoli e ripostigli della prima Età del Ferro.
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Umbria. Particolare dell'anfiteatro romano di Spoleto (Perugia).
De Agostini Picture Library/G. Carfagna
Umbria. Veduta del teatro romano a Gubbio (Perugia).
De Agostini Picture Library/G. Carfagna
Umbria. Il palio dei balestrieri a Gubbio.
De Agostini Picture Library/G. Nimatallah
Umbria. Un momento della corsa dei ceri a Gubbio.
De Agostini Picture Library/M. Leigheb
Generalità
L'Umbria è l'unica regione dell'Italia peninsulare senza sbocchi sul mare. Il territorio è in prevalenza costituito da aree montuose (29,3% della superficie regionale) e collinari (70,7% della superficie regionale), dove abbondano le aree boscose (30% della superficie regionale) che, insieme ai diffusi oliveti, caratterizzano l'Umbria come regione “verde”. L'orografia tormentata e il relativo isolamento nei confronti delle principali direttrici di traffico italiane da una parte hanno favorito la conservazione dei caratteri tradizionali del paesaggio agrario, dall'altra non hanno impedito che nei centri principali – soprattutto nei capoluoghi di provincia – sorgessero attività industriali di rilievo.La denominazione Umbria risale all'antichità ed è dovuta agli Umbri, che in epoca protostorica abitavano la regione appenninica tra il Tevere e l'Adriatico. L'Umbria al momento dell'unificazione italiana comprendeva anche la parte occidentale dell'odierna provincia di Rieti, che fu “ceduta” al Lazio nel 1923 e divenne provincia nel 1927; nello stesso anno venne istituita a Terni la seconda provincia umbra.
Territorio: morfologia
Il profondo solco vallivo di origine tettonica, costituito dalla val Tiberina e dalla valle Umbra, separa i rilievi appenninici a E da quelli subappenninici a W; i primi sono più elevati e boscosi, i secondi più bassi e caratterizzati da forme arrotondate per la maggiore frequenza di rocce più tenere, in prevalenza arenacee e argillose. L'Appennino Umbro solo in pochi punti (monte Cucco, monte Pennino) supera i 1500 m, con l'eccezione dei monti Sibillini, al confine con le Marche, che culminano in territorio umbro a 2448 m (Cima del Redentore) e presentano in qualche punto una fisionomia aspra e scoscesa. Fra i monti si aprono alcune conche tettoniche più o meno vaste, che all'inizio del Quaternario formavano bacini lacustri, in seguito gradualmente colmati dalle alluvioni fluviali, tranne quello del Trasimeno tuttora occupato dall'omonimo lago. Le altre conche, che costituiscono vere e proprie pianure alluvionali intermontane, sono quella ternana, la valle Umbra, che si allunga da Perugia a Spoleto, la val Tiberina, con la sua prosecuzione a S rappresentata dalla piana alluvionale del Tevere, che si spinge a Mezzogiorno fino alla strozzatura di Todi, e infine quelle più interne di Gubbio, Gualdo Tadino e Norcia, nel cuore dell'Appennino Umbro-Marchigiano.Il fiume principale che attraversa la regione (per ca. 210 km) è il Tevere, il quale riceve da destra il Nestore e il Paglia e da sinistra il Chiascio (che poco prima della foce riceve le acque del Topino) e la Nera. Il Tevere assume in territorio umbro un regime abbastanza regolare per l'apporto equilibratore dei suoi tributari di destra, che hanno piene invernali e accentuate magre estive, e di quelli di sinistra, che attraversano una regione più permeabile e più ricca di precipitazioni e conservano una discreta portata anche nei mesi primaverili ed estivi. Il lago più vasto è il Trasimeno, il maggiore dell'Italia peninsulare (128 km²) e il quarto lago italiano in assoluto: è posto in prossimità del confine con la Toscana ed è caratterizzato dalla scarsa profondità e dal fatto di essere alimentato quasi esclusivamente dalle precipitazioni. Oltre al lago Trasimeno, in cui si trovano anche alcune isole (Polvese, Minore e Maggiore), nel territorio umbro sono anche il lago di Piediluco e quello artificiale di Corbara, sul Tevere.
Territorio: clima
Protetta dalla dorsale appenninica dai venti freddi del Nord e dell'Est, e aperta alle influenze mitigatrici del mare, che si fanno sentire in profondità lungo la vallata del Tevere, la regione ha un clima di transizione, con prevalente impronta submediterranea, influenzato localmente dall'altitudine. Gli inverni non sono molto freddi e le estati fresche e ventilate. Rilevanti sono però le differenze termiche e pluviometriche tra le conche interne e i rilievi montuosi più o meno elevati, dovute alle differenze di altitudine, all'orientamento dei gruppi montuosi e alla loro esposizione. Le precipitazioni tendono gradatamente ad aumentare, procedendo dalle conche più basse e meglio riparate ai versanti montuosi, che più direttamente sono esposti alle correnti d'aria umida, dove si raggiungono valori anche superiori ai 1400 mm annui.
Territorio: demografia
La configurazione del territorio, in larga parte montuoso, e lo sviluppo industriale tardivo e abbastanza modesto sono le cause principali della scarsa densità di popolazione (99 ab./km²). La consistenza demografica regionale ha registrato, a partire dall'Unità d'Italia in poi, un incremento nettamente inferiore alla media nazionale, mentre, a partire dal 1951 la popolazione è diminuita, per poi aumentare leggermente nell'ultimo decennio del sec. XX grazie soprattutto alla forza attrattiva del polo perugino (mentre Terni ha invece perso abitanti) e all'immigrazione straniera (soprattutto dall'Albania e dal Marocco); il numero degli stranieri, nel 2002, era pari al 3,4% della popolazione regionale.La distribuzione della popolazione, che vive per un quarto in case sparse, è molto ineguale; le aree più densamente abitate sono il Perugino, la conca di Terni (i due capoluoghi provinciali contano insieme il 30% della popolazione), la valle del Tevere, fra Città di Castello e Todi, e la valle Umbra, mentre le aree montuose sono sempre più spopolate.
