(Nepāl Adhirājya). Stato dell'Asia centrale (147.181 km²). Capitale: Kathmandu. Divisione amministrativa: zone amministrative (14). Popolazione: 26.494.504 ab. (2011). Lingua: nepalese (ufficiale), dialetti tibetani. Religione: induisti 80,6%, buddhisti 10,7%, musulmani 4,2%, kirat 3,6%, cristiani 0,4%, altri 0,5%. Unità monetaria: rupia nepalese (100 paisa). Indice di sviluppo umano: 0,530 (145° posto). Confini: Tibet (Cina) (N), India (W, S e E) (Sikkim). Membro di: ONU e WTO.

Generalità

Piccolo Stato di frontiera, appoggiato sulla dorsale meridionale dell'Himalaya, il Nepal si estende nell'intersezione tra i due colossi asiatici: Cina (N) e India (S). La catena montuosa che lo attraversa, una delle più giovani del pianeta, racchiude in sé alcune delle cime più imponenti del mondo. La grandiosità di questa architettura naturale ha informato la vita del Paese, nel corso di tutta la sua storia, per quanto riguarda molteplici aspetti: climatici (estrema varietà di climi, conseguenti alle differenti altitudini presenti sul territorio), economici (apertura di valichi e passaggi di transito nelle valli per le comunicazioni e i traffici commerciali tra i Paesi confinanti), culturali (permeabilità alle influenze artistiche e religiose dei Paesi di confine). Terra pressoché inaccessibile, permeato di silenzi e di musiche antiche, custode di pratiche tradizionali e templi ispirati a un'originale commistione di induismo e buddhismo, il Nepal esercita da secoli un fascino particolare, attirando sui sentieri delle montagne himalayane uomini provenienti da ogni angolo del pianeta, che guardano le sue cime come la meta del viaggio per antonomasia, insieme spirituale e spaziale. La chiusura del Paese, mutuata dall'isolamento geografico, venne favorita in epoca coloniale anche dalla politica della Gran Bretagna, che aveva assegnato al Nepal il ruolo di Stato cuscinetto a salvaguardia dei propri possessi indiani. Nonostante la politica estera del Nepal fosse governata dai dettami britannici, il Paese mantenne un certo grado di autonomia per le questioni relative alla politica interna. Intorno alla metà del XX secolo, anche in questa terra così isolata giunsero, tuttavia, le istanze del mondo moderno, tese a una maggior democratizzazione della vita economica e sociale. Nel nuovo millennio questo processo ha portato il Paese, lentamente e, in maniera non del tutto pacifica, a ricercare soluzioni democratiche nell'ottica di un passaggio da una monarchia centralizzata a una forma di governo repubblicana.

Lo Stato

Il Nepal è una Repubblica federale. Dopo il passaggio tra la monarchia e la forma repubblicana, veniva approvata (2007) una Costituzione provvisoria (che modifica il Testo fondamentale promulgato nel 1990), che affidava il potere esecutivo al primo ministro. Il potere legislativo, esercitato dal Parlamento, veniva affidato poi all'Assemblea Costituente (2008). La giustizia è amministrata da una Corte Suprema. Sono presenti anche alcune Corti regionali, zonali e distrettuali, che hanno giurisdizione civile e penale. Il sistema di diritto in uso è basato su una commistione della Common Law britannica e di precetti indù. Le emanazioni della Corte di Giustizia Internazionale non sono riconosciute come vincolanti. La difesa dello Stato è affidata all'esercito e all'aviazione; a queste armi si affianca una forza paramilitare di polizia. Il servizio militare si effettua su base volontaria, a partire dai 18 anni d'età. L'insegnamento di tipo moderno venne introdotto nel paese nel 1877, con la creazione di una scuola in lingua sanscrita; la lingua nepalese fu invece adottata come lingua ufficiale dell'insegnamento solo nel 1934. L'istruzione, che in parte risente dell'influsso indiano, è gratuita e obbligatoria (come sanciva già la Costituzione del 1962). Nel Paese esistono tuttavia tre tipi di scuole: quella di lingua sanscrita, quella di tipo inglese e quella di insegnamento di base. Le scuole di lingua sanscrita impartiscono un insegnamento classico di tipo tradizionale e comprendono scuole primarie, secondarie e un collegio universitario, che ha sede nella capitale. Le scuole di tipo inglese impartiscono un insegnamento più moderno. L'istruzione primaria ha una durata di 5 anni, a partire dai 6 anni d'età; l'istruzione secondaria, che inizia all'età di 11 anni, si compone di un primo ciclo di 3 anni e di un secondo di 2. Sono inoltre presenti un collegio universitario di lettere e scienze e numerose scuole professionali di diverso indirizzo. Infine, le scuole d'insegnamento di base, ispirate alle esperienze pedagogiche indiane, sono preposte alla diffusione di un'istruzione generale a carattere pratico e a combattere l'alta percentuale di analfabetismo che, riguarda ancora gran parte della popolazione (il 43,5% nel 2007). In Nepal sono presenti anche alcune università, come la Tribhuvan University (1959) e la Kathmandu University (1991), entrambe nella città omonima; la Mahendra Sanskrit Viswavidyalaya (1986), con sede a Beljhundi; la Purbanchal University (1995); la Pokhara University (1996); e la Kathmandu University School of Management, a Lalitpur.

