Paési Bassi
Indice(Koninkrijk der Nederlanden). Stato dell'Europa occidentale (41.528 km²). Capitale: Amsterdam. Divisione amministrativa: province (12). Popolazione: 17.181.084 ab. (stima 2018). Lingua: neerlandese (olandese) ufficiale, frisone. Religione: non religiosi/atei 49%, cattolici 24%, protestanti 16%, musulmani 5%, altre religioni 6%. Unità monetaria: euro (100 centesimi). Indice di sviluppo umano: 0,931 (10° posto). Confini: Mare del Nord (N e W), Germania (E), Belgio (S).. Membro di: Benelux, Consiglio d'Europa, EBRD, NATO, OCDE, ONU, OSCE, UE e WTO.
Paesi Bassi. Cartina geografica.
Paesi Bassi . La diga di Urk che protegge il Polder di Nord-Est.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Paesi Bassi . Mulini a vento lungo uno dei numerosi canali del Paese.
De Agostini Picture Library/A. Vergani
Paesi Bassi . Uno scorcio di Amsterdam.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Paesi Bassi . Uno scorcio di Rotterdam.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Paesi Bassi . Uno scorcio de L'Aia.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Paesi Bassi . Il palazzo della Pace a L'Aia.
De Agostini Picture Library/N. Cirani.
Paesi Bassi . Un tratto della spiaggia de L'Aia.
De Agostini Picture Library/G. Sioën
Paesi Bassi . Veduta della zona centrale della città di Groninga.
De Agostini Picture Library/A. Vergani
Paesi Bassi . Paesaggio caratterizzato dalla tipica coltivazione di fiori.
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Paesi Bassi . Allevamento di bovini nei pressi di Giethoorn.
De Agostini Picture Library/A. Vergani
Paesi Bassi . Il mulino di Valk, costruito nel 1743 a Leida.
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Paesi Bassi . Girasoli di Vincent Van Gogh (New York, Metropolitan Museum).
De Agostini Picture Library
Paesi Bassi . La camera di Van Gogh ad Arles (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Generalità
Con un territorio esiguo, buona parte del quale strappato al mare o da questo difeso mediante imponenti opere artificiali, i Paesi Bassi rappresentano nel contesto europeo uno dei Paesi più singolari per ambiente naturale, per cultura, per organizzazione sociale. Il nome stesso di Paesi Bassi (benché comunemente sostituito da quello di Olanda, che corrisponde però alla regione più importante ed estesa del Paese) fornisce la prima indicazione, d'ordine fisico, della loro peculiarità: sono infatti le terre più depresse del continente, dove sfociano i grandi fiumi dell'Europa centrale, in particolare il Reno. L'attrazione esercitata dal tratto terminale della maggior arteria navigabile d'Europa ha fatto sì che in questo lembo di terra, perennemente minacciato dal mare, si formasse la più alta concentrazione umana d'Europa (se si eccettuano Malta e i piccoli Stati come Monaco): da qui quell'ininterrotta sfida tra uomo e natura, nella quale peraltro gli olandesi hanno trovato una delle loro più profonde matrici nazionali, maturando anche un forte desiderio di indipendenza dalle potenze straniere che a più riprese, nel corso dei secoli, hanno cercato di assoggettare questa strategica area europea. Passati dal dominio carolingio a quello asburgico, i territori dei Paesi Bassi ottennero l'indipendenza nel 1648 con la proclamazione della Repubblica delle province unite. Per il Paese fu l'inizio di una vera e propria età dell'oro, caratterizzata da una splendida fioritura culturale ed economica e dalla costituzione di un florido impero coloniale che fece del Paese la più grande potenza marittima e commerciale del continente. Il momento del declino giunse nel XVIII sec., a seguito della crescita del rivale britannico e dell'espansionismo francese. Una nuova fioritura, tra il 1880 e il 1914, fu interrotta dai conflitti mondiali di cui il Paese risentì profondamente nonostante la scelta di neutralità. Particolarmente amara fu l'esperienza dell'invasione e dell'occupazione nazista dalla quale i Paesi Bassi sono usciti con la ferma determinazione di supportare la cooperazione internazionale, diventando uno dei più decisi promotori dell'Unione Europea. L'integrazione europea è infatti considerata dai Paesi Bassi la condizione primaria da cui far dipendere la propria prosperità nonché la realizzazione di una realtà politica stabile che negli ultimi tempi, nonostante le sfavorevoli congiunture internazionali, il governo ha assicurato riuscendo a coniugare la riforma economica con la salvaguardia del sistema sociale. In campo internazionale i Paesi Bassi furono tra i principali promotori della formazione del Benelux e aderirono all'Alleanza Atlantica nel 1949; membri della UE e, dal 1° gennaio 1999, della UEM, a partire dal 1° gennaio 2002 adottavano l'euro.
Lo Stato
La prima Costituzione dei Paesi Bassi, promulgata nel 1814, dopo la liberazione del Paese dalla Francia, fu in seguito modificata, anche sostanzialmente, per ben 15 volte, sino al 1983. I Paesi Bassi (comprendenti i Paesi Bassi veri e propri più i Territori d'Oltremare di Aruba, già parte delle Antille Olandesi), sono una monarchia costituzionale, ereditaria in linea sia maschile sia femminile. Il sovrano esercita il potere esecutivo tramite il primo ministro e un governo che devono però ottenere il voto di fiducia dal Parlamento (Stati Generali). Il potere legislativo spetta alla Corona unitamente a un Parlamento bicamerale costituito dalla Prima Camera (composta da 75 membri eletti per 4 anni dai Consigli provinciali) e dalla Seconda Camera (formata da 150 membri eletti per 4 anni con il sistema proporzionale). Il sistema giudiziario dei Paesi Bassi, che si basa essenzialmente sul diritto francese, è composto da un'Alta Corte i cui giudici sono nominati a vita dal sovrano. Amministrativamente il Paese è diviso in 12 province (provincies) presiedute da un commissario nominato dal sovrano e da un consiglio eletto a suffragio universale. Il servizio militare è obbligatorio per tutti i cittadini maschi abili a partire dai 20 anni di età. Progetti di riforma del settore prevedono l'istituzione di un esercito di soli volontari e la riorganizzazione delle forze armate in battaglioni, di cui buona parte preparati per partecipare a operazioni di pace all'estero. L'organizzazione scolastica ha carattere liberistico in quanto è caratterizzata da assoluta libertà di scelta della scuola e dei libri di testo, parità di diritti tra scuola pubblica e scuola privata, tendenza all'equiparazione nelle sovvenzioni statali tra istituti pubblici e privati, libertà da parte di confessioni religiose o enti privati di istituire scuole. L'istruzione obbligatoria comprende un ciclo a tempo pieno (dai 5 ai 16 anni) e uno a tempo parziale di altri due anni. Tra le più antiche e prestigiose istituzioni culturali sono da annoverare le università di Amsterdam (fondata nel 1632), di Groninga (1614), di Leida (1575) e di Utrecht (1636). Da segnalare inoltre l'Università libera di Amsterdam (1880) e le università tecniche di Delft (1842), Eindhoven (1956) ed Enschede (1961). § Territori d'Oltremare: nel 2010 Curaçao e Sint Maarten sono diventate stati autonomi sotto la sovranità dei Paesi Bassi, mentre Bonaire, Saba e Sint Eustatius sono diventati comuni olandesi.
Territorio: morfologia
Se si eccettua l'estrema appendice meridionale del Limburgo, dove si elevano le ultime propaggini collinari delle Ardenne, strutturalmente il territorio dei Paesi Bassi, di recente formazione, costituisce un lembo dei bassopiani che si stendono ai margini degli antichi massicci dell'Europa centrale. In particolare, la formazione della pianura interna dei Paesi Bassi si deve attribuire all'azione dei fiumi (soprattutto il Reno) che sfociando in mare hanno depositato nel tempo grandi masse alluvionali. Il territorio, situato per ca. 2/5 al di sotto del livello del mare, supera raramente i 100 m d'altitudine ed è protetto da dune e dighe: già all'epoca romana Batavi e Frisoni avevano eretto terrapieni a difesa del mare, mentre i primi organici sistemi di dighe risalgono all'VIII e al IX sec. La struttura geologica è piuttosto semplice. Eccetto esigui lembi di terreni mesozoici (che a loro volta poggiano su strati del Carbonifero, cioè paleozoici) presenti nelle regioni meridionali dei Paesi Bassi, i suoli più antichi, di formazione sia marina sia continentale, datano dal Cenozoico e costituiscono per così dire il basamento del Paese. Essi però affiorano solo in limitate aree meridionali e orientali, in quanto vi si sovrapposero nel Neozoico rilevanti apporti alluvionali della Mosa, della Schelda e del Reno. All'inizio del Neozoico (Pleistocene), i ghiacciai scandinavi ricoprirono la regione costringendo i corsi d'acqua a piegare verso W e sovrapponendo le morene di fondo agli strati argillosi, nelle cui depressioni si formarono successivamente le torbiere. Alla fine della glaciazione, in seguito a un lento innalzamento del livello del mare (trasgressione flandriana) la regione venne nuovamente invasa dalle acque, da cui emersero soltanto i terrazzi fluviali più alti, le colline moreniche e, verso W, le dune formate dalle correnti marine e dal vento. Una leggera regressione, verificatasi tra il II millennio a. C. e l'epoca storica, favorì la formazione di lunghi cordoni di dune e quindi di una seconda serie di torbiere sul territorio dei Paesi Bassi che si estendeva sino alla linea segnata oggi dalle isole Frisone. Tuttavia, nei sec. XII-XIV, violentissime mareggiate spezzarono il cordone di dune e il mare invase nuovamente il Paese formando ampi golfi lungo la costa sudoccidentale e, più a N, in luogo dell'area paludosa del lago Flevo, la vasta insenatura dello Zuiderzee (vedi IJsselmeer). Proprio da questi golfi ebbe inizio l'opera di riconquista del territorio da parte dell'uomo che nel corso del tempo ha sottratto terreno ai fiumi, ai laghi, ai depositi di torba e addirittura al mare. L'attuale morfologia del Paese, in gran parte determinata dall'opera di trasformazione umana (il territorio può essere definito il più “artificiale” del mondo), è nel complesso unitaria. Esistono tuttavia difformità tra la parte più interna del Paese, occupata da terrazzi fluvio-glaciali formati dagli antichi accumuli di detriti della Mosa, della Schelda e del Reno, in cui oggi le paludi naturali hanno lasciato il posto alle coltivazioni, e la sezione occidentale, in buona parte sotto il livello del mare, dove si estende un paesaggio anfibio costituito dalla Zelanda, dai bracci della Mosa e del Reno, da paludi (Biesbosch) e dai polders (Olanda e Frisia): è questa la zona protetta dal baluardo delle dune, squarciato sia nel Medioevo sia in epoca moderna (disastrose rotture di dighe si ebbero nel 1953). Senza le dighe che canalizzano i letti dei fiumi o si oppongono al mare, quasi un terzo di questo territorio sarebbe nuovamente sommerso. Una regione a parte è infine il Limburgo olandese, estremo lembo dell'altopiano cretacico del medio Belgio, dove si estendono terrazzi ciottolosi e ampie vallate argillose che testimoniano le fasi di erosione e di deposito legate alla glaciazione e alle variazioni del livello del mare e che piegano verso NW, per scomparire sotto il delta attuale della Mosa e del Reno.
Territorio: idrografia
Il territorio dei Paesi Bassi comprende il basso corso e la foce di alcuni dei maggiori fiumi europei. Contenuti in più punti da possenti argini, gran parte di questi fiumi presenta ampi tratti di corso pensile e non riceve alcun affluente di rilievo. L'idrografia olandese è stata talmente modificata dall'uomo che è ben difficile ricostruirne le condizioni originarie. La Mosa è il fiume che appartiene ai Paesi Bassi per maggior tratto (239 km). Dopo aver segnato il confine con il Belgio, entra in territorio olandese e mantiene il suo corso quasi parallelo a quello del Reno, anzi, fino agli inizi del Novecento andava a gettarsi nel ramo del Reno che prende il nome di Waal. I diversi regimi dei fiumi creavano però inconvenienti nel deflusso, così si decise di dare in parte uno sbocco proprio alla Mosa: attualmente, grazie a un sistema di canalizzazione, un ramo si unisce al Waal, un altro sfocia nell'estuario dell'Hollands Diep. Il Reno non appena entra in territorio olandese si divide in diversi rami: quello meridionale che col nome di Waal corre parallelo alla Mosa; quello settentrionale che si getta nel Mare del Nord nei pressi di Leida; il basso Reno che volge a W e con il nome di Lek va a gettarsi nel Mare del Nord; l'IJssel che si dirige a N e sfocia nell'IJsselmeer. Tra gli altri fiumi, la Schelda, di cui il territorio olandese comprende solo la foce, il Vecht (Vechte in Germania) e l'Hunse. Oltre a questi corsi d'acqua, i Paesi Bassi posseggono un numero elevatissimo di canali, utilizzati per la bonifica, per il drenaggio e per la navigazione.
Territorio: clima
Dal punto di vista climatico, i Paesi Bassi rientrano nell'area europea soggetta agli influssi atlantici occidentali; tuttavia gli influssi oceanici si allentano verso l'interno, dove il Paese risulta interessato dalle masse d'aria continentali; ciò risulta evidente soprattutto d'inverno quando le temperature si abbassano di frequente sotto lo zero. Nel complesso però, data l'assenza di rilievi e di barriere naturali, il clima ha caratteristiche simili in tutto il territorio. Per quanto riguarda la temperatura, la latitudine già abbastanza elevata (tra 50º e 53º latitudine N) determina nei Paesi Bassi inverni piuttosto rigidi, con frequenti gelate, ed estati fresche, generalmente piovose. La temperatura media annua oscilla tra i 9 e i 10 °C. Le precipitazioni sono frequenti in tutti i mesi dell'anno (sulle coste prevalentemente in autunno) ma non sono abbondanti. La maggiore quantità si registra nella regione del Veluwe e sui rilievi del Limburgo meridionale (750-800 mm), quella minima sulle coste zelandesi e in alcuni lembi del litorale dell'IJsselmeer (600-650 mm).