Territorio: struttura urbana e vie di comunicazione
Se si esclude la direttrice ferroviaria e autostradale A1, che nel tratto Firenze-Roma lambisce il territorio, toccando fra i centri maggiori solo Orvieto, la regione si trova in posizione piuttosto appartata rispetto alle principali correnti di traffico della penisola italiana, anche se i capoluoghi provinciali sono collegati all'Autostrada del Sole (A1) da una bretella autostradale (Perugia) e da una superstrada (Terni), e altre superstrade collegano Perugia con Terni, Foligno, Città di Castello (fino a Cesena, di là dall'Appennino), e con il colle di Fossato per Ancona. Da nord a sud la regione è attraversata dalla SS 3, l'antica via Flaminia. Le principali linee ferroviarie sono la Roma-Foligno-Ancona e la Terontola-Perugia-Foligno, peraltro abbastanza lente per il tracciato tortuoso e il binario semplice.Terra di antica civiltà cittadina fin dal tempo dei Comuni medievali, l'Umbria ha una rete urbana imperniata, oltre che sui due capoluoghi provinciali, su numerose piccole città, spesso di grande interesse artistico: fra queste primeggiano, dal punto di vista delle funzioni di coordinamento del territorio, Città di Castello, Gubbio, Assisi, Foligno, Spoleto, Orvieto, Todi e Narni.
Territorio: ambiente
Se può sembrare poco significativa la quota di superficie territoriale protetta (ca. il 7%), va riconosciuto che in generale tutto il territorio – a parte l'area metropolitana perugina, interessata da un forte carico edilizio e da un traffico congestionato – non manifesta segni di degrado che richiedano interventi di difesa particolari. L'Umbria è caratterizzata nella sua fascia orientale da fenomeni carsici, che rendono parte del territorio poco fertile, mentre nelle zone dove i suoli sono argillosi, come per esempio attorno a Todi, le acque piovane provocano vasti dissesti. Il carattere torrentizio di parte dei corsi d'acqua favorisce le esondazioni. Oltre l'80% del territorio regionale è classificato a media sismicità; i terremoti del settembre 1997 e dell'aprile 1998 hanno pesantemente danneggiato Assisi e decine di comuni vicini, coinvolgendo anche parte delle Marche.La regione, giustamente definita “cuore verde dell'Italia”, ospita una parte del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, che si estende anche nel confinante territorio delle Marche. Quasi tutti i parchi regionali sono compresi nella provincia di Perugia: sono il Parco Regionale di Colfiorito, del Monte Cucco, del Monte Subasio e del Lago Trasimeno. Uno solo appartiene alla provincia di Terni, il Parco Fluviale del Nera. Riguarda invece entrambe le province il Parco Fluviale del Tevere, che comprende il tratto del fiume a valle di Todi e territori importanti per le caratteristiche ambientali e le testimonianze culturali, archeologiche e monumentali; le modifiche al corso del fiume hanno portato alla creazione del lago di Corbara e al bacino di espansione di Alviano; nel parco è anche inclusa la città di Todi.L'attività svolta dalle comunità montane è diretta soprattutto alla valorizzazione e diffusione dei prodotti tipici artigianali, culturali e storici con fini di sviluppo turistico ed economico. Molto attive in questo senso sono la Comunità Montana dei Monti del Trasimeno e quella del Monte Subasio, che comprende l'omonimo parco e che ha proficui scambi anche con paesi stranieri, in particolare Belgio e Lussemburgo. Iniziative comuni a tutte le comunità montane riguardano la valorizzazione di aree naturali di interesse particolare, come la Valnerina, le marcite di Norcia o la foresta fossile di Dunarobba, la diffusione del patrimonio culturale proprio di questi luoghi e la promozione del turismo e dell'escursionismo.
Economia: generalità
Come la sua posizione e il suo modo di vita, anche in economia l'Umbria è una regione “media”, equilibrata, senza eccezionalità, ma anche senza grandi criticità. Un'agricoltura di antica tradizione orientata verso le produzioni di qualità, un'industria recente e fortemente polarizzata in pochi centri urbani, un turismo d'élite (per la mancanza di attrazioni “di massa” come le spiagge marine o le stazioni sciistiche) si fondono armoniosamente a formare il quadro di una delle regioni più “vivibili” d'Italia.
Economia: agricoltura
L'agricoltura, uno dei pilastri tradizionali dell'economia umbra, ha attraversato un lungo periodo di crisi a causa della polverizzazione fondiaria e della morfologia montana, che limitano le possibilità di meccanizzazione e modernizzazione del settore. In particolare si è accentuato il divario tra l'agricoltura di pianura, dove prevalgono le coltivazioni di interesse industriale (tabacco, barbabietola da zucchero, girasole), e quella di montagna, in cui la cerealicoltura sopravvive a stento. Il movimento cooperativistico è presente, ma in minor misura rispetto ad altre realtà del Centro Italia. Un movimento volto a promuovere un'agricoltura di qualità è legato alla viticoltura, che interessa soprattutto la collina e che nella zona di Orvieto si lega alla produzione di vini pregiati; all'olivicoltura, che offre scarse rese, ma da cui si produce un olio di alta qualità; e alle produzioni biologiche. Numerose aziende agricole, di piccola o media grandezza, si sono spesso “convertite” anche alle attività agrituristiche, che contribuiscono all'incremento del reddito agricolo.
Economia: industria
Al declino dell'attività agricola (4,5% degli occupati) fa riscontro nel quadro economico regionale l'ascesa del settore industriale (33% degli occupati), che ha avuto negli anni del boom economico del secondo dopoguerra il vantaggio di trovare in loco un'abbondante disponibilità di energia idroelettrica. Anche se la regione presenta problemi dal punto di vista energetico, l'industria è presente e attiva soprattutto intorno a Perugia, uno dei maggiori poli italiani dell'industria alimentare (stabilimenti Buitoni-Perugina, marchi di proprietà della multinazionale svizzera Nestlé), ma sede anche di numerose industrie tessili e meccaniche, nel Ternano (industria idroelettrica, siderurgica, meccanica, chimica, tessile) e in alcuni fra i centri più vivaci della val Tiberina e della valle Umbra. A Perugia si svolge annualmente la manifestazione Eurochocolate, alla quale partecipano produttori dell'intero continente, a testimonianza dell'importanza che riveste il marketing nella valorizzazione delle produzioni tradizionali.Un significativo ruolo è svolto da attività artigianali, quali la lavorazione del legno e del ferro battuto, la ceramica, la tessitura e il ricamo, che sono proprio i settori che hanno dato vita ai distretti industriali della regione.