Territorio: morfologia

Protetto su tre lati da altissime montagne e a S dal terai, una fascia pianeggiante paludosa, il Paese ha un contorno approssimativamente rettangolare con una lunghezza massima da E a W di ca. 850 km e una larghezza da N a S mai superiore a 250 km; occupa la sezione centrale dell'ampio versante meridionale dell'Himalaya, tra i fiumi MahāKālī e Tista; il confine settentrionale, definito dal trattato cino-nepalese del 1961, segue per lo più l'erto spartiacque principale, mentre quello meridionale è prevalentemente artificioso. Ca. i 4/5 del territorio sono costituiti da catene montuose aspre ed elevate, prevalentemente orientate in direzione WNW-ESE, separate da lunghe vallate, e comprendenti, oltre all'Everest (8848 m), alcune delle massime vette del mondo come il Kānchenjunga (8603 m), il Makālu (8481 m), il Dhawalāgiri (8172 m) e l'Annapūrṇa (8078 m). Nel Nepal si possono riconoscere le quattro principali unità tettoniche dell'Himalaya: da S a N, la zona dei Siwalik, o Subhimalaya, la zona dell'Himalaya Minore o Medio Himalaya, la zona del Grande Himalaya e la zona del Transhimalaya o Himalaya tibetano. Le formazioni rocciose sono quanto mai varie, dalle rocce metamorfiche e granitiche del basamento cristallino alle potenti serie sedimentarie marine, spesso riccamente fossilifere, di età variabile dal Paleozoico al Cenozoico, dislocate in poderose falde di ricoprimento e interessate da complessi piegamenti e fratture. La fascia collinosa dei Siwalik, monotona successione di creste inferiori ai 1000 m, separate da ampie valli longitudinali dette dun, è modellata in depositi argillosi, sabbiosi e conglomeratici del Miocene e del Pliocene. A essa fanno seguito le catene del Medio Himalaya, di altezza nel complesso non superiore ai 3000 m: formate dal sovrascorrimento di terreni eterogenei di età compresa dal Precambriano al Cretaceo, con abbondanza di rocce metamorfiche e granitiche, presentano una topografia aspra e tormentata, incise come sono da una miriade di valli e vallecole; vi si aprono però anche piccoli bacini, tra cui quello di Kathmandu. Più oltre si incontra l'area montuosa per eccellenza, dominata dalle enormi piramidi rocciose delle cime più elevate, massicci formati prevalentemente da potenti coltri scistose e sedimentarie paleozoiche e da intrusioni granitiche risalite nel Cenozoico: la parte sommitale di diverse tra le massime cime, Everest compreso, è formata da lembi di coltri di ricoprimento sovrascorse verso S dal Tibet. Il margine settentrionale del Nepal presenta una morfologia molto meno aspra: si tratta di serie sedimentarie marine paleozoico-mesozoiche, sollevatesi senza sensibili dislocazioni a partire dall'Oligocene fino all'altezza attuale di ca. 5000 m. L'unica regione pianeggiante del Nepal – bordo estremo della pianura gangetica, largo una ventina di km – si trova lungo il margine meridionale: è il terai, conca tettonica colmata da sedimentazioni fluviali e scossa frequentemente da movimenti sismici conseguenti ai processi di assestamento lungo la fascia di faglie che ne interessa il basamento. Ricca di acque sorgive e solcata da numerosi fiumi, è un'area esposta alle inondazioni e ancora per vasti tratti ricoperta da un fitto manto forestale di sal (Shorea robusta), ma grazie alla disinfestazione dell'anofele che ha provocato la progressiva riduzione della malaria e ai lavori di sistemazione idraulica che hanno notevolmente aumentato la disponibilità di terreni agricoli, sta diventando la zona nepalese più popolata.

Territorio: idrografia

Le lingue glaciali confluenti nelle alte valli longitudinali formano giganteschi ghiacciai vallivi che alimentano poderose fiumane; adeguandosi ai motivi strutturali del rilievo, le acque confluiscono nei bacini longitudinali del Medio Himalaya, ma per la notevole ripidità complessiva del versante meridionale himalayano tendono a defluire verso la piana gangetica, aprendosi il varco definitivo attraverso la zona collinosa dei Siwalik. Il territorio è drenato da tre sistemi idrografici principali, tutti tributari del Gange: gran parte dei corsi l'acqua che li costituiscono, compresi i più significativi, ha origine nel Tibet, dato che lo spartiacque principale corre a N delle cime più elevate. A W i corsi d'acqua, tra cui il Karṇālī e il Bheri, fanno capo al Ghāghara (Gogra) che varca i Siwalik per poi defluire nel Gange; al centro le acque sono raccolte dal Gandak, che raggiunge il Gange a Patna, e a E dal SaptaKośī.

