scìsto
sm. [sec. XVIII; dal greco schistós, diviso, con influsso fonetico dell'inglese schist]. Termine generico usato in petrografia per designare una roccia metamorfica caratterizzata da netta tessitura scistosa; a volte usato in contrapposizione a gneiss, rocce metamorfiche la cui scistosità è generalmente poco marcata. In senso più ristretto si chiamano: A) Scisti cristallini, le rocce metamorfiche scistose originatesi per metamorfismo generale di basso e medio grado, ricche di cristalli lamellari (miche, cloriti, talco ecc.) o aciculari e fibrosi (epidoti, anfiboli, pirosseni ecc.) e contenenti talvolta componenti macrocristallini; rientrano in questo gruppo anche gli gneiss, e gli scisti corrispondono allora alle ectiniti dei petrografi francesi. Gli scisti cristallini vengono distinti in base al minerale dominante; si hanno così scisti cloritici, sericitici, serpentinosi, grafitici ecc. B) Scisti argillosi, rocce scistose derivate da sedimenti o rocce argillose per metamorfismo di basso grado (argilloscisti); impropriamente sono così chiamate anche rocce marnose e argillose fortemente laminate. C) Scisti bituminosi, le rocce marnose, argillose e calcareo-marnose, stratificate, con livelli ricchi di bitume; sono di questo tipo gli scisti ittiolitici di Besano (Varese) e di Meride (Canton Ticino), da cui si estraggono grandi quantitativi di ittiolo, interessanti anche per i resti fossili di Pesci e Rettili marini. D) Scisti verdi, gruppo di rocce metamorfiche, ricche di cloriti e anfiboli, che costituiscono una facies metamorfica caratteristica.