Descrizione generale

s. inglese usato in italiano come sm. Impiego in campo sportivo di sostanze chimiche e di altri mezzi destinati a migliorare, in contrasto con l'etica sportiva, la prestazione fisica e l'efficienza agonistica dell'atleta, anche attraverso l'artificioso sviluppo delle masse muscolari. Dal punto di vista pratico le finalità del doping sono essenzialmente due: combattere la fatica e aumentare le capacità basali dell'atleta. Entro certi limiti è possibile prevenire e neutralizzare la fatica specie per quanto concerne i suoi riflessi psicologici (riduzione della combattività e dello spirito agonistico, ridotta coordinazione psichica e motoria, ecc.). L'uso di agenti defaticanti è più frequente nell'ambito di alcune discipline sportive, quali ciclismo, canottaggio, atletica leggera e nuoto nelle specialità di fondo, tuffi, paracadutismo, motociclismo, automobilismo, ecc. Pugili, saltatori, lanciatori e sollevatori di pesi ricorrono invece più spesso a mezzi in grado di aumentare le capacità atletiche basali, attraverso un migliore trofismo delle masse muscolari o per la stimolazione dei processi metabolici collegati con la produzione di energia. Alcune federazioni, per evitare il ricorso a sostanze dopanti da parte degli atleti, li sottopongono a test antidoping e il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha stilato una lista, continuamente aggiornata, di farmaci proibiti. Fra questi i più diffusi sono senz'altro l'eritropoietina e gli anabolizzanti. La prima, se da un lato stimola la produzione di globuli rossi, permettendo quindi una migliore ossigenazione del sangue, dall'altro rende più concentrato il sangue stesso, con rischio di trombosi, infarto e ictus. Gli anabolizzanti, come testosterone e stanazolo, agiscono sulla massa muscolare e permettono di sopportare maggiori carichi di lavoro negli allenamenti; l'ormone della crescita agisce come un anabolizzante favorendo un aumento della massa muscolare. Altre categorie di farmaci sono inclusi nella lista del CIO: stimolanti, come caffeina, efedrina, anfetamine e cocaina, che spostano la soglia della fatica e aumentano l'aggressività e la fiducia in se stessi; analgesici, come codeina, morfina e metadone, che riducono le sensazioni di dolore e di fatica e migliorano la tolleranza allo sforzo; diuretici, destinati a facilitare l'eliminazione di liquidi con rapida perdita di peso (eventuali prodotti proibiti presenti nelle urine vengono in tal modo diluiti tanto da rendere assai difficile il loro accertamento); antinfiammatori, come cortisone e derivati, che riducono il senso di fatica; beta-bloccanti, come l'atenolo, che rilassano il sistema nervoso e perciò sono indicati per gli sport di precisione. Alla fine del 1999 è stata istituita l'Agenzia Mondiale Antidoping, con il compito di coordinare, in armonia con altre organizzazioni governative, tutte le iniziative per arginare il fenomeno doping.

Farmacologia

Una classificazione degli agenti farmacologici più largamente adoperati nel doping comprende le seguenti categorie di sostanze: A) metaboliti a elevato contenuto energetico o con funzioni bioregolatrici, quali il glucosio-I-fosfato, la fosfocreatina, complessi di amminoacidi, sali minerali aggiunti alla dieta, le vitamine B₁ e B6, i coenzimi UTP, UDPG e l'adenosintrifosfato. B) La dieta alcalinizzante a base di frutta, con l'addizione di carbonato sodico e di altri sali basici. Tale dieta deriva dal fatto che la fatica provoca il progressivo accumulo di cataboliti acidi e in particolare di acido lattico nei tessuti e nel sangue: l'acidosi esalta a sua volta i sintomi dell'esaurimento organico e riduce l'efficienza delle risposte muscolari. La dieta alcalinizzante ritarda, pertanto, entro certi limiti tali modificazioni, neutralizzando i cataboliti acidi. C) Ormoni: comprendono i derivati sintetici degli androgeni, che favoriscono lo sviluppo delle masse muscolari (steroidi anabolizzanti); gli estrogeni, utilizzati dalle atlete per spostare la data delle mestruazioni; i corticosteroidi e la corticotropina che aumentano la resistenza dell'organismo allo stress, esercitando nel contempo azione antiflogistica; la tiroxina, che aumenta il metabolismo basale e le ossidazioni organiche; l'insulina, che favorisce l'utilizzazione cellulare dei carboidrati; l'adrenalina e i suoi derivati, che mobilitano i materiali energetici di