Mesolìtico
agg. e sm. (pl. m. -ci) [meso-+litico]. Termine creato nel 1873 da M. Reboux per designare un periodo di transizione tra l'Età della Pietra scheggiata e quella della Pietra levigata. Nel 1895 il termine venne impiegato per designare l'epoca di transizione tra l'Età della Renna e il Neolitico e, infine, nel 1909 J. de Morgan vi raggruppò le industrie comprese tra la fine del Paleolitico superiore e il Neolitico. Il fenomeno ha dimensioni geografiche molto vaste e consiste pertanto in profondi cambiamenti culturali, legati anche alle modificazioni ambientali che si manifestano tra la fine dell'ultima glaciazione e gli inizi dell'Olocene. Per convenzione il limite Pleistocene/Olocene è stato situato a 8050±150 a. C., corrispondente alla suddivisione della calotta glaciale scandinava. I caratteri generali di queste industrie consistono in una loro microlitizzazione, nella comparsa della tecnica del microbulino e in una tendenza alla geometrizzazione di alcuni tipi di armature. Nell'Italia settentrionale è stata messa a punto negli ultimi anni una periodizzazione particolarmente puntuale del Mesolitico, suddiviso nei due insiemi culturali del Sauveterriano e del Castelnoviano.