Ronsard, Pierre de-

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poeta francese (castello della Possonnière, Vendôme, 1524-Saint-Cosme-en-l'Isle, Tours, 1585). Figlio di un gentiluomo di corte e uomo d'armi amante della cultura, fu educato all'amore delle lettere. Destinato tuttavia alla carriera diplomatica, a 12 anni fu introdotto a corte in qualità di paggio del Delfino. Dopo una serie di viaggi, di cui l'ultimo in Germania al seguito di Lazare de Baïf, il suo avvenire a corte fu gravemente compromesso da una malattia che lo rese sordo e lo indusse a orientare la propria vita verso gli studi, in ciò agevolato dalla sicurezza materiale derivatagli dai benefici ecclesiastici. Ricevette la tonsura nel 1543 dalle mani di un suo parente, René du Bellay, vescovo di Le Mans, amico dello scienziato e poeta Jacques Pelletier e parente di Joachim du Bellay. Da essi Ronsard trasse i primi incitamenti allo studio dei classici in vista di un totale rinnovamento poetico. Le lezioni dell'ellenista e filologo Dorat al Collège de Coqueret completarono la sua conversione all'umanesimo. Con i compagni di studio formò il primo nucleo di adepti alla rivoluzione poetica, detto La Brigade, prima di chiamarsi definitivamente La Pléiade. Ben presto considerato il numero uno della giovane scuola, pubblicò nel 1550 una dotta raccolta di quattro libri di Les Odes (Le Odi), di ispirazione pindarica e oraziana. Ve ne aggiunse un quinto nel 1552, continuando a correggere e a inserire nelle edizioni del 1553 e 1555 nuove odi, attinte piuttosto ai moduli aggraziati di Anacreonte, scoperto nella traduzione di Henri Estienne. Non pago della lezione classica e alla ricerca di nuove formule espressive cui adattare la lingua francese, fu petrarchista nella raccolta di Les Amours (1552-78; Gli Amori), ispirati dall'amore per Cassandra Salviati, rustico e faceto nelle Folastries (1553), spontaneo e naturale nella Continuation (1555) e nella Nouvelle Continuation des Amours (1556), quasi alla ricerca di un consenso popolare, sorprendente nell'aristocratico programma della Pléiade. Con la poesia cosmica e filosofica di Les Hymnes (Gli Inni, 1555, 1556 e 1564) nulla mancava alla sua consacrazione poetica, che fu ufficialmente sancita da re Carlo IX nel 1560 con la nomina a poeta di corte. I nuovi doveri di cortigiano aggiunti alle drammatiche vicende delle guerre di religione incanalarono la sua voce nell'alveo della poesia politica e dell'eloquenza di parte (Discours et misères de ce temps, 1562) a fianco dei cattolici intransigenti. L'interruzione al IV libro della Franciade (1572) segnò la fine dell'ambizioso progetto di dotare la letteratura francese di una grande epopea nazionale, in coincidenza con la morte del re che l'aveva commissionata e col declino del dominio incontrastato del poeta. Pur deluso e infermo, trovò una nuova fonte di ispirazione nell'amore per una dama di compagnia di Caterina de' Medici, Hélène de Surgères, che gli fece ritrovare la grazia dei primi poemi d'amore nei Sonnets pour Hélène (1578), seguiti dai 13 sonetti Sur la mort de Marie (1578), nei quali la malinconia tutta moderna e spontanea è vivificata e impreziosita dal nobile sentimento dell'immortalità della bellezza. Nel ritiro dei suoi priorati, ormai oscurato a corte dalla fama di Desportes, curò periodicamente le edizioni complete della sua opera (1560, 1567, 1571, 1573, 1578 e 1584) e dettò prima di morire i Derniers vers (postumi, 1586; Ultimi versi), di commovente sincerità. Convinto della funzione quasi divina dell'arte, egli portò alla gloria la lirica francese, ma i secoli successivi, convertiti al rigore di Malherbe e Boileau, lo relegarono nell'oblio dal quale lo trassero i romantici e, soprattutto, Sainte-Beuve.

Bibliografia

R. Lebègue, Ronsard l'homme et l'œuvre, Parigi, 1950; F. Desonay, Ronsard poète de l'amour, Bruxelles, 1952-59; H. Weber, La création poétique au XVIe siècle en France, Parigi, 1956; M. Dassonville, Ronsard and the Age of Gold, Cambridge, 1966; S. Nadeau, Pierre de Ronsard, Parigi, 1983.

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