Economia: servizi
Il settore terziario è in forte crescita nella regione, che accanto alle attività commerciali vede fiorire numerose iniziative legate alla cultura. L'Umbria, infatti, ospita prestigiosi istituti e manifestazioni culturali di grande rilievo; a Perugia hanno sede una delle più antiche università europee e un'università per stranieri che attira studenti da tutto il mondo. Il turismo è un settore importante: oltre a poter contare su poli di attrazione costituiti da alcune fra le città medievali italiane più nobili per storia, arte e tradizione, quali Perugia, Assisi, Gubbio, Orvieto, Spoleto e Todi, usufruisce del richiamo della tradizione religiosa francescana, mentre si sta affermando il turismo “verde”, legato all'escursionismo, all'agriturismo e al soggiorno in aree la cui principale attrattiva sono le bellezze naturali.
Economia: distretti industriali
I distretti industriali presenti sul territorio umbro si sono sviluppati prevalentemente sulla base delle lavorazioni artigianali di antica origine. Quello di Assisi, relativo al settore tessile, con produzione di ricami e merletti, risale a una attività tramandata nei secoli e unica nel suo genere: rinomati sono i ricami tradizionali a “punto Assisi” o “punto Francescano”, che riprende tecniche di lavorazione rinascimentale. Altre attività tessili sono relative alla produzione di pizzi e merletti che prendono via via il nome della zona di produzione (Isola Maggiore, Perugia, Orvieto, Panicale); a quella di filati (lana e seta a Gubbio, canapa a Bevagna) e di tessuti (Cascia e Montefalco). L'importanza di tali attività è sostenuta dalla presenza dell'Accademia Punto Assisi e dall'Associazione Italiana Città dei Merletti, che oltre a garantire la permanenza del settore produttivo ne favorisce lo sviluppo verso il mercato soprattutto estero. Il distretto industriale di Deruta è relativo al settore della ceramica: l'attività produttiva si svolge in imprese artigianali e di piccole dimensioni; lo sviluppo di questa lavorazione è stato favorito dalla facile reperibilità di argilla nel territorio circostante. Il distretto industriale di Città di Castello riguarda il settore grafico e cartotecnico, con una tradizione che risale al Settecento; i suoi mercati di sbocco principali sono la Germania, la Francia e l'Inghilterra. A Marsciano il distretto di arredamento e metalmeccanica sviluppa carpenteria leggera con notevole diversificazione merceologica (mobili da giardino, caminetti, serramenti in genere) e risulta essere un settore produttivo a elevata capacità di innovazione e riorganizzazione, elementi che lo rendono particolarmente trainante.
Preistoria
Materiali sporadici riferibili al Paleolitico inferiore (Acheuleano) sono noti da raccolte di superficie effettuate, soprattutto in provincia di Perugia, tra la fine del sec. XIX e i primi decenni del sec. XX. Bifacciali acheuleani e industrie musteriane sono stati rinvenuti nei dintorni di Abeto di Norcia (Perugia) e di Orvieto. Un complesso del Paleolitico superiore finale è presente in strato nella grotta Tane del Diavolo, vicino a Parrano (Terni). La cosiddetta “Venere del Trasimeno”, costituita da un piccolo frammento di steatite di poco meno di 4 cm e stilisticamente attribuita al Paleolitico superiore, è un rinvenimento di superficie fuori contesto stratigrafico. Più abbondanti sono i resti neolitici e delle Età dei Metalli. Ampie le testimonianze della fine dell'Età del Bronzo e della prima Età del Ferro, sia da necropoli (Panicarola, Monteleone di Spoleto, Cascata delle Marmore) sia da ricchi ripostigli (Gualdo Tadino, Piediluco). La grande necropoli cosiddetta “delle Acciaierie di Terni” ha tombe prima a cremazione poi a inumazione dal sec. X all'VIII-VII a. C.; resti di un abitato e di una necropoli, che sembra arrivare ai sec. V-IV a. C., sono stati trovati negli scavi di Colfiorito (Foligno), corrispondente al centro antico di Plestia.
