Staudte, Wolfgang
regista cinematografico tedesco (Saarbrücken 1906-Slovenia 1984). Ex attore di teatro e di cinema, si affermò nel secondo dopoguerra come il “regista delle due Germanie” perché, pur risiedendo a Berlino Ovest, girò i migliori film a Est. Con Die Mörder sind unter uns (1946; Gli assassini sono fra noi) iniziò, sulle macerie della capitale, un esame di coscienza e, riprendendo il primo titolo di F. Lang per M, riallacciò il legame con il cinema tedesco democratico; in Rotation (1949) narrò la storia di un ventennio (1925-45) dal punto di vista di un tipico uomo medio, un tipografo alla rotativa. Der Untertan (1951; Il suddito), dall'omonimo romanzo di H. Mann, corposa satira del borghese servile in epoca guglielmina, come lo sarebbe stato sotto il nazismo, fu il suo risultato più sicuro. Sospesa una Madre Coraggio per contrasti con B. Brecht, nel 1955 Staudte condusse a buon fine in Olanda Ciske, muso di topo, ritratto di un ragazzo reso criminale dall'ambiente. Trasferitosi definitivamente nella Repubblica Federale dopo un fallito intermezzo italiano (Pezzo, capopezzo e capitano, 1958), vi si manifestò nettamente in declino (specie in una Dreigroschenoper in versione rosa del 1963). Non si mostrò totalmente indegno del suo passato con la satira Rosen für den Staatsanwalt (1959; Rose per il procuratore generale) e con l'antinazistico Kirmes (1960; Storia di un disertore). Altri film: Der Letzte Zeuge (1960), Die glücklichen Jahre der Thorwalds (1962), Herrenpartie (1964; in coproduzione con la Iugoslavia), Das Ganovenehre (1966), Die Herren mit der weissen Weste (1969), Fluchtweg St. Pauli - Gross-alarm für die Davidswache (1971).