Territorio: geografia umana
Il territorio olandese ha attratto l'uomo fin da epoche assai remote, com'è testimoniato dai numerosi resti dell'attività umana risalenti al Paleolitico superiore (nella Drenthe, nell'Overijssel ecc.). A partire dal secondo millennio a. C., per la sua posizione di convergenza nell'ambito dell'Europa, gli apporti culturali che il Paese ricevette furono diversi: provennero sia da parte di genti celtiche da S, sia da parte di popolazioni germaniche (Frisoni, Batavi) da N e da E. Queste tribù furono influenzate solo marginalmente dalla cultura e dalla civiltà romane; durante la decadenza di Roma si ebbero invasioni di Franchi Salii e una prima omogeneizzazione culturale, specialmente nella parte meridionale del Paese, mentre nel Nord i Frisoni, che non ebbero contatti con i nuovi venuti, conservarono la loro identità e si fanno notare ancor oggi per il loro tipo nordico, alto e biondo, e l'uso del proprio idioma. Dalla sintesi dell'elemento franco-germanico i Paesi Bassi hanno acquistato i loro caratteri definitivi che si sono espressi, oltre che sul piano politico e culturale (tra cui fondamentale la lingua: l'olandese, infatti, che è una varietà del neerlandese, è essenzialmente basato su dialetti del basso francone con influssi di dialetti germanici), nella grande conquista agricola medievale. Nei secoli successivi vi furono solo modesti apporti esterni; la popolazione si è accresciuta in pratica indipendentemente da queste immigrazioni, costituite in prevalenza da profughi per motivi religiosi (essenzialmente protestanti) venuti dalle Fiandre e dalla Francia. Aumentava intanto la percentuale della popolazione urbana. Benché non manchino città di fondazione romana, come per esempio Utrecht, esse risalgono per lo più al Medioevo, spesso sorgendo (è il caso di Amsterdam) là dove era eretta una diga a sbarrare i corsi d'acqua. I successivi sviluppi del Paese ebbero come elementi promotori i centri più favoriti dal punto di vista commerciale, in particolare i grandi porti, alla cui ricca borghesia si collegano quei grandi movimenti che portarono all'indipendenza dalla Spagna, alla nascita di una potente nazione marinara (si calcola che nel Seicento battessero bandiera olandese dalle 16.000 alle 20.000 navi), alla costruzione del vasto impero coloniale. La prosperità raggiunta dal Paese tra il sec. XVII (il secolo d'oro dei Paesi Bassi, espresso anche da una straordinaria fioritura artistica e culturale in genere) e il sec. XIX suscitò incrementi demografici notevoli: agli inizi dell'Ottocento si contavano già 2 milioni di ab., divenuti 2,6 milioni nel 1830, quando fu indetto il primo censimento; cento anni dopo, nel 1930, questa popolazione era salita a 7,9 milioni, cioè si era più che triplicata, grazie all'elevata natalità e alla bassa mortalità. L'invasione delle armate tedesche, agli inizi della seconda guerra mondiale, e la successiva, durissima occupazione del Paese arrecarono danni gravissimi alla nazione e forti perdite demografiche (fu quasi totalmente sterminata la popolazione di origine ebraica). Negli anni del dopoguerra, parallelamente alla ripresa economica, è iniziata quella demografica: la natalità, sebbene molto più bassa che nell'Ottocento, si mantiene tuttavia piuttosto elevata per un Paese dell'Europa occidentale (9,9‰ nel 2017), mentre il tasso di mortalità è tra i più bassi del continente (8,8‰ nel 2017). Il tasso di crescita demografica è pari allo 0,3%, mentre la popolazione ha ormai superato i 17 milioni di abitanti. Considerevole la presenza di stranieri: nel 2017 se ne contavano 2.079.320, in buona parte di origine marocchina, turca e tedesca. Con una densità media di 414,57 ab./km², i Paesi Bassi sono lo Stato più densamente popolato dell'Europa occidentale: la distribuzione è tuttavia piuttosto ineguale, soprattutto in rapporto ai diversi sviluppi dell'urbanesimo e dell'industrializzazione, più che alle condizioni ambientali, di fronte alle quali il tenace popolo olandese non si è mai arreso. Le province più densamente popolate sono quelle dell'Olanda Settentrionale e meridionale che accolgono insieme quasi i 2/5 della complessiva popolazione; un posto a sé occupa la Randstad, la città “anello” sorta dalla fusione delle principali aree urbane olandesi, centro vitale della nazione che concentra tutte le attività direzionali dei vari settori della vita economica, politica e finanziaria del Paese e che accoglie, in meno di un quinto della superficie totale, quasi il 40% della popolazione. Hanno pure densità superiori alla media le province di Utrecht e del Limburgo, grazie al crescente sviluppo dell'industrializzazione. Tutte le altre province (eccetto il Brabante Settentrionale) hanno densità inferiore alla media nazionale: in relazione al resto del Paese appaiono scarsamente popolate le torbiere e le lande che ancora rimangono nella Frisia, nella Drenthe e nella Zelanda. La distribuzione degli insediamenti rurali è in stretta relazione con le caratteristiche dell'ambiente naturale, le vicende storiche e l'evoluzione che vi ha subito l'agricoltura nel corso dell'ultimo secolo. Nei terrazzi sabbiosi delle regioni orientali (Drenthe), dove l'ambiente naturale era sfavorevole e il terreno coltivabile è stato dissodato palmo a palmo, i villaggi sono formati da case raggruppate senza ordine particolare e sono separati da zone a bosco e pascolo, un tempo sfruttate in comune dagli abitanti. Nel Limburgo e nel Brabante Settentrionale si trova invece un tipo di villaggio costituito da un nucleo centrale compatto e da una serie di propaggini formate da case più rade che si diramano lungo le strade in tutte le direzioni. Eccettuata la Frisia, caratterizzata da grandi case rurali coperte da tetti di paglia, non molto frequente è la fattoria isolata. In netto contrasto con le aree orientali, dove i villaggi sono per lo più sorti senza un piano preordinato, nelle zone prosciugate e bonificate dei Paesi Bassi occidentali l'insediamento rurale presenta una straordinaria regolarità. Gli abitati si allungano a fiancheggiare le strade e i canali, con andamento tanto più regolare, talora addirittura geometrico, quanto più le bonifiche sono recenti: qui nulla è lasciato al caso e le fattorie hanno la forma e le dimensioni più convenienti. Quasi tutte le città hanno un centro monumentale che rievoca gli splendori urbanistici del Seicento e del Settecento. L'attuale corredo urbano si è tuttavia formato dopo la seconda guerra mondiale e ancor più nel corso degli ultimissimi anni: il grande sviluppo dell'industria moderna ha fatto sorgere nuove città quasi dal nulla e ha determinato il forte accrescimento di molte di quelle già esistenti (le zone più densamente popolate corrispondono infatti ai grandi distretti industriali). Amsterdam, Rotterdam e L'Aia si sono talmente sviluppate da rendere necessaria la costruzione di nuovi quartieri satelliti. Profondo è il contrasto tra gli antichi nuclei urbani e i sobborghi recenti, concepiti in modo da realizzare un equilibrato rapporto tra aree edificate e spazi verdi. Le città più importanti si trovano nella sezione orientale del Paese e formano una specie di ininterrotta cintura urbana attorno ai polders dell'Olanda. Vi si trovano le città principali: Amsterdam nell'Olanda settentrionale, Rotterdam e L'Aia nell'Olanda meridionale, Utrecht e Haarlem. La capitale, Amsterdam, denominata la “Venezia del nord” in quanto edificata su una novantina di isolotti, deve la sua caratteristica fisionomia ai grachten (canali ad arco di cerchio collegati da canali trasversali) oltre che alle sue strade d'argine fiancheggiate da alte e strette case di mattoni a fronte triangolare, mentre sui versanti occidentale e orientale, ma soprattutto su quello meridionale, i vasti quartieri moderni si allargano sempre più sui polders circostanti. Amsterdam è attivissimo centro portuale e industriale ma anche splendida città d'arte e di cultura, frequentata meta del turismo internazionale. Sede di poderose industrie ma ancor più importante per i traffici è Rotterdam. Posta sulla cosiddetta Nuova Mosa, in effetti il tratto terminale del Lek (Reno), la città ha spodestato Amsterdam, già nel corso del Novecento, come massimo centro portuale olandese, divenendo in seguito il maggiore porto mondiale per volume di merci in transito, grazie ai collegamenti diretti con la valle del Reno e quindi con la Ruhr. Città dal volto assai moderno, essendo stata quasi totalmente distrutta dal bombardamento del 14 maggio 1940 è L'Aia, la sede del governo. Centro tipicamente amministrativo e residenziale, ha conservato a lungo il carattere di un grande villaggio, ma dalla fine del secolo scorso si è ampiamente ramificato non soltanto verso il mare, dove forma un'unica città con Scheveningen, la più celebre stazione balneare del Paese, ma anche verso i polders, circondandosi di una vasta cintura di città-giardino. Utrecht, capoluogo della provincia omonima, la romana Traiectum ad Rhenum in pittoresca posizione sul Vecchio Reno, ha conservato il suo prestigio di grande centro culturale e religioso ricco di insigni monumenti, e ha ricevuto un nuovo impulso commerciale per essere situata all'incrocio di importanti vie di comunicazioni stradali, ferroviarie e fluviali. Anche ad Haarlem, famosa soprattutto per la produzione dei fiori, la parte vecchia della città, intersecata da numerosi canali, conserva notevoli testimonianze del passato. Leida, un tempo il principale centro olandese dopo Amsterdam, non ha tratto uguali vantaggi dall'impulso dell'economia e rimane celebre innanzi tutto come città universitaria. Nei Paesi Bassi settentrionali ci sono Leeuwarden, capoluogo della Frisia e importante mercato agricolo, e Groninga, capoluogo della provincia omonima, centro commerciale, industriale e culturale. Nella Gheldria le storiche città renane di Arnhem, capoluogo della provincia, e di Nimega, devono la loro attuale importanza all'industria. Nel Brabante Settentrionale è situata, infine, Eindhoven, uno dei principali poli industriali del paese, particolarmente attivo nei settori elettrico, elettronico, automobilistico, meccanico e tessile.
Territorio: ambiente
L'ampia presenza di terreni intensamente coltivati limita nei Paesi Bassi la diffusione di aree di vegetazione. L'originaria foresta di latifoglie, favorita dal clima fresco e umido, è stata sostituita da tempo dalla formazione vegetale della landa, con brughiere e ginestre che, nonostante le continue minacce dell'uomo (che tratta e dissala i suoli dei polders), copre ancora vaste superfici del Paese. La fauna è quella tipica delle regioni pianeggianti dell'Europa nordoccidentale a clima temperato. Va segnalata comunque la considerevole presenza di fauna palustre (soprattutto nella regione del Wadden). Nel corso dei secoli, il paesaggio naturale dei Paesi Bassi è stato profondamente alterato dall'intervento umano. L'azione di difesa nei confronti delle invasioni marine, la costruzione di argini e dighe, il prosciugamento delle paludi, la bonifica dei depositi argillosi, sono tutte attività che hanno lasciato un segno inconfondibile nell'ambiente dei Paesi Bassi. Dal 1564, anno in cui venne prosciugato il primo lago, al 1852, anno del prosciugamento del lago più grande (l'Haarlemmermeer), l'attività di creazione dei polder continua senza sosta. Nel 1932 fu conclusa la costruzione dell'Afsluitdijk, una diga lunga 30 km che collega la provincia dell'Olanda settentrionale a quella della Frisia e chiude lo Zuiderzee (Mare del Sud), che da allora, trasformato in un mare interno d'acqua dolce, si chiama IJsselmeer. In questo lago furono creati quattro grandi polder che vengono utilizzati come area agricola. Dopo la grande inondazione del 1953 (1800 le vittime) si decise l'esecuzione del Deltaplan (Piano Delta), un grandioso piano per la chiusura dei bracci di mare della Zelanda e dell'Olanda meridionale, consistente in una serie di dighe e chiuse per il deflusso dell'acqua fluviale. All'interno del programma, il progetto più ambizioso fu quello dello sbarramento mobile nella Oosterschelde, inaugurato nel 1986: si tratta di una grande barriera artificiale il cui abbassamento è previsto soltanto in caso di particolari condizioni climatiche. Nel Paese destano preoccupazione, oltre al crescente livello dell'inquinamento idrico a causa dell'eccessivo utilizzo di nitrati (soprattutto nelle acque sotterranee dell'Ovest, la zona dei grandi impianti serricoli a N di Rotterdam), anche le recenti conseguenze dei cambiamenti climatici (in particolare, un sensibile aumento delle temperature). A causa di tale fenomeno, infatti, il suolo dei polders continua a scendere a causa anche della diminuzione dei livelli idrici sottostanti dovuta al drenaggio dei suoli e al crescente consumo di acqua dolce da parte della popolazione. Il terreno dei Paesi Bassi nel suo insieme si inaridisce e in alcuni punti il suolo si è abbassato di ben quattro metri. Da sottolineare però la grande attenzione che il Paese ha sempre dimostrato nei confronti delle politiche ambientali e nell'adozione di modelli di sviluppo in cui la crescita economica e sociale non comprometta l'integrità degli ecosistemi. A politiche di riduzione nell'uso di combustibili fossili, che rendono il Paese tra i meno responsabili nella formazione del cosiddetto effetto serra, il governo ha associato piani per lo smaltimento dei rifiuti, la purificazione dei gas di scarico, il risanamento del suolo, la riduzione dell'inquinamento acustico e la diminuzione, in ambito agricolo, dei fertilizzanti. Nel corso degli ultimi anni le priorità si sono adattate alle circostanze, ma la tendenza generale è stata quella di spostare l'attenzione dall'adozione di provvedimenti correttivi alla prevenzione e alla regolamentazione. A tutela del patrimonio faunistico e floristico, inoltre, va segnalata l'istituzione di numerose riserve naturali e parchi nazionali (che coprono il 15,6% dell'intero territorio) tra cui l'Hoge Veluwe (circa 5000 ha), nella regione del Veluwe, dove vivono in libertà cervi, cinghiali e mufloni, il De Weerriben (3550 ha), situato lungo il confine con la provincia di Frisia e considerato uno dei più bei parchi palustri d'Europa, dove in passato l'intervento dell'uomo ha creato un interessante paesaggio di laghetti (weer) e campi coltivabili (ribben) e il De Groote Peel (1340 ettari), nei pressi di Eindhoven, nella parte sudorientale del Paese, comprendente ampie distese d'acqua e aree acquitrinose che attirano un considerevole numero di uccelli acquatici. Da segnalare anche la recente apertura, nella località di Vogelenzang, dell'Holland Tulip Park, parco di 5000 ettari dove si possono ammirare distese di fiori da bulbo, fiori annuali e piante perenni.