Storia
La regione conobbe in età storica un popolamento misto; essa fu infatti divisa fra gli Etruschi, alla destra del Tevere, e gli Umbri, che abitavano l'area tra la riva sinistra del fiume e la costa adriatica. Importanti città etrusche furono Orvieto e Perugia; Gubbio fu uno dei principali centri umbri. Nel sec. III a. C. i Romani volsero il loro interesse verso l'Etruria e l'Umbria. Con la battaglia di Sentino (295 a. C.), anche gli Umbri caddero sotto il dominio di Roma, che rafforzò la sua presenza nella regione fondando la colonia di Spoleto e costruendo la via Flaminia. Con la divisione augustea dell'Italia (sec. I a. C.) l'Umbria costituì la VI regione, che comprendeva la zona adriatica detta ager Gallicus. Unita all'Etruria con la riforma di Diocleziano, dopo il crollo dell'impero fu teatro della lotta tra Goti e Bizantini (guerra gotica), subendo gravi devastazioni. Dopo la conquista longobarda, il suo territorio fu compreso nel Ducato di Spoleto, fondato da Faroaldo nel 570. La difesa bizantina ebbe il suo centro sugli Appennini, nel Trasimeno, nelle città di Cortona, Chiusi, Orvieto e Orte; si venne così a formare un corridoio tra Roma e l'Esarcato di Ravenna, di cui Perugia diventò caposaldo. La pace del 598 ratificò in maniera definitiva la divisione della regione in due distinte aree politiche: quella orientale, che seguì fino al sec. XII le vicende del Ducato di Spoleto; quella occidentale (detta anche Tuscia romana), che, venuta meno l'unità bizantina, rimase attratta dallo Stato della Chiesa. Nel periodo di profonda anarchia seguito alla fine della dinastia carolingia, la situazione umbra fu connotata da realtà locali autonome dall'autorità del papato e dell'impero. Già nel sec. XI, la diffusione di Comuni di un certo rilievo politico-economico fu maggiore che in Toscana. Nel 1198 Innocenzo III riuscì a imporre la sua autorità sulla regione e sostituì il duca di Spoleto con un rettore. Nell'età comunale, al forte incremento demografico si accompagnò un discreto sviluppo economico, favorito dalla rinascita dell'agricoltura e dei commerci. Nel sec. XIII il fenomeno religioso del francescanesimo diede vita a un processo di integrazione tra le varie città dell'Umbria; lunga fu la contesa con la Chiesa, che riuscì a prevalere sui Comuni solo nella seconda metà del Trecento grazie all'abile politica del cardinale Egidio Albornoz. Diversa fu la vicenda del Comune perugino, fondato su una solida forza economica, al centro degli scambi tra l'Adriatico e Firenze: il papa Urbano V riuscì a imporre suoi legati con la pace del 1370, ma i perugini si ribellarono nel 1375 ristabilendo il governo popolare. La città fu poi travagliata dal susseguirsi di dominazioni signorili, sempre contrastate dalle forze cittadine. Nella prima metà del sec. XVI la città venne riconquistata dall'esercito pontificio, come già era accaduto a Foligno (occupata dalle forze di Eugenio IV nel 1439); a Città di Castello, che cadde nelle mani di Cesare Borgia; ad Assisi, che ritornò sotto il dominio della Chiesa al tempo di Pio II. Uno dei principali effetti dell'unione con Roma fu l'accentramento amministrativo e fiscale e il progressivo trasferimento della gestione comunale dalla borghesia cittadina a un esiguo ceto aristocratico e magnatizio controllato dalla Chiesa. Tra Cinquecento e Seicento, la regione risentì molto del passaggio al sistema unitario pontificio, che determinò una tendenza dell'economia umbra all'isolamento e all'autosufficienza. Il sec. XVII vide il declino delle attività industriali e commerciali. In campo agricolo la crisi fu ugualmente profonda; le bonifiche attuate nel corso del Cinquecento diedero pochi frutti, poiché l'assenza di una politica di manutenzione causò il riformarsi degli acquitrini. Nella profonda crisi delle strutture sociali ed economiche irruppe il fenomeno del brigantaggio, che, nonostante le repressioni del papa Clemente VIII, mescolando aspirazioni sociali e rivendicazioni nobiliari, trovò nell'Umbria montana un terreno ideale. Il Settecento si aprì su un panorama desolante, connotato da un sostanziale immobilismo, che si interruppe solo nella seconda metà del secolo con la diffusione delle sette massoniche e, successivamente, nel 1797, con l'arrivo delle truppe francesi (accolte tuttavia, diversamente che in altri territori dello Stato Pontificio, con scetticismo e talvolta con ostilità). Nel convulso periodo napoleonico, l'Umbria venne prima divisa in due dipartimenti (Trasimeno e Clitunno), poi (1809) unita all'Impero Francese con il nome di dipartimento del Trasimeno. Restituita alla Chiesa nel 1814, la regione fu piuttosto diffidente nei confronti dei moti rivoluzionari. In seguito, gli ideali risorgimentali si diffusero tra i settori liberali e borghesi e la seconda guerra d'indipendenza vide centinaia di volontari umbri unirsi all'esercito sardo. Nel 1859, l'insurrezione di Perugia fu sanguinosamente repressa dalle truppe papaline. Nel 1860, attraversata dall'esercito sardo in marcia verso il regno borbonico, la regione chiese e ottenne l'annessione all'Italia con un plebiscito. Il lento miglioramento dei decenni successivi all'unificazione riguardò soprattutto le campagne, grazie alla formazione di una borghesia agraria e al miglioramento delle tecniche agricole. Il ventennio che si concluse con la prima guerra mondiale sancì la marginalizzazione della “vecchia” Umbria, quella artistica e storica, e lo sviluppo di quella “nuova”, centrata sull'industria e sulle acciaierie di Terni, che durante il fascismo si affermò tra le grandi aree industriali del Paese. La seconda guerra mondiale arrecò molti danni alla regione e soprattutto a Foligno e a Terni, le cui acciaierie furono smantellate dai tedeschi e poi rase al suolo dai bombardamenti alleati. Con la ricostruzione la regione si dotò di un nuovo apparato industriale, che beneficiò degli impianti idroelettrici sul Tevere e sulla Nera.
Archeologia
Dal territorio di Perugia, con Orvieto il principale centro etrusco del territorio umbro, vengono bronzi sia arcaici sia di età romana repubblicana (celebre la statua dell'Arringatore, conservata al Museo Archeologico di Firenze). La zona a W del lago Trasimeno gravitava su Chiusi, come documentano i cinerari provenienti da Città della Pieve. Sulla riva sinistra del Tevere sono le testimonianze della civiltà umbra, soprattutto ad Amelia e a Colfiorito (Foligno), ma sono etrusche Arna, Bettona (mura) e Todi (mura, necropoli, statua bronzea di Marte, custodita ai Musei Vaticani). Molti sono i monumenti romani, soprattutto di età imperiale. Centri archeologici importanti sono Spello, Carsulae (da cui vengono notevoli ritratti romani) e Otricoli (da cui vengono statue e mosaici conservati ai Musei Vaticani). Monumenti notevoli sono inoltre ad Assisi (resti del foro con il tempio detto “di Minerva”), Spoleto, Gubbio, Norcia e Bevagna. Numerose le opere stradali, tra cui il ponte di Augusto a Narni. Sono interessanti alcuni prodotti di officine locali, come i cippi della zona di Carsulae, le urnette di Assisi e le stele con coronamento triangolare o semicircolare. Da fabbriche ceramiche di Mevania e Ocriculum vengono i cosiddetti “vasi di Popilio”, classe di ceramica nera non verniciata con decorazioni di tipo ellenistico, diffusi nel sec. I a. C. anche in Toscana e nel Lazio.
