Martínez de la Rosa, Francisco
IndiceBiografia
Uomo politico, poeta e autore teatrale spagnolo (Granada 1787-Madrid 1862). Fu educato secondo i più rigorosi canoni neoclassici e nelle idee dell'illuminismo. Professore di filosofia all'Università di Granada (1808), cospiratore liberale e ministro al tempo di Riego (1820-23), esule a Parigi nel periodo assolutista (1823-31), rimpatriò nel 1834 ed assunse un ruolo di primo piano nella vita politica e letteraria dell'epoca. Si deve a lui la Costituzione (Estatuto real) del 1835, nonché il primo dramma romantico spagnolo La conjuración de Venecia, año de 1310 (1834; La congiura di Venezia, anno 1310). Durante la dittatura di Espartero (1840-43) fu ancora esule a Parigi. In politica fu un liberale moderato e conciliatorista.
Opere
Uomo di vasta cultura, lasciò versi, drammi storici, romanzi e una Poética (1827) di ispirazione neoclassica. Imitatore di Meléndez Valdés e di Quintana nei versi giovanili, lo restò anche nei poemi della maturità e persino nei drammi romantici; anche il poema epico Zaragoza (1809) e la bella traduzione (1820) dell'Arte poetica di Orazio confermano la sua sostanziale fedeltà ai principi neoclassici. Nel teatro esordì imitando la commedia moraleggiante moratiniana con Lo que puede un empleo (1812) e La niña en casa y la madre en la máscara (1821), e la tragedia alfieriana con La viuda de Padilla (1814) e Moraima (1818); ancora nel 1833, dopo la sua adesione al romanticismo, scrisse l'Edipo, nobile imitazione sofoclea. Al romanticismo si accostano invece i due più famosi drammi in prosa: Abén Humeya, composto e rappresentato a Parigi nel 1830, e la già citata Conjuración de Venecia, che parve un'opera rivoluzionaria. Il lungo e languido romanzo storico Isabel de Solís, reina de Granada (1837-46) e la più breve e amena narrazione Hernán Pérez del Pulgar (1834) rappresentano gli apporti, non spregevoli, di Martínez de la Rosa alla narrativa del tempo.