Economia: generalità
I Paesi Bassi rappresentano uno straordinario esempio di come un Paese scarsamente dotato di risorse naturali e in lotta perenne per salvaguardare il territorio dagli assalti del mare, riesca a conseguire livelli economici e sociali tra i più avanzati del mondo grazie soprattutto agli sforzi costanti di una collettività efficiente e ottimamente organizzata. Storicamente le basi della prosperità olandese poggiano sull'agricoltura specializzata e intensiva e ancor più sull'attività commerciale che, sfruttando i vantaggi della posizione geografica favorevole agli scambi, allo sviluppo dei trasporti e delle relazioni internazionali (tra l'altro i Paesi Bassi sono il naturale sbocco dei prodotti tedeschi), è progressivamente divenuta una poderosa fonte di ricchezza: da tempo infatti gli olandesi godono di una solidissima reputazione di esperti agricoltori, di abili mercanti e intermediari commerciali, di grandi banchieri e finanzieri. Ma per garantire il potenziamento delle tradizionali attività agricole e commerciali, fu necessario da un lato guadagnare al mare sempre nuovi terreni, avvalendosi di processi di bonifica ad altissima tecnologia, dall'altro dotare i porti fluviali di nuovi e più agevoli canali di accesso al mare, specie in corrispondenza della foce del Reno, presenza fondamentale per l'economia olandese. A partire dal secondo dopoguerra, il Paese è stato però testimone di una sensibile trasformazione delle proprie strutture produttive: per far fronte all'espansione demografica e poter conservare l'elevato tenore di vita, si rese indispensabile potenziare l'apparato industriale sino ad allora piuttosto debole (le attività manifatturiere del passato, pur varie, avevano nel complesso una consistenza abbastanza limitata), così da assicurare un razionale equilibrio tra un'agricoltura moderna, ma che sempre più denunciava una grave eccedenza di manodopera, e un eccessivamente sviluppato settore terziario. Il processo di industrializzazione è stato piuttosto rapido, favorito da opportuni interventi dello Stato (determinante è stato ed è tuttora per esempio il controllo sugli sviluppi urbanistici e in genere sulla gestione territoriale) nell'ambito di una struttura economica d'impronta liberistica, aperta sia all'iniziativa privata sia ai principali indirizzi governativi. L'industrializzazione ha provocato peraltro nuovi orientamenti nella politica economica nazionale: la necessità di trovare adeguati sbocchi commerciali ai prodotti olandesi ha infatti promosso un notevole sforzo di integrazione nel tessuto urbano. Un assetto produttivo come quello olandese, obbligatoriamente ancorato al quadro economico internazionale, all'andamento dei mercati esteri (le esportazioni sono pari a un terzo del prodotto nazionale) e alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime d'importazione, sulla cui trasformazione per lo più vivono le industrie olandesi, non poteva non risentire, agli inizi degli anni Ottanta del XX sec., della gravissima crisi economica mondiale. In effetti, tra le cause principali del deterioramento economico registrato dai Paesi Bassi si è posto proprio il declino della competitività dell'industria: un Paese che vive tradizionalmente della prosperità del suo commercio ha risentito con particolare immediatezza delle difficoltà interne del mondo industriale unite al rallentamento dell'interscambio internazionale e alla recessione mondiale. Nel complesso però i Paesi Bassi si sono distinti, insieme alla Germania, tra i Paesi che meglio hanno retto alla congiuntura mondiale pesantemente negativa: in particolare, ha conservato la sua efficienza l'apparato finanziario. Attraversato un periodo di ristrutturazione, tendente all'innalzamento del proprio livello tecnologico, l'industria, basandosi principalmente sulle grandi multinazionali che hanno sede nel Paese, è riuscita sostanzialmente a riguadagnare le posizioni in precedenza acquisite, a prezzo però del ricorso a numerosi licenziamenti e di una rilevante responsabilità nell'accrescimento del livello di disoccupazione. Rispetto alla salvaguardia dei livelli occupazionali maggior interesse e più notevoli risultati ha dato il controllo dell'inflazione, mantenuta a livelli minimi. In generale si è verificata una progressiva attenuazione delle misure di protezione sociale (comunque ancora abbastanza alte), nonché di talune strutture di un Welfare State tra i più avanzati ed efficienti, attraverso misure di riduzione della spesa pubblica. La forte terziarizzazione dell'economia, già manifestatasi in misura pari a quelle delle realtà in assoluto più sviluppate, è stata negli ultimi anni incoraggiata dagli orientamenti a medio termine della politica economica statale, che si propone di consolidare il ruolo del Paese quale centro commerciale e finanziario internazionale. Nel 2003, dopo vari anni di alta congiuntura, l'economia olandese ha attraversato un periodo di contrazione, risentendo degli avvenimenti che hanno avuto luogo sulla scena internazionale. Ma nei primi mesi del 2004 si sono avuti graduali segnali di ripresa (nel 2008 il reddito annuo pro capite era di 52.019 $ USA, quello nazionale di 868.940 $ USA) sebbene con un tasso di crescita piuttosto modesto (intorno all'1%) e un deficit pubblico (3,2 - 3,5%) che supera i parametri del patto di stabilità UE. Nel 2018 il reddito lordo pro capite era di 57.380 $ internazionali, il PIL di 912.899 ml di $ USA e il PIL pro capite di 53.106 $ USA.
Economia: agricoltura, allevamento e pesca
Anche se in termini relativi, l'agricoltura ha perduto d'importanza nell'ambito dell'economia nazionale in conseguenza della recente evoluzione presentata dall'industria e dal terziario, così come ne è fortemente diminuita la percentuale degli addetti (1,9% nel 2018). La secolare esperienza degli olandesi nell'organizzazione territoriale e nell'opera di valorizzazione delle terre strappate al mare (ca. la metà della superficie nazionale) ha permesso la notevole crescita del settore agricolo, tra i più progrediti quanto a tecniche e rendimenti unitari (in particolare, insuperate sono, a livello mondiale, le rese del frumento, dell'avena e delle patate e, in Europa, quelle della barbabietola da zucchero). Lo spazio a disposizione è limitato, ma un complesso sistema di regolazione delle acque funziona ininterrottamente, regolando anche la profondità della falda acquifera che, insieme alla natura dei suoli, condiziona le possibili colture. I rendimenti, come si è detto, sono elevatissimi; ciò è dovuto sia all'alto livello di preparazione professionale degli agricoltori, sia all'uso intensivo di fertilizzanti (dettato dall'originaria sterilità di buona parte dei suoli), alla diffusa meccanizzazione, alla selezione delle specie vegetali (e animali, come si vedrà a proposito dell'allevamento) e grazie, infine, all'attenta presenza dello Stato, che interviene mediante la creazione di adeguate infrastrutture. Le proprietà agricole sono in genere di piccole dimensioni, a conduzione diretta, benché la tendenza prevalente sia quella della crescita numerica del gruppo di aziende maggiori. L'esistenza poi di cooperative di produttori e di distributori, collegate con quelle dei consumatori, assicura ulteriori vantaggi e facilita il buon andamento del settore. Circa metà dell'arativo è occupato dai cereali; principale prodotto è il frumento, limitato tuttavia alle aree argillose meridionali, mentre maggiore diffusione hanno l'orzo, l'avena e la segale. Tuttavia i raccolti cerealicoli sono insufficienti alle necessità interne e si deve fare largo ricorso all'importazione. Diffusa ovunque è la coltivazione della patata, che dà luogo a notevoli esportazioni e all'industria della fecola; la patata è altresì l'alimento nazionale insieme ai legumi secchi (fagioli, piselli) e ai cavoli. Le buone terre argillose delle pianure marittime favoriscono anche la coltura della barbabietola da zucchero, che consente una notevole industria saccarifera. Tra le oleaginose sono soprattutto rappresentate la colza e il lino, quest'ultima coltivazione tradizionale (come nel vicino Belgio) che fornisce fibra e semi. Ampi spazi sono altresì lasciati alle colture foraggere in funzione di un allevamento molto sviluppato. Probabilmente, l'aspetto più interessante e tipico dell'agricoltura dei Paesi Bassi è dato dalla diffusione delle serre riscaldate, presenti nelle province dell'Olanda sia meridionale sia settentrionale (si calcola che ca. metà della superficie delle serre europee si trovi proprio nei Paesi Bassi), che sono adibite a coltivazioni di fiori – tulipani, giacinti, crisantemi, rose da serra – e di primizie ortofrutticole, la cui maturazione accelerata ne consente l'esportazione soprattutto verso i mercati tedeschi e svizzeri sin dall'inizio della primavera. Sono oggetto di esportazione in tutto il mondo anche i bulbi che, al contrario dei fiori, vengono coltivati all'aperto, in particolare nella regione compresa tra Alkmaar e L'Aia. Estremamente limitata è per contro l'area boschiva. Data la morfologia del territorio e le condizioni climatiche, assai estese sono le aree a prati e a pascoli permanenti che, insieme alla diffusione delle colture foraggere, favoriscono lo sviluppo di una fiorentissima zootecnia: prevale l'allevamento bovino, che si avvale di razze altamente selezionate, tra cui la famosa frisona da latte, raggiungendo rendimenti elevatissimi. L'allevamento è anzi alla base della prosperità di molte zone specificamente agricole ed è praticato soprattutto in funzione dell'industria lattiero-casearia, che è ottimamente organizzata e produce formaggi anche molto quotati all'estero (Edam, Alkmaar, Gouda ecc.); i Paesi Bassi si collocano tra i principali produttori europei anche per il burro e la margarina. Ampia diffusione hanno anche i suini, per i quali si utilizzano i sottoprodotti dell'industria casearia, e i volatili da cortile. Malgrado l'inquinamento del Mare del Nord, la pesca, modernamente organizzata, rappresenta un altro importante settore: le aringhe, di cui gli olandesi scoprirono per primi il processo di affumicatura necessario per la loro conservazione, costituiscono il prodotto più importante (con principale centro di lavorazione a Vlaardingen); altri porti pescherecci sono Scheveningen, Katwijk e IJmuiden. A Bergen op Zoom prospera l'ostricoltura.
Economia: risorse minerarie e industria
Il Paese, scarsamente provvisto di risorse minerarie (è quasi del tutto privo di minerali metalliferi), dispone di maggiori risorse nell'ambito energetico: più però del carbone (bacino del Limburgo) e del petrolio (giacimenti di Coevorden e di Rijswijk), conta nell'economia locale il gas naturale, di cui i Paesi Bassi sono tra i maggiori fornitori del mondo con vasti giacimenti (soprattutto nei dintorni di Groninga) e con riserve che gli esperti stimano possano garantire ancora per molti anni gli attuali livelli estrattivi. Una fitta rete di gasdotti attraversa tutto il Paese e si può dire che ogni casa olandese utilizzi gas naturale. Esso soddisfa ca. metà delle richieste energetiche del Paese che per il rimanente dipende essenzialmente dal petrolio d'importazione; il gas naturale viene inoltre esportato in vari Stati, tra cui la Germania, la Francia e il Belgio. L'industria energetica è bene attrezzata e consente un consumo annuo pro capite tra i più elevati in Europa. Modesta, rispetto ad altri Stati, è la produzione di energia di origine nucleare, che trova forti opposizioni all'interno del Paese. Proporzionalmente rilevante è, al contrario, l'impegno per la futura utilizzazione di fonti energetiche alternative. A differenza di quanto si verificò nella maggior parte degli Stati dell'Europa nordoccidentale, a cominciare dal vicino Belgio, l'industrializzazione dei Paesi Bassi non ha preso avvio dalla presenza di cospicue fonti energetiche, bensì dal rilevante accumulo di capitali ottenuti mediante i traffici e gli scambi commerciali con l'Oltremare. In particolare, le attuali industrie olandesi traggono la loro origine dalle svariate attività manifatturiere basate sulla lavorazione dei prodotti agricoli locali e dei prodotti coloniali importati (tabacco, spezie, cacao, zucchero, caucciù, semi oleosi, frutta tropicale ecc.), che le ricche colonie fornivano a basso costo e la potente flotta mercantile faceva facilmente affluire. Questo tradizionale settore industriale è ancora assai fiorente, con complessi in gran parte ubicati a Rotterdam e ad Amsterdam o nei dintorni di queste città (caratteristica è infatti la duplice funzione, mercantile e industriale, delle due metropoli): più in generale, ca. la metà delle industrie olandesi è concentrata nella sezione occidentale del Paese, specie nel cosiddetto Randstad Holland, dove la presenza dei porti ha favorito lo sviluppo delle attività manifatturiere, essenzialmente legate all'importazione. I Paesi Bassi, oltre a essere tra i maggiori produttori mondiali di sigari e sigarette, occupano un buon posto nella produzione di cacao, cioccolato, margarina, zucchero, birra e liquori (rinomanza mondiale ha il curaçao). Amsterdam è inoltre il massimo mercato mondiale per il chinino e il centro più celebre per il taglio dei diamanti. L'assenza di minerali metallici non ha impedito l'affermarsi dell'industria metallurgica (d'altronde, già nel XVIII sec. gli olandesi lavoravano il rame e il ferro con materie prime d'importazione). Particolarmente importante è il settore siderurgico, ma ben rappresentata è anche la metallurgia dell'alluminio, dello zinco, dello stagno e del piombo. Di rilievo è anche il settore meccanico: antica fama hanno le costruzioni navali (con principali cantieri a Rotterdam, Amsterdam e Flessinga), benché in questi ultimi anni si sia registrata in campo cantieristico una gravissima crisi, come d'altronde in ogni parte del mondo. Considerevole la produzione nel settore automobilistico, collegato a una fiorente industria della gomma, e quella di materiale ferroviario. Il comparto aeronautico ha invece attraversato un periodo di crisi a seguito del fallimento della Fokker nel 1996. Nei campi elettrotecnico ed elettronico i Paesi Bassi sono specializzati nella fornitura di lampadine, valvole, dispositivi a semiconduttori; a Eindhoven ha sede la Philips, potenza mondiale nel settore nonostante la crescente concorrenza tecnologica di altri gruppi, soprattutto giapponesi. Contemporaneamente è cresciuto comunque il livello della produzione microelettronica, così come si sono registrati importanti sintomi di sviluppo nel settore aerospaziale e delle biotecnologie. Quasi tutta concentrata lungo il confine tedesco è l'industria tessile, in gran parte ristrutturata e rivolta soprattutto alla lavorazione del cotone e della lana. Poderoso è stato anche lo sviluppo dell'industria chimica, attiva nei settori delle fibre tessili artificiali, dei fertilizzanti azotati, delle materie plastiche, dell'acido solforico, dei prodotti farmaceutici, e di quella petrolchimica: le raffinerie sono localizzate in prevalenza a Rotterdam. I cementifici e le lavorazioni del cuoio, della carta e delle porcellane (Delft) completano il quadro estremamente articolato del comparto industriale dei Paesi Bassi.