Arte
I più antichi monumenti di età cristiana risalgono ai sec. V-VI: la chiesa di Sant'Angelo a Perugia, a pianta centrale, il tempietto del Clitunno, la basilica di San Salvatore a Spoleto, modificata in seguito. Del sec. VIII è il ciborio di San Prospero a Perugia, di tipo bizantineggiante. Di ben maggiore rilievo è l'arte di età romanica, il cui primo notevole monumento è il duomo di Assisi, dedicato a San Rufino (iniziato nel 1140), nel quale, a fianco di elementi di derivazione lombarda, compare il motivo della spartizione in riquadri della facciata, ripreso nelle cattedrali di Foligno e Spoleto e nella chiesa di San Michele a Bevagna. In pittura, possono ricordarsi alcuni crocifissi del sec. XII (fra i più antichi in Italia), come quelli del duomo di Spoleto e la chiesa di Santa Chiara di Assisi. Successivamente la presenza di Giunta Pisano diffuse modi nuovi e una più libera e drammatica interpretazione della cultura bizantina. Nella prima metà del sec. XIII la regione risentì anche, sporadicamente, dell'influsso pittorico fiorentino e romano, attraverso opere di Coppo di Marcovaldo e dei Cosmati. Fu tuttavia con la basilica di San Francesco ad Assisi, iniziata nel 1228, che l'Umbria acquisì una posizione centrale nella cultura artistica italiana. Il grandioso monumento costituisce il più antico edificio compiutamente gotico in Italia e fu per circa un secolo uno dei fondamentali centri non solo dell'architettura, ma anche della pittura italiana, poiché quasi tutti i principali maestri del tempo concorsero alla sua decorazione. Negli ultimi decenni del sec. XIII vi furono attivi, infatti, oltre a discepoli di Giunta Pisano, Cimabue e pittori della scuola romana; successivamente la decorazione della chiesa superiore fu affidata a Giotto e ai suoi numerosi allievi e nella prima metà del sec. XIV l'opera venne continuata da vari maestri giotteschi, come il Maestro delle Vele, il Maestro della Maddalena, Stefano, fino al grande contributo della scuola senese con S. Martini e P. Lorenzetti. Dalla seconda metà del sec. XIII, sotto l'influsso senese, si sviluppò l'architettura gotica umbra; questa contribuì notevolmente alla definizione della fisionomia di numerosi centri della regione, che conservano ancora l'aspetto acquisito nei sec. XIII-XV. Massimo monumento di questo periodo è il duomo di Orvieto (iniziato nel 1290 da Fra' Bevignate e proseguito da L. Maitani), nel quale a una struttura architettonica di tipo senese si unisce la splendida facciata derivata da tipologie francesi. Altri notevoli monumenti dell'epoca, oltre a numerose chiese (Santa Chiara ad Assisi, duomo di Perugia), sono il Palazzo del Popolo a Orvieto, il Palazzo dei Consoli a Gubbio e la Rocca di Spoleto, del Gattapone (ca. 1362). Nel campo della scultura, capolavoro del sec. XIV è la decorazione della facciata del duomo di Orvieto, opera dell'architetto costruttore L. Maitani, al quale si devono anche varie sculture all'interno della chiesa. Nella regione furono attivi anche altri artisti toscani, come Nicola e Giovanni Pisano, che a Perugia lasciarono uno dei maggiori esempi della scultura gotica italiana, la Fontana Maggiore, e Arnolfo di Cambio, del quale si trovano opere nella Galleria Nazionale dell'Umbria a Perugia. Assai meno vivace fu la produzione architettonica in età rinascimentale, nel corso della quale l'Umbria non sviluppò tipologie stilistiche particolari. Fra i maggiori monumenti del sec. XV possono ricordarsi l'oratorio di San Bernardino e porta San Pietro a Perugia, di Agostino di Duccio; il Palazzo Ducale di Gubbio, derivato da quello di Urbino. Al 1508 data la fondazione della bellissima chiesa di Santa Maria della Consolazione di Todi, realizzata a pianta centrale da Cola da Caprarola e altri, forse su progetto del Bramante. Ai primi decenni del sec. XVI risalgono alcune opere di Antonio da Sangallo il Giovane, come il celebre pozzo di San Patrizio a Orvieto e la massiccia Rocca Paolina di Perugia. Ultimo grande monumento rinascimentale è la basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, dovuta al Vignola e all'Alessi. Se la scultura rinascimentale fu complessivamente limitata nella regione, di notevole importanza fu invece la pittura di quel periodo. Nel sec. XV si sviluppò, infatti, una scuola locale che, dopo figure minori, quali Giovanni di Piermatteo, Niccolò di Liberatore, Fiorenzo di Lorenzo, raggiunse esiti di notevole rilievo con il Perugino e il Pinturicchio. Il primo, attivo in varie città d'Italia, muovendo dal plasticismo del Verrocchio, giunse a una visione di dolce e sentimentale religiosità dalla quale prese avvio Raffaello; il Pinturicchio, influenzato ancora da motivi tardogotici, fu un decoratore piacevole e coloristicamente vivacissimo. È da citare anche l'opera di L. Signorelli, che sul finire del sec. XV realizzò a Orvieto (cappella di San Brizio nel duomo) uno dei più eccezionali complessi pittorici del Rinascimento. In un clima dominato da linee di tendenza fondamentalmente toscane e fiorentine si mosse la pittura del Cinquecento, alla quale contribuirono oltre ad artisti locali, quali V. Tamagni, Giovanni da Spoleto e T. Bernabei, i forestieri C. Nebbia, M. Venusti, N. Circignani, il Barocci e il vecchio G. Vasari. Intorno alla metà del Cinquecento i lavori per il rinnovamento dell'interno del duomo di Orvieto richiamarono molti artisti, tra i quali M. Sanmicheli, Antonio da Sangallo il Giovane, S. Mosca, Raffaello da Montelupo e, in particolare, I. Scalza, che come capomastro diresse dal 1567 il cantiere. Gli interventi pittorici furono affidati a G. Muziano, che