romanticismo
IndiceLessico
sm. [sec. XIX; da romantico].
1) Movimento spirituale che improntò la filosofia, la letteratura, le arti e il costume europei tra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento.
2) Insieme delle caratteristiche proprie dei romantici e della loro produzione artistica: il romanticismo di Manzoni, di Leopardi.
3) Fig. eccessiva sentimentalità, sentimentalismo: il romanticismo dei ragazzi; anche riferito a paesaggi, luoghi e sim. capaci di ispirare sentimenti romantici: il romanticismo del tramonto.
Romanticismo. Il sogno del pastore di J. H. Füssli (Londra, Tate Gallery).
Londra, Tate Gallery
Romanticismo. Dio giudica Adamo di W. Blake (Londra, Tate Gallery).
De Agostini Picture Library / G. Nimatallah
Romanticismo. Gola montana di C. D. Friedrich (Vienna, Kunsthistorisches Museum).
Vienna, Kunsthistorisches Museum
Cenni storici: caratteri generali
La multiformità delle tendenze e dei problemi che si intrecciano con la nozione di Romanticismo impedisce di tracciare un quadro unitario di questo complesso periodo della storia della civiltà europea che iniziò sul finire del Settecento e si protrasse per l'intera prima metà dell'Ottocento. A lungo si vide come elemento centrale del fenomeno romantico l'opposizione tra le letterature classiche e quelle moderne, non tenendo conto che la rivoluzione letteraria del Romanticismo implicava una nuova concezione della realtà. Nella contrapposizione di classico e romantico Goethe definì classico colui che aveva la sensazione di vivere sotto lo stesso sole che illuminò e riscaldò Omero, e che pertanto concepiva la vita come continuità, mentre romantico era al contrario colui che avvertiva un passato profondamente diverso dal presente e un futuro come assoluto mistero, che cioè concepiva la vita come divenire. Il senso del transeunte non può però essere esclusivo di un determinato periodo storico. L'anima di un Catullo non era certo “intera”, quella di Virgilio non era scevra di nostalgia e di malinconia, quella di Lucrezio non era immune da atteggiamenti titanici: anche questi poeti possono essere definiti, in senso lato, romantici ma rimane da spiegare la differenza di tali forme di sensibilità romantica dal Romanticismo come scuola storica. In altri termini, occorre chiedersi in quale momento della storia il Romanticismo perenne acquistò coscienza di se stesso e diventò Romanticismo storico. Tale momento è la Rivoluzione francese che, caratterizzata da una forte carica passionale, mise definitivamente in crisi il mito illuministico della ragione. Solo dopo la Rivoluzione, Novalis e i suoi contemporanei si accorsero di essere romantici, in quanto si opponevano a quei “classici” che per essi erano gli illuministi. Mentre infatti il “classico” del Settecento aveva una fede invincibile nella ragione, che aveva scoperto verità definitive, capaci di assicurare la felicità del genere umano, l'uomo romantico rifiutava tale mito razionalista, non credeva in un inarrestabile progresso. Ne conseguì il dilagare di tendenze irrazionalistiche, scatenate dalla persuasione che la realtà più autentica si sottraesse al dominio della ragione e si potesse attingere solo con il sogno e l'allucinazione, con l'ebbrezza dei sensi e con l'esperienza terribile, ma morbosamente affascinante, della morte. È significativo che la sensibilità romantica si definisca con termini tedeschi che non hanno l'equivalente nelle lingue neolatine, come Sehnsucht, che allude a uno stato d'animo malinconico, tipico di un desiderio mai soddisfatto, e Stimmung, che indica l'aspirazione romantica all'armonia cosmica. E si spiega come, nel primo Novecento, si sia operata una netta distinzione tra Romanticismo tedesco e Romanticismo latino: Farinelli ha definito il primo “mistico, filosofico, individualistico” e il secondo “sentimentale, sociale, patriottico, moraleggiante”. Più di recente si è individuato uno stretto legame tra Romanticismo e decadentismo attraverso il comune denominatore dell'irrazionalismo: nel suo celebre saggio La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, M. Praz ha rintracciato negli scrittori romantici i temi predecadenti dell'isterismo, del sadismo, dell'erotismo, della lussuria, ecc. Si tratta di una fuga negli abissi dell'incoscio, che non ha disdegnato il ricorso alle scienze occulte e alla magia, che ha alimentato il culto del male nelle sue forme più sfrenate e perverse, donde discende il ricco filone del Romanticismo “nero”, con le sue atmosfere cupe e angosciose, affollate di mostri e di spettri, di orrendi delitti e di macabre allucinazioni. Se questo è l'aspetto più torbido del misticismo romantico, c'è una sua manifestazione più moderata, che si è espressa come vaga religiosità o ha favorito la conversione alla religione tradizionale, in netto contrasto con il deismo e con l'ateismo degli illuministi. L'ansia inappagata di infinito dell'uomo romantico si è manifestata tuttavia non solo come fuga nell'inconscio o nel sovrannaturale, ma, più semplicemente, come fuga nello spazio e nel tempo: di qui le evasioni romantiche verso il Medioevo barbarico o l'antica Ellade, di qui l'esotismo, manifestatosi come vagheggiamento di luoghi incontaminati, come nostalgia del primitivo (dall'America di Chateaubriand e di Longfellow all'Estremo Oriente di Gautier e Loti, alle isole del Sud di Melville e Stevenson); di qui, infine, il mito dell'infanzia vista come un paradiso perduto, come l'età che consente un contatto fresco e autentico con la realtà. All'ansia d'infinito si contrapponevano le leggi e le convenzioni imposte dalla società; ne consegue, da parte dell'eroe romantico, una duplice reazione: il titanismo, che rinnova il mito di Prometeo, divenuto per i romantici il simbolo della ribellione al finito, della sfida contro i valori consacrati (si pensi al byronismo); e il vittimismo, cioè il ripiegamento dell'eroe sconfitto nella solitudine e nel sogno, nella malinconia e nel suicidio: è il caso del Werther goethiano (anche se, nella maturità, Goethe