Territorio: clima

Oltre che dell'alimentazione nivale il regime fluviale risente dell'andamento pluviometrico condizionato dai monsoni: dato che il monsone estivo risale la piana gangetica da SE a NW scaricando man mano la sua umidità sui versanti esposti delle catene che incontra, la parte orientale, direttamente investita dalle masse d'aria umida, risulta abbondantemente irrorata dalle piogge (2000-2500 mm annui) rispetto a quella occidentale (1000-2000 mm annui). Ciò vale per la fascia più bassa poiché i Siwalik e soprattutto le catene del Medio Himalaya costituiscono un formidabile baluardo alla penetrazione dell'aria monsonica, così come i possenti rilievi del Grande Himalaya bloccano le correnti di aria fredda che giungono da N; d'inverno le cime più elevate sono investite dalle correnti a getto occidentali e alle perturbazioni che le accompagnano si devono copiose precipitazioni nevose, mentre le vallate del Grande Himalaya e la zona del Transhimalaya sono caratterizzate da clima arido. Al rilievo si deve la notevole diversificazione del Nepal, altrimenti rientrante, data la latitudine (26-30º N), nella fascia dei climi tropicali. È possibile distinguere diversi orizzonti climatici altitudinali: il clima umido tropicale è presente nel terai, nei versanti e nei fondivalle fino ai 1000-1500 m; quello temperato caldo, tra i 1500 e i 2500 m, corrisponde a gran parte del Medio Himalaya, la zona più favorevole all'insediamento umano e pertanto profondamente alterata dalla presenza dell'uomo; il temperato freddo giunge fino a quote di 3300-3500 m; il subnivale si spinge fino al limite delle nevi permanenti, e infine il nivale, al di sopra dei 5000 m, è il dominio incontrastato dei ghiacci. Le temperature, elevate nel terai con punte che oltrepassano i 50 ºC, diventano moderate nella parte mediana del Paese (a Kathmandu, posta a 1301 m s.m., la temperatura media di gennaio è di 10 ºC, quella di luglio di 23 ºC) e toccano valori artici sulle cime più elevate.

Territorio: geografia umana

La composizione etnica del Nepal è assai complessa dato che in epoca storica vi si sono insediate popolazioni di cultura e origini diverse, giunte in ondate successive praticamente da tutte le regioni vicine. Solo i discendenti delle più antiche popolazioni nepalesi appartenenti al ceppo mongoloide, tra cui soprattutto i newari, da tempo immemore diffusi nella valle di Kathmandu, possono essere considerati autoctoni. Al di sopra dei 3000 m lungo la frontiera tibetana e nelle alte valli himalayane predominano altri gruppi mongoloidi indicati come bhotia (o bhote), che usano linguaggi tibeto-birmani, ai quali si deve l'introduzione della cultura tibetana e del buddhismo lamaista; a essi si possono riallacciare i famosi sherpa, formidabili camminatori e portatori la cui abilità è stata spesso provata durante le ascensioni ai massicci himalayani. Sempre mongoloidi e di religione buddhista sono altri gruppi tribali come i gurung a W, i magar e i thakali al centro, e i kirati, comprendenti i rai nel bacino del Sun Kosi e i limbu a contatto con il Sikkim, nella parte più orientale del Nepal. Nella zona mediana del territorio, oltre alle antiche tribù autoctone, sono stanziate popolazioni di origine indoeuropea venute dalla piana del Gange, alcune prima dell'era cristiana come i khasi, altre in tempi più recenti per l'incalzare delle invasioni musulmane dei sec. XII e XIII. Queste popolazioni non si sono insediate oltre i 2500 m perché incapaci di adattarsi alla dura vita di montagna e perché prive delle tecniche necessarie per praticare le attività proprie dei montanari. Si deve loro l'introduzione dell'induismo, che contempla la suddivisione della popolazione in caste, e di idiomi indoeuropei come il nepālī, la lingua diffusa a livello nazionale da un gruppo etnico appartenente ai khasi, i gorkhali, famosi guerrieri che sovente furono impiegati come soldati mercenari dagli inglesi e dagli indiani e che nella seconda metà del sec. XVIII conquistarono il Nepal. Il risultato dell'incontro di popolazioni indoeuropee e mongoloidi è la presenza nel Nepal di due aree culturali, buddhista a N e induista a S, che si fondono nel Medio Himalaya, soprattutto nella valle di Kathmandu, cuore del Paese. Il Nepal è il più popolato degli Stati himalayani; oltre il 90% della popolazione abita le regioni delle colline e delle valli e il terai. L'incremento demografico è stato notevole: la popolazione è praticamente quadruplicata nel giro di settanta anni. La popolazione, la cui densità è di 183 ab./km², vive in prevalenza in piccoli villaggi (nel 2008 solo il 17% si poteva classificare urbana) ed è distribuita in modo ineguale a seconda delle situazioni ambientali: più addensata nelle aree pianeggianti e nei fondovalle , sparsa nelle zone più elevate, poca e isolata in alta montagna. Così, le aree più densamente popolate risultano la regione centrale, dove si trova la capitale, e la zona di Lumbinī, nella regione occidentale. Tra i molti piccoli centri, rivestono maggiore importanza per dimensioni, testimonianze del passato e peso culturale le tre città della valle di Kathmandu: la capitale, Kathmandu, centro commerciale e nodo di comunicazioni, famosa per monumenti e santuari, che attirano un discreto flusso turistico; Lalitpur, dove pure si concentra un incredibile numero di templi e pagode di estrema bellezza ; infine, Bhaktapur, terza città del Paese, con una varietà di edifici sacri non minore rispetto alle prime due. Superano i 100.000 abitanti anche le città di Birātnagar, seconda città più popolosa, collocata a SE nei pressi del confine indiano, Pokharā, nella regione occidentale, città base per il turismo d'alta quota, e Wīrgañj (o Bīrgañj), città di frontiera e porta d'ingresso per coloro che provengono dall'India.

