Pléiade, La-
nome dato alla scuola poetica francese nata verso la metà del Cinquecento dall'incontro tra Pierre de Ronsard, Antoine de Baïf, Joachim du Bellay, allievi dell'umanista Dorat al Collegio Coqueret a Parigi, che formarono col maestro un piccolo nucleo di studiosi e ammiratori degli autori antichi, detto La Brigade. Poco dopo Rémy Belleau, Pontus de Tyard, Jacques Peletier, Jodelle si aggiunsero a essi formando, sull'esempio della Pleiade alessandrina, La Pléiade, termine usato ufficialmente dal caposcuola Ronsard nel 1556. Artefici di una vera e propria rivoluzione poetica, essi produssero come primo manifesto La défense et illustration de la langue française (1549; Difesa e illustrazione della lingua francese), pubblicato da du Bellay ma probabilmente elaborato in collaborazione con Ronsard. Accanto all'esaltazione della lingua francese, vi si preconizzava l'imitazione degli autori antichi, latini e greci, e perciò il ripudio della vecchia letteratura nazionale, medievale in particolare, definita barbara nelle sue forme e nel suo spirito. L'“illustrazione” si doveva materializzare altresì mediante l'introduzione di nuovi artifici stilistici, senza escludere la creazione di neologismi, e mediante il ritorno ai generi poetici nobili (ode, epopea, satira, tragedia), cui si aggiungeva il sonetto, importato dall'Italia insieme alle più alte concezioni dell'umanesimo, tra cui l'idea stessa della funzione quasi divina dell'arte e dell'arduo impegno che essa comporta. Le grandi opere composte in una ventina d'anni dai suoi massimi esponenti diedero definitivamente lustro alla scuola. Nella Pléiade affonda le radici il classicismo francese dei due secoli successivi, anche se, criticati e caduti nell'oblio, i poeti della Pléiade dovettero attendere l'Ottocento e Sainte-Beuve per essere rivalutati.