Gupta
IndiceDefinizione
Dinastia indiana (320-529), fondata da Candragupta I, re di Pāṭaliputra (presso l'odierna Patnā), che, sposando una principessa Licchavi, estese il suo regno a tutto il Magadha fino ad Allahabad. I più notevoli successori di Candragupta furono Samudragupta, grande conquistatore; Candragupta II (375-415), che occupò il Sauraṣṭra e, pare, fu il protettore del grande Kālīdāsa; Skandagupta (455-467), ultimo a mantenere l'integrità del regno davanti agli Unni. La dinastia è famosa non solo per la vastità del suo impero – circa i due terzi del subcontinente – ma anche per aver dato il nome all'epoca d'oro della civiltà sanscrita.
Gupta. Rilievo raffigurante un grifo con due guerrieri.
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Gupta. Due templi del sec. V.
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Gupta. Ingresso di una delle grotte di Ajanta.
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Gupta. Rilievi in una delle grotte di Ajanta.
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Arte
Considerato l'età dell'oro dell'arte indiana, il periodo Gupta vede un'intensa produzione artistica, buddhistica, indù e giaina, che prende forma abbastanza tardi rispetto agli inizi della dinastia, con il massimo sviluppo intorno ai sec. V-VI. L'arte Gupta, è lo splendido esempio del raggiunto equilibrio formale ed è considerata l'arte indiana classica per eccellenza, risultato della ormai raggiunta piena indipendenza culturale. Le due principali scuole di Mathura e di Sārnāth creano fra le più belle immagini del Buddha; se a Mathura troviamo ancora un'aderenza alle convenzioni figurative e iconografiche kushāna, il processo di astrazione emerge pienamente a Sārnāth, dove il ricordo dell'arte gandharica traspare solo nelle pieghe “classiche” della veste, che ora aderisce perfettamente al corpo, sempre più trasparente e “bagnata”. Accanto a queste due scuole, ne esistono altre “provinciali”, estremamente originali, che, nella decorazione dei templi, vedono l'impiego non della pietra ma della terracotta (templi di Mirpur Khas, nel Sindh, e di Ahichchhatra, Oudh). La scultura visnuita vede la fioritura delle immagini del dio nelle sue varie incarnazioni, fra cui Varāha, il cinghiale, raffigurato spesso sotto l'aspetto antropoteriomorfo , che scende nelle acque primordiali per liberarne la Terra (Varāha di Udayagiri e di Eran, Madhya Pradesh, rispettivamente degli inizi e della fine del sec. V). Il conseguimento più importante dell'architettura Gupta è il tempio indù che assume ora una forma diversa da quella, a pianta circolare o absidata dei pochissimi esemplari superstiti di epoca kushāna (Māṭ di Mathura e tempio dei nāga di Sonkh, Mathura). Il tempio Gupta, nella sua forma più semplice, consta di una cella quadrata (garbhagṛha) con copertura piatta e sormontata da una struttura piramidale curvilinea . La cella, preceduta da un portico e, con a volte, un corridoio deambulatorio esterno (pradakṣiṇapatha) (Bhumara, nel Madhya Pradesh, ca. 520-530 d. C.), ha scolpite sulle pareti esterne le immagini delle divinità, come nel caso del Tempio di Deogarh (Uttar Pradesh, ca. 500-550 d. C.), famoso per il Viṣṇu dormiente nella notte cosmica, sostenuto sulle acque primordiali dal serpente Ananta, che ridarà inizio al ciclico processo della creazione tramite Brahmā sul fiore di loto sorto dal suo ombelico. I templi buddhistici sembrano seguire lo schema indù: a pianta quadrata, hanno una copertura piana (tempio XVII di Sāñcī), a volte sormontata da una struttura piramidale (Bodh Gayā, Bihār). In epoca Gupta l'architettura rupestre raggiunge il massimo sviluppo nelle grotte buddhistiche di Ajantā (Mahārāṣṭra), sotto la contemporanea dinastia Vakāṭaka: qui la produzione scultorea è affiancata da quella pittorica di altissimo livello e che costituisce la più completa documentazione indiana di quest'arte in “fresco-secco”.