Territorio: ambiente

In base alla divisione per orizzonti climatici altitudinali è possibile distinguere varie fasce di vegetazione: nel terai, nei versanti e nei fondivalle fino ai 1000-1500 m, domina la foresta decidua di sal; nel clima temperato caldo l'uomo ha notevolmente ridotto la foresta sempreverde, formata in prevalenza da querce, da una pianta affine al castagno, la Castanopsis indica, e da pini; nelle zone a clima temperato freddo la vegetazione è costituita da foreste di conifere che man mano sono sostituite a quote maggiori dalle betulle; nella fascia di clima subnivale, si trova una vegetazione arborea rada e associazioni arbustive ed erbacee di tipo alpino, e infine al di sopra dei 5000 m, è il dominio incontrastato dei ghiacci. Il Nepal ospita una notevole varietà di animali, principalmente nel terai, tra cui tigri, leopardi, cervi, elefanti, rinoceronti, lupi, orsi, yak; nel Paese vive anche il delfino del Gange. Le aree protette, che costituiscono il 16,6% del territorio, comprendono 7 parchi naturali e varie riserve; l'UNESCO ha proclamato patrimonio dell'umanità due parchi naturali, quello di Sagarmatha nel 1979 e quello reale di Chitwan nel 1984. Principali emergenze ambientali sono la deforestazione e l'erosione del suolo, causati da un eccessivo utilizzo della legna come combustibile; notevole è anche l'inquinamento atmosferico e delle acque nelle zone urbanizzate, causato anche dalla mancanza di fognature nelle grandi città. Fenomeno recente, legato alle sempre più frequenti spedizioni alpinistiche organizzate sulle vette himalayane, è l'inquinamento ambientale causato dal passaggio umano e dai rifiuti prodotti dai vari campi disseminati ad alta quota.

Economia: generalità

Il Nepal è un Paese poverissimo e presenta da sempre un'economia di marcatissimo sottosviluppo. Con un PIL pro capite di soli 459 $ USA (2008), che lo pone agli ultimi posti nella graduatoria mondiale, e un PIL di 12.698 ml $ USA, il Nepal basa la sua economia pressoché esclusivamente sul settore primario, che assorbe il 92,9% (2005) della popolazione attiva e contribuisce per il 38% ca. al PIL (2005), e soprattutto sulla pastorizia. In misura minore, partecipano alla formazione della ricchezza nazionale il terzario (che costituisce il 40% del PIL) e le industrie manifatturiere. La vera ricchezza del settore secondario nepalese è rappresentata dall'industria idroelettrica. Oltre al problema di affrancare il Paese dal suo cronico sottosviluppo, rimane vivo quello di sottrarlo alla tutela indiana, problema di non facile soluzione a causa degli stretti legami esistenti tra il Nepal e l'India, Stato con cui si intrattiene il maggior flusso di contatti commerciali esteri (quasi due terzi) e che, con il porto di Calcutta fornisce al Nepal l'unico sbocco sul mare. Determinanti continuano comunque a essere gli aiuti esteri – forniti soprattutto da India, Cina, Unione Europea ecc. –, dai quali dipendono in buona parte le capacità di investimento nel campo delle infrastrutture. Inoltre l'instabilità politica, soprattutto a partire dall'inizio del XXI sec., ha compromesso i già precari tentativi di pianificazione e attuazione delle necessarie riforme economiche. Gli investimenti nei vari comparti, in particolare in direzione di una modernizzazione dell'agricoltura e dell'industria, dello sfruttamento dell'energia idroelettrica e del turismo, sono prioritari ma il Nepal è chiamato soprattutto ad affrontare la situazione di povertà diffusa, principalmente nelle aree rurali. Oltre alla fondamentale apertura agli investimenti locali e stranieri è importante che il Paese investa nella formazione tecnica e professionale dei futuri operatori dei settori trainanti.

Economia: agricoltura, allevamento e foreste

La limitata estensione delle terre coltivabili e le difficili condizioni morfologiche e climatiche consentono solo una modesta agricoltura di sussistenza e impongono la necessità di praticare un fitto terrazzamento dei versanti montuosi nonché di ricorrere all'irrigazione nelle zone aride. Un notevole impulso all'espansione agricola è stato comunque ottenuto con la valorizzazione della fascia pianeggiante meridionale, il terai, grazie soprattutto al grandioso sbarramento del Sun Kosi, realizzato con l'aiuto dell'India che in parte ne beneficia; positivi effetti ha avuto anche la realizzazione della riforma fondiaria che ha parzialmente abolito il latifondismo. Tuttavia il comparto è scarsamente modernizzato e esposto ai disastri naturali. L'agricoltura viene praticata con criteri molto diversi da zona a zona in relazione alle notevoli differenze ambientali del Nepal. Al di sotto dei 1800 m, cioè nel terai e nelle valli intermontane, prevale il riso, la coltivazione estiva si alterna con quelle invernali di leguminose, frumento e miglio; oltre la risicoltura, nel terai si vanno diffondendo talune colture industriali come quelle di canna da zucchero, tabacco, iuta, colza e altre oleaginose. Secondo importante cereale è il mais, coltivato sino ai 2500-2800 m; più oltre, sino ai 3500 m, sono possibili, e unicamente d'estate, soltanto le coltivazioni di orzo, grano saraceno e patate. Le foreste, ricche di essenze pregiate tropicali, di latifoglie e di conifere, occupano ormai meno di un terzo della superficie territoriale; ne consegue un discreto sfruttamento, facilitato per il trasporto dal frequente ricorso alla fluitazione. Le autorità hanno adottato nell'ultimo decennio importanti programmi di riforestazione per evitare la perdita totale di un patrimonio, a causa anche dell'utilizzo come combustibile e dell'abbattimento finalizzato ad aumentare lo spazio coltivabile. In tutto il Paese è diffuso l'allevamento, specie quello bovino, che di norma si pratica mediante transumanza stagionale, ma, mentre nel bassopiano esso è complementare o subordinato all'agricoltura, al di sopra dei 3000 m diventa l'attività economica di base (predomina qui lo yack, che, oltre a fornire lana, pelli, carne e latte, viene usato come animale da soma e da sella). Si allevano inoltre bufali, ovini e caprini e volatili da cortile.

