pècora

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Lessico

sf. [sec. XIV; latino pecŏra, pl. di pecus-ŏris, bestiame].

1) Nome comune degli Artiodattili Ruminanti (famiglia dei Bovidi, sottofamiglia dei Caprini) del genere Ovis, cui appartengono, tra gli altri, oltre alla pecora domestica (Ovis aries), l'argali (Ovis ammon), il muflone (Ovis musimon) e la pecora delle Montagne Rocciose o bighorn (Ovis canadensis). Fig.: la pecora nera, il membro di un gruppo che si differenzia o è malvisto dagli altri per le sue qualità negative.

2) Per estensione, simbolo generico di bestialità: “uomini siate e non pecore matte” (Dante). Più spesso fig., come simbolo di mansuetudine, detto specialmente di animali docili e miti. Riferito a persona indica piuttosto sottomissione, debolezza, viltà: non sa imporsi, è proprio una pecora; oppure conformismo, mancanza di personalità: quel branco di pecore segue passivamente le idee altrui.

Zootecnia

La pecora domestica, il cui allevamento pare sia iniziato in India in epoca preistorica, ha avuto origine da forme del Pleistocene e da progenitori selvatici ancora esistenti, quali l'àrgali, l'urial (quest'ultimo è ritenuto il progenitore più probabile) e il muflone europeo. Il suo aspetto d'insieme è molto vario: ha corpo generalmente tozzo con gambe sottili; l'altezza varia, al garrese, fra 70 e 130 cm; caratteristica comune alle varie razze è il muso, che visto di profilo è più o meno convesso con fronte piana. Le corna possono essere presenti in entrambi i sessi ma soprattutto nel maschio (montone) oppure mancare del tutto; hanno sezione triangolare e forma diversa. Le orecchie possono essere dritte o pendenti, piccole o grandi, di fogge diverse, così come la coda generalmente breve, che viene di solito recisa per motivi igienici. Il mantello è formato da peli sottili, increspati (borra) e da altri più lunghi, duri e rigidi (giarra) che insieme formano la lana utilizzata per l'industria tessile; il colore è generalmente bianco. Le femmine hanno due mammelle inguinali globose e sono sessualmente mature verso gli 8-10 mesi; la gestazione dura ca. 5 mesi e i parti sono spesso gemellari. Le pecore, dette collettivamente ovini, vengono allevate solitamente allo stato brado e in grosse greggi transumanti, utilizzando pascoli montani nei mesi estivi e pascoli di pianura dall'autunno inoltrato alla primavera. Mentre nei Paesi europei ed extraeuropei (Gran Bretagna, Russia, Australia, Nuova Zelanda, ecc.) tale allevamento si basa sulla produzione di animali soprattutto da lana o da carne, in Italia, dove si è avuta una forte diminuzione del patrimonio ovino, ci si orienta verso razze a triplice attitudine (carne, lana, latte), in giusto equilibrio o con prevalenza di una sulle altre due. Dal punto di vista zootecnico le razze ovine italiane si possono suddividere in: razze a duplice attitudine (carne e lana: gigante bergamasca, varesina); a triplice attitudine (sopravissana, pagliarola); a triplice attitudine con prevalente produzione di lana (gentile di Puglia, biellese); a triplice attitudine con prevalente produzione di latte (moscia leccese, sarda). Le razze straniere di maggiore interesse sono la merino, l'Île-de-France, le razze inglesi delle dune (Dorset-down, Suffolk-down, ecc.), allevate sia per la carne sia per la lana. La pelle di pecora, con il suo caratteristico vello, ha rappresentato uno dei primi indumenti dell'uomo ed è ancora utilizzata in alcuni capi di abbigliamento rustico, specie per i pastori.

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