Economia: servizi
Favorito dalla collocazione geografica, da un fitto sistema di fiumi e canali che collegano il Mare del Nord con il resto dell'Europa e dalla presenza di numerosi bacini portuali, il commercio è sempre stato una componente trainante dell'economia dei Paesi Bassi, che possono vantare in questo ambito una lunga e solida tradizione. Da sempre sensibile alle iniziative di cooperazione e integrazione economica dell'Europa occidentale, il Paese è promotore di intense relazioni commerciali soprattutto con Germania, Belgio, Regno Unito, Danimarca, Francia, Italia, Stati Uniti e Giappone. Nel 2002, il valore totale delle esportazioni ha superato quello delle importazioni. Per talune branche produttive il mercato estero è più importante di quello interno. Si esportano soprattutto combustibili, prodotti chimici e petrolchimici, generi alimentari (carne e derivati, latticini, prodotti ortofrutticoli ecc.), veicoli e macchinari (tra cui ben rappresentate le apparecchiature elettriche), prodotti industriali vari; si importano in prevalenza cereali e altre derrate alimentari, petrolio, minerali, materie prime in genere, ma altresì molteplici prodotti industriali che il Paese non è in grado di fornire. Il Paese può contare su un sistema bancario e finanziario molto articolato. Fino all'introduzione dell'euro (avvenuta il 1° gennaio 2002), l'unità monetaria nazionale era il fiorino, emesso dalla banca centrale (De Nederlansche Bank NV). La borsa valori di Amsterdam è tra le principali in Europa. Molto sviluppato è il sistema delle vie di comunicazione (strade, ferrovie, vie d'acqua interne): esso tocca i suoi massimi vertici a Rotterdam e ad Amsterdam e si allaccia perifericamente ai porti del Mare del Nord, connettendosi sul lato orientale con la Germania, su quello meridionale con il Belgio. Le vie d'acqua interne, che complessivamente si sviluppano per ca. 6.250 km (la densità idroviaria olandese è la più elevata del mondo) e per le quali transita un terzo delle merci trasportate nel Paese, hanno avuto in particolare una funzione decisiva nella determinazione del ruolo prevalente di Amsterdam e Rotterdam. Vie d'acqua preminenti sono quelle del Reno-Waal e della Mosa; molto fitta, sebbene meno importante, è la rete di canali che nella sezione settentrionale del Paese fa capo a Groninga. Le reti ferroviarie e stradali, estremamente efficienti, collegano il Paese con il resto dell'Europa occidentale. Assai attivi sono i collegamenti aerei internazionali, che hanno a Schiphol (Amsterdam) uno dei più funzionali scali d'Europa; seguono per importanza gli aeroporti di Zestienhoven (Rotterdam), Eelde (Groninga), Beek (Maastricht), parimenti internazionali. Compagnia nazionale è la KLM che, fondata nel 1919, è la più antica linea aerea commerciale del mondo e tra le principali per ampiezza di rete. L'importanza degli scambi spiega anche lo sviluppo della marina mercantile olandese, e ancor più delle attrezzature portuali. Il movimento commerciale con l'estero si svolge essenzialmente attraverso i porti di Rotterdam e di Amsterdam. Rotterdam è congiunta al mare e allo scalo di Europoort mediante il Nieuwe Waterweg (Nuovo Canale), lungo il quale si affacciano gli imponenti complessi petrolchimici della città, mentre il collegamento marittimo di Amsterdam è assicurato dal Canale del Mare del Nord. Tra gli altri principali porti Hoek van Holland (di fronte a Europoort) e Flessinga, importanti per quanto riguarda il movimento passeggeri. I Paesi Bassi dispongono di un'articolata rete di servizi alberghieri: il turismo è infatti un settore molto sviluppato grazie alla presenza di attrattive sia paesaggistiche sia artistiche e culturali. Tra gli itinerari naturalistici va citato quello costiero, lungo le dighe, dall'isola di Walcheren al bassopiano della Frisia, il Parco Nazionale Hoge Veluwe, sede anche del museo Kröller-Müller, l'isola di Schiermonnikoog, riserva naturale famosa per le sue spiagge di sabbia finissima e Kinderdijk, uno degli angoli più conosciuti del Paese, costellato di mulini a vento. Data l'ampia presenza di fiumi e canali, numerose sono inoltre le possibilità di visitare il Paese a bordo di velieri storici, battelli, house boats. Molte delle città, inoltre, offrono al visitatore la possibilità di ammirare antichi palazzi e monumenti, nonché numerosi musei di levatura internazionale.
Preistoria
Sebbene i reperti non siano molto abbondanti, è documentata la presenza di genti preistoriche insediatesi nei Paesi Bassi fin dal Paleolitico medio. Il graduale ritiro dei ghiacciai pleistocenici favorì il formarsi di zone abitate anche nel Mesolitico, ma per vedere una maggiore occupazione del territorio olandese occorre giungere ai tempi oloceni, in cui si assiste al succedersi di varie culture europee, tra cui soprattutto quelle neolitiche della ceramica a bande e quella del vaso imbutiforme, più proprie dell'Europa centrale, e quella eneolitica del vaso campaniforme di estrazione iberica.
Storia: dalla dominazione romana alla Repubblica delle Province Unite
Gli attuali Paesi Bassi furono originariamente abitati da popolazioni celtiche, ma quando i Romani nel sec. I a. C. vi penetrarono esse erano state germanizzate da Frisoni e Batavi. I Romani colonizzarono per breve tempo il territorio fino all'Elba, successivamente solo sino all'Ems; quando ebbero inizio le grandi invasioni barbariche essi si ritirarono dapprima a occidente del lago Flevo, poi al Reno; il Paese, così momentaneamente libero, fu poi occupato dai Franchi, mentre i Frisoni rimasero compressi lungo la fascia costiera. Seguirono il cristianesimo, che ebbe anche là i suoi martiri (tra questi san Federico, sec. VIII, vescovo di Utrecht), e la successiva dominazione carolingia, con la spartizione del Paese ora alla Mosa (876), ora alla Schelda (843 e 880) che, compiuta per competizioni dinastiche, finì con l'assumere un carattere etnico stabile, essendo prevalsi a occidente i Franchi, a oriente i Germani. Con la decadenza dell'Impero si formarono possedimenti feudali laici ed ecclesiastici, tanto più svincolati a controlli gerarchici in quanto le terre erano povere e malsane. Fu in quel periodo di incuria che il lago Flevo si unì al mare diventando lo Zuidersee, probabilmente a causa d'un maremoto. Con la fine della pirateria dei Vichinghi, dei Normanni e dei Danesi (sec. X e XI) le città ripresero a prosperare e altre nuove sorsero e, unitesi in leghe (hanse), ebbero periodi di grande prosperità economica acquistando privilegi commerciali per sé o impedendo ad altre simili leghe di ottenerne o, comunque, limitandoli; tuttavia non si liberarono mai dai vincoli feudali cosicché il Paese, a partire dal 1381, attraverso una serie di successioni e di crediti cominciò a unirsi sotto il governo di pochissime famiglie fino a ridursi a una sola, quella dei Borgogna, che, pur lasciando ai comuni gli antichi privilegi di cui godevano, furono signori di tutta la zona, eccettuata la Gheldria. Durante il dominio di tale casata i Paesi Bassi raggiunsero un grado di civiltà e di cultura altissimo; però la politica di espansione su piano europeo seguita dai duchi Filippo il Buono (1419-67) e Carlo il Temerario (1467-77) fu pagata con l'oro degli abitanti dei Paesi Bassi che, dopo la morte di quest'ultimo duca, o si ribellarono, come avvenne per la Gheldria che riacquistò la propria indipendenza, o impedirono ai suoi eredi (Maria di Borgogna, Filippo il Bello e il figlio di quest'ultimo, Carlo, il futuro imperatore Carlo V) di usare delle loro ricchezze per scopi estranei agli interessi del Paese, che con Carlo V erano divenuti mondiali. Questi dissidi furono ulteriormente aggravati quando nei Paesi Bassi, che erano stati svincolati dai legami verso l'Impero da Carlo V che ne volle lasciare erede il figlio Filippo, penetrò la religione riformata, dapprima il sacramentarismo, poi l'anabattismo e, da ultimo, il calvinismo. Quando Filippo, che era un cattolico intransigente, al posto della tollerante Maria d'Ungheria nominò governatori prima il duca di Savoia, poi Margherita di Asburgo cui fu affiancato il vescovo Grenvelle (1559), la rivolta religiosa e nazionale scoppiò violenta partendo da Valenciennes (1562), città oggi appartenente alla Francia. Il tentativo di imporre le norme tridentine al Paese alimentò ulteriormente la lotta, che vide da un lato la spietata repressione del nuovo governatore, il duca d'Alba; dall'altro le violenze contro i cattolici della popolazione, insorta sotto la guida d'un grande feudatario olandese, Guglielmo d'Orange. Nel 1572 tutto il Paese era in fiamme e nel 1576 proclamò a Gand la propria unione superando i particolarismi e le rivalità religiose. Ma queste ultime si rivelarono di lì a poco talmente insuperabili che i Paesi meridionali, cattolici (l'odierno Belgio), tornarono a sottomettersi al re di Spagna Filippo II, mentre quelli settentrionali, calvinisti, riaffermarono nel 1579 a Utrecht la loro unione e nel 1581 proclamavano la decadenza del sovrano. Nel 1584 Guglielmo d'Orange fu assassinato da un fanatico ma l'abilità politica e militare del figlio Maurizio non fece sentire questa grave perdita. Agli inizi del sec. XVII gli Olandesi, sfruttando abilmente la disfatta della Invencible Armada (1588), sottrassero alla Spagna e al Portogallo, che nel 1580 era stato da Filippo II unito ai propri domini, numerose colonie (Brasile, Guayana, Curaçao, Città del Capo, Giava, le Molucche) e si spinsero fino al Giappone; Amsterdam diventò il centro commerciale più ricco del mondo sia per le spezie sia per le perle e i diamanti. Ma la situazione eccezionalmente favorevole non poté durare sia a causa della scarsezza della popolazione sia per l'eccesso d'individualismo di quel popolo che non volle saperne di fondare un solido potere centrale, e i poteri dello statolder, che in ognuna delle province poteva essere una diversa persona, furono anche limitati. La guerra continuò sino al 1609, quando fu stipulata una tregua durata dodici anni. Le ostilità, riprese parallelamente alla guerra dei Trent'anni, cessarono con il Trattato di Münster (1648) che sancì sia la fine d'una guerra durata ottant'anni, sia il pieno riconoscimento dell'indipendenza e della sovranità dei Paesi Bassi divenuti ufficialmente la Repubblica delle Province Unite.
Storia: le guerre dei sec. XVII e XVIII
La decadenza dei Paesi Bassi fu causata dall'espansione di altre grandi potenze che si andavano formando in Europa: dapprima l'Inghilterra, che con Cromwell, nel 1651, colpì mediante l'Atto di Navigazione il nolo delle navi olandesi, nolo che costituiva una delle fonti di ricchezza dei Paesi Bassi. Nelle guerre che ne seguirono gli Olandesi ottennero anche splendidi successi, soprattutto nel periodo in cui in Inghilterra era tornato sul trono re Carlo II (Plymouth, 1652; forzamento del Tamigi, 1665; Dunkerque, 1666; nuovo forzamento delle difese del Tamigi, 1667), ma mancarono la vittoria sia per l'indisciplina degli ammiragli, sia per le discordie interne tra grassa e piccola borghesia. La Pace di Breda (1667) consacrò la superiorità degli Inglesi che ottennero il riconoscimento della conquista di Nuova Amsterdam effettuata nel 1664 e ribattezzata Nuova York. Alla lotta contro l'Inghilterra seguì quella contro la Francia a causa delle mire di Luigi XIV sulla parte spagnola dei Paesi Bassi (il Belgio attuale). Al tentativo fatto dal re francese nel 1667-68, detto guerra di devoluzione, i Paesi Bassi riuscirono a opporsi creando una lega di Stati europei contro Luigi XIV; ma pochi anni dopo dovettero sopportare una guerra di vendetta da lui premeditata che durò diversi anni ed ebbe come conseguenza l'invasione della stessa Olanda e terminò con la Pace di Nimega (1678). Se la guerra finì senza perdite territoriali per i Paesi Bassi (le spese in questo campo le fece la Spagna) ebbe però come conseguenza di aprire la via della decadenza inarrestabile della potenza olandese. Le successive partecipazioni alle guerre europee del sec. XVIII videro i Paesi Bassi in posizione subordinata rispetto alla Gran Bretagna e dirette unicamente a salvare il principio dell'equilibrio europeo, minacciato come sempre dalla Francia. Unico vantaggio concreto fu il Trattato della barriera, del novembre 1715, in base al quale i Paesi Bassi ottennero di presidiare le fortezze di Furnes, Ypres, Ménin, Tournai, Mons, Charleroi, Namur e Gand che appunto servivano di barriera contro la Francia, mentre il Belgio veniva ceduto dalla Spagna, anziché alla temuta Francia, all'Austria. Anche l'ascesa di Guglielmo d'Orange al trono inglese (1689) non era stata di alcun vantaggio alla grande borghesia commerciale olandese, anzi finì col rafforzare il partito orangista che, a poco a poco, soppiantò il governo del gran pensionario, rappresentante della volontà della grassa borghesia mercantile che alla morte di Guglielmo III (1702) con Antonio Heinsius aveva ripreso il sopravvento nella massima parte delle Province Unite. A partire dal 1711 lo statolderato fu ripristinato in Frisia e nel giro di alcuni anni fu esteso a Groninga (1718), nella Gheldria e nel Drenthe (1722) finché, sotto la minaccia di un'invasione francese durante la guerra di successione austriaca, anche Olanda, Zelanda, Utrecht e Overijssel accettarono tale forma di governo divenuto ereditario nella famiglia di Nassau-Orange (1747). S'era, di fatto, alla monarchia. Ma la potenza dei Paesi Bassi non ne uscì rafforzata per questo: durante la guerra d'indipendenza americana, i Paesi Bassi combatterono per affermare contro gli Inglesi il principio della libertà dei mari, che già nel secolo precedente aveva aspramente diviso i due Paesi, ma perdettero la colonia di Negapatam (1784).
Storia: l'occupazione francese
La dolorosa perdita di Negapatam diede l'avvio a una serie di torbidi interni influenzati anche dalle nuove idee provenienti dalla Francia, e lo statolderato, un tempo voluto dalla piccola borghesia, venne ora da questa avversato perché divenuto conservatore. Una rivolta, scoppiata nel 1787 e favorita dalla Francia, che mirava a sottoporre i Paesi Bassi alla propria influenza politica, fu subito schiacciata dall'intervento prussiano, mentre i Francesi non osavano muoversi. L'ordine antico fu ristabilito e molti seguaci delle nuove idee costretti ad andare in esilio. Però questa emigrazione, allorché pochi anni dopo scoppiarono le guerre provocate dal governo rivoluzionario di Parigi, favorì assai l'invasione francese effettuata dal Pichegru (1795). I Paesi Bassi, occupati e tramutati in Repubblica batava, si resero conto molto presto di quanti danni l'invasione fosse apportatrice: l'occupazione francese del Belgio, divenuta poi annessione, portò all'apertura della Schelda e all'attivazione del porto di Anversa, sino ad allora chiuso al commercio a vantaggio dei Paesi Bassi, e le attività di Amsterdam e di Rotterdam ne furono seriamente danneggiate. La Repubblica batava, Stato-fantoccio, venne ben presto a trovarsi in guerra con l'Inghilterra che occupò facilmente la Colonia del Capo e Ceylon. Mutata in regno per Luigi Bonaparte (1806) l'Olanda fu costretta ad applicare il blocco continentale subendo gravissimi danni nella sua economia. Annessa all'Impero nel 1810 e ulteriormente danneggiata per la più rigorosa applicazione del blocco continentale, l'Olanda fu uno dei primi Paesi sottoposti a Napoleone a rivoltarsi contro la sua tirannia dopo la battaglia di Lipsia (1813); gli Orange furono richiamati lo stesso anno e i Paesi Bassi, tramutati al Congresso di Vienna (1815) in una monarchia ereditaria per Guglielmo I d'Orange (1813-40), compresero nel loro territorio anche il Lussemburgo e il riluttante Belgio sia per creare, secondo la mentalità del tempo, una barriera verso la Francia, sia per ottenere un compenso per la perdita subita a favore dell'Inghilterra delle colonie sopra ricordate.