operò insieme al suo allievo C. Nebbia, a F. Zuccari, a N. Circignani e ad A. Fiammingo. Per l'architettura del periodo i principali punti di riferimento furono G. Alessi, che intervenne ad Assisi nella basilica di Santa Maria degli Angeli e nell'interno del duomo, e il Vignola, oltre a G. Danti e ad altre figure minori, come G. Tristano e V. Martelli, protagonisti di quella rinnovata attività edilizia (chiese, oratori, seminari, collegi) promossa soprattutto dalla Compagnia di Gesù secondo i dettami della Controriforma e del Concilio di Trento. A cavallo fra i sec. XVI e XVII si affermò in Umbria la pittura tardomanieristica, perlopiù romana, grazie alla presenza di alcuni fra i suoi maggiori rappresentanti (F. Fenzoni, B. Croce, C. Roncalli), i quali lavorarono all'impresa più importante di quel tempo, la decorazione delle cappelle della basilica di Santa Maria degli Angeli. La fortuna della pittura classicista si protrasse fino alla metà del sec. XVII, come testimonia la presenza a Trevi, Spoleto, Montefalco, Foligno e Nocera di artisti quali Annibale Carracci, G. Reni, A. Sacchi, G. F. Romanelli, G. F. Gessi, C. Maratta e il Guercino, chiamati da vari committenti locali. In Umbria il naturalismo caravaggesco fu temperato nelle novità troppo ardue dalla lezione dei Carracci, di G. Reni e dei più moderni tra i pittori toscani, come dimostra l'opera di G. Baglione. L'assimilazione delle forme barocche fu lenta anche in architettura, dove si manifestò, come in altri settori artistici, tenace l'attaccamento alla tradizione e alla cultura classicista tardocinquecentesca, perlopiù di origine romana. L'edilizia pubblica si volse al rinnovamento delle chiese di antica fondazione, come quelle degli ordini mendicanti, la cui struttura interna, però, fu sostanzialmente conservata; gli interventi si limitarono a rivestire con volte le coperture a capriate, ad aprire finestre e a costruire cappelle esterne al corpo di fabbrica. Il gusto barocco si esplicò nell'arredo (altari, decorazioni in stucco, organi, cantorie) e si fece più incisivo con il diffondersi dell'opera di artisti umbri (A. Mauri, G. B. Mola, F. Poli) provenienti dalla corte papale di Urbano VIII, legata alla cultura dei Barberini. Nel Settecento la scarsa presenza di figure locali di una certo livello determinò anche nel campo architettonico il ricorso ad artisti esterni, quali G. Valvassori, F. Fuga e S. Cipriani (attivo a Foligno e a Spoleto). A L. Vanvitelli si rivolsero i monaci olivetani per la costruzione della chiesa del nuovo convento di monte Morcino, edificato da C. Murena (1740). Allievo dei celebri Bibiena e artista versatile fu P. Carattoli, che realizzò su disegno di F. Bianchi una delle più notevoli opere del periodo, il palazzo Gallenga-Stuart (1748-58), a Perugia, di cui eseguì anche una parte degli affreschi. Tra il Seicento e il Settecento la scultura umbra fu prevalentemente di importazione romana, con opere di F. Mochi, F. Duquesnoy, A. Algardi, P. P. Naldini e C. Rusconi. Per quanto riguarda la pittura, il solo centro umbro in cui nel Settecento operò un gruppo di artisti locali fu Perugia, mentre nel resto della regione si registrò un calo di committenze e, fra gli artisti locali, una scarsa presenza di personalità di rilievo. Nell'importazione di opere d'arte il gusto dei committenti umbri si orientò verso Roma in misura maggiore rispetto al Seicento, periodo in cui questo fenomeno fu più diversificato. L'Ultima cena di F. Solimena, nel convento di San Francesco ad Assisi, la pala del piemontese C. F. Beaumont a Cancelli (Foligno) e, alla fine del secolo, i dipinti inviati da G. Gandolfi a Foligno rappresentano il ristretto numero di arrivi non romani. Il primo classicismo ebbe in Umbria come centro irradiatore Foligno, grazie all'attività svolta dal Vanvitelli (e dal suo allievo folignate G. Piermarini), al quale fu dato l'incarico di rinnovare totalmente l'interno del duomo. Nell'area spoletina fu attivo, invece, G. Valadier, con opere di rigoroso classicismo. Nel corso dell'Ottocento, accanto al diffondersi in architettura e in ambito decorativo del gusto neoclassico, si affermò la pittura purista (che identificava i propri modelli anche nell'arte umbra del primo Rinascimento), grazie alla presenza come direttore dell'Accademia del suo maggiore rappresentante, T. Minardi (1819-21), e ai suoi rapporti con alcuni fra i maggiori esponenti del gruppo dei nazareni, come J. F. Overbeck (il Perdono di Assisi sulla facciata della Porziuncola a Santa Maria degli Angeli) e P. Cornelius. Il periodo postunitario, non particolarmente vivace dal punto di vista artistico nella regione, vide la realizzazione di progetti di pianificazione per conferire alle città di Perugia e Terni una più decorosa fisionomia in vista anche della creazione di nuove strutture politiche, amministrative e commerciali. Gli edifici antichi vennero “purificati” dalle trasformazioni che li avevano arricchiti nel corso dei secoli; risale a quel periodo l'ostinato intervento di ripristino dell'interno del duomo di Orvieto. Uno dei settori in cui l'attività edilizia si rivelò più intensa fu quello dei teatri. Nuovi edifici teatrali o rifacimenti di quelli esistenti vennero realizzati a Terni (L. Poletti), a Narni e a Città della Pieve (G. Santini), a Orvieto (G. Santini e V. Vespignani), a Todi (C. Gatteschi), a Spoleto (Teatro Nuovo di I. Aleandri, Teatro “Caio Melisso” di G. Montiroli). L'attività artistica in Umbria registrò una vivace ripresa nei decenni a cavallo tra i sec. XIX e XX. L'accentuarsi della richiesta da parte delle istituzioni