impressionismo
IndiceDefinizione
sm. [sec. XIX; dal francese impressionisme]. Movimento artistico sviluppatosi in Francia nella seconda metà del sec. XIX, inteso a rendere più libera la sensibilità dell'artista in opposizione all'arte accademica.
Impressionismo . Particolare de La scuola di danza all'Opéra della via Le Peletier di E. Degas (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Impressionismo . I tetti rossi di C. Pissarro (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Impressionismo . L'altalena di P.-A. Renoir (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Impressionismo . Il villaggio di Voisins di A. Sisley (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Nimatallah
Impressionismo . Impression, soleil levant di C. Monet (1872; Parigi, Musée Marmottan).
Parigi, Musée Marmottan
Impressionismo . Le déjeuner sur l'herbe di È. Manet (Parigi, Musée d'Orsay).
De Agostini Picture Library/G. Dagli Orti
Pittura
La prima manifestazione ufficiale dell'impressionismo risale all'aprile-maggio 1874, in occasione della mostra organizzata nello studio fotografico Nadar dalla Société Anonyme des artistes con intenti di polemica indipendenza dal salon ufficiale. Vi esposero una trentina di pittori tra cui Bazille, Cézanne, Degas, Monet, Morisot, Pissarro, Renoir, Sisley. La Exposition Impressioniste, come venne definita sul Charivari dal critico Leroy, con un neologismo di tono dispregiativo derivato dal titolo di un quadro di Monet (Impression, soleil levant, 1872; Parigi, Musée Marmottan), non fu compresa. Il termine “impressionista”, criticamente efficace, fu invece accettato dai pittori stessi, entrando poi nell'uso comune. La mostra segnò il punto d'arrivo di un periodo di formazione del movimento, il cui nucleo primo si era costituito intorno al 1860 dall'incontro all'Académie Suisse di Pissarro, Cézanne e Guillaumin, cui si erano aggiunti, intorno al 1863, Monet, Renoir, Sisley e Bazille che avevano incominciato a frequentarsi nello studio di Gleyre. Le personalità, pur così diverse, di questi pittori erano accomunate dallo stesso desiderio di rompere con gli schemi accademici, sollecitati da una particolare sensibilità ai problemi relativi della “visione” e dall'indifferenza per il contenuto classicamente inteso. Alla pittura in studio venne preferita la pittura all'aria aperta; le vibrazioni luminose del paesaggio, dell'oggetto, della figura umana immersa nell'atmosfera furono fissate con istantaneità nei loro aspetti mutevoli, ricreate attraverso la giustapposizione di rapidi tocchi di colore; eliminando il disegno e il chiaroscuro con effetti plastici, per un sensibile non-finito, gli impressionisti operarono una fusione tra oggetto, spazio e atmosfera, che coincise con l'impressione momentanea e soggettiva dell'artista. La tecnica adottata, pur trovando un sostegno teorico nei contemporanei studi sulla complementarità dei colori, non seguì un metodo rigorosamente definito, come avvenne poi per alcuni movimenti posteriori che proprio dall'impressionismo presero impulso (neoimpressionismo, divisionismo, puntinismo), ma si realizzò sul piano della sensibilità pittorica individuale. Il carattere rivoluzionario dell'impressionismo nei confronti della cultura figurativa ufficiale non costituì un'improvvisazione, ma una parziale ripresa di motivi che avevano caratterizzato l'opera di Corot e dei paesaggisti di Barbizon, il realismo di Courbet e il romanticismo di Delacroix, rispetto ai quali tuttavia rappresentò, anche per l'importanza di certe formulazioni critiche che proprio in seno all'impressionismo trovarono una prima espressione, un fenomeno di incalcolabile portata per l'arte moderna. Nella fase formativa del movimento ebbe grande importanza il programma antiaccademico di Manet, che dal 1863, con l'esposizione