Coleridge, Samuel Taylor

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poeta inglese (Ottery Saint Mary, Devonshire, 1772-Londra 1834). Fu educato a Londra al Christ's Hospital (1782-91), dove strinse amicizia con Charles Lamb, e al Jesus College di Cambridge, che abbandonò (1794) senza laurearsi. Nel 1794 conobbe Robert Southey, con cui accarezzò il progetto, mai attuato, di fondare in America un'ideale comunità neoplatonico-socialista, la Pantisocrazia. Dopo aver sposato (1795) Sarah Fricker, cognata di Southey, si stabilì a Bristol, poi a Nether Stowey, nel Somerset, dove si fece predicatore della Chiesa Unitariana, pubblicò Poems (1796) e diresse l'effimera rivista politica The Watchman (1796). In questo periodo, per placare i dolori causatigli dalla cagionevole salute, prese l'abitudine di ricorrere all'oppio e nel ventennio seguente il ricorso alla droga condizionò ogni sua attività. Frutto dell'amicizia e della collaborazione con W. Wordsworth furono le Lyrical Ballads (1798; Ballate liriche), che segnarono l'inizio del romanticismo inglese. Il contributo di Coleridge alla raccolta è costituito da The Nightingale (L'usignolo), The Rime of the Ancient Mariner (La ballata del vecchio marinaio), il suo capolavoro, e da due frammenti drammatici. In quegli anni furono anche composte le sue opere più significative, pubblicate molto tempo dopo: la poesia Kubla Khan (1797), un “frammento onirico” di argomento orientale, e la prima parte del poema Christabel (1797), dominato da un romantico senso del magico. Nel 1798, ossia nel momento in cui trionfava il romanticismo tedesco, il poeta visitò con Wordsworth la Germania, studiò il pensiero e la letteratura tedesca, tradusse Wallenstein di Schiller e collaborò al Morning Post con articoli e poesie antifrancesi e patriottarde, in contrasto con le posizioni ideologiche giacobine degli anni precedenti. Tornato in Inghilterra nel 1799, si trasferì poi con Southey a Keswick, dove pubblicò la seconda edizione delle Lyrical Ballads (1800) e scrisse la seconda parte di Christabel (1803). In una delle sue odi più belle, Dejection, an Ode (1802; Sconforto, ode) indirizzata all'amica Sara Hutchinsons (la cognata di Wordsworth di cui era innamorato), Coleridge lamentava la perdita della gioia interiore, attribuendola all'inaridirsi della fantasia creatrice; effettivamente con questa ode si concluse la sua più feconda stagione poetica. Dal 1804 al 1806 visitò Malta, Napoli e Roma. Nel 1807 incontrò De Quincey, che ebbe per lui un'ammirazione sconfinata. Nel 1809-10 diresse la rivista The Friend. Dal 1808 al 1811 tenne entusiasmanti conferenze alla Royal Institution su Shakespeare e Milton. Dal 1811 prese a occuparsi in modo più sistematico di filosofia e di critica letteraria. Dal 1816 dimorò a Highgate in Londra, ospite della famiglia di Guillman, il medico che lo guarì dall'assuefazione all'oppio. In quel periodo pubblicò in un volume Kubla Khan, Pain of Sleep (1816) e l'incompiuto componimento Christabel (1816). Seguirono, tra l'altro, i versi di Sibylline Leaves (1817; Foglie sibilline), Biographia Literaria (1817), monumentale esposizione della sua poetica, Aids to Reflection (1817; Contributi alla riflessione), On the Constitution of Church and State (1830; Sulla costituzione della Chiesa e dello Stato), trattato sulla funzione sociale delle istituzioni inglesi. Postumi apparvero Table Talk (1835; Conversazione familiare), testimonianza dell'immenso prestigio di cui godette il poeta presso i giovani, e i Literary Remains, quattro volumi di saggi critici. La poesia di Coleridge nasce da un panteismo che dal platonismo giovanile giunge dopo il 1798 a un solipsismo aristocratico di stampo berkeleyano. Ciò è ben dimostrato dall'arco delle sue simpatie filosofiche, che, iniziatesi con i neoplatonici e Jakob Böhme, approdarono, attraverso Spinoza e Berkeley, a Kant e agli idealisti tedeschi. Al panteismo è connessa la teoria secondo cui ogni fenomeno, sia naturale sia artistico, è un organismo in sé perfettamente compiuto: pertanto egli seppe rivendicare l'unità organica dell'opera shakespeariana, negata dai critici dell'Illuminismo. L'artista inoltre avrebbe il compito di comprendere tale organicità e rappresentarla creativamente con la facoltà dell'imagination; la poesia di Coleridge, quindi, scaturisce da una visione nuova delle cose, espressa con un linguaggio semplice ed essenziale, il cui ritmo rivoluzionò completamente la versificazione tradizionale.

Bibliografia

E. Chinol, Il pensiero di Samuel Taylor Coleridge, Venezia, 1953; M. Praz, La crisi dell'eroe nel romanzo vittoriano, Firenze, 1953; E. Cecchi, I grandi romantici inglesi, Firenze, 1962; H. Reade, The True Voice of Feeling, Londra, 1968; R. J. Barth, Coleridge and Christian Doctrine, Cambridge (Massachusetts), 1969; J. R. Jackson, Method and Imagination in Coleridge's Criticism, Londra, 1969; N. Fruman, Coleridge, the Damaged Archangel, Londra, 1972; C. Palazzolo, Introduzione al pensiero poetico di Coleridge, Torino, 1989.

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