nazarèni
nome attribuito all'inizio del sec. XIX al gruppo di artisti tedeschi che, in opposizione al neoclassicismo, aspiravano a un rinnovamento dell'arte su basi religiose. Il movimento, stimolato dalla rivalutazione romantica del Medioevo, si costituì a Vienna nel 1809 per iniziativa di F. Overbeck e dei suoi amici F. Pforr e L. Vogel, assumendo il nome di Confraternita di S. Luca. L'anno successivo i membri del gruppo si trasferirono a Roma, stabilendosi nel convento abbandonato di S. Isidoro; qui accolsero nelle loro file altri artisti (P. von Cornelius, Ph. Veit, W. von Schadow, J. Schnorr von Carolsfeld), dando vita a una sorta di comunità di lavoro monastica. I loro ideali, basati sull'etica e sul misticismo delle antiche corporazioni medievali, li condussero da un lato a un recupero delle forme del Quattrocento italiano (Pinturicchio, Perugino, Signorelli, primo Raffaello), dall'altro a una rivalutazione, dettata da intenti patriottici, dell'antica pittura tedesca (Dürer). Le più importanti opere dei nazareni, eseguite collettivamente a Roma, sono gli affreschi raffiguranti le Storie di Giuseppe in Egitto in palazzo Zuccari, dove abitava il console di Prussia Bartholdy (1816-17, staccati nel 1887 e ora a Berlino, Staatliche Museen-Nationalgalerie) e quelli per il Casino Massimo (composizioni su temi tratti dai poemi di Dante, Ariosto e Tasso, 1818-29). Notevole fu l'importanza storica dei nazareni, la cui influenza fu sentita in Italia (movimento purista), in Francia (scuola di pittura di Lione), in Inghilterra (preraffaelliti).