Economia: industria e risorse minerarie

Il Nepal possiede solo modesti giacimenti di mica, ferro, lignite e rame; il Paese può in parte sopperire alla mancanza di minerali energetici grazie al cospicuo potenziale idrico dei suoi fiumi. Il Nepal, infatti, produce un'ingente quantità di energia elettrica e possiede il 3,5% del potenziale idroelettrico del pianeta, ma ne sfrutta ancora una minima parte e soprattutto non è in grado di estenderne i benefici a tutta la popolazione: in alcune aree l'energia solare è l'unica fonte. Nel 2004 è entrata in funzione la centrale idroelettrica sul fiume Kali Gandakī e numerosi progetti di minore portata sono in corso di attuazione. Inoltre le autorità hanno stabilito per il futuro di incrementare il ricorso a fonti rinnovabili di energia come il biogas, l'energia solare ed eolica. Il settore industriale si basa sulla lavorazione dei prodotti locali; le industrie, concentrate nelle zone di Kathmandu, Lalitpur, Birātnagar e Balaju, comprendono soprattutto oleifici, zuccherifici, manifatture di tabacchi, birrifici, caseifici, impianti tessili, calzaturifici, cartiere, oltre che alcuni cementifici, fabbriche di ceramiche e piccoli stabilimenti meccanici.

Economia: commercio e comunicazioni

Il turismo rappresenta un'importante fonte di valuta estera ma la precaria situazione politica compromette un reale sviluppo del settore. Sono ancora carenti le infrastrutture necessarie al comparto e solo la valle intorno alla capitale è attrezzata per l'ospitalità turistica. Abbastanza modesto è il commercio, sia interno sia estero; quest'ultimo è gravato da passivi pesantissimi. Le esportazioni sono costituite da cereali, pellami e altri prodotti zootecnici, tappeti, iuta, legname ecc. e coprono ca. un terzo delle importazioni, rappresentate soprattutto da apparecchiature industriali di base, macchinari e mezzi di trasporto, combustibili ecc. Il maggior partner commerciale è l'India, che copre circa il 60% degli scambi in entrambe le direzioni; il resto delle importazioni proviene da Cina e Indonesia mentre l'export è diretto anche verso Stati Uniti e Germania. La rete delle vie di comunicazione è carente, così come assolutamente inadeguati alle esigenze moderne rimangono i mezzi di trasporto e gran parte degli sforzi delle autorità negli ultimi anni del XX sec. sono andati nella direzione di colmare queste lacune. La rete stradale, che ha uno sviluppo complessivo di 17.380 km (di cui solo 5214 asfaltati), si impernia su Kathmandu; la capitale è raccordata abbastanza bene sia a N con il Tibet sia a S con l'India ed è toccata dall'asse stradale longitudinale, che verso E giunge sino al Sikkim (India), verso W a Pokharā, donde si diparte una diramazione per il confine indiano; nel Nepal occidentale sono in costruzione vari tronchi stradali per realizzare tra breve il collegamento trasversale dell'intero Paese. Due brevi diramazioni della rete ferroviaria indiana penetrano in territorio nepalese. Più efficienti sono i servizi aerei (compagnia di bandiera è la Royal Nepal Airlines Corporation), che collegano Kathmandu, sede di un aeroporto internazionale, con vari centri del Nepal nonché con India, Sri Lanka, Thailandia, Dubai, Giappone, oltre ad alcuni Paesi dell'Unione Europea.

Storia: dalle origini all’indipendenza

Il nome dello Stato himalayano appare per la prima volta in questa forma (in precedenza la denominazione era “Valle di Katmandu”) nell'876 a. C. a significare l'inizio di una nuova era. Varie sono le leggende sull'origine del Nepal, ma il primo fatto storico pare sia da considerare il regno dei Kiranti (700 a. C.-100 d. C.), sotto cui nacque il Buddha a Lumbini. Forse sottomesso da Aśoka (sec. III a. C.), poi incluso nei domini Licchavi (350-630), il Nepal si rese indipendente sotto la dinastia dei Thākurī (sec. VII), pure di origine indiana, e intrattenne ottimi rapporti con India, Cina e Tibet. Dopo un oscuro periodo, alla metà del sec. XI prese il potere la seconda dinastia Thākurī, che verso il 1200 fu detronizzata dai Malla. Questi nel 1475 divisero il Paese in quattro piccoli regni, tre dei quali durati fino al 1768-69, cioè fino alla conquista di Prithvi Narayan, re dei Gorkhali. Popolazione di grande e proverbiale valore guerriero, i Gorkhali tentarono di estendere i loro territori ma cozzarono contro la Cina, cui furono costretti a pagare tributo per lungo tempo. Il loro espansionismo urtò anche contro gli Inglesi in India, con i quali entrarono in guerra nel 1814. Il Trattato di Segauli (1816), che concluse il conflitto, ridusse il Nepal ai confini attuali, ne riconobbe l'indipendenza e stabilì un residente inglese a Kathmandu. Il re, intanto, venne perdendo il suo potere a opera prima del ministro Bhimsena Thapa (1802-37), poi di Jang Bahādur (1846-78), che riorganizzò lo Stato sul modello dei Marāṭhā e diede inizio alla dinastia dei Rana, primi ministri (mahārāja) ereditari, che dominarono incontrastati fin verso la metà del sec. XX.