Storia: il consolidamento del regime democratico-parlamentare
L'unione con il Belgio tuttavia durò poco: la parzialità dimostrata da Guglielmo I per gli Olandesi nei posti di comando, insieme con la rivalità nuova su quale città dovesse essere la capitale e con le rivalità antiche di carattere economico, religioso e linguistico, portarono alla rivoluzione belga del 1830 che, nonostante la caparbia resistenza di Guglielmo I ad accettare il fatto compiuto (ch'era inoltre favorito dai Franco-Britannici), ebbe come risultato la creazione del regno indipendente del Belgio. Alla mutilazione del suo Stato, che Guglielmo I riconobbe solo nel 1839, seguirono anni di pace che fruttarono ampi progressi nel campo interno per il benefico influsso del trionfo del liberalismo politico e, in parte, anche economico. Fu anche estesa l'occupazione di isole dell'Asia orientale sino ad allora occupate solo parzialmente; furono introdotti nuovi sistemi economici in quei lontani Paesi e fu anche abolita la schiavitù, con vantaggi per tutte le parti. Superati senza scosse la crisi internazionale del Lussemburgo del 1867, la guerra franco-prussiana del 1870-71 e il distacco del Lussemburgo avvenuto per motivi puramente dinastici nel 1890, i Paesi Bassi superarono senza altri danni che quelli provocati dal blocco navale britannico la prima guerra mondiale; ma non riuscirono a uscire indenni dalla seconda: invasi dalle truppe di Hitler nel maggio del 1940 e messi fuori combattimento in pochissimi giorni, essi subirono una durissima occupazione tedesca, mentre il governo e la regina Guglielmina (1890-1948) riparavano in Gran Bretagna e le Indie Olandesi venivano occupate dai Giapponesi (1941-42), alleati della Germania. Liberati dagli Anglo-americani nel 1944-45, i Paesi Bassi, nonostante i danni subiti dalla guerra e la perdita della ricca Indonesia, seppero riprendersi in breve tempo così da creare una sana economia sorretta da una solida moneta, il fiorino, divenuta una delle più forti del mondo. All'interno si completò, senza scosse, l'attuazione di un regime democratico-parlamentare già iniziato nel sec. XIX (nel 1980 abdicava la regina Giuliana e saliva al trono la figlia Beatrice).
Storia: dai governi di coalizione allo sviluppo dei movimenti populisti e xenofobi
Tra gli anni Sessanta e Ottanta però una certa instabilità governativa caratterizzò la vita politica dei Paesi Bassi. Dal 1982, Ruud Lubbers del Partito cristiano-democratico, seppe invece ridare al Paese una certa stabilità politica mantenendo la guida del governo per un decennio e stringendo alleanze governative con le forze liberali di destra. Seguirono dal 1989 diverse coalizioni di governo in cui le forze del centro-destra governarono con quelle del centro-sinistra (governi guidati da W. Kok tra il 1994 e l'inizio del 2002). In quegli anni (marzo 1995) crebbe comunque il consenso elettorale per il partito liberale (VVD), fautore dell'austerità economica, delle privatizzazioni e del controllo dell'immigrazione, che riuscì a diventare la prima forza politica olandese. Nell'ottobre dello stesso anno il governo propose due importanti riforme costituzionali: l'introduzione del referendum "correttivo" sulle leggi approvate dal Parlamento e la modificazione del sistema elettorale. Nel 2002, la vigilia delle elezioni legislative veniva turbata dallo scandalo legato al comportamento dei Caschi blu olandesi in Bosnia (per ordini superiori, assistettero senza intervenire alla strage di Srebrenica, nel 1995), che provocava le dimissioni di Kok, e, soprattutto, dall'omicidio del leader populista e xenofobo Pym Fortuyn, il cui seguito era in costante aumento. Il responso delle urne, nel mese di maggio, premiava i partiti del centrodestra (e più particolarmente il CDA e la lista intitolata a Pym Fortuyn) e segnava il crollo di progressisti, liberali e laburisti. La guida del nuovo governo era quindi affidata a Jan Peter Balkenende, del Partito cristiano-democratico. Con la consultazione elettorale del gennaio 2003 i cristiano-democratici confermavano il primato ottenendo, con 44 seggi, la maggioranza in Parlamento, mentre la Lista Pim Fortuyn accusava un netto calo di preferenze. I laburisti per pochi voti subivano il distacco dai democristiani, ottenendo comunque 42 seggi. Nel giugno 2005, in un referendum consultivo, la popolazione bocciava la ratifica della nuova Costituzione europea, mentre nel giugno 2006 il governo si dimetteva a causa del ritiro di uno dei partiti della coalizione, in seguito a un problema sorto con una deputata immigrata. In novembre si svolgevano le elezioni anticipate che venivano vinte dal partito del premier uscente con 41 seggi. Nel febbraio 2007 Balkenende dava vita a un nuovo esecutivo comprendente il CDA, i laburisti (PvdA) e i cristiano-sociali (CU). Nel febbraio 2010, in seguito a una discussione sulla missione NATO in Afghanistan, il premier annunciava la rottura della coalizione di governo e la rottura con i laburisti, le successive elezioni (giugno) vedevano la vittoria per un solo seggio dei liberali del VVd e la crescita della Destra (Partito della Libertà); sconfitti i cristiano-sociali e i laburisti. In ottobre assumeva l'incarico di primo ministro il liberale Mark Rutte. Nell'aprile 2012 dopo difficili trattative all'interno della maggioranza sulle politiche economiche, il premier si dimetteva; le elezioni anticipate di settembre vedevano la vittoria del VVd (41 seggi) seguito dai laburisti del PvdA (38 seggi). In ottobre l'ex premier Rutte veniva incaricato di formare un nuovo governo, che per fronteggiare la crisi economica internazionale varava misure economiche improntate all’austerity, con l’effetto di ridurne il consenso popolare. Nel 2013 la regina Beatrice ha abdicato a favore del figlio Guglielmo Alessandro (1967-), salito al trono con il nome di Guglielmo IV. Alle elezioni europee del 2014 il VVD veniva sconfitto dal partito D66. Nel 2016 si svolgeva un referendum sulla ratifica di un accordo commerciale tra l’Ucraina e i Paesi europei per la creazione di una zona di libero scambio, che vedeva la vittoria dei No con il 61,1% dei voti. Questo risultato è stato interpretato coma la diffusione all’interno del Paese di posizioni euroscettiche, smentite però dalle elezioni politiche del 2017, che vedevano la riaffermazione dell’europeista VVD. Il partito di tendenza xenofoba e populista PVV, guidato da G. Wilders, vedeva comunque crescere i propri consensi, ottenendo il 13,1% dei voti e affermandosi come secondo partito nazionale. Nell’ottobre 2017 Ritte formava un governo di coalizione composto da VVD, D66 e il partito progressista Christen- Democratisch Appèl. Le elezioni europee del 2019 vedevano la vittoria a sorpresa, con il 18,10% dei voti, del Partito laburista. Il VVD di Rutte si piazzava al secondo posto, mentre l’euroscettico PVV vedeva un netto calo nei consensi.
Cultura: generalità
Gli antichi Paesi Bassi, un'area geografica comprendente le Fiandre (oggi incluse nel Belgio) e parte della Francia settentrionale, conobbero, nel XIV e nel XV sec., una notevole prosperità sia in senso economico sia culturale, grazie a una posizione geografica estremamente favorevole, alla confluenza di tre grandi fiumi europei, il Reno, la Mosa e la Schelda. Successivamente, a seguito della Guerra degli Ottant'Anni (1568-1648), il baricentro culturale-economico si spostò verso il nord, nella Repubblica delle province unite (il futuro regno di Olanda), divenute indipendenti verso la fine del XVI sec. Fu proprio a partire da questo periodo, con la grande affermazione commerciale e marittima dei Paesi Bassi, che si plasmò l'identità culturale della nazione. Le continue esplorazioni dei suoi navigatori, il ruolo predominante negli affari e nel commercio contribuirono a dare alla cultura del Paese una vocazione cosmopolita e aperta agli stimoli culturali stranieri che perdura tutt'oggi. Le arti, in ogni loro forma, hanno sempre conosciuto grande espressione nei Paesi Bassi, nazione che può vantare alcuni degli artisti più celebri del mondo (da Rembrandt a Frans Hals, da Vermeer a Van Gogh e Mondrian). Tra i siti considerati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, i Paesi Bassi annoverano la penisola di Schokland, sommersa dalle acque nel 1859 e recuperata grazie al prosciugamento dello Zuiderzee, i mulini di Kinderdijk-Elshout, la linea difensiva di Amsterdam, complesso sistema di dighe, chiuse e canali che, costruito tra il 1883 e il 1920, circonda per 135 km la capitale, il polder di Beemster, risalente agli inizi del XVII sec., la stazione di pompaggio a vapore D.F. Wouda a Lemmer, nel Friesland e la casa Schröder a Utrecht, uno degli edifici più rappresentativi dell'architettura neoplastica, progettata nel 1924 da Gerrit Thomas Rietvel, la fabbrica Van Nelle a Rotterdam, i canali di Amsterdam costruiti tra la fine del XVI e l’Inizio del XVII secolo e il Mare di Wadden. Discorso a parte meritano i numerosissimi musei, adeguatamente sostenuti dallo Stato e testimonianza di vari aspetti del patrimonio culturale del Paese, dall'arte contemporanea alle esposizioni permanenti dedicate ai grandi maestri della pittura, ma sono presenti anche musei dedicati alla storia naturale, alla storia, all'etnologia e alle maggiori scoperte della tecnica. I musei principali sono il Rijksmuseum (o Museo Reale) e il Vincent Van Gogh Museum ad Amsterdam, il Museum Boijmans Van Beuningen a Rotterdam, il Mauritshuis a l'Aia, e il Het Loo Palace ad Apeldoorn. Prestigiose collezioni di arte moderna e contemporanea sono spesso allestite allo Stedelijk Museum di Amsterdam, al Kröller-Müller Museum di Otterlo, al Bonnefanten Museum di Maastricht e al Van Abbemuseum di Eindhoven. Lingua ufficiale è l'olandese (dialetto neerlandese) che appartiene, come l'inglese e il tedesco, al ramo delle lingue germaniche occidentali; in Frisia è parlato il frisone. In merito al settore delle scienze e della ricerca, obiettivi del governo sono quelli di garantire elevati standard qualitativi e le condizioni per ulteriori progressi scientifici. Gli istituti di ricerca, di norma parte delle università, ricevono sovvenzioni dal governo ma possono fare richiesta di finanziamenti da fondi gestiti dall'Accademia reale per le arti e per le scienze del Regno dei Paesi Bassi (KNAW) e dall'Ente olandese per la ricerca scientifica (NWO). Questi istituti possono inoltre reperire fondi offrendo corsi o svolgendo attività di ricerca per aziende regolata da contratti. I Paesi Bassi sono leader soprattutto nella ricerca nei settori dell'ingegneria idraulica, della chimica e dell'informatica.
Cultura: tradizioni
Molti degli aspetti folcloristici tradizionali hanno perso le loro connotazioni originarie, tramutandosi in qualche caso in emblemi nazionali (alquanto stereotipati) a uso e consumo dei turisti o amalgamati in quello che è il pluriculturalismo della società dei Paesi Bassi, sempre tollerante e aperta nell'accogliere e integrare al suo interno elementi culturali appartenenti ad altre comunità. Ciononostante, in alcuni luoghi è ancora presente la memoria storica di un patrimonio folcloristico che attinge alle più importanti vicende avvenute nel corso dei secoli nelle varie regioni. Quasi del tutto scomparse sono le forme di danza popolare autoctone, sostituite da balli di provenienza tedesca e francese, così come l'usanza di indossare abiti tradizionali, fatta eccezione per alcuni luoghi della Zelanda, del Volendam, dell'estremità nordorientale del Veluwe e nell'isola di Marken. Ancora fiorente è la coltivazione di tulipani: dal 1635, anno in cui i bulbi vennero per la prima volta importati dalla Turchia, sorgono innumerevoli stabilimenti completamente adibiti alla loro coltivazione. L'elevato standard qualitativo raggiunto dai floricoltori locali nella produzione, nella selezione di varietà nuove e nella coltura di tulipani da taglio, fa sì che l'esportazione dei bulbi e dei fiori freschi contribuisca ancora in modo rilevante all'economia del Paese. Centro nevralgico di tale coltivazione è la zona tra Haarlem, Lisse e Noordwijk, mentre ad Aalsmer, vicino all'aeroporto di Amsterdam, si svolge ogni anno la più grande asta di fiori e piante a livello mondiale. Altro simbolo del Paese sono i mulini a vento, dichiarati monumenti nazionali. Introdotti in Europa verso la fine del XII sec., al fine di sfruttare l'energia eolica, si diffusero enormemente nei Paesi Bassi perché l'assenza di barriere naturali consentiva di sfruttare a pieno la forza del vento. In passato erano anche lo specchio delle vicende familiari: se la famiglia del mugnaio era stata colpita da lutto, la disposizione e la mancanza di legni delle pale indicavano chi era scomparso, mentre nei giorni di festa le pale erano ornate con ghirlande, bandiere, festoni, frecce di Cupido. Le case tradizionali sono di legno, pitturate di bianco e di verde. Famose in tutto il mondo quelle risalenti al XVII e al XVIII secolo, dal tipico frontone triangolare, che si affacciano sui canali delle principali città. L'architettura moderna, specie nei centri maggiori, si sovrappone a tutta una tradizione folcloristica che il museo all'aria aperta di Arnhem cerca di conservare: nei Paesi Bassi, così come in altri luoghi, è in atto un pericoloso livellamento e anche l'antico artigianato locale (pizzi, cuffie, trine, ceramiche, oreficeria) ne sta risentendo pesantemente. Per quanto riguarda le festività, quella più sentita è il Koninginnedag, che si celebra il 30 aprile, in occasione del compleanno della regina Beatrice ed è considerata giorno di festa nazionale. Le celebrazioni prevedono parate, mercatini e attività sportive; nella capitale, in particolare, le strade e i canali si affollano di gente e di barche, nonché di bar allestiti per l'occasione e di palchi all'aperto. Un'altra festività importante è la festa di san Nicola (Sinterklaas) che ricorre il 6 dicembre. La festa del santo, patrono dei mercanti e dei marinai, ha perso le sue connotazioni religiose diventando nel tempo una genuina festa popolare molto radicata nella tradizione dei Paesi Bassi. A gennaio, se le condizioni del ghiaccio lo consentono, si svolge la Elfstedentocht (viaggio delle undici città), una maratona su pattini di circa 200 km, molto seguita nel Paese, che si svolge nelle campagne della Frisia. I vincitori vengono onorati nella gran festa che dura l'intera notte, tra suoni e canti nell'allegria della danza popolare (skotsetrje). Negli ultimi anni, a causa dell'innalzamento delle temperature, non si è potuta svolgere (l'ultima edizione risale infatti al 1997). Numerose, infine, le feste legate alle tradizioni universitarie di città famose per i loro istituti, come Leida e Utrecht. § La gastronomia nazionale non è molto elaborata e si basa soprattutto sulle patate, spesso accompagnate da carne e verdure, sul pesce (come l'aringa, che può essere consumata affumicata e cruda, marinata o accompagnata da varie salse) e sui formaggi, famosi ed esportati in tutto il mondo. Altra specialità tradizionale è il cioccolato, confezionato in molte raffinate varietà. Tra i piatti tipici l'hustpot (a base di patate, carote, cipolle e carne), il boerenkool met worst (patate schiacciate con cavolo e wurstel affumicato), i pannekoeken (una pasta a base di uova, farina e latte), l'erwtensoep una zuppa di piselli e i poffertijes, piccole crêpes da mangiare con zucchero a velo, cioccolata o advocaat (un denso liquore olandese a base di uovo). Elevati i consumi di caffè e birra, poco diffuso il vino.