pubbliche, ma anche di privati, richiamò nella regione personalità già affermate in campo nazionale (come l'architetto C. Bazzani o lo scultore L. Bistolfi) e consentì la rinascita di tradizioni di artigianato artistico locale, come la ceramica, che fiorente soprattutto nel sec. XVI nei centri di Deruta e Gubbio, ha conservato elevati livelli qualitativi grazie ad artisti come A. Fabbri e altri. Un vivace contributo al movimento futurista lo diede il perugino G. Dottori, che ebbe sia epigoni diretti, sia artisti più giovani, soprattutto nell'ambiente di Perugia, che si ispirarono alla sua arte. Dal primo tonalismo fu influenzato, invece, A. Bartoli-Natinguerra, personalità fondamentale di quella “scuola ternana” che fino agli anni Cinquanta ha rappresentato uno degli ultimi fenomeni di pittura locale per nulla frenata da angustie provinciali. Personalità di eccezionale rilievo nel quadro dell'arte del Novecento furono lo scultore spoletino Leoncillo e il pittore tifernate A. Burri, le cui opere hanno avuto particolari riflessi nell'arte internazionale. Per l'architettura e l'urbanistica non si può certo parlare per l'Umbria di una partecipazione al movimento moderno, per il quale non esistevano le premesse strutturali, eccetto che nell'area ternana, l'unica ad avere una vera e propria storia industriale. La presenza di forme moderne nell'edilizia e nell'impianto urbanistico di Terni è indissolubilmente legata alla lunga attività di M. Ridolfi, che a partire dagli anni Sessanta attuò una rivalutazione di tecniche e materiali, non senza collegamenti con la tradizione locale. Alcuni dei protagonisti della cultura architettonica nazionale, inoltre, quali B. Zevi e G. Astengo, sono intervenuti con originali progetti in realtà urbane e territoriali assai diverse come Perugia, Assisi e Bastia Umbra.
Cultura: generalità
L'Umbria è una terra di santi, di condottieri e d'arte. Ed è anche il “cuore verde” dell'Italia. Qui nacquero san Francesco, santa Chiara, san Benedetto e santa Rita. Ma è soprattutto a san Francesco che questa terra lega il suo nome, a quella spiritualità mistica di cui è simbolo. La basilica a lui dedicata ad Assisi e altri siti francescani sono stati dichiarati dall'UNESCO patrimonio dell'umanità. E tanto più lo sono se si guarda anche alla pace, alla serenità, alla tranquillità che caratterizzano i paesaggi umbri, che si ritrovano in molti dipinti già dalla fine del sec. XIII, e costituiscono lo sfondo ideale di tanta spiritualità, ispirando pittori, letterati e poeti. Nella letteratura popolare l'Umbria è il centro di creazione e di diffusione della poesia religiosa. Terra mistica, dunque, ma anche di terremoti e di un Medioevo scandito da aspri contrasti, di cui molte feste tradizionali sono ancora testimonianza. L'Umbria è la patria del Perugino, del Pinturicchio, di Iacopone da Todi e di Giovanni da Cascia, musicista degli inizi dell'ars nova (sec. XIV) che visse soprattutto a Firenze; dell'umanista del Rinascimento G. Pontano e del compositore F. Morlacchi. Anche da questi estri deriva parte dell'inclinazione naturale verso l'arte e la cultura che contraddistingue gli umbri. Agli inizi del terzo millennio questa tradizione è viva ovunque nella regione: il capoluogo, Perugia, è sede universitaria antica, ospitando anche una famosa università per stranieri; Spoleto accoglie a luglio il Festival dei Due Mondi; l'intera regione è coinvolta nel Festival Umbria Jazz, evento di grande richiamo non solo per gli appassionati del genere. In tutta la regione si svolgono manifestazioni e mostre tematiche di rilievo internazionale, volte spesso a scoprire aspetti culturali e artistici meno noti. Cultura è infatti, in Umbria, anche la conservazione degli antichi borghi, restaurati con grande cura utilizzando i materiali originali.
Cultura: tradizioni
L'Umbria è terra dalla forte identità storica che si manifesta nella conservazione delle manifestazioni e delle feste tradizionali ancora pervase da un sapore antico, in cui i partecipanti ritrovano le loro comuni origini culturali. Esse principalmente si riferiscono da un lato al ciclo produttivo della campagna e dall'altro allo spirito competitivo e scenografico dell'epoca dei Comuni. Ne sono un esempio celebrazioni come il Cantamaggio di Terni, la Giostra della Quintana a Foligno (rivisitazione moderna di un torneo del 1613, con gara di cavalieri e corteo storico in costume), l'Alzata del Palo di Maggio a San Pellegrino e il Calendimaggio di Assisi, con sfide e gare che suggellano l'arrivo della primavera. Festa intrisa di una componente agonistica è anche il Palio della Balestra di Gubbio, che vede affrontarsi i balestrieri della città e quelli della toscana Sansepolcro (dove la sfida si ripete a settembre). Sempre a Gubbio si svolge la Festa dei Ceri (celebrata il 15 maggio), caratterizzata da una spettacolare corsa, durante la quale tre gruppi di eugubini (chiamati ceraioli) hanno il compito di raggiungere la cima del monte Ingino fino alla basilica di Sant'Ubaldo, portando alte costruzioni lignee (Ceri), su cui si trovano le statue dei santi patroni (San Giorgio, Sant'Antonio e Sant'Ubaldo). Appartengono a questo genere di feste tradizionali anche la Corsa all'Anello di Narni, il Palio delle Barche e la Corsa delle Brocche a Passignano sul Trasimeno. Il vecchio Carnevale perugino presentava una maschera caratteristica, detta Bartoccio, il contadino umbro sempre accompagnato dalla sua fedele Rosa; questa coppia di maschere agiva in alcune rappresentazioni popolari, dette appunto “bartocciate”, che svolgevano il tema obbligato delle