Storia: dall’indipendenza al sec. XXI

Con l'avvenuta indipendenza dell'India (1947), i Rana persero il sostegno degli Inglesi e nel Paese sorsero movimenti insurrezionali anti-Rana, quali il Partito del Congresso nepalese. Nel 1951, con un colpo di Stato e con il sostegno del Partito del Congresso nepalese, il re di stirpe Gorkhali, Tribhuvana Vir Vikram (1911-55), tornato dall'esilio, proclamò la monarchia costituzionale. Morto questi nel 1955, gli successe il figlio Mahendra Vir Vikram (1920-72), che approvò una nuova Costituzione, alla luce della quale nel 1959 si tennero per la prima volta nel Paese le elezioni parlamentari. Il passaggio da strutture feudali a ordinamenti democratici fu difficile: sorti i primi dissensi tra il sovrano e il presidente del Consiglio eletto dal popolo, B. P. Koirala, nel dicembre 1960 il re sciolse il Parlamento, revocò la maggior parte delle concessioni fatte con la Costituzione del 1959, e, nel 1962, dopo aver soppresso i partiti politici, introdusse un regime di democrazia tutelata, apartitica, denominata Panchāyat. Quando salì al trono (1972) il figlio Birendra Vir Vikram (1945-2001), in Nepal si sollevarono le prime proteste contro il sistema corrotto del Rashtriya Panchāyat (Assemblea Nazionale) e nel 1979 si svilupparono violenti scontri che indussero il re a indire un referendum, con cui comunque si confermò il regime del Panchāyat. Nel frattempo, nel 1980 un emendamento alla Costituzione introduceva l'elezione diretta del Rashtriya Panchāyat, lasciando ancora il sovrano come effettivo detentore del potere politico. Neutrale in politica estera, il Nepal, anche in seguito all'annessione indiana del Sikkim (1975), allentò i propri rapporti con l'India rafforzando quelli con la Cina; la repressione della rivolta tibetana (1987) e l'involuzione autoritaria della politica cinese mutarono però i rapporti tra i due Paesi. In Nepal aumentarono le proteste contro l'assenza di diritti umani e di democrazia, di cui si fece portavoce soprattutto il Partito del Congresso nepalese, e il re Birendra nel 1990 decise di varare una nuova Costituzione con cui venivano spazzati via gli ultimi residui feudali, il Panchāyat. Si inaugurava, così, in quell'anno la monarchia costituzionale, con l'istituzione del Parlamento elettivo formato dalla Camera dei deputati e dal Consiglio nazionale e l'assegnazione del potere esecutivo al re e al governo. Le prime consultazioni, svoltesi nel 1991, venivano vinte dal Partito del Congresso nepalese (NCP), la forza moderata di centro, il cui leader Girija Prasad Koirala assumeva la premiership. In questa occasione, però, si mettevano in luce anche i comunisti (UCPN), particolarmente forti nella capitale Kathmandu. Si apriva un periodo di forte instabilità politica, reso più grave dal formarsi, nel 1996, di un movimento di resistenza armata di tipo maoista, il movimento popolare Maobadi (sentiero di Mao), che dava inizio in quella parte del Paese a una vera e propria guerra civile, per instaurare una Repubblica democratica. Negli anni seguenti il Nepal, oltre al problema della guerriglia nelle regioni occidentali, era costretto a affrontare repentine crisi di governo. La stabilità politica del Nepal sembrava addirittura vacillare il 1 giugno del 2001, allorché l'erede al trono, Dipendra Vir Vikram, in un momento di follia, sterminava la famiglia reale, compreso il sovrano e la regina Aishwarya. Dopo il suicidio di Dipendra, saliva al trono il fratello minore del re Birendra, il principe Gyanendra Vir Vikram che, fautore della monarchia assoluta, era accolto ostilmente dalla popolazione. In seguito alle crescenti proteste e alle tensioni tra ribelli maoisti e governo, nel luglio 2001 diventava premier Sher Bahadur Deuba, che decretava il cessate il fuoco. Seguivano dei negoziati tra le parti in cui i ribelli maoisti chiedevano l'abrogazione della costituzione e la creazione di un'Assemblea Costituente per la nascita della repubblica: l'abbandono delle trattative da parte del governo provocava però la ripresa delle violenze e il re dichiarava lo stato di emergenza. Sciolto il parlamento (maggio 2002) il re nominava nuovo permier Lokendra Bahadur Chand. Nonostante nel marzo 2004 il Nepal entrasse a far parte del WTO, nel febbraio del 2005 il re, licenziava in governo e assumeva, insieme a pochi fedelissimi tutti i poteri: i principali partiti di opposizione indicevano uno sciopero generale, durato 19 giorni, per chiedere il ripristino delle libertà politiche. Il re rispondeva prima imponendo il coprifuoco e mandando l'esercito in piazza contro i manifestanti, poi dopo 5 giorni di sanguinosi scontri, era costretto a cedere e a consentire la riapertura del Parlamento. Dopo anni di violenze e migliaia di vittime, il 21 novembre del 2007 veniva firmato l'accordo di pace tra ribelli maoisti e il governo nepalese. Nel gennaio 2007 il Parlamento approvava la Costituzione provvisoria, che revocava tutti i poteri al re, e veniva formato il governo di unità nazionale comprensivo dei maoisti, che rimaneva in carica fino alle elezioni per l'Assemblea Costituente. In marzo il parlamento approvava un nuovo governo, guidato dal leader del Partito del Congresso Koirala. In dicembre un emendamento costituzionale abrogava la monarchia e poneva le basi per una trasformazione del Paese in una repubblica federale. Nell'aprile 2008 si svolgevano le elezioni per l'Assemblea Costituente vinte dal leader maoista Pushpa Kamal Dahal, detto "Prachanda" e il mese dopo il re Gyanendra lasciava il palazzo reale per trasferirsi in una dimora privata. Il 28 maggio veniva abolita ufficialmente la monarchia. In luglio Ram Baran Yadav veniva eletto dal parlamento come primo presidente della repubblica dopo la monarchia, mentre Prachanda veniva eletto premier. Gli ex ribelli maoisti decidevano di non partecipare alla formazione del governo come protesta per non essere riusciuti a eleggere il loro candidato. Nel maggio del 2009 il premier si dimetteva in disaccordo con il presidente Yadav e con il capo dell'esercito R. Katawal; in giugno veniva nominato Madhav Kumar Nepal, che rimaneva in carica fino al giugno del 2010. Nel febbraio dell'anno seguente il parlamento eleggeva il nuovo primo ministro, il leader del Partito comunista, Nath Khanal. Nel 2013 si svolgeva l'elezione della nuova Assemblea costituente, che vedeva prevalere il Congresso nepalese e i moderati del Partito comunista del Nepal, che nel 2014 formavano un governo di coalizione, con a capo il premier Sushil Koirala. Nell'aprile del 2015 un violentissimo terremoto colpiva il Paese causando migliaia di vittime e distruggendo gran parte degli edifici storici di Kathmandu. Nell'ottobre dello stesso anno il parlamento eleggeva Bidhya Devi Bhandari (Partito Comunista del Nepal) a presidente della repubblica, prima donna a ricoprire tale carica.

