Unione Economica e Monetaria
(UEM) istituita nel 1998, è l'unione dei Paesi che hanno aderito all'euro, la moneta unica europea entrata in vigore il 1° gennaio 1999 e in circolo dal 1° gennaio 2002. In base al rispetto dei criteri di convergenza (requisiti economici), sanciti dal Trattato di Maastricht, ne hanno fatto parte da subito 11 Stati: Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna; per questi Paesi sono stati irrevocabilmente fissati i tassi di cambio delle rispettive valute nei confronti dell'euro, mentre hanno deciso di non aderirvi il Regno Unito e la Danimarca. Due i capisaldi della UEM: il coordinamento delle politiche economiche, la cui definizione spetta al Consiglio dei ministri dell'economia e della finanza (formato dai ministri dell'economia e delle finanze dei Paesi membri), e il Sistema Europeo delle Banche Centrali Nazionali (BNC), composto dalle Banche centrali degli Stati membri e dalla Banca Centrale Europea (BCE). L'obiettivo prioritario della BCE è la stabilità dei prezzi dell'area dell'euro nel suo complesso. A tale fine, la Banca Centrale conduce operazioni di mercato aperto e richiede alle istituzioni creditizie di mantenere una riserva obbligatoria. Questi strumenti le permettono di controllare i tassi di interesse a breve termine, di segnalare l'orientamento della politica monetaria perseguito e di regolare la quantità di moneta in circolazione. Oltre al compito di gestire la politica monetaria, dal 1° gennaio 1999 la BCE ha il compito di condurre una politica del cambio unica gestendo le riserve ufficiali in valuta estera degli Stati membri. Inoltre, in collaborazione con le singole Banche Centrali Nazionali che hanno compiti di supervisione diretta sui sistemi nazionali dei pagamenti, deve promuovere l'efficienza e la sicurezza dei pagamenti all'interno dell'area dell'euro. Il Trattato di Maastricht sancisce la completa indipendenza del Sistema delle Banche Centrali Europee (SEBC), costituito dalla BCE e dalla BCN, nei confronti delle interferenze politiche. Gli Stati aderenti hanno realizzato percorsi di avvicinamento all'unificazione monetaria molto diversi, soprattutto in considerazione del fatto che le condizioni macroeconomiche di partenza si sono presentate dall'inizio fortemente differenziate in termini di inflazione, finanza pubblica, tasso di cambio e tassi di interesse nei singoli Paesi. Ancora nel 1996 l'inflazione variava dallo 0,9% della Finlandia al 4,7% dell'Italia, il prodotto disavanzo pubblico su prodotto interno lordo vedeva il suo minimo, pari a -0,9% in Lussemburgo, e un massimo del 6,6% in Italia, il rapporto debito pubblico su prodotto interno lordo variava dal 7,8% lussemburghese al 130,6% belga e i tassi di interesse a lungo termine passavano da un minimo del 6,3% fatto registrare in Germania e nei Paesi Bassi ad un massimo di 10,3% dell'Italia, mentre per quanto riguarda il tasso di cambio non tutti i Paesi aderenti all'UEM partecipavano nel 1996 al meccanismo dei cambi fissi dello SME In Italia la convergenza dei tassi d'interesse e d'inflazione sui livelli prevalenti negli altri principali Paesi dell'area dell'euro è stata raggiunta nel 1998. Benché si tratti di un'area tradizionalmente aperta nei confronti dei suoi partner commerciali, per la creazione di una moneta forte all'interno dell'Eurosistema risultano di gran lunga più importanti gli sviluppi nelle economie interne degli Stati membri che non i fattori esterni. Tra gli obiettivi della UEM c'è la ricerca della massima armonizzazione delle politiche fiscali e di finanza pubblica e la promozione di riforme strutturali volte ad aumentare la flessibilità del mercato del lavoro e il livello di concorrenza nei mercati dei prodotti. Tale linea è volta a incrementare la competitività e la redditività nel settore delle imprese, promuovendo gli investimenti e sostenendo e incoraggiando la crescita dell'occupazione.