dodecafonìa
Indicesf. [sec. XX; dodeca-+-fonia]. Tecnica di composizione musicale attuata da Arnold Schönberg, che la definì “metodo per comporre con 12 suoni riferiti solo l'uno all'altro”. Essa presuppone la rottura dell'ordinamento tonale e delle sue gerarchie e costituisce una sorta di organizzazione dell'atonalità. Schönberg pubblicò nel 1923 il suo primo pezzo dodecafonico e a lui e ai suoi allievi A. Berg e A. Webern si deve la concreta formulazione della dodecafonia come momento fondamentale nella storia della musica del Novecento; ma intorno al 1920 anche J. M. Hauer e H. Eimert studiarono la teorizzazione di metodi analoghi. Secondo Schönberg la dodecafonia rappresenta la nuova organizzazione dopo che l'atonalità espressionista aveva sciolto tutti i nessi linguistici e fonda la sua necessità storica sulla saturazione dello spazio tonale. Un brano dodecafonico si basa su una serie comprendente le 12 note della scala temperata. La serie può essere usata nella disposizione originale, a ritroso (dall'ultima nota alla prima), invertendo la direzione degli intervalli, e nel ritroso dell'inversione. Accanto a questi procedimenti fondamentali, ispirati alle antiche tecniche contrappuntistiche, ve ne sono altri; inoltre la serie serve a organizzare il pezzo anche per quanto riguarda gli incontri armonici delle note: si applica cioè in senso verticale come in senso orizzontale. Il rispetto dell'ordine delle 12 note stabilito nella serie serve a garantire la distruzione di ogni gerarchia fra loro: in questo senso la dodecafonia non contraddice l'atonalità espressionista, ma la radicalizza, fornendo al compositore una sorta di sistema di controllo. La dodecafonia, accolta in accezioni profondamente diverse, caratterizza dopo il 1920 la produzione di Schönberg, Berg e Webern, che hanno scritto con questo metodo i capolavori della piena e tarda maturità, e hanno trovato seguaci in E. Krenek, L. Dallapiccola e molti altri. Intorno al 1950 si operò, da parte dei più giovani compositori, un superamento della dodecafonia mediante l'applicazione della serie non solo alle altezze delle note, ma anche al ritmo, al timbro, alla dinamica e ad altre dimensioni del fatto musicale.
Bibliografia
R. Leibowitz, Schönberg et son école, Parigi, 1947; idem, Introduction à la musique de douze sons, Parigi, 1949; T. W. Adorno, Philosophie der neuen Musik, Tubinga, 1949 (trad. it., Torino, 1959); A. Schönberg, Style and Idea, New York, 1950 (trad. it., Milano, 1960); R. Vlad, Storia della dodecafonia, Milano, 1958; L. Rognoni, La scuola musicale di Vienna. Espressionismo e dodecafonia, Torino, 1974.