Cultura: generalità

Le forme della cultura nepalese sono molte e diverse per un doppio ordine di motivi: da un lato, lo stratificarsi di influenze e tradizioni legate ai popoli e alle religioni qui insediatisi; dall'altro, la divisione della popolazione in caste, introdotta dall'induismo, e causa di divisioni che trovano riscontro anche e soprattutto nei costumi e nei modi di vita. Il ricco patrimonio culturale proprio delle due grandi religioni diffuse, induismo e buddhismo, presenta, quindi, al proprio interno sfaccettature e impronte particolari a seconda delle caratteristiche geografiche, etniche, economiche che contraddistinguono le varie regioni del Paese. Suggestioni molto presenti nella cultura nepalese sono poi quelle di derivazione tibetana: nelle opere pittoriche della cultura Thangka, nelle arti manuali della tessitura dei tappeti e della lavorazione della ceramica, del ferro o dell'argilla, e ancora nella musica e nella letteratura. Oltre ai moltissimi templi disseminati in tutto il Paese, vi sono diverse mete interessanti dal punto di vista culturale. La capitale, che sorge nell'omonima valle di Kathmandu, sito inserito nel patrimonio dell'umanità dall'UNESCO nel 1979 e riconfermato nel 2006, è un vero esempio del sincretismo, non solo religioso ma anche, in un più ampio significato, culturale, che regna in Nepal. Suggestiva la Durbar Square, cuore della città con circa 50 templi e costruzioni architettoniche in stile Newari. Lumbinī, luogo natale di Buddha (dal 1997 secondo sito culturale UNESCO del Paese), è meta di numerosi pellegrinaggi, ed è al centro di un ampio programma di ristrutturazione e valorizzazione dell'intera area monastica e archeologica. La musica tradizionale deve le proprie origini ai componimenti in sanscrito antico contenuti in uno dei testi sacri dell'induismo, i Veda. Questi testi si trasformarono poi in una serie di inni recitati in forma di mantra, con un forma musicale acquisita nel tempo e furono tramandati di generazione in generazione nel corso dei secoli. Oggi sono i musicisti tradizionali, i gaines, a portare in giro per il Paese queste forme musicali, con strumenti a corde, a fiato e a percussione, accompagnati da ballerini e danzatrici con maschere di demoni dalle fogge piuttosto inquietanti.

Cultura: tradizioni

L'espressione più notevole del costume in Nepal si può trovare nello spirito che contraddistingue la partecipazione degli abitanti alle feste popolari. La scansione delle ricorrenze è strutturata sul calendario nepalese, la cui base di partenza è il calendario indiano Bikram Sambat, e che ha inizio con il mese di Baishakh (il capodanno corrisponde approssimativamente al 13-14 aprile del calendario gregoriano). In queste celebrazioni, che, sommando quelle religiose, storico-leggendarie, agricole, stagionali o di impronta regionale, arrivano a formare un numero pari quasi ai giorni di un intero calendario, tutto è omaggio alla tradizione: vi si ritrova la cucina classica, l'abbigliamento più tipico, le musiche e le danze delle origini, i riti secolari rimasti intatti. Tra le molte si ricordano il Nawabarsha (il capodanno nepalese), il Buddha Jayanty (la nascita di Buddha), il Dashain (il più lungo, 15 giorni, e coreografico degli appuntamenti, dedicato a Durga, la dea-madre universale), il Tihar (5 giorni dedicati a Yama, il dio della morte). A queste feste si sommano poi le ricorrenze private o familiari, con il loro corredo di pratiche e di peculiarità dai toni più o meno colorati e folcloristici, matrimoni, nascite, funerali. L'eterogeneità culturale del Nepal caratterizza anche altri ambiti dello stile di vita, come l'alimentazione: solo alcuni, infatti, sono i piatti uguali in tutto il Paese (dal, zuppa di lenticchie, bhat, riso, tarkari, verdure al curry). Tratto distintivo della storia e della cultura nepalesi è, infine, la grande importanza attribuita alla cura della mente, concretizzatasi nell'ampia varietà di arti meditative, anch'esse di origine religiosa, qui sviluppatesi. Dallo yoga alla meditazione fino all'ayurveda, la “scienza della vita”, queste attitudini, più che pratiche, segnano ancora le vera differenza tra l'Oriente e l'Occidente del mondo.