Cultura: letteratura: dal XIII al XVII secolo
Fin dal Trecento si riscontrano le caratteristiche di una letteratura olandese, collegata con lo sviluppo storico e col formarsi e consolidarsi di una particolare mentalità nazionale. Nel più lontano Medioevo non si distingue agevolmente la letteratura fiamminga (vedi anche Belgio, letteratura) da quella dei Paesi Bassi settentrionali (attualmente Nederland o Paesi Bassi). Le vicende storiche delle Fiandre e del Brabante, delle Province Unite e infine dei Paesi Bassi spiegano come tra popoli aventi in comune lingua e cultura prendesse la preminenza per la sua azione politica e religiosa (per Spagna e Austria) quella che, da una regione importante, si chiamò Olanda (per influsso del francese Hollande nella lingua diplomatica). La nascita di una letteratura in volgare è strettamente legata al sorgere di un nuovo tipo di vita sociale, non più rurale, ma cittadino. Il sorgere del ceto borghese si traduceva in una laicizzazione dei temi letterari. Il realismo borghese, che nella letteratura fiamminga produce quel capolavoro di ironia che è l'epopea Della Volpe Reinaerd e che ha stimolato Jacob van Maerlant (ca. 1235-1290/1300) alle sue opere didascaliche, riceve, con l'ingresso dell'Olanda, un ulteriore potenziamento. Tra i primissimi documenti letterari dei Paesi Bassi va ricordata, alla fine del Duecento, la Cronaca rimata d'Olanda di Melis Stoke; tra le prime manifestazioni di prosa artistica sono invece da citare le Fiabe di Dirc de Potter (1370-1428) al quale si deve il poema gnomico Sulla via dell'amore, una specie di Ars amandi, ispirato a un viaggio in Italia. Al gusto per le opere edificanti e filosofiche andò sostituendosi l'interesse per le affermazioni morali (genere in cui emerse il poeta lirico Willem van Hildegarsberch) che si affermò con le “camere di recitazione” (componimenti meditativi), ispirate probabilmente al pensiero dei rhétoriqueurs che eccellevano in Francia e alla corte di Bruxelles. Un notevole influsso sul rinnovamento del pensiero venne esercitato, sul finire del Quattrocento, da Erasmo da Rotterdam (1466-1536) e dai prodromi della Riforma religiosa. Ben presto alla decadenza culturale delle Fiandre, si contrappose il fiorire di una nuova letteratura nelle Province del Nord, rifugio di tutti gli spiriti liberi minacciati dall'Inquisizione. All'opera in latino di Erasmo si aggiunsero gli scritti in volgare di Dirk Volkertszoon Coornhert (1522-90) che con l'opera Etica, cioè l'arte di ben vivere, contribuì all'esaltazione della lotta contro ogni forma di oscurantismo e di intolleranza. Con lui preannunciano il secolo d'oro Hendrik Spiegel (1549-1615), autore della prima grammatica in lingua neerlandese e del poema Specchio del cuore, e Roemer Visscher (1547-1620) che pubblica Emblemi. L'età aurea della letteratura dei Paesi Bassi è in pari tempo la riconferma che tutta l'arte neerlandese è imbevuta di spirito religioso, o forse più esattamente di fede, se si fa eccezione per Pieter Cornelisz Hooft (1581-1647), sommamente legato all'antichità classica e ai temi della poetica rinascimentale italiana, più che francese. Se ne ha testimonianza precisa nella sua pastorale Granida e nei sonetti. Egli va inoltre ricordato per le Storie olandesi di prosa tacitiana. Alla misura classica di questo si contrappose la naturalezza e la spontaneità di Gerbrand Adriaenszoon Bredero (1585-1618) che diede il meglio di sé nelle liriche e nella commedia briosa Il Brabantino spagnolo, ricca di sentimento popolare e di impasti linguistici, dove il dialetto si inserisce con valore di immediatezza. Personalità antitetiche sono da riscontrare in Constantijn Huygens (1596-1687) e in Jacob Cats (1577-1660), i grandi moralisti del secolo: lirico con inclinazioni al marinismo il primo; spontaneo, popolare, colorito il secondo, autore di rime che sono una vera pittura della vita di ogni giorno. In altro senso, ma a Cats vicino per spontaneità di espressione, va ricordato Jan Luiken (1649-1712) che commentò con versi didascalici le proprie acqueforti. Su tutti si affermò Joost van den Vondel (1587-1679) di origine fiamminga, ma di ispirazione nazionale, il più grande poeta dei Paesi Bassi. Di famiglia mennonita, combatté i riformati, accusati di rigorismo, e passò quindi al cattolicesimo nell'esigenza dell'unità dell'Europa. Scrisse satire letterarie, religiose e politiche e liriche esuberanti nell'immaginifica barocca, ma controllate da un senso classico. La sua fama si ricollega tuttavia soprattutto a due opere di teatro; Palamedes e Lucifer, tragedia politica la prima, che mette in evidenza le lotte dei protestanti tra loro, e tragedia biblica la seconda, sul tema della predestinazione e della salvezza. Jan Vos (1620-47), dal canto suo, portò in teatro nuove energie con inclinazione allo spettacolo e agli artifici barocchi. I primi segni di decadenza si avvertirono intorno al 1680. È l'età delle parrucche pruikentijd, il momento di imitazione del passato, preannuncio di un arcadico abbandono.
Cultura: letteratura: dal XVIII al XX secolo
Il Settecento è tutto di imitazione francese. Rivive per un istante la commedia classica in Pieter Langendijk (1683-1756) con Lo specchio dei mercanti olandesi; la prosa si ispira in rapido passaggio al razionalismo di Justus van Effen (1684-1735) e al genere epistolare che ha la sua migliore espressione nel romanzo Sara Burgerhart scritto in collaborazione da due amiche: Betje Wolff (1738-1804) e Aagje Deken (1741-1804). Motivi della morte e della brevità della vita sono esaltati, sul modello dei preromantici inglesi, nella lirica di Rhijnvis Feith (1753-1824), mentre una pienezza di sentimento romantico è avvertibile nell'opera poetica, pur sovrabbondante e diseguale, di Willem Bilderdijk (1756-1831). Contro l'imperante agnosticismo e contro il liberalismo si scagliò il calvinista Isaac de Costa (1798-1860) in scritti appassionati. Il pensiero liberale moderno venne invece esaltato nei bellissimi saggi di Jacob Geel (1789-1862) e il sentimento della natura, unito all'amore per la patria, trovò eco nei Poemi di A. C. W. Staring (1767-1840). Un tentativo di rinnovamento culturale venne dall'opera di E. J. Potgieter (1808-75) con saggi, articoli, poesie e soprattutto con gli scritti della rivista De Gids (La guida) da lui fondata nel 1837. Il meglio della sua attività è dovuto certamente all'opera da lui promossa per dare ossigeno allo stanco panorama culturale del Paese e in pari tempo anche al poema Florence dedicato alle celebrazioni dantesche del 1865. Intanto, sull'influsso di Walter Scott e del romanzo storico, andò proliferando la prosa. In Camera obscura, Nicolaas Beets (1814-1903) illustrò la borghesia dei Paesi Bassi; Jacob van Kennep (1802-68), col suo Ferdinand Huyck, tornò al Medioevo, mentre all'età della Riforma si riavvicinò L. G. Bosboom-Toussaint (1812-86), scrittrice di facile vena. Storia a sé fa Multatuli, pseudonimo di Eduard Douwes Dekker (1820-87), la cui opera migliore, Max Havelaar, è una requisitoria contro la politica coloniale nelle Indie, da lui conosciuta come funzionario del governo. Sul finire del secolo andò affermandosi una nuova estetica, propugnata dalla rivista Nieuwe Gids (La nuova guida) a sostegno della bellezza, della purezza dell'arte mediata dagli elementi musicali e pittorici della parola. Ne furono interpreti le liriche di Jacques Perk (1859-81), Willem Kloos (1859-1938), fondatore della rivista, Lodewijk van Deyssel (1864-1952), Albert Verwey (1865-1937), Herman Gorter (1864-1927), che acquistò celebrità col poema Maggio, Frederick van Eeden (1860-1932), autore del celebre romanzo Il piccolo Johannes, tradotto in molte lingue. Al realismo e al naturalismo nelle opere di Herman Heijermans (1864-1924) si oppose la prosa brillante di Louis Couperus (1863-1923), pittore felice della realtà contemporanea, e l'impeccabile stilista Arthur van Schendel (1874-1946). Intanto, ai canoni della Nieuwe Gids era andata sostituendosi, fin dai primi anni del sec. XX, una più immediata e vigorosa adesione ai problemi di carattere sociale, religioso e politico, cui fa eccezione la poesia aristocratica, lontana dai problemi della vita contemporanea, ma pur bella per l'alta musicalità, di Jan Hendrick Leopold (1865-1925). Autori e opere di notevole interesse apparvero all'orizzonte letterario dei Paesi Bassi, a cominciare da Henriette Roland Holst van der Schalk (1869-1952), che ha espresso la sua concezione marxista e la sua ardente fede in un avvenire migliore in versi, saggi, studi e biografie. Sullo stimolo di riviste come Het Getij (1916, La marea) e come De Stem (1918, La Voce), portavoce di correnti espressionistiche, la prima (che diede origine al vitalismo) facente capo a Herman van den Berg (1897-1967), la seconda a Dirk Coster (1887-1956) e J. Havelaar, entrarono nei Paesi Bassi le nuove correnti letterarie francesi e tedesche. Si affermarono scrittori come Jan Jacob Slauerhoff (1898-1936), Hendrik Marsman (1894-1940) e Martinus Nijhoff (1899-1953), autore di potenti drammi religiosi. Un ritorno alla chiarezza del linguaggio venne auspicato dalla rivista Forum (1932), che ebbe tra i suoi portavoce il romanziere S. Vestdijk (1898-1971), autore fecondo di romanzi psicologici in cui viene analizzato con grande acume lo spirito umano e la mentalità della classe più tipicamente olandese, cioè quella della piccola borghesia. Tra le due guerre si affermarono autori di ispirazione cattolica come Anton van Duinkerken (1903-68), Jan Engelman, cui si deve la famosissima cantilena Vera Janacopoulos. Mentre a sé sta la figura di Johan Huizinga (1872-1945), autore di uno studio straordinario, Autunno del Medioevo, grandiosa sintesi della civiltà francese e borgognona del Trecento e del Quattrocento. Intensa la fioritura di opere ispirate alla Resistenza, nessuna delle quali tuttavia è assurta a capolavoro d'arte. Sulla prosa del dopoguerra incombe inizialmente l'ombra di Forum. Solo alcuni autori, come per esempio Hermans (1921-95), van het Reve (n. 1923) e Blaman (1906-60) riescono a staccarsi da questa eredità. La critica, ancora fortemente determinata da convinzioni morali, reagisce scioccata alle loro opere, nelle quali colpisce la totale assenza di valori superiori e una visione dell'amore strettamente legata alla sessualità. Esemplare è Le serate (1947) di Gerard Kornelis van het Reve, romanzo di una generazione che offre un quadro preciso degli interessi della gioventù moderna la quale, disillusa dal conflitto mondiale, dà l'addio agli ideali della generazione prebellica. Sentimenti religiosi vengono trattati poi con puro cinismo (nel primo Van het Reve) o sono oggetto di una critica feroce (Hermans). Anche la rivolta della poesia dei Vijftigers (il gruppo degli anni Cinquanta) si inquadra nel contesto internazionale della reazione di una generazione che fa i conti con la guerra, senza che si possa parlare di un'influenza ben precisa. Spinto dall'ideale di una lingua originaria, adamitica, questo gruppo sviluppa una tematica che accentua la corporalità, considerando la lingua come materiale del poeta. Negli anni Sessanta i Vijftigers vengono contrastati dagli autori della cerchia di Barbarber e Gard-Sivik. Autori quali Schippers (n. 1936), Bernlef (n. 1937) e Hanlo (1912-69) compongono poesie che descrivono esperienze quotidiane in un linguaggio colloquiale. Ma sin dalla fine degli anni Sessanta si verifica un ritorno a emozioni riconoscibili nella poesia pubblicata nella rivista Tirade. Gli sviluppi nella prosa degli ultimi decenni del sec. XX sono caratterizzati dalla dialettica tra realismo e contromovimenti. Eccetto qualche caso raro, la prosa rimane fino all'inizio degli anni Sessanta fedele ai canoni del realismo, e soltanto con Polet (n. 1924) e qualche altro, influenzato probabilmente dal nouveau roman, si assiste a testi in cui l'illusione della realtà viene appositamente distrutta. Alla fine degli anni Settanta, periodo in cui si era manifestata una spinta restauratrice che aveva favorito un ritorno all'introspezione e alla rielaborazione del passato, individuabile in autori come Marten T'Haart (n. 1944), cominciano a emergere fermenti innovatori nel panorama culturale del Paese. Il fenomeno si è andato sempre più manifestando nella ricerca continua di orientamenti e di indirizzi nuovi che rompessero con il passato, sia sul piano formale sia su quello contenutistico. La ridefinizione del senso della vita e della propria identità sembra accomunare infatti da quel momento un gran numero di scrittori, a dispetto delle differenze di generazione. Rappresentativi di questa tendenza sono i tre principali romanzieri del Paese, gli olandesi Cees Nooteboom (n. 1933), Harry Mulisch (n. 1927) e il fiammingo Hugo Claus (n. 1929). Grazie ai loro primi grandi successi, rispettivamente Rituali (1980), L’attentato (1982) e Le pene delle Fiandre (1983), la letteratura dei Paesi Bassi si è di nuovo imposta sullo scenario internazionale. Indipendentemente dalle diversità dei loro intenti e stili questi tre autori hanno tentato una “ricapitolazione” degli ultimi quattro decenni del Novecento, osservandoli con il distacco critico di chi ne ha preso definitivamente commiato. Sempre maggiore incremento ha conosciuto la letteratura femminile, che in gran parte si può definire segnatamente femminista. Tra i principali esponenti di questo importante filone si annoverano autrici di notevole talento come Margriet de Moor (n. 1941), Anja Meulenbelt (n. 1945), Monika van Paemel (n. 1945), Hermine de Graaf (n. 1951), Kristien Hemmerechts (n. 1955), Renate Dorrestein (n. 1954) e la fiamminga Patricia de Martelaere (n. 1957). Tra gli autori emergenti degli anni Ottanta meritano menzione Leon de Winter (n. 1954) e Marcel Möring (n. 1957). Tra le voci più significative e promettenti del romanzo postmoderno si ricorda A. F. Th. van der Heijden (n. 1951), impostosi all'attenzione nel 1984 con il ciclo Il tempo senza denti. Negli anni Ottanta e Novanta anche la letteratura fiamminga ha subito notevoli impulsi con autori quali Tom Lanove (n. 1958), Leonard Nolens (n. 1947), Kristien Hemmerechts, Dirk van Bastelaere (n. 1960), Herman de Coninck (n. 1944), che pubblicano tuttavia nei Paesi Bassi, tanto che ad Amsterdam si parla di una vera e propria “invasione fiamminga”. Se Anversa ospita gli ambienti letterari più vitali e dinamici delle Fiandre, Bruxelles, la città dove sono nati movimenti spiccatamente internazionali e anarchici come il gruppo Cobra e la corrente Van Nu en Straks, resta pur sempre il centro propulsore di quella cultura fiamminga che si considera più europeista. Un certo fermento si è riscontrato anche nel campo della poesia, soggetta per decenni all'influsso di poeti come Lucebert, molto noto all'estero anche come disegnatore, e degli “sperimentalisti” del gruppo dei Vijftigers. Più che di una lirica dei Paesi Bassi, si parla oggi di una lirica di lingua olandese. I confini che separano i Paesi Bassi dagli altri Paesi europei sono particolarmente aperti e favoriscono un elevatissimo grado di internazionalizzazione. In una nazione in cui la lirica ha voci assai diverse, tante quasi quelle dei singoli poeti, anche i movimenti sono molteplici e diversificati. Accanto a poeti che curano il genere del sonetto convenzionale, vi è il gruppo degli ermetici e una lirica moderna molto morbida che predilige temi sovranazionali. Meno proiettata verso un culto narcisistico dell'interiorità e del proprio io, la poesia dei Paesi Bassi è percorsa da una curiosità nei confronti del mondo esterno che la induce a prediligere le figure concrete tratteggiate con ironia e con un interesse divertito per la descrizione. Tra le figure più significative meritano menzione, oltre all'ormai classico Gerrit Kouwenaar (n. 1923), esponenti della generazione di mezzo come H. H. ter Balkt (n. 1938) e J. Bernlef (n. 1937) e, tra i più giovani, Frans Budé, che è anche pittore, Anna Enquist (n. 1945) e Tonnus Oosterhoff (n. 1953).