del Déjeuner sur l'herbe al Salon des Refusés, poi di Olympia al salon del 1865, infine con la polemica partecipazione all'esposizione del 1867, divenne il portabandiera delle tendenze innovatrici, pur non potendo essere considerato propriamente un impressionista. La critica ufficiale accolse negativamente le opere di Manet, mentre Zola, sull'Événement, scriveva una serie di articoli in favore dello stesso Manet e degli altri pittori del gruppo che avevano esposto ai salons di quegli anni (Pissarro, Morisot, Renoir, Degas, Sisley). La guerra del 1870 disperse il gruppo: gli artisti si arruolarono, Bazille morì sul campo, Monet, Pissarro, Sisley si rifugiarono in Inghilterra dove non furono insensibili alle interpretazioni che del paesaggio avevano dato Turner e Constable; a Londra conobbero Durand-Ruel, mercante d'arte, che divenne a Parigi un fervente sostenitore e finanziatore degli impressionisti. Nel 1876 venne aperta al pubblico la seconda esposizione, nel 1877 la terza, che vide per l'ultima volta il gruppo presentarsi al completo; nelle cinque mostre successive, infatti (1879, 1880, 1881, 1882, 1886), si ebbe la defezione prima di Cézanne, poi di Renoir, Monet, Sisley, mentre vi figurarono di volta in volta nomi come Redon, Seurat, Signac, Zandomeneghi. La mostra del 1877 espresse dunque il momento di massima coesione del movimento. Il più vivo interesse del pubblico spinse gli artisti a pubblicare il giornale l'Impressioniste, sul quale oltre a difendersi dagli attacchi della stampa puntualizzarono le caratteristiche del loro stile: “trattare un soggetto per i valori tonali e non per il soggetto in sé: ecco che cosa distingue gli impressionisti dagli altri pittori”. Nel maggio 1878 T. Duret pubblicava Les peintres impressionistes, un primo studio d'insieme sull'argomento. Se l'interesse comune per la pittura en plein air aveva dato temporaneamente un'impronta unitaria all'operare di questi artisti, pur senza eliminare differenze di stile e sensibilità, tuttavia l'impressionismo non ebbe mai l'assetto di un movimento organizzato e coerente a un programma; le diverse direzioni in cui si indirizzarono le ricerche di ciascuno dei suoi membri, dopo il 1880, ne confermano il carattere di momento culturale transitorio, ma fecondissimo di conseguenze proprio nell'opera matura di alcuni dei suoi esponenti.
Musica e cinema
L'impressionismo in campo musicale ebbe origine qualche tempo dopo la nascita dell'omonima corrente pittorica. I suoi principi si riassumono nel rifiuto delle regole formali accademiche, nella valorizzazione della dimensione timbrica, nella liberazione dai consueti rapporti tonali e dagli schemi ritmici della tradizione e nella ricerca di un linguaggio raffinato e aristocratico, incline all'esotismo. Sebbene non sia difficile riconoscere antecedenti in vari autori romantici e non, il padre riconosciuto dell'impressionismo musicale è C. Debussy, soprattutto dopo la fondamentale esperienza, nel 1892-94, del Prélude à l'après-midi d'un faune (“illustrazione molto libera” – secondo le parole del compositore – del poema di Mallarmé Après-midi d'un faune) e successivamente dell'opera Pelléas et Mélisande (1902). All'impressionismo o a certi suoi aspetti stilistici aderirono quindi, con motivazioni diverse e personali, vari autori, tra cui M. Ravel, A. Roussel, M. De Falla, I. Albéniz, F. Delius, A. N. Skrjabin, K. Szymanowski, F. Schreker e a suo modo anche G. Puccini. § Il termine impressionismo fu usato in senso cinematografico da L. Delluc in Francia. La “Scuola impressionista” è, infatti, per alcuni storici quella che dal 1920 riunì attorno a Delluc cineasti come G. Dulac, M. L'Herbier, A. Gance, J. Epstein, D. Kirsanoff e che ebbe vita fino al 1927.
Bibliografia
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