Boileau, Nicolas, detto Boileau-Despréaux

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poeta e critico francese (Parigi 1636-1711). Figlio di un cancelliere del tribunale, studiò nei collegi di Harcourt e di Beauvais; fu avviato allo studio dei classici dal fratello Gilles e cominciò giovanissimo a frequentare gli ambienti letterari, dove conobbe Molière, La Fontaine, Racine e Chapelle. Intorno al 1658 iniziò a comporre le Satires, pubblicate fra il 1666 e il 1711, suscitando il risentimento degli autori da lui criticati. Caratterizzate da una notevole rappresentazione realistica dei vari personaggi, le Satires rispecchiano già il pensiero letterario di Boileau, la sua avversione per il preziosismo, la difesa della nuova poesia. Tra il 1668 e il 1677, compose le Épîtres (Epistole), in cui gli spunti satirici sono più rari; anch'esse presentano un notevole interesse storico e servono a ricostruire un quadro del mondo letterario del tempo. Con i quattro canti dell'Art poétique (Arte poetica) pubblicati nel 1674, Boileau precisò infine i canoni fondamentali della sua dottrina letteraria sostenendo che il principio della bellezza è nella natura e anche nell'imitazione degli antichi, i quali sono grandi perché veri. Da qui la polemica con Charles Perrault nella famosa Querelle des Anciens et des Modernes e l'accusa rivolta a Boileau di soffocare la fantasia. Tra il 1674 e il 1683, pubblicò il poema Le lutrin (Il leggio), opera che dà la misura della scarsa forza creatrice di Boileau, ma rivela una notevole sicurezza dei mezzi espressivi. Nel 1677 divenne storiografo del re e, nel 1684, entrò all'Académie, nonostante l'opposizione dei suoi nemici. Tra il 1692 e il 1694 pubblicò le Réflexions sur Longin (dello Pseudo-Longino aveva già tradotto il Trattato del sublime). Nel 1694 pubblicò la satira Contre les femmes, dove condannò l'evoluzione dei costumi, e, tra il 1705 e il 1706, iniziò un lungo poema contro i gesuiti, l'Équivoque. La fama di Boileau è stata grandissima per tutto il Settecento (ma già Voltaire lo aveva liquidato con pochi versi pungenti); con il Romanticismo tuttavia essa entra in crisi e appare notevolmente diminuita. Se gli si riconosce una notevole facoltà satirica, che fa di lui un discepolo particolarmente dotato di Mathurin Régnier, gli si fa torto di aver appuntato i suoi strali non soltanto contro i poeti “minori” della sua generazione, che peraltro non meritavano neppure tanta attenzione, e di aver commesso gravi e innegabili errori di gusto. L'incomprensione mostrata nei confronti di Villon, di Ronsard e della Pléiade, per esempio, o di tutta la ricchissima scuola poetica barocca della prima metà del sec. XVII, ha per lungo tempo portato le generazioni successive a ignorare poeti come Jean de Sponde, Théophile de Viau, Tristan l'Hermite o Marc-Antoine Girard de Saint-Aman.

Bibliografia

R. Bray, Boileau, l'homme et l'œuvre, Parigi, 1942; G. Macchia, Il paradiso della ragione. Studi letterari sulla Francia, Bari, 1960; P. Clarac, Boileau, Parigi, 1962; J.-D. Hubert, La cohérence intérieure, Parigi, 1977.

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