Cultura: arte

Appendice della civiltà indiana, la cultura artistica nepalese assimilò da questa componenti stilistiche (arte Maurya, Gupta e Pāla) per alimentare le proprie tradizioni e per sviluppare verso l'area tibetana un'attività di irradiazione che la configura come tramite tra l'arte indiana, quella tibetana e quella cinese del periodo Yüan (sec. XIII-XIV). Veicoli fondamentali di questi complessi incontri furono l'induismo e soprattutto il buddhismo tantrico, quale fu introdotto nel Tibet verso il sec. VII-VIII, dal quale derivano le manifestazioni più singolari dell'arte genuina nepalese. Al di là dei più vistosi e immediati raggiungimenti figurativi dell'arte plastica e di quella pittorica originati dalla suggestione iconografica del pantheon tantrico con il suo affollato repertorio di immagini terrifiche di divinità a più teste e a più braccia, l'originalità dell'arte nepalese è documentata soprattutto dall'architettura dei suoi monumenti religiosi e dalla scultura lignea che ne abbellisce e ne integra le strutture mediante la decorazione di architravi, frontoni e cornici ispirata a forme e motivi stilizzati del repertorio ornamentale indiano. La tradizione plastica nepalese si formò sugli apporti dell'arte classica dell'India Gupta (sec. V-VI), poi alimentata da quella della tradizione Pāla-Sena, che incrementò lo sviluppo della bronzistica, che talvolta supera la stessa scultura in pietra, tanto che bronzisti nepalesi sono documentati attivi nel sec. XIII sia in Mongolia sia in Cina, oltre che nel Tibet. Qui furono anche attivi pittori nepalesi, portatori delle convenzioni estetiche della pittura indiana classica, prima e dopo le tradizioni della miniatura Pāla, fino agli stili dell'arte Moghūl e rājpūt (sec. XVII-XVIII). Le due epoche più antiche, importanti e storicamente documentate dell'arte nepalese sono quelle della dinastia dei Licchavi (sec. IV-VII ca.), nel corso della quale hanno origine e si sviluppano un'arte e un'architettura tipicamente indigene, e della dinastia dei Malla, la cui storia e documentazione artistica coprono, dopo una parentesi di oltre cinque secoli, il periodo che va dal sec. XI al sec. XIV, secondo la genealogia dei sovrani Malla tramandataci dalle iscrizioni del tempo rinvenute da G. Tucci a Dullu nella zona occidentale del Nepal, ricca di monumenti e di opere d'arte di questa dinastia. L'architettura civile dell'antico Nepal adottò la tipologia edilizia dei santuari e dei complessi monastici del buddhismo, dalle ampie proporzioni e dall'armonico schema compositivo costituito dal tempio principale e da una costellazione di templi minori, stūpa e altri piccoli edifici (cappelle, monumenti vari), oltre che dagli edifici destinati all'alloggio della comunità monastica. Distruzioni belliche e calamità naturali furono causa di gravi distruzioni del patrimonio artistico nepalese, specie nel sec. XIV. Gran parte di esso fu riedificato nel secolo successivo dopo il periodo di grande fioritura artistica realizzatasi sotto il regno del settimo sovrano Malla Jayastithi (1382-95). Oggi i maggiori monumenti artistici esistenti si trovano nelle città che furono sede di distinti regni nepalesi, quelle cioè di Bhadgaon, Lalita-Pāttana (Lalitpur) e Kathmandu, oltre ai numerosi santuari e reliquiari che sorgono in varie altre località. I più caratteristici (a Svayambhūnātha, Bodhinātha, Lalitpur, Kīrtipur) ripropongono le antiche forme a tumulo degli esempi di epoca Maurya e mostrano dipinti sulla zona cubica, la cosiddetta harmikā, quattro paia di occhi stilizzati, orientati verso i quattro punti cardinali, immagine protettiva del Buddha Vairocana.

Bibliografia

Per la geografia

J. F. Dobremez, Le Népal: écologie et biogéographie, Parigi, 1976; Autori Vari, Nepal in Crisis: Growth and Stagnation at the Periphery, Oxford, 1980; R. Rieffel, Le Népal, Parigi, 1982; K. Uprety, Le Népal: économie et relations internationales, Parigi, 1985; R. Moro, A. Gerli, Népal, Milano, 1990.

Per la storia

L. S. Baral, Political Development in Nepal, Londra, 1980; M.S. Slusser, Nepal Mandala: a Cultural Study of the Kathmandu Valley, Princeton, 1982; L. Petech, Medieval History of Nepal, Roma, 1984; R. Shana, Politics in Nepal. 1980-1990, Nuova Delhi, 1990.

Per l’arte

D. R. Regmi, Ancient Nepal, Calcutta, 1960; S. Kramrisch, The Art of Nepal, New York, 1964; M. Singh, Népal. L’Art de L’Himalaya, U.N.E.S.C.O., 1968; G. Tucci, Rati-Lila, Ginevra, 1969; E. e R. Waldschmidt, Nepal, Art Treasures from the Himalayas, Londra, 1969; G. Tucci, Nepal: alla scoperta del regno dei Malla, La Spezia, 1989.

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