Cultura: arte: dal XIII al XV secolo
Tra i più antichi monumenti della regione vi sono i resti della chiesa poligonale di S. Valburga a Groninga (ca. 1000) e alcune chiese preromaniche a Utrecht (S. Pietro, S. Giovanni; metà sec. XI) e a Maastricht (il Westwerk di Nostra Signora, ca. 1000; S. Servazio). Lo stile romanico olandese dei sec. XII e XIII non si differenzia da quello tedesco renano (vaste chiese di pietra con volte a costoloni: Nostra Signora di Maastricht, 1170; duomo di Roermond, ca. 1219). Nel sec. XIII al prevalente stile tardoromanico si mescolarono elementi gotici (duomo di Utrecht, ricostruito a partire dal 1254), ma la grande fioritura dello stile gotico con caratteristiche regionali si ebbe nei secoli successivi, dal XIV al XVI. Nel Brabante, nell'Olanda e nella Zelanda questo si affermò nelle forme del “gotico brabantino” (cattedrale di 's-Hertogenbosch; collegiata di Nostra Signora di Breda; chiesadi Tolen; S. Caterina di Utrecht; S. Lorenzo di Alkmaar; Grote Kerk (chiesa grande) di Haarlem; Grote Kerk dell'Aia; Nostra Signora di Dordrecht; ecc.), mentre nella zona di Groninga si incontrano chiese in cotto con volte cupoliformi (Appingedam, Garmerwolde, Groninga ecc.) e nella zona tra Reno e Mosa edifici di tipo tardogotico renano (Nimega, Venraai, Arnhem). Per quanto riguarda la scultura e la pittura tutti i maggiori artisti olandesi del Tre-Quattrocento lavorarono in Francia, Fiandre e Borgogna (Claus Sluter, i Limbourg, J. Malouel, Petrus Christus, D. Bouts, G. David ecc.). Solo la pittura di Albert van Ouwater, Geertgen tot Sint Jans e degli altri maestri di Haarlem mostra caratteri più propriamente “olandesi”.
Cultura: arte: dal XVI al XVII secolo
La grande scuola olandese di pittura si affermò nel sec. XVI e soprattutto nel XVII. Tra i maggiori maestri del primo Cinquecento vi sono Hieronymus Bosch e i protagonisti del “rinascimento neerlandese”: Luca da Leida, vicino a Dürer e agli Italiani, Jan van Scorel e il suo discepolo, il ritrattista Antonio Moro; Marten van Heemskerk risentì intensamente del manierismo italiano, mentre Piter Aertsen e J. Beuckelaer posero le premesse della grande pittura olandese di nature morte. Il manierismo durò a lungo in Olanda: tra la fine del Cinquecento e il primo Seicento, Haarlem e Utrecht furono due dei maggiori centri europei dell'ultimo manierismo internazionale, rispettivamente con Karel van Mander, H. Goltzius e Cornelis van Haarlem nella prima città, con Abraham Bloemaert e J. Wittewael nella seconda. Il primo esempio di architettura rinascimentale in Olanda può essere considerato il Castello di Breda (ca. 1520) del bolognese Tommaso Vincidor. Intorno alla metà del secolo si diffuse uno stile manieristico decorativo e disorganico (soprattutto nell'architettura civile: municipio dell'Aia, 1563) continuato praticamente fino alle soglie del Seicento (municipi di Haarlem, 1593, e di Leida, 1597). Nei primi decenni del secolo si delineò una reazione al manierismo: prima nelle chiese riformate di Hendrik de Keyser, ampie basiliche a colonne senza decorazione (Zuiderkerk e Westerkerk ad Amsterdam, 1606 e 1620); poi nel sobrio e “borghese” classicismo di Jacob van Campen, autore del Mauritshuis dell'Aia (1633) e della Chiesa Nuova di Haarlem (1645). Enorme importanza, nella storia dell'arte europea, ha la pittura olandese del Seicento, che si contrappone all'artificiosità del manierismo così come alla retorica del barocco, attraverso la ricerca di uno schietto naturalismo, scevro di effetti scenografici, e la piena rivalutazione dei generi “minori”. In ciò essa recupera la tradizione locale della pittura di paesaggio (D. Seghers, W. Buytewech) e di natura morta mediandola attraverso il caravaggismo (Terbruggen, Honthorst, van Baburen). Le personalità emergenti della scuola olandese sono Rembrandt, che coltivò in pratica tutti i generi; Jacob van Ruysdael, J. van Goyen, M. Hobbema nel paesaggio; A. van Ostade e C. Bega nella pittura di “genere”; Frans Hals nel ritratto. A Delft operò una scuola che trasfigurò i temi di vita borghese conferendo loro classica dignità (Vermeer, P. de Hooch; i pittori di interni di chiese).
Cultura: arte: dal XVIII al XX secolo
Verso la fine del secolo, e più ancora nel successivo, il naturalismo olandese decadde a generismo e accolse influenze straniere, soprattutto francesi. Si affermò anche la pittura decorativa rococò (Jacob de Witt). In architettura Daniel Marot diffuse le forme del barocco francese. Anche più scarsa l'importanza dell'arte olandese nel secondo Settecento e nell'Ottocento. Tra i pittori, Ary Scheffer lavorò a Parigi con Ingres; anche J. B. Jongkind, che fu tra gli anticipatori dell'impressionismo, operò a Parigi e alla Scuola di Parigi appartennero più tardi artisti come Van Gogh o Kees van Dongen. Assolutamente olandese, anche se rappresenta la premessa della pittura astratta e dell'architettura razionale, è invece il movimento De Stijl (1917) cui aderirono pittori come Mondrian e Theo van Doesburg. In architettura, un importante contributo alla formazione dello stile funzionale era già stato offerto, sin dai primi anni del secolo, dalle opere di H. P. Berlage, che aveva recuperato, semplificandoli, elementi dell'architettura nazionale olandese, specie romanica (Borsa di Amsterdam, 1896-1903). Queste premesse furono sviluppate sia dagli architetti della Scuola di Amsterdam (De Klerk, Kramer, Van der Mey), peraltro più inclini all'enfasi espressionistica, sia, soprattutto, dagli architetti legati a De Stijl, come W. M. Dudok (piano regolatore di Hilversum, 1921),J. J. Oud (architetto municipale di Rotterdam dal 1918) e G. T. Rietveld. Negli anni Cinquanta, significativa fu l'esperienza del cosiddetto strutturalismo olandese, che si costituì attorno alle figure di A. van Eyck e H. Hertzberger. In opposizione al funzionalismo, gli architetti del gruppo ne misero in questione il carattere eccessivamente dogmatico, dando vita a strutture totalmente prive di gerarchia tra le parti. Negli ultimi anni di rilievo è stato il ruolo giocato dallo Stato che, con le sue commissioni, ha influenzato alcune recenti tendenze architettoniche. Tra gli esempi più significativi, il Ministero dell'edilizia e dell'ambiente nonché il Ministero della sanità e dell'assistenza sociale di Hoogstad, progetti portati a termine da S. van Eldonk, in collaborazione con lo statunitense M. Graves. Tra gli architetti contemporanei sono da citare J. Coenen, che ha progettato l'edificio che ospita il NAI (Nederlands Architectuur Instituut, 1993) di Rotterdam, istituto culturale che ospita importanti archivi e collezioni (tra cui una vasta collezione di architettura edilizia) e R. Koolhaas, che nel 1993 ha realizzato a Rotterdam la Kunsthal, spazio espositivo che accoglie anche un auditorium, un ristorante e una biblioteca. Altri progetti importanti di Koolhaas, che nel 2000 ha ricevuto il premio Pritzker per l'architettura, sono l'Educatorium presso l'Università di Utrecht (1997) e l'ambasciata olandese a Berlino (2000-2002). Altri importanti scrittori olandesi contemporanei sono Herman Koch (1953-), autore del romanzo di grande successo internazionale La cena; Arnon Grunberg (1971-); Marieke Lucas Rijneveld (1991); Jan Brokken (1949-). Nel 2005 è stato pubblicato postumo, con il titolo Kamp Vught, il diario di Helga Deen (1925-1943), giovane ebrea di origini polacche ma vissuta nei Paesi Bassi, deportata con la sua famiglia nel campo di sterminio di Sobibór, in Polonia, dove ha trovato la morte.
Cultura: arti minori
Nel campo delle arti minori, notevole sviluppo ebbe nei Paesi Bassi la produzione di vetri, la cui più antica notizia documentata risale al 1541. La fama dei vetri olandesi e fiamminghi è dovuta soprattutto alla qualità delle incisioni e all'originalità delle forme e dei materiali. Inizialmente l'arte del vetro risentì dell'influenza veneziana (numerosi vetrai italiani lavorarono infatti dalla metà del sec. XVI in diverse zone del Paese) e in seguito dell'influenza inglese e tedesca. Di tradizione secolare nei Paesi Bassi è la produzione ceramica, fiorita particolarmente nella seconda metà del Cinquecento e nel Seicento. Celebri le maioliche di Delft dalle caratteristiche decorazioni in bianco e blu, di imitazione orientale. Mentre l'arte dell'arazzo, peraltro rara nei Paesi Bassi, non ebbe alcuna originalità, notevole fu invece l'ebanisteria nei sec. XVII-XVIII, che elaborò con una tecnica di altissimo livello modelli derivati prima dall'Italia e dalla Spagna, poi soprattutto dalla Francia.
Cultura: teatro
I più antichi documenti della letteratura drammatica dei Paesi Bassi sono quattro abele spelen (drammi profani) della fine del Trecento, che facevano parte, insieme con le sotternie (farse), del repertorio di compagnie di trovieri fiamminghi. Il sec. XV vide invece una grande fioritura del teatro religioso in volgare, del quale sopravvivono alcuni testi, tra cui Elckerlijc, che ebbe lunga fortuna in Inghilterra e in Germania col titolo Ognuno. Nel sec. XVI temi religiosi frammisti a temi profani, con una decisa preferenza per l'allegoria, verbale e pittorica, si ritrovano nelle rappresentazioni patrocinate dalle rederijkerskamers (camere di recitazione), associazioni di borghesi e artigiani, costituitesi prima nelle città fiamminghe e poi anche in quelle olandesi. Esse organizzavano tra l'altro concorsi poetici, cortei e spettacoli all'aperto. A queste associazioni si contrappose dal 1617, per iniziativa del poeta Samuel Coster, la Nederduytsche Academie di Amsterdam, che alla declamazione delle “camere di recitazione” sostituì una più compiuta teatralità, radicata nella tradizione popolare. Vent'anni dopo, nel 1638, Academie e camere di recitazione si unirono per far erigere da Jacob van Campen il primo teatro permanente di Amsterdam, lo Stadsschouwburg; una scena fissa sul modello palladiano, poi rifatto nel 1665 da Jan Vos con una struttura molto più duttile, da teatro barocco, e distrutto da un incendio nel 1772. Nel Settecento il repertorio fu soprattutto costituito da testi d'importazione francese, mentre attori olandesi di rilievo compirono fortunate tournées in vari Paesi dell'Europa settentrionale. La stessa situazione, attori spesso eccellenti e spettacoli di buon livello ma senza un repertorio nazionale significante, si protrasse sino agli ultimi decenni del sec. XIX: il teatro conservò popolarità (come attesta l'edificazione di varie sale, ad Amsterdam, Rotterdam e L'Aia, sin dalla fine del Settecento) ma ebbe un'importanza culturale secondaria. Seguì poi il naturalismo, con registi come Willelm Royaards ed Eduard Verkade, mentre il periodo tra le due guerre fu dominato dagli spettacoli di matrice espressionista e di chiaro impegno politico diretti dall'attore Albert van Dalsum. Dal 1945 tutto il teatro olandese è sovvenzionato dallo Stato e dalle municipalità. Esistono compagnie stabili ad Amsterdam, Rotterdam, L'Aia, Arnhem e Tilburg, con spettacoli spesso di buon livello artistico; compagnie di giro, gruppi d'amatori e formazioni che lavorano soprattutto per il pubblico giovane. Vi sono scuole di recitazione ad Amsterdam (dal 1874), Arnhem e Maastricht e dal 1959 Amsterdam dispone anche di un interessante Museo Teatrale.
Cultura: musica
La storia della musica dei Paesi Bassi conobbe il periodo del suo maggior splendore nei sec. XV e XVI, in coincidenza con la fioritura della scuola franco-fiamminga che si sviluppò in una zona approssimativamente corrispondente all'Olanda, al Belgio e alle province settentrionali della Francia. I principali centri della scuola divennero universalmente famosi per l'eccellenza degli esecutori e dei compositori; gli uni e gli altri furono ricercatissimi in tutti i Paesi europei, nei quali esportarono uno stile basato sull'uso sistematico del contrappunto imitato, destinato a sussistere sino alla fine del Cinquecento come linguaggio internazionale, nell'ambito del quale vennero definendosi le maggiori personalità e le più importanti conquiste tecnico-espressive della musica rinascimentale. Quando la Repubblica delle Province Unite conquistò l'indipendenza dalla Spagna, la vita musicale dei Paesi Bassi settentrionali assunse caratteristiche autonome rispetto a quella dei Paesi Bassi meridionali, dove attraversò una fase di maggiore decadenza. La vita musicale dei Paesi Bassi meridionali fu caratterizzata da una lunga sopravvivenza dello stile contrappuntistico tradizionale, cui seguì, verso la fine del Seicento, l'imitazione di modelli italiani e francesi. Le personalità di maggior rilievo sono da identificarsi nella dinastia dei Fiocco (di origine veneziana) e in P. H. Bréhy, J. van Helmont, P. Lamalle, A. M. A. M. Grétry e A. Gresnick. Particolarmente notevole fu il repertorio strumentale sia per quanto concerne gli strumenti a tastiera (dove emersero P. Cornet, V. de la Faille, J. B. Loillet, J.-H. Fiocco, C.-J. van Helmont e altri) sia nell'ambito della musica per orchestra (dove si segnalarono tra gli altri lo stesso Loillet, W. de Fesch, P. van Maldere, H.-F. Delange). Nei Paesi Bassi settentrionali l'ultima figura di grande rilievo fu J. P. Sweelinck, che diede un apporto fondamentale alla scuola organistica tedesca ed ebbe tra i propri continuatori in Olanda A. van Noordt (m. 1675). La Chiesa calvinista non favorì sviluppi di particolare rilievo nel campo della musica sacra, mentre si ebbe una notevole diffusione della musica per complessi strumentali nelle società cameristiche borghesi dette Collegia Musica, dalle quali nacquero nel Settecento le prime società di concerti olandesi, il cui repertorio, accanto a opere di autori italiani, austriaci e tedeschi, comprendeva lavori di W. de Fesch (1687-1761) e soprattutto P. Hellendaal (1721-99). La mancanza di grandi musicisti olandesi non impedì che la vita musicale fosse di alto livello, aperta a molti dei maggiori musicisti del tempo e sostenuta anche da una fiorente attività di editoria musicale, che ebbe ad Amsterdam uno dei centri maggiori, tra l'altro con la celebre casa di Roger e Le Cène. Quasi assente fu nei sec. XVII-XVIII una produzione melodrammatica specificamente olandese. Nel corso del sec. XIX, e in particolare nella seconda metà, si posero le premesse per la nascita di una scuola nazionale più autonoma. Predominò per diversi decenni l'influsso del romanticismo musicale tedesco: Johannes Verhulst (1816-91) fu nettamente influenzato dal suo maestro, Mendelssohn; invece Alphons Diepenbrock (1862-1921) accolse suggestioni da Wagner e da Debussy. Insieme con lui sono considerati fondatori della scuola nazionale olandese moderna B. Zweers (1854-1924) e J. Wagenaar. La produzione del Novecento accoglie influenze tedesche e soprattutto francesi, talvolta mediandole con istanze nazionali: si ricordano W. Pijper, H. Badings, G. Landré (1905-68), H. Henkemans. L'unico compositore di questa generazione a far proprio il metodo dodecafonico è stato K. van Baaren (1906-70). A eccezione di R. de Leeuw, sono suoi allievi i più significativi rappresentanti degli ultimi decenni, tra cui P. Schat, Louis Andriessen, J. van Vlijimen.
