Balzac, Honoré de-
Indiceromanziere francese (Tours 1799-Parigi 1850). Tra i maggiori autori di tutti i tempi; per quanto letterato, con qualche cognizione di diritto per studi cominciati nel 1816, si diede ad ardite e infruttuose imprese commerciali e industriali: l'editoria, l'arte tipografica e perfino la fusione dei caratteri di stampa; in Sardegna cercò, per riattivarle, le miniere d'argento degli antichi; commerciò in legname di Polonia. Profuse somme enormi arredando le sue dimore con mobili d'antiquariato. Nella sua volontà di organizzare la professione di scrittore, fondò a Parigi la “Société des gens de lettres”, che esiste tuttora. Di modeste condizioni, in gioventù lavorò dapprima da un avvocato e poi da un notaio. Poté poi seguire la strada letteraria bramata come motivo di gloria. I primi lavori narrativi (a parte un fallito Cromwell in versi, 1819) furono imitazioni di poco conto da romanzi inglesi. Con pseudonimi vari firmò L'hérédité de Birague, Le vicaire des Ardennes, Argow le Pirate e altri libri, editorialmente riesumati ai tempi nostri con riproduzioni fotostatiche da amatore. Tali romanzi riecheggiano motivi romantici; nel senso più generico, alla Scott, ma anche con tendenze alla narrativa d'orrore e d'avventura. La vita di Balzac è tipica per i tentativi febbrili di raggiungere la ricchezza e il successo in modo rapido e decisivo: una frenetica attività di scrittore rimediò in parte a gravi disagi finanziari. Se qualche volta la fortuna arrise a un ormai leggendario lavoro, il lusso, i viaggi e le relazioni amorose dissiparono quanto era stato conquistato con abnegazione. Comunque sia, un'esperienza di vita vissuta sta alla base della straordinaria creazione romanzesca della Comédie humaine, punto d'arrivo d'una produzione dapprima priva di schemi. Con duemila personaggi il mondo artistico di Balzac (che voleva “far concorrenza allo Stato Civile” dando alle proprie creature una vita altrettanto reale di quella concessa da Dio agli uomini) fu popolato di motivi che avevano avuto origine dalla complessità delle passioni umane. Tra i documenti significativi della sua vita è la conoscenza di Madame de Bernis, la “Dilecta” che amò e protesse (e anche aiutò finanziariamente in alcune imprese) il più giovane Balzac: essa morì nel 1836, quando già lo scrittore aveva conosciuto la contessa polacca Hańska, l'“Étrangère”, che nel 1832 gli aveva scritto un'anonima lettera di ammirazione per i primi grandi romanzi che gli avevano dato il successo. Balzac si legò poi per tutta la vita alla bella polacca (che, divenuta vedova, infine sposerà) e non seppe mai, né la contessa glielo rivelò, che quell'amore era nato per un gioco da salotto. Nel 1836 Balzac fece un viaggio in Italia e fondò la rivista Chronique de Paris. Un altro periodico, la Revue parisienne, è oggi citato per un suo ampio saggio elogiativo (1840) sulla Chartreuse de Parme di Stendhal. La vita del romanziere è tutta trasfusa nella sua opera di creatore. Egli brama rendere nella sua pienezza la vita a lui contemporanea, in particolare dalla rivoluzione di luglio alla metà del secolo, tanto da far esclamare a Flaubert: “Nessuno potrà scrivere la storia del regno di Luigi Filippo senza consultare Balzac”. Dapprima liberale e sansimoniano, si trasformò in legittimista con rivendicazioni e recriminazioni indubbiamente reazionarie. Ma la sua visione d'una società in trasformazione fu tanto acuta da comprendere e giudicare i segreti momenti d'una lunga crisi che altri autori (per esempio Stendhal) analizzarono nella trasformazione delle classi, soprattutto a opera del napoleonismo e del suo influsso sulla vita moderna. L'amore della vita si palesa nella pittura dei caratteri (spesso eccezionali, anzi abnormi, come fu detto, sia nel male, sia nel bene) e agisce nel groviglio delle situazioni, dove elementi realistici e motivi esoterici si mescolano, talora, con la tendenza al grandioso e all'assurdo. Alla fine del 1841 ebbe l'idea di fissare un legame fra i suoi differenti romanzi in modo da stendere un quadro completo della società contemporanea nei suoi molteplici aspetti. A Roma, a palazzo Farnese, dalla voce del dantista Michelangelo Caetani (cui dedicherà nel 1846 La cousine Bette con gratitudine) sentì il valore della Divina Commedia nel passaggio dall'inferno al purgatorio e al paradiso. Con la viva e appassionata materia del suo mondo romanzesco Balzac diede, nella Comédie humaine, la prova della sua maturità di artista e, insieme, una testimonianza di uomo moderno. Egli intendeva intraprendere la “storia di tutta la società” e aggiungeva scrivendo a Hippolyte Castille nel 1846: “Ho sovente espresso il mio piano in questa sola frase: una generazione è un dramma di quattro o cinquemila personaggi di rilievo. Questo dramma è il mio libro”. L'opera di Balzac rivaleggia con quella di Dante per la varietà dei caratteri e la complessità delle situazioni unicamente “terrene”: dalla banca al bagno penale, dagli affari senza scrupoli al successo di società. Le tendenze letterarie, manifestate anche in opere teatrali, fra cui Mercadet, le faiseur (Mercadet, l'affarista) e i Contes drolatiques (Sollazzevoli storie) dall'impasto linguistico cinquecentesco, si manifestano appieno nella visione del romanzo ciclico. Nelle varie suddivisioni spiccano alcuni capolavori: Gobseck (1830), Le père Goriot (1835; Papà Goriot) in “Scènes de la vie privée”; Eugénie Grandet (1833), Illusions perdues (1837-39) in “Scènes de la vie de province”; La cousine Bette (1846; La cugina Betta), Le cousin Pons (1847) in “Scènes de la vie parisienne”; Une ténébreuse affaire (1841) in “Scènes de la vie politique”; Les Chouans (1829) in “Scènes de la vie militaire”; Le médecin de campagne (1833) in “Scènes de la vie de campagne”; La peau de chagrin (1831; La pelle di zigrino), La recherche de l'absolu (1834; La ricerca dell'assoluto) in “Études philosophiques”; Physiologie du mariage (1829; Fisiologia del matrimonio) in “Études analytiques”. La maggioranza dei romanzieri e dei critici valutano in Balzac il tentativo di comprendere in una narrazione tutti gli atteggiamenti in fieri della società, anche quelli inconsciamente rivoluzionari. Se pur si insiste sui difetti d'immaginazione soggettiva, si elogiano l'osservatore della vita e lo storico delle trasformazioni sociali che hanno fatto di Balzac certamente uno dei massimi scrittori del realismo, unicamente comparabile a Dostoevskij, col quale a giusta ragione condivide il titolo di “grande creatore di anime”.
Honoré de Balzac.
De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti
Bibliografia
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