nozze. Testimonianze del passato di forte impatto sono anche le rievocazioni a carattere sacro, fra le quali spiccano quelle pasquali che si svolgono nei riti della Settimana Santa ad Assisi, nella Processione del Cristo Morto a Gubbio e in quella dell'inchino a Cannara. Altrettanto suggestive sono la Festa della Palombella a Orvieto, la Festa di Santa Rita a Cascia e l'Infiorata del Corpus Domini a Spello, caratterizzata dalla processione più lunga dell'Umbria (circa 2 km) e da meravigliose decorazioni interamente realizzate con fiori visibili anche dall'alto: grazie, infatti, alla simpatica usanza cittadina di tenere aperte le porte delle abitazioni affacciate sul percorso, è possibile andare ai piani superiori, per ammirare appieno lo spettacolo floreale. Nel campo della cultura materiale, l'Umbria è riuscita a trasformare la sua tradizione artigiana in una attività proiettata verso il futuro. Le oltre 40 corporazioni di arti e mestieri documentate a Perugia già nel sec. XIII sono diventate le centinaia di aziende artigiane specializzate in una gamma davvero varia di prodotti, tutti però storici: dalla ceramica (è la tradizione più antica, oggi viva a Gubbio, Deruta, Todi, Gualdo Tadino, Perugia, Assisi, Città di Castello e Umbertide) alla stampa (a Foligno, con Trevi il centro più importante, venne stampata nel 1470 una delle prime edizioni italiane della Divina Commedia di Dante), ai tessuti, ai merletti e al ricamo (Montefalco, Isola Maggiore nel lago Trasimeno, Assisi con il celebre punto omonimo, Cascia). Nell'alta valle del Tevere (in particolare a Selci Umbro, frazione di San Giustino) e nei paesi che si affacciano sulle rive del lago Trasimeno è ancora possibile vedere come si creano merletti a tombolo in lino, che ricordano i finissimi reticelli a punto reale e punto riccio di cui abbiamo significativi esempi nel XVI sec.; non si è interrotta neppure l'illustre tradizione delle tovaglie, delle coperte e degli asciugamani con fondo a “occhio di pernice” o con il tipico quadruccio umbro (di più recente fattura). Da non dimenticare nel panorama dell'artigianato umbro le lavorazioni in ferro battuto (Assisi, Città della Pieve, Gubbio, negli abitati intorno al Trasimeno e in provincia di Spoleto) e rame.
Cultura: enogastronomia
Il passato e la tradizione sono celebrati anche nei settori della gastronomia e dell'enologia. La cucina umbra è caratterizzata da piatti saporiti, tra i quali ricordiamo le varie zuppe (di farro, di lenticchie di Castelluccio o di risina, piccolo fagiolo bianco tipico del Folignate), gli strascinati (maccheroni conditi con salsiccia, uova sbattute e formaggio) e le ciriole (spaghettoni rustici di diverso formato, accompagnati solo con aglio, olio e peperoncino oppure con ragù di carne). Fra i secondi, a parte le ben note grigliate di carne mista, è d'obbligo almeno menzionare le quaglie rincarate (avvolte in pasta di pane e cotte al forno), il piccione arrosto o alle olive nere e la brosega (piatto semplice a base di uova e pomodoro). Eccezionali per qualità sono gli insaccati, grazie anche all'abilità dei salumieri di Norcia, i quali hanno raggiunto una fama tale da trasformare la denominazione dell'abitante, norcino, in sinonimo di salumiere per eccellenza. Specialità della Valnerina è il prosciutto crudo di montagna, lavorato seguendo una procedura particolarmente lunga e complessa. Ricollegate alla fiorente tradizione suinicola sono anche piatti rustici come la pizza perugina (focaccia bianca ripiena di prosciutto, pecorino e grana) e l'ormai raro migliaccio, dolce a base di sangue e lardo di maiale, aromatizzato e ingentilito con pane grattugiato, uvetta, pinoli e aromi vari. Di straordinaria qualità è il tartufo, in particolare quello di Norcia (con il quale si preparano numerosi piatti), mentre il pesce del lago Trasimeno ha ispirato specialità come gli gnocchetti di tinca affumicata o gli spiedini di pesce persico. Nel settore dei latticini, oltre alle giuncate e al pecorino, spicca la ricotta salata di Norcia, squisita e poco conosciuta (prodotta anche nei vicini centri di Preci, Cascia e Monteleone di Spoleto), realizzata con latte di pecora e stagionata fino a un anno, a volte con l'aggiunta di un po' di crusca. Fra i dolci, specialità proprie sono la pinoccata, il torcolo, il torciglione, la ciaramicola (ciambella ricoperta di glassa d'uovo) e il brustengolo. L'enologia vanta una tradizione che risale agli Etruschi e che è approdata a due riconoscimenti DOCG (torgiano rosso riserva e montefalco sagrantino) e a numerose etichette DOC, fra le quali orvieto, Colli del Trasimeno, Colli Altotiberini, Colli Perugini. Di eccezionale qualità è l'olio d'oliva, le cui piante sono soprattutto nello Spoletino, nell'Eugubino e attorno al lago Trasimeno; è prodotto DOP con la dicitura Umbria. Il marchio IGP è stato riconosciuto alla lenticchia di Castelluccio e al prosciutto di Norcia.
Bibliografia
Per la geografia
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Per l'archeologia
U. Tarchi, L'arte etrusco-romana nell'Umbria e nella Sabina, Milano, 1940; U. Ciotti, Crocevia tra Etruschi, Italici e Romani, in “Umbria”, Assisi, 1970; Autori Vari, Aspetti e problemi dell'Etruria interna, Firenze, 1974; D. Vitali (a cura di), Celti ed etruschi nell'Italia Centrosettentrionale, Bologna, 1987.
Per l'arte
U. Tarchi, L'arte nell'Umbria, Milano, 1942; idem, L'arte del Rinascimento nell'Umbria, Milano, 1954; L. Salvatorelli, L'Umbria nell'arte, Bergamo, 1954; D. Formaggio, Basiliche di Assisi, Novara, 1958; M. Apa (a cura di), L'Umbria e le Marche nell'arte, Urbino, 1986.