ripudiò quanto di patologico era nel suo personaggio). La perenne evasione dalla realtà fu però solo un lato dell'anima romantica: l'altro lato del sempre bifronte Romanticismo è costituito dall'impegno per l'edificazione di una civiltà nuova. Nacque anzitutto, con il Romanticismo, lo storicismo: in opposizione agli illuministi, che vedevano la storia come preparazione “all'età dei lumi” e condannavano come ignoranza e barbarie il passato, i romantici ritennero che nella storia nulla fosse inutile o irrazionale e in ogni suo momento essa fosse infinita perfezione, razionalità assoluta. Nacque di qui la rivalutazione del Medioevo, in cui si scorgevano le origini del mondo moderno, e, inoltre, in contrasto con il cosmopolitismo settecentesco, il concetto di nazione, che Manzoni definì “una d'arme, di lingua, d'altare,/ di memorie, di sangue e di cor”. Lingua e religione, razza e costume sono indubbiamente elementi tradizionali del concetto di popolo: ciò spiega le posizioni legittimiste e reazionarie di molti romantici francesi e tedeschi, sostenitori della Restaurazione e dell'alleanza di trono e altare. Ma non va dimenticato che nei Paesi oppressi dal dominio straniero si verificò una coincidenza tra Romanticismo e lotta per la libertà: basti ricordare lord Byron morto a Missolungi per la libertà della Grecia, o Mazzini e tanti altri romantici italiani impegnati nelle lotte del Risorgimento. Tale finalismo patriottico era però in netto contrasto con la più notevole conquista dell'estetica romantica, cioè con l'autonomia dell'arte. Si riproduceva così, in sede letteraria, l'antinomia tra la tendenza alla fuga e all'evasione e l'opposta tendenza all'impegno con la concreta realtà storico-politica: da una parte nasceva una letteratura lirico-soggettiva, il cui sbocco fu il decadentismo; dall'altra parte una letteratura realistico-oggettiva, che ebbe come sbocco il romanzo sperimentale, il naturalismo e il verismo. Sogno e realtà sono, in sintesi, i due volti del Romanticismo, le contraddizioni tipiche di una civiltà travagliata e complessa, che hanno agitato la coscienza europea fino ai nostri giorni.
Letteratura: l'espressione di un'età nuova
La scuola romantica, che caratterizzò la letteratura moderna dalla fine del Settecento alla metà dell'Ottocento, si manifestò già (a partire dalla crisi politica e sociale del Rinascimento, dalla Riforma religiosa e dalle contrastate teorie del classicismo greco-latino), fin dal Seicento e dalla Querelle des Anciens et des Modernes. In modo particolare dalla metà del Settecento, nel campo del teatro, della narrativa, della poesia campestre, sepolcrale e idillica, alcuni elementi della sensibilità e del gusto hanno precorso una vera e propria nuova tendenza: essi sono stati raggruppati, da alcuni decenni, sotto il nome di preromanticismo, anche se sono stati invece considerati come inizi del Romanticismo fin da quelle prime affermazioni (per esempio, con Italo Siciliano che parte dall'abate Prévost nella sua storia del Romanticismo francese). Una particolare tendenza, che spicca prima ancora di una scuola dichiaratamente e polemicamente romantica, fu quella dello Sturm und Drang (dal titolo di un dramma di F. M. Klinger); dalle esigenze espresse da tale movimento L. Vincenti ha nettamente distinto il libertarismo innovatore e fremente di Alfieri, uomo e autore già definito protoromantico da B. Croce. Anche il belga R. O. J. Van Nuffel esaltò in Alfieri il carattere di drammaturgo rivoluzionario pur nella forma classicheggiante connessa con la scelta di alcuni eroi antichi come personaggi. I nuovi aneliti del Romanticismo, collegandosi con le esigenze dei popoli moderni, specialmente di quelli nordici, in genere estranei o ai margini del mondo culturale e mitologico greco-latino, furono impersonati magistralmente anche da quanti, per la loro formazione in gran parte collegata col mondo classico e con l'antichità nel suo sviluppo orientale e mediterraneo, avversarono le teorie romantiche o almeno le discussero e le limitarono: Goethe, Foscolo, Leopardi, Shelley, Keats e altri. Le opere di questi autori sono fondamentali testimonianze di un mondo letterario e artistico ispirato a esigenze nuove, dall'avvento della Rivoluzione francese in poi: pur nella limitatezza di una concezione nazionalistica (collegata col Risorgimento italiano e con la storia tedesca, dalla lotta contro Napoleone alle affermazioni del Reich) il Romanticismo ha elementi di classicità universale, largamente sentiti in tutto il mondo come espressione di un'età nuova. La complessità e la varietà delle manifestazioni del Romanticismo in tutta Europa e poi nel mondo americano (tanto in quello meridionale quanto in quello settentrionale, letterature del Canada comprese) impediscono una definizione unitaria dei movimenti, o almeno delle tendenze manifestatesi presso diversi popoli e culture: anche l'Europa meridionale (per usare un termine del gruppo di Coppet) ebbe nel Romanticismo una rivoluzione o almeno una riforma letteraria. E così fece l'America Latina negli stessi fermenti di libertà politica, almeno dal 1810 in poi. Se sono diverse e perfino opposte le varie tradizioni nazionali per nuove esigenze di patriottismo (che dopo la Rivoluzione francese prese il posto del cosmopolitismo) sono da considerare nella loro unità le manifestazioni delle tendenze romantiche, sentite da un lato come elemento di rottura col passato, dall'altro come restaurazione di valori. Il Medioevo imperiale e cristiano fu per i Tedeschi un mito che giovò perfino a rinsaldare il cattolicesimo nella storiografia dei protestanti, ma per gli Italiani la civiltà dei Comuni, in funzione antimperiale, se non sempre guelfa, fu un motivo fondamentale nel Risorgimento. Sono esaltati il sentimento, la fantasticheria, l'individualismo, la vita come lotta, la conquista storica dei diritti, le rivoluzioni, i contrasti di civiltà, in un'esigenza dialettica che oppone il divenire all'essere, il sentire al ragionare, la passione alla mente.
Letteratura: in Germania
È stato detto che il Romanticismo è tipica manifestazione tedesca, imitata ma non raggiunta da altri popoli, e quanto è stato appunto vantato da critici tedeschi è stato combattuto, specialmente nei Paesi latini, da altri come una deviazione dalle rette vie della poesia, fissata nelle norme delle antiche poetiche (da Aristotele a Orazio al Rinascimento a Boileau e a Pope). Anche in importanti monografie (per esempio in quella di R. Haym, La Scuola romantica: contributo alla storia dello spirito tedesco) si parla della poesia e del pensiero dell'età romantica come di manifestazioni tipicamente e originalmente tedesche. È indubbia l'importanza assunta dalla Germania nella fondazione e nell'evoluzione di una scuola romantica, ma non bisogna trascurare che tutta l'Europa ebbe, dal Rinascimento se non dalle origini medievali, un'esigenza di rinnovamento culturale collegata con l'idea cristiana e la necessità di salvaguardare i diritti della personalità umana nei confronti dello Stato e della Chiesa (anzi delle Chiese). Fu ritenuto polemicamente da critici francesi (Seillière e Lasserre) che il Romanticismo abbia acuito in Germania un allontanamento dal mondo giuridico e intellettuale di Roma favorendo lo sviluppo di esigenze irrazionali e perfino razzistiche, oltre che imperialistiche. Comunque la lotta dei popoli del Nord, prima contro la Chiesa cattolica e poi contro Luigi XIV e quindi contro Napoleone, sentita come esigenza di libertà, ebbe nella Germania la nazione antesignana, come fu proclamato da M.me de Staël nella Germania (1810, distrutta dall'autorità imperiale e ristampata a Londra nel 1813). Rifiutando i modelli classici il Romanticismo tedesco affermava la necessità che ogni popolo deve trovare nelle radici della storia il carattere della propria poesia. Si pone la base delle lettere e della poesia creatrice nella sincerità della natura, nella voce dei popoli: le varie lingue nazionali (e così i dialetti) sono manifestazioni immediate di sentimenti. La poesia è vita e non formula letteraria. Un anelito di fede religiosa (nel valore filosofico del termine) spinge ad ammirare senza limite l'arte medievale (come fa Wackenroder), anche se in parte d'origine barbarica, come appare da monili e da armi, documento di civiltà da cui trarre (avrebbe poi detto Foscolo) “gli auspici”. La natura crea liberamente e a essa si ispirano i poeti: l'esempio maggiore viene da Shakespeare con la varietà e la grandiosità della sua opera drammatica. Il poeta segue il suo intimo sentire e non norme precettistiche quali quelle degli antichi. Il genio si afferma anche senza le regole, anzi anche contro di esse. È stabilita da Schiller in un trattatello famoso la contrapposizione di “poesia antica ingenua e poesia moderna sentimentale” (1795 e, in volume, 1800), ma già contro il classicismo francese si era parlato dei valori della fantasia (con Bodmer e Breitinger) e del sentimento come sostanza della poesia (Klopstock) e infine, con lo Sturm und Drang, si era proclamata un'espressione in tutta la schiettezza, con motivi che gli stranieri valutarono come protoromantici, ma che i fautori della scuola romantica, dal 1798 in poi, con la rivista Athenäum, a opera dei fratelli Schlegel, discussero e anche combatterono per diversità coi propri principi. Le conquiste del criticismo di Kant e dell'idealismo assoluto (da Fichte a Schelling, a Hegel) dettero ai romantici la coscienza dell'importanza storica della loro scuola.
Letteratura: libertà letteraria e libertà politica in Europa
Dopo le anticipazioni del preromanticismo, le premesse di Lessing sull'arte nuova e di Hamann sul valore della parola creatrice, si considera la scuola romantica del 1797 come un avvio storico. E si aggiunga, col 1798, quanto affermarono, a modo di programma letterario, gli inglesi Wordsworth e Coleridge con le Ballate liriche e discussioni letterarie. Fondamentale per i Paesi scandinavi è ritenuto l'incontro di Steffens e Oehenschläger (1803), e così si citano, per la cultura di più popoli, le Lezioni sull'arte e la letteratura drammatica di A. W. Schlegel (1808) e le loro traduzioni: quella francese (1813), unita alle riedizioni della Germania della Staël (1813 e seguenti) e alle polemiche che si susseguirono a Parigi fino al 1830, preparerà le discussioni di Stendhal (Racine e Shakespeare), le osservazioni di Nodier e finalmente la scuola romantica francese con Hugo, Vigny, Lamartine, Musset. La detronizzazione del reazionario Carlo X e l'avvento del liberale Luigi Filippo coincidono con la vittoria del Romanticismo francese, o almeno con le sue affermazioni più efficaci. Per l'Italia, caduto Napoleone ed entrati gli Austriaci a Milano, il 1816 vede la Lettera semiseria di Grisostomo di Berchet, le Avventure letterarie di un giorno di Borsieri e le discussioni suscitate da un articolo della Staël sulle traduzioni. Col 1818-19 si ha la coraggiosa impresa del Conciliatore di Pellico, Confalonieri, Pecchio e altri patrioti: le successive vicende politiche confermano gli intenti civili di un Romanticismo ispirato a un'idea europea di libertà, soprattutto per merito di L. di Breme. Anche l'Antologia (1821-33) di Vieusseux combatte a Firenze una sua continua lotta civile e letteraria: fra i collaboratori Montani va citato per una valutazione generale del Romanticismo (come è anche a opera del giovane Mazzini e di Guerrazzi). Lunga fu la preparazione del pubblico a una letteratura romantica, d'intenti popolari e liberali; per gusto e ideali grande importanza ebbero le traduzioni dall'uno all'altro Paese nell'età napoleonica e nella Restaurazione. In circa tre decenni la ricerca di libertà letteraria si allea a quella della libertà politica e spesso intenti patriottici prendono il sopravvento su motivi universali. Si vedano le traduzioni (anche dal francese) di drammi di Goethe (il 1º Faust) e di Schiller (I masnadieri, Guglielmo Tell) e si ricordino l'Ortis di Foscolo (1802, legato al Werther goethiano almeno per la pittura del cruccio d'amore), Atala (1801) e Renato (1802) di Chateaubriand, come testimonianze di nuova sensibilità esotica, e, per intima ricerca, Oberman (1804) di Senancour. Fra i romantici tedeschi, dal 1804 in poi hanno posto Richter, von Arnim, Brentano, Tieck (per non trascurare le popolari Fiabe dei Grimm) con opere significative per visione della vita, pittura del reale ed esigenza di arte fantasiosa e libera. A sua volta Byron, col Pellegrinaggio del giovane Aroldo (1812), col Giaurro e col Corsaro (1814), afferma una sua spiccata individualità esente da convenzioni, anzi in lotta con la società. Con lui e con altri (anche con Shelley, classicista di formazione) il Romanticismo passa ad azione di protesta e si esprime in un titanismo che è stato esaminato fra il 1825 e il 1850 come testimonianza d'una crisi della società. Se ne noteranno sviluppi, anche in atteggiamenti avveniristici legati al Popolo, al Progresso, all'Umanità e ad altri miti romantici in Lamennais, Quinet, Michelet, Mazzini, senza dimenticare le utopie politiche di stampo socialista e comunista prima dell'esame scientifico di Marx. Dal 1814 al 1820 nuove testimonianze entrano nella lunga preparazione d'una sensibilità nuova e nella pittura di passioni collegate coi nuovi tempi di rivoluzione e di guerra: La vedova di Padilla, tragedia dello spagnolo Martínez de la Rosa, i Canti popolari svedesi di Geijer e Afzelius. Affermazioni rilevanti per potenza espressiva sono in più contributi e anche in nuovi adepti del Romanticismo, dai tedeschi Chamisso (Fede), Hoffmann (Fantasie secondo Callot, Gli elisir del diavolo, La principessa Brambilla), Brentano (La fondazione di Praga), Uhlan (Poesie), Eichendorff (Presentimento e presenza), all'austriaco Grillparzer (L'ava e Saffo), agli inglesi Peacock (L'abbazia degli incubi), Keats (Endimione e Lamia), Shelley (Prometeo liberato) ai francesi Lamartine (Meditazioni) e Nodier (Giovanni Sbogar), allo scozzese Scott (Ivanhoe), al russo Puškin (Ruslan e Ludmila), ai nordamericani Bryant (Poesie) e Irving (Il libro degli schizzi). Per l'Italia si deve tener conto delle Poesie di Porta e dell'inizio dei Sonetti di Belli; la poesia dialettale ha grande parte nel credo romantico. Scritto nel 1818 e pubblicato solo nel 1900 è, di Leopardi, il Discorso di un Italiano intorno alla poesia romantica. Di Manzoni si citano Il conte di Carmagnola e la Lettera a Chauvet per mostrare, dalla tragedia allo scritto critico, l'importanza della meditata preparazione dell'autore ai temi del Romanticismo, di cui in Italia doveva poi essere ritenuta il più profondo rappresentante.
Letteratura: il romanzo
Dalla lirica sentimentale si passò agevolmente alla lirica patriottica (con Körner in Germania e Mameli poi in Italia) e anche alla poesia sociale e politica (con Barbier e Béranger in Francia e poi Giusti in Italia); ma sostanzialmente è da vedere nel teatro il maggior impegno sostenuto dagli autori nell'esigenza di avvicinarsi alle masse. Tale ricerca di piena espressione poetica nel teatro fu di Manzoni, di Hugo e di vari altri, fra cui perfino il giovane Beyle non ancora Stendhal; ma poi la produzione romantica ripiegò sostanzialmente sul romanzo, che diede il modo più tipico di avvicinare la letteratura al popolo al di fuori della sola ricerca di intrattenimento o di pittura della società contemporanea o di riesumazione secondo le affermazioni del romanzo storico (che lo stesso Manzoni, autore de I promessi sposi, volle sconfessare come genere ibrido fra la poesia e la storia). Dal 1821, anno di moti e rivoluzioni, al 1830, avvento della monarchia borghese in Francia, si intreccia una vasta produzione ispirata agli ideali del Romanticismo, anche se con caratteristiche differenti da popolo a popolo. Nell'opera di Manzoni spiccano il Cinque maggio, gli Inni sacri, l'Adelchi, Fermo e Lucia, la Lettera al D'Azeglio, I promessi sposi. Le stesse opere di Guerrazzi e di Berchet, più scopertamente romantiche, non hanno quello slancio interiore, quel potere di visione completa della vita che è del solingo e riservato Manzoni. Ai nuovi contributi del Romanticismo tedesco volti alle ricostruzioni storiche, all'ironia e anche alla pittura realistica (con Rückert, Platen, Eichendorff, Immermann, Heine) vanno uniti, per schiette testimonianze, il romeno Golescu, il polacco Mickiewicz, l'ungherese Vörömarty. Fra i russi ha nuove opere Puškin (Eugenio Onegin, La fontana di Bachčisarai, Boris Godunov); hanno buona fama gli inglesi Lamb (Saggi di Elia) e Landor (Conversazioni immaginarie). Il francese Vigny (Poemi antichi e moderni) e i nordamericani Cooper (La spia, I pionieri, L'ultimo dei Moicani) e Poe (Liriche) interessano largamente i letterati e gli artisti, e, quanto a Scott e al suo Quintino Durward, nuova fortuna è riservata dai lettori di più continenti. Col 1830 Hernani di Hugo, Rosso e nero di Stendhal e i Racconti di Spagna e d'Italia di Musset hanno il loro posto nella storia delle lettere moderne, e così, benché più modesta dei sonanti romanzi dell'autore, La serpicina di Guerrazzi. Per quanto si sia potuto parlare per l'Italia e la Francia di un secondo Romanticismo per la seconda metà dell'Ottocento, due nuovi decenni di lotte letterarie fra il 1830 e il 1850 vedono il rallentarsi del Romanticismo dinanzi a esigenze nuove del realismo e del Parnasse in connubio con le ricerche scientifiche del positivismo. Il Romanticismo si trasforma in movimento di rivendicazioni sociali e, dove è necessario, nazionali. Nuove opere rinverdiscono la fama di Hugo (Nostra Signora di Parigi), di Leopardi (I canti), di Goethe (2º Faust). Si affermano Dumas padre, Balzac, Gogol, George Sand, Pellico (Le mie prigioni), Carlyle, Sainte-Beuve (Voluttà), Słovacki, Dickens, Büchner, Hawthorne, Lermontov, Almqvist e, quindi, Prati (con facili successi), Eichendorff, Emerson, Macaulay, Longfellow, Hebbel, Campoamor, e, per introspezione psicologica, Amiel (inizi del suo Diario intimo). Nuovi sviluppi del Romanticismo appaiono nell'opera poetica e musicale di Wagner, negli scritti letterari di Dostoevskij, Turgenev e Gončarov sulla società russa. Per tali molteplici testimonianze l'attività del Romanticismo confluisce dalla letteratura alla critica della società contemporanea e lascia spesso la poesia e l'arte per inseguire sogni, del resto nobili e schietti, di giustizia sociale e di rivendicazioni politiche. Ma lontano dagli inizi della scuola romantica tedesca e, a maggior ragione, dalle secolari premesse di un rinnovamento del mondo letterario e della sua funzione in una moderna società, il Romanticismo verso il 1850 è venuto perdendo la sua forza iniziale di lotta, o almeno di critica, al mondo contemporaneo: una larga adesione del pubblico e la fortuna tutta popolare di più opere ha qualche volta limitato, per i secoli futuri, il potere di irradiazione e di conquista “per sempre” che avevano alcuni capolavori del precedente mondo ispirato al classicismo greco-romano e all'antichità fissata nei “generi”. Ma anche in circa due secoli il Romanticismo, prima e dopo la scuola a esso intitolata, ha dato alcuni capolavori degni di rimanere nella sfera eterna della classicità, cioè della perfezione.
Filosofia
Sotto l'aspetto filosofico il Romanticismo si presenta come movimento di pensiero che privilegia il sentimento di fronte alla ragione e ne fa una categoria spirituale, attribuendogli un valore predominante. Anticipazioni di temi romantici furono in Rousseau la rivalutazione della natura e nello stesso Diderot il valore da attribuire alla storia. Ma ben più importante fu l'eredità che al Romanticismo lasciò il movimento dello Sturm und Drang, sostanziato dal pensiero di Hamann, Herder e Jacobi a cui si accompagnarono i giovanili ardori di Goethe e di Schiller: in essi la ragione accompagna ancora la ricerca dell'uomo, ma non ha più lo smalto illuministico dell'onnipotenza, è una forza limitata che procede verso la trasformazione del mondo fra notevoli difficoltà e in contrasto continuo con la realtà che vorrebbe cambiare. Le vie della fede e della mistica sono ancora in penombra, ma già se ne intravvede il tracciato. Ad abbattere l'ultimo diaframma e a entrare in piena tematica romantica (il Settecento è già agli ultimi battiti temporali) fu la trasformazione del concetto di ragione in forza infinita, immanente al mondo e sua dominatrice, anzi sostanza stessa del mondo. Autore di questa trasformazione che dilata i ben distinti termini della ragione individuale dell'uomo in forza cosmica fu Fichte, che identifica la ragione con “l'Io infinito” o “autocoscienza assoluta”. Il filosofo riesuma qui concetti neoplatonici e più propriamente plotiniani, ma li propone con più matura chiarezza come “infinità di potenza o di coscienza”, fuori da ogni concetto di spazio e di tempo. Principio spirituale creativo, l'Io infinito di Fichte diventa in Schelling “Assoluto”, matrice di una filosofia della natura in cui si coagulano i diversi elementi del Romanticismo: panteismo naturalistico, filosofia dell'Eros, della libertà, dell'arte, dell'infinito. Nel pensiero di Hegel l'Io fichtiano e l'Assoluto di Schelling diventano Idea, il “vero infinito”, che s'identifica in dialettica sintesi con il finito, vale a dire con il mondo e in esso trova la sua realizzazione. Io, Assoluto, Idea sono però in ultima analisi tre nomi dell'unico “principio infinito” e questo può essere interpretato come “Ragione Assoluta”, che opera con rigoroso determinismo oppure come attività non astretta da necessitanti determinismi, ma libera e dilagante: l'infinito cioè è in questo caso “sentimento”. E qui il pensiero romantico si collega strettamente con la ben più vasta produzione letteraria e artistica, che dell'infinito ha fatto il suo fondamento: il riconoscimento è dato dallo stesso F. Schlegel, quando attribuisce a Fichte il titolo di “scopritore del concetto romantico dell'infinito”. A esso si richiama anche Novalis definendo il mondo “una grande opera di poesia”. L'aspetto religioso del Romanticismo fu analizzato da F. Schleiermacher: la religione è “l'aspirazione dell'individuo finito all'infinito”, il sentimento che egli vive in se stesso della sua dipendenza dall'infinito; in sintesi religione significa “sentimento dell'infinito”: il tema ritorna quasi con identità lessicale. Nel pensiero posthegeliano rivivono alcuni aspetti del Romanticismo nella filosofia dell'amore di Feuerbach, nel superuomo di Nietzsche, nella filosofia esistenzialista di Kierkegaard. Questi portò alle estreme conseguenze la teoria romantica dell'ironia, ponendola su un nuovo piano come “relazione ambigua”, perché l'uomo finito sente in sé l'esigenza dell'infinito, ma questo sfugge all'uomo che, mancando di questo preciso riferimento, unico a poterlo illuminare sul significato della sua vita, viene a trovarsi in contrasto con se stesso e vive di conseguenza in un'angoscia esistenziale. Sull'interpretazione dell'infinito come regno del sentimento si fonda la supremazia che il Romanticismo assegna talora all'arte: l'infinito è sentimento. Ma la filosofia è razionalità, mentre l'arte è “espressione del sentimento”. Dunque nel Romanticismo l'arte deve avere il sopravvento sulla filosofia. È l'interpretazione verso cui inclinò Schelling quando definì il mondo “un'opera d'arte” che ha come autore l'Assoluto. Ed è questa interpretazione del Romanticismo che varca le frontiere della Germania e trova seguaci in Francia e in Italia. Se il Romanticismo si pone come antitesi all'illuminismo, non ha però dello stesso, in campo filosofico, un'uguale ampiezza; ben maggiori invece sono le sue fortune in campo letterario e storico.
Arte: generalità
Nelle arti figurative il termine Romanticismo assume un significato indeterminato e polivalente, potendosi accostare, sotto la comune e vaga definizione di “romantiche”, espressioni artistiche di natura e origine assai varia e difficilmente collocabili nell'ambito di uno stesso e ben individuato movimento. Tra i due opposti poli costituiti da un lato da quell'interpretazione riduttiva e rigidamente cronologica che vede nel Romanticismo la fase stilistica successiva al neoclassicismo e destinata a concludersi con l'avvento del realismo, e dall'altro dalla tendenza a ravvisare nel Romanticismo una “categoria” stilistica e una costante spirituale le cui manifestazioni ricorrono nella storia delle arti figurative, si indicano più genericamente come “romantici” una serie di episodi artistici dell'arte occidentale cronologicamente compresi tra la fine del sec. XVIII (preromanticismo) e gli ultimi anni del successivo (postromanticismo); momenti la cui natura e i cui moventi si inseriscono in quello stesso ambito culturale che aveva preso l'avvio dal pensiero filosofico e dalla letteratura del Romanticismo partecipando delle stesse istanze ideologiche. Polemicamente opponendosi al neoclassicismo e alla cultura accademica, nei quali tuttavia vanno ravvisate le radici della sensibilità romantica come momento critico della cultura illuminista e reazione al crollo dell'utopia “razionale”, l'arte del Romanticismo rifiuta ogni ideale e ogni univoca classificazione del bello per dare libero sfogo alla creazione individuale che si esprime in un approccio emotivo al fare artistico, tendente a riportare alla luce valori squisitamente soggettivi, fantastici e sentimentali. Alla perfetta e definita forma classica l'arte romantica preferì da un lato la rappresentazione dei tratti tipici, la caratterizzazione che fa dell'oggetto ritratto un unicum, l'evocazione di suggestivi e fuggevoli aspetti della natura e dell'uomo nei quali si legga l'inquieto fluire della vita nella sua relatività e contemporaneamente un costante anelito all'assoluto. Ribelle alle imposizioni dell'accademia, e dunque del potere costituito, l'arte romantica condivise inoltre con la filosofia e la letteratura contemporanee l'impegno politico e civile e le aspirazioni libertarie, ora indirizzate contro l'assolutismo napoleonico, ora contro quello della Restaurazione. Di qui deriva l'attenzione, nella scelta dei soggetti, alla storia e in particolare a quella contemporanea oltre che, in margine a essa, a temi suggeriti da fatti della più varia attualità (Géricault, Zattera della Medusa, 1819, Parigi, Louvre; Delacroix, Libertà che guida il popolo, 1831, Parigi, Louvre). Sulla scia della letteratura, la rivalutazione delle tradizioni figurative nazionali, della religione e della famiglia come veicoli di un'effusione sentimentale che conferma il tono di polemica opposizione alla ragione degli illuministi e alla fredda bellezza della classicità, costituisce i nuovi motivi di fondo dell'arte del romanticismo. Nell'ambito di questa rinnovata attitudine spirituale, alcuni filoni dell'arte romantica apprezzarono e si ispirarono ai primitivi e al Quattrocento italiano e, nell'architettura, alle tradizioni medievali nazionali, con un criterio di scelta che rientra nella nuova e feconda concezione della storia. Dal punto di vista delle tecniche, con una generalizzazione forse illegittima ma di valore indicativo che prescinde dalle logiche differenze di stile, il Romanticismo tese a esprimersi in forme “pittoriche”, cioè indirizzate a esaltare i valori del colore e del chiaroscuro piuttosto che della linea e del disegno. Momento complesso, proprio perché in esso confluiscono elaborazioni regionali, nazionali, individuali, della cultura figurativa europea, il Romanticismo ci offre tale varietà di forme e di intonazioni, di intenzioni e di accenti, da apparire come una serie di episodi di più varia matrice culturale ma legati da assonanze di tono o di atmosfera, i cui momenti più significativi sono cronologicamente situabili nella prima metà del sec. XIX.
Arte: Inghilterra
Nel campo delle arti figurative il termine fu applicato per la prima volta a proposito del giardino all'inglese sul finire del sec. XVIII, a indicare il nuovo gusto naturalistico e pittoresco avviato da Lancelot Brown, che precorse con le sue atmosfere suggestive e le sue curiosità esotiche il nuovo concetto romantico della natura: il giardino all'inglese fu dunque il giardino romantico per eccellenza. Ma il contributo più valido e precoce dell'Inghilterra all'arte romantica va ricercato nell'opera di H. Füssli e di W. Blake, che tradussero il gusto fantastico e visionario e la tendenza al “sublime”, ormai tradizionale nella cultura e nella letteratura inglese da Ossian a Young e teorizzata dallo scrittore settecentesco E. Burke, in un michelangiolismo di forme applicato alla letteraria ricercatezza dei soggetti. E ancora in Inghilterra raggiunse i più alti vertici qualitativi la pittura di paesaggio, genere riscoperto in età romantica, nell'opera di J. Crome, di J. S. Cotman e soprattutto di J. Constable e di J. M. W. Turner. La scuola inglese, alla quale guarderanno i francesi di Barbizon e punto di partenza per il paesaggio moderno, si distingue per la nuova attenzione alla relatività della luce e dell'atmosfera; la tecnica fluida ed evocativa nell'olio o nell'acquerello si presta a suggerire quella profonda e misteriosa rispondenza, in chiave di armonia o di contrasto drammatico tra la natura e la personalità dell'artista, che è tratto tipicamente romantico. Più lirica e descrittiva la visione di Constable, più sconvolgente e irrazionale quella di Turner che raggiunge il “sublime” attraverso la drammatica scenografia della composizione e l'uso del colore. La pittura visionaria di Füssli e di Blake, la natura panica e sublime di Turner contengono una potenzialità surreale, una costante allusione al magico e all'occulto che si evolsero nella pittura inglese e furono accolte e rielaborate in nuove cifre stilistiche in Germania e in Francia. Intorno alla metà del secolo i preraffaelliti, avviando un processo di recupero storico che è tipico della cultura romantica, contrapposero alla decadenza dell'arte barocca e contemporanea la purezza dell'arte del Quattrocento, affiancandosi alle teorie del Ruskin.
Arte: Germania
In Germania, dove confluirono gli apporti del Romanticismo nordico e scandinavo (V. Carstens) a sua volta veicolo d'influssi inglesi, il paesaggio romantico informato alla nuova idea di Natura, insieme oggetto d'indagine scientifica e fulcro di forze magiche e occulte, si tinse di toni surreali nell'opera di O. Runge, di C. D. Friedrich e di E. F. Oehme. Il nascente nazionalismo avviò l'interesse per lo stile gotico, erroneamente considerato tipicamente germanico, il quale a sua volta tese a confluire e a identificarsi con tendenze misticheggianti e di rinnovata sensibilità religiosa; a questi motivi si ispirò l'opera pittorica dei nazareni (J. A. Koch, F. Pforr, F. Overbeck, P. Cornelius) le cui aspirazioni di rigenerazione dell'arte si tradussero nell'adesione allo stile e allo spirito dei primitivi e del Quattrocento italiano.
Arte: Spagna
Unico, se si escludono episodi posteriori di scarsa importanza, ma fondamentale e precoce l'apporto della Spagna all'arte del Romanticismo con l'opera di Goya, nella quale si individuano motivi, intenzioni, sensibilità già romantici e pregni di conseguenze per le più vitali esperienze artistiche del secolo: dall'attenzione alla storia contemporanea, al riaffiorare di sostrati psicanalitici, dall'ispirazione onirica e dall'interesse per l'occultismo alla libertà dell'esecuzione.
Arte: Francia
Carattere di particolare aderenza alla vita politica nazionale ebbe l'arte del Romanticismo francese, le cui premesse sono chiaramente identificabili nell'attività di alcuni pittori neoclassici, da Gros a Prud'hon, da Ingres a David. Lo stesso Géricault espresse attraverso un'impostazione formale classica la sua sensibilità drammatica e il suo titanico patetismo, mentre dopo di lui Delacroix e, per altre vie lo scultore Barye realizzarono un definitivo distacco dalla forma classica, l'uno attraverso l'esclusiva attenzione ai rapporti cromatici e luminosi, l'altro imprimendo ritmi dinamici e aggressivi alla materia. Delacroix precorse inoltre tutte le modulazioni di una tematica tipicamente romantica, dal soggetto storico al genere pittoresco, esotico e orientale, punto di partenza di un fiorente filone minore (Chassériau, Descamps). Gli esiti della rivoluzione di luglio indirizzarono da un lato Daumier alla satira politica e borghese, dall'altro i paesaggisti di Barbizon (Corot, Th. Rousseau, Daubigny, ecc.) a effondere il desiderio di rinascita sociale e spirituale nel contatto diretto con la natura e la sua forza vitale.
Arte: Italia
Se in Italia Piranesi, stimolato dal disagio intellettuale generato dall'opposizione tra realtà e ideale “razionale” illuminista, accede a un mondo di potenti e nostalgiche visioni di rovine romane e di fantasie architettoniche dove l'immensità degli spazi e la suggestione delle luci individuano un'archeologia patetica che coincide con l'attitudine romantica della coeva architettura inglese e con quella che animò i revivals ottocenteschi, il suo rimane un apporto fondamentale ma isolato rispetto al filone maestro del romanticismo. Nel cuore dell'Ottocento le proposte della Francia e dell'Inghilterra furono accolte in Italia in un'accezione superficiale ed estetizzante che si manifestò nella predilezione per soggetti storici e sentimentali (Hayez). Soltanto l'arte del Piccio e dei puristi costituì un capitolo di qualche interesse.
Arte: architettura
In architettura il termine “romantico” vale a indicare un particolare approccio culturale al fare architettonico che approda a una serie di risultati formalmente diversificati ma nati da una stessa sensibilità spirituale e animati da intenzioni comuni; così, tra la seconda metà del sec. XVIII e gli ultimi anni del successivo, tutta una serie di fenomeni architettonici che potremmo riunire sotto la comune denominazione di revivals, dal neogreco al neogotico, dal neoromanico al neorinascimento, dal neoegizio agli stili eclettici, presentano un sostrato culturale romantico, condividendo gli interessi storico-letterari del Romanticismo piuttosto che rifarsi a tematiche e tecniche prettamente costruttive. Distingue il percorso iniziale dell'architettura romantica il suo affiancarsi a quella neoclassica, pur opponendosi a essa a causa dell'unicità della sua fonte, per il carattere storico delle sue scelte; contraddizioni e affinità assumono particolare e precoce rilievo nell'ambito dell'architettura inglese fin dal Settecento, essendo il revival palladiano già frutto di una sensibilità romantica in quanto il “recupero” diventa elemento innovatore e stimolo emotivo all'interno della cultura che lo effettua. Sulla scia del neopalladianesimo, che già alle sue origini si fonde con il gusto per l'esotismo, l'architettura romantica si apre all'adozione degli stili storici. Il nuovo senso della natura romantica, relativa e misteriosamente feconda, la riscoperta dei valori delle culture nazionali infirmano il concetto di validità di uno stile unico (quello classico) e sollecitano da un lato l'intervento soggettivo, dall'altro l'interesse per il Medioevo o per altri momenti storici, rivissuti e indagati con uno zelo archeologico che induce l'artista a cogliere le forme dell'architettura dei tempi passati come sollecitazione emotiva e fantastica: di qui la sensibilità di uno stesso architetto a diverse ispirazioni e la sua possibile aderenza al neogotico e al neogreco, agli stili orientali o a quello neorinascimento. Da Batty Langley a O. Walpole, da Romanticismo Morris a R. Adam, da J. Nash a Pugin in Inghilterra; dagli “architetti della Rivoluzione” a Viollet-le-Duc in Francia; da Pelagio Pelagi e da P. Japelli a P. Selvatico Estense e a G. Segurini in Italia, l'architettura del Romanticismo si articola in una molteplicità di tendenze riconducibili a un comune sostrato culturale inizialmente ricco di valide proposte, ma inesorabilmente tendente al qualunquismo formale e al conservatorismo borghese, che nell'architettura della seconda metà dell'Ottocento si affianca alle nascenti correnti moderne.
Musica
Nella storiografia musicale si designa con questo termine un vasto periodo storico compreso tra il secondo decennio dell'Ottocento e la fine del secolo: grosso modo coincidente da una parte con il tramonto delle esperienze legate al classicismo viennese (al cui ambito sembrano sfuggire, secondo molti esegeti, le opere estreme di Beethoven), dall'altra con l'insieme tutt'altro che unitario e organico dei movimenti e delle tendenze che preludono al contraddittorio panorama della musica del sec. XX. Essa, infatti, se fu caratterizzata per lungo tempo da una reazione polemica nei confronti delle poetiche romantiche, ne assorbì nondimeno gli aspetti più profondi e vitali. In così protratto arco storico risulta problematico e sotto certi aspetti impossibile ridurre a un minimo comune denominatore la molteplicità degli apporti individuali, ravvisandosi anzi nella proclamata esigenza di originalità creativa, unica e irripetibile, una delle componenti caratterizzanti del movimento romantico. Le motivazioni di questa disposizione risiedono non solo in una generalizzata reazione all'estetica musicale del razionalismo settecentesco, con la sua enfasi sulla convenzione formale e la sua concezione oggettiva degli “affetti”, ma anche in una mutata funzione sociale del musicista, che rifiuta il ruolo subordinato assegnatogli dalla corte, dalla Chiesa o semplicemente dalla moda per rivendicare una completa autonomia sul piano delle scelte artistiche e morali. Da questa rivoluzione copernicana il linguaggio musicale trasse una straordinaria carica di rinnovamento e di tensione a tutti i livelli. L'estetica romantica, rivendicando alla musica il ruolo di massima tra le arti in quanto linguaggio dell'infinito (cioè del non razionalmente definito), favorì l'enorme sviluppo del suo elemento più specifico, suggestivo e renitente a un controllo del raziocinio: il timbro; ciò che si tradusse in un enorme sviluppo sia delle tecniche strumentali solistiche (favorite anche dall'idoleggiamento di una figura romantica quant'altre mai, il virtuoso), sia del trattamento orchestrale. Di pari passo furono coinvolti, in questo moto di accelerato sviluppo, l'armonia, la struttura tonale, il ritmo, ecc. Sul piano delle forme, mentre le grandi strutture compositive tradizionali (la sinfonia, il concerto, la sonata, il quartetto, il Lied, l'oratorio, l'opera) venivano ripensate secondo prospettive radicalmente nuove (una polemica riaffermazione del formalismo di ascendenza classica si avrà negli ultimi decenni del secolo come reazione agli elementi di disgregazione impliciti alle più coerenti e radicali declinazioni della poetica romantica), altre ne apparivano di completamente nuove: dai cosiddetti “pezzi caratteristici” frequenti soprattutto nella letteratura pianistica (che nel cangiante adattarsi della struttura musicale alla sfumata realtà del sentimento ambivano a fermare la palpitante immediatezza dell'esperienza vissuta) ai grandi affreschi del poema sinfonico. Anche se il Romanticismo ebbe profonda influenza in tutti i Paesi europei (molti dei quali si presentarono con nuova autorità sulla scena mondiale, sulla scia del generale movimento di rivalutazione delle culture musicali nazionali) è innegabile che il movimento romantico ebbe nei Paesi di cultura franco-germanica i rappresentanti più prestigiosi: Weber, Schubert, Berlioz, Mendelssohn, Schumann, Chopin, Liszt, Wagner, Franck, Brahms, Čajkovskij, Bruckner, Mahler, R. Strauss. Una ideale sintesi della concezione romantica della musica nel contesto dell'intero panorama delle arti è rappresentato dal Gesamtkunstwerk wagneriano. È altresì caratteristico delle profonde e fertili contraddizioni di questa stagione, tra le più alte della cultura europea, che la sua espressione più emblematica sia anche quella che più chiaramente ne rivela gli elementi di superamento nella direzione dell'esperienza musicale moderna e contemporanea.
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