Sand, George
Indicepseudonimo della romanziera francese Amandine-Lucie-Aurore Dupin (Parigi 1804-Nohant, Indre, 1876). Rimasta orfana del padre, un ufficiale morto nel 1808, fu educata dalla nonna paterna, figlia naturale del maresciallo Maurizio di Sassonia e donna di grande cultura, protettrice di Rousseau, alla cui lettura la futura scrittrice fu iniziata precocemente. Compiuti gli studi presso un collegio di suore inglesi di Parigi, sposò nel 1822 il barone Dudevant, che abbandonò nel 1831 per stabilirsi a Parigi insieme con i figli e con il romanziere Jules Sandeau. Conobbe Balzac, Latouche, prese a collaborare a riviste e a scrivere con Sandeau il primo romanzo, Rose et Blanche (1831), con lo pseudonimo di Jules Sand. Con Indiana (1832), firmato George Sand, ebbe inizio la fortunatissima carriera letteraria della scrittrice, ricca di un centinaio di opere e accompagnata dal fragore di una vita indipendente e libera da pregiudizi, nella quale fanno spicco almeno due relazioni amorose, nel 1833-34 quella tempestosa con de Musset e dal 1838 al 1847 quella con Chopin. A questo periodo corrispondono romanzi passionali e femministi, dal già citato Indiana a Valentine (1832), Lélia (1833), Jacques (1834), Mauprat (1837). Non meno entusiasta fu la sua adesione agli ideali del socialismo umanitario e del misticismo di Michel de Bourges, Lamennais, Mazzini, Pierre Leroux, col quale dette vita a due periodici: La Révue indépendante (1841) e L'Éclaireur (1844). Ricettiva al massimo grado, fu pronta a portare nell'opera il nuovo messaggio, aprendo il cosiddetto ciclo socialista e umanitario, con Le compagnon du tour de France (1840; Il compagno del giro di Francia), Consuelo (1842-43), Le meunier d'Angibault (1845; Il mugnaio di Angibault), Le péché de Monsieur Antoine (1847; Il peccato del signor Antonio), nei quali peraltro si mescolano i vari indirizzi in una dimensione riduttiva delle grandi idee ispiratrici. La delusione seguita al fallimento della rivoluzione del 1848, alla quale aveva partecipato attivamente, la indusse ad abbandonare definitivamente Parigi e a stabilirsi nelle proprie terre di Nohant, traendo dall'esperienza della vita rustica l'ispirazione per il suo ciclo narrativo più felice, detto “campestre” e costituito da La mare au diable (1846; La palude del diavolo), La petite Fadette (1849), François le champi (1850; Francesco il trovatello), Les maîtres sonneurs (1852; I maestri suonatori). Ultimi, i romans romanesques, favolosi e idealistici: Les beaux messieurs de Bois-Doré (1856-58), Le marquis de Villemer (1861), Mademoiselle de Merquem (1868), ai quali vanno aggiunti numerosi libri di ricordi, tra cui L'histoire de ma vie (1854), Elle et lui (1859), storia dei suoi amori con de Musset, Journal intime (postumo, 1926) e la corrispondenza (con de Musset, Flaubert, ecc.) raccolta col titolo di Correspondance générale. Sul finire dei suoi giorni, rivelando la superficialità delle sue precedenti convinzioni, la Sand si schierò tra i fautori di una dura repressione della Comune di Parigi, contribuendo a dare di sé l'immagine contraddittoria che rende difficile un giudizio di merito. Figura di primo piano del movimento romantico, non regge però il confronto con i grandi del secolo ed è stata ben presto sottoposta alle critiche più severe per la superficialità e sciatteria di tanta parte della sua opera, anticipatrice per altri versi del romanzo moderno (impegnato, regionalista, ecc.) e sostenuta, se non da un'arte sicura, da un'inesausta e libera immaginazione.
George Sand in una miniatura.
De Agostini Picture Library / A. Dagli Orti
Bibliografia
A. Poli, L'Italie dans la vie et dans l'œuvre de George Sand, Parigi, 1960; G. Lubin, George Sand en Berry, Parigi, 1967; H. Guillemin, La Liaison Musset-George Sand, Parigi, 1972; A. Alquier, George Sand, Parigi, 1973; G. Schaeffer, Espace et Temps chez George Sand, Parigi, 1981; J. Barry, George Sand ou le scandale de la liberté, Parigi, 1982; P. Vermeylen, Les idées politiques et sociales de George Sand, Bruxelles, 1985; A. Logiudice, George Sand, romanticismo e modernità, Roma, 1990.