Cultura: danza
Le prime tracce di danze legate a celebrazioni religiose o a manifestazioni folcloristiche risalgono a tempi molto antichi. Ma per trovare le prime testimonianze documentali di una vera e propria rappresentazione di balletto bisogna rifarsi all'apertura del Teatro di Amsterdam (1638), quando, com'era costume del tempo, intermezzi danzati cominciarono a venir inseriti tra un atto e l'altro delle rappresentazioni. Il primo titolo di cui si ha notizia è il Balletto dei cinque sensi (1645). Da allora il balletto assume importanza sempre maggiore, tanto da costituire sovente un richiamo più alto dello stesso spettacolo di prosa cui doveva fare da complemento. Riservato a soli uomini, il balletto andò ben presto accogliendo anche danzatrici. Nel Balletto delle donzelle, rappresentato nel 1655, apparvero sulle scene ad Amsterdam Adriana Nozeman, Elisabeth Kalbergen e Susanne Eekhout van Lee. La moda passò in altre città e in altri Paesi. La stessa Parigi prese esempio dal teatro di Amsterdam con venticinque anni di ritardo. Solo successivamente maestri di ballo francesi giunsero nei Paesi Bassi a diffondere ulteriori conquiste dell'arte coreografica: Pierre de la Montaigne venne nominato maître de ballet del Teatro dell'Aia – dove era particolarmente in voga il balletto di genere allegorico. Fu tuttavia Amsterdam, sul finire del Settecento, la città dove il balletto ottenne i maggiori trionfi, nonché fervido interessamento da parte del pubblico che manifestava peraltro, in quella città, le sue preferenze per il genere comico. Nel Settecento, alle pastorali e alle arlecchinate andarono via via sostituendosi temi popolari. Celebre fu il balletto Vita contadina, di Pietro Nieri, dato ad Amsterdam nel 1765, i cui contenuti anticipano ancora una volta di circa un quarto di secolo il francese Dauberval e il suo La fille mal gardée. Tra la fine del sec. XVIII e l'inizio del XIX il balletto conobbe ad Amsterdam il suo momento di maggior splendore; il pubblico si appassionava al nuovo genere del ballet d'action e sulla scena trionfavano ballerini come Polly de Heus Cunninghamme – allieva di M. Gardel – e Jan van Well, o coreografi come Piet Grieve, che introdusse nel balletto olandese elementi di scuola romantica,e Andries Voitus van Hamme, già apprezzato ballerino e poi fecondissimo coreografo, che creò in quasi mezzo secolo di attività per la compagnia da lui diretta, oltre cento balletti, e introdusse nei Paesi Bassi importanti autori stranieri quali J. Coralli e P. Taglioni, presentando anche al pubblico la prima di Giselle nel 1844. Anche il figlio, Anton van Hamme fu apprezzato ballerino ed esperto coreografo. Altrettanta fortuna ebbe la danza all'Aia, dove tuttavia fu minore l'apporto creativo originale e dove dominò la coreografia d'influsso francese. Alla fine del sec. XIX il balletto attraversava, nei Paesi Bassi come nel resto d'Europa, un periodo di decadenza. Solo all'inizio del sec. XX, e nel periodo immediatamente precedente il primo conflitto mondiale la danza riprese vigore. Gertrud Leistikov, danzatrice di formazione moderna, compì numerose tournées nel Paese e aprì scuole di formazione professionale ad Amsterdam, Rotterdam, L'Aia e Utrecht. Tra i molti complessi di prestigio internazionale che visitarono in quegli anni i Paesi Bassi sono da ricordare i Ballets Russes, la compagnia di A. Pavlova (che morì a L'Aia, nel 1931), la Argentina e la Argentinita, K. Jooss e Harald Kreutzberg. Nacquero eccellenti scuole a L'Aia e ad Amsterdam (Igor Schwezoff), notevoli personalità di interpreti, tra cui Darja Collin, Lilli Green e Connie Hartong, si misero in luce. Fu anche di notevole importanza, negli anni Trenta del sec. XX, l'azione svolta nel Paese dalla danzatrice tedesca Yvonne Georgi. Alcuni suoi discepoli crearono, fin dal 1936, una compagnia professionale, sostenuta da una fondazione privata e ufficialmente annessa, nel 1941, al Teatro Municipale di Amsterdam. Dalla compagnia emersero eccellenti talenti di ballerini come Masha Ter Weeme, Nora de Wal, Nel Roos, Karel Poons, Lucas Hoving, Pieter van der Sloot. Un intenso fiorire di iniziative seguì la fine del secondo conflitto mondiale: nel 1945 ad Amsterdam Hans Snoek fondò una compagnia le cui rappresentazioni erano in particolare dedicate ai bambini, lo Scapino Ballet. Il Ballet der Lage Landen – fondato nel 1947 da Masha Ter Weeme, già prima ballerina con Y. Georgi – e il Nederlands Oper Baleret – affidato nel 1949 alla direzione di Darja Collin – si fusero nel 1959 in un'unica compagnia che prese il nome di Amsterdam Ballet. Nel frattempo Sonia Gaskell, insegnante e organizzatrice ucraina, trasferitasi nei Paesi Bassi nel dopoguerra, aveva dato vita, nel 1949, a una compagnia di gusto sperimentale, il Ballet Recital. Nel 1958 la Gaskell fu chiamata a dirigere a l'Aia il neonato Het Nederlands Ballet. Alcuni ballerini di questa compagnia formarono, l'anno successivo, il Nederlands Dans-Theater, con sede a L'Aia. Una nuova fusione tra l'Amsterdam Ballet e il Nederlands Ballet portò nel 1961 alla creazione del Balletto Nazionale Olandese (Het National Ballet). Una notevole e fiorente attività ha contraddistinto tra gli anni Ottante e Novanta anche il versante più “giovane” e sperimentale della danza olandese, sia ad Amsterdam (dove funziona un'eccellente scuola comunale di tecniche della danza contemporanea, frequentata da allievi di tutto il mondo) sia, più recentemente, a Rotterdam e nel resto del Paese. Negli anni Ottanta, ricchi di fermenti in tutt'Europa, accanto alle figure maggiori di van Manen, Kylian, van Schayk, van Dantzig, si sono affermati alcuni più giovani protagonisti da Niels Christe a Nacho Duato, da Ed Wubbe a Kisztina de Chatel, a Bianca van Dillen ad Angelika Oei, mentre tra i gruppi di maggior spicco sul versante della ricerca – che nei Paesi Bassi mantiene stretti contatti con la cultura ballettistica delle compagnie maggiori, al confine tra danza e teatro – ricordiamo gli Studio's Onafhankelijk Toneel, un'associazione di teatri indipendenti nata nel 1983. Lo Springdance Festival a Utrecht e il CaDance Festival a L'Aia, che si tengono ogni anno, sono una vetrina per le più recenti tendenze della danza moderna.
Cultura: cinema
Agli inizi del XX secolo i fratelli A. e W. Mullens detti Albert-Frères, primi produttori dei Paesi Bassi, inondarono di cortometraggi d'ogni tipo soprattutto i mercati stranieri, rimanendo quello nazionale stranamente povero di sale per almeno un quindicennio. Negli anni Venti dominò il produttore M. Binger, che ebbe un suo divo internazionale nell'attore L. Bouwmeester e che aveva ottenuto un successo di prestigio col dittico Gloria transita (1918) e Gloria fatalis (1922) di J. Gildemeijerx. Nel decennio successivo il cinema dialettale “interno” del regista J. Speyer venne saltuariamente rinvigorito dall'immissione di registi stranieri, mentre il più grande e famoso dei cineasti nazionali, il documentarista J. Ivens, dopo aver fondato nel 1927 la Film-Liga e realizzato in patria Zuiderzee (1933), operò in seguito in tutto il mondo. Nel 1934, alla Mostra di Venezia, fu premiato Acque morte di G. Rutten; successivamente si segnalarono a livello internazionale M. Franken (ma a Giava) con Il canto della risaia (1935), C. A. H. Van der Linden e H. M. Josephson con Giovani cuori (1936), i fratelli J. e M. de Haas con La ballata di un cappello a cilindro (1937). Nel dopoguerra si affermò un altro documentarista, B. Haanstra, la cui attività da Specchio d'Olanda (gran premio al festival di Cannes nel 1951) ad Ape and Super-Ape (1973; titolo italiano, La foresta che vive) ebbe numerosi riconoscimenti. Nel film a soggetto, fallito Haanstra (Fanfara, 1958), si ricordano Ciske, muso di topo (1955) del tedesco W. Staudte e Il villaggio sul fiume (1958) di F. Rademakers. Negli anni Sessanta il movimento giovanile dei provos non solo anticipò la contestazione europea, ma favorì un nuovo cinema, sia pure fortemente condizionato da modelli stranieri. Oltre a Rademakers (Il coltello, 1960) vi emersero Wim Verstappen e Pim de la Parra (talvolta in coppia), Ph. Bregstein (Il compromesso, 1968, premio Opera Prima alla Mostra di Venezia), F. Weisz, A. Ditvoorst, N. Van der Heyde e, passando agli anni Settanta, P. Verhoeven (Il fiore di carne, 1973; Il quarto uomo, 1973; Spetters, 1980) e J. Stelling (Mariken degli Inferni, 1975; Rembrandt fecit 1669, 1977). Mentre l'anziano van der Linden raggiungeva l'Oscar col cortometraggio Questo minuscolo mondo (1972), si affermava la personalità del cineasta militante J. Van der Keuken, sia nel cortometraggio fin dal 1964 sia nei lungometraggi documentari con La nuova era glaciale (1974), Primavera (1976), La giungla piatta (1978), Verso il sud (1981). Gli anni Ottanta hanno segnato un momento di buona fortuna per il cinema olandese. Accanto all'esplosione internazionale di personalità come Paul Verhoeven emigrato con successo negli Stati Uniti (accompagnato tra l'altro anche da due dei suoi attori preferiti, Jeroen Krabbe e Rutger Hauer), sono da ricordare alcune opere di registe come Lilli Rademakers (Minuetto, 1980), Marga Kok (Opname, 1980), Marleen Gorris (Il silenzio intorno a Christine M., 1981; Specchi rotti, 1984), Mady Saks (Iris, 1987). Commerciali ma di ottimo livello le opere di Dick Maas (L'ascensore, 1983; Arrivano i Flodder, 1987; Amsterdamned, 1989) che hanno ottenuto ottimi incassi. Da citare anche le opere di Orlow Seunke, che con Il sapore dell'acqua ha vinto a Venezia nel 1982 il Leone per la miglior opera prima, un successo di critica bissato dal successivo Pervola (1985), di Alex van Warmerdam (Abel, 1985, di Stelling (Il giardino delle illusioni, 1983; Lo scambista, 1986) e di Rademakers che con L'assalto, film bellico su un episodio legato alla resistenza olandese durante l'occupazione tedesca, ha vinto l'Oscar per il miglior film straniero nel 1987. Negli anni Novanta, oltre alle nuove produzioni di Gorris (L'albero di Antonia, 1996, Oscar come miglior film straniero), Maas (Non disturbare, 1999; Down, 2001), van Warmerdam (Il vestito, 1996; Little Tony, 1998) e Stelling (L'olandese volante, 1995), si sono segnalati nuovi talenti come R. de Heer (Bad Boy Bubby, 1993; La stanza di Cloe, 1996), R. J. Westdijk (Little Sister, 1995) e G. van Elst (Punk Lawyer, 1996). Tutte le opere si soffermano sugli aspetti inconsueti e crudeli della società, evidenziandone le alienazioni metropolitane. Da segnalare anche l'esordio di E. Lammers (Lunga vita alla regina, 1995), omaggio al mondo delle fiabe, cui ha fatto seguito Tom & Thomas (2002) e soprattutto quello di M. van Diem che con Character (1998), tratto da un testo di Ferdinand Bordewijk, ha ottenuto l'Oscar come miglior film straniero. Importanti riconoscimenti sono stati infine attribuiti dalla critica alle opere di D. Verbeek (Beat, 2004), M. Koolhoven (The South, 2004), alla produzione documentaria di H. Hylkema (Johnny & Jones, 2001) nonché all'ultima opera di Van der Keuken (Vacanze prolungate, 2000), tra i più importanti documentaristi degli ultimi vent'anni. Nei Paesi Bassi si svolgono il Film Festival dei Paesi Bassi (a Utrecht) e il Festival Internazionale del cinema di Rotterdam.
Bibliografia
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Per la musica
H. Chr. Wolff, Die Musik der alten Niederländer, Lipsia, 1956; W. Boetticher, Orlando di Lasso und seine Zeit, 1532-94, Kassel-Basilea, 1958; S. Clercx, Johannes Ciconia, un musicien liégois et son temps (1355-1411), Bruxelles, 1960; N. Bridgman, La vie musicale au Quattrocento, Parigi, 1963.
Per il cinema
H. Scholte, Nederlandse filmkunst, Rotterdam, 1933; C. Vincent, Paesi del Nordeuropa, in “20 anni di cinema a Venezia”, Roma, 1952; P. Davay, Petite planète du cinéma: Pays-Bas, in “Cinéma 68”, 129, Parigi, ottobre 1968; P. Cowie, Netherlands, in “International Film Guide 1971”, Londra-New York, 1970; idem, Netherlands, in “International Film Guide 1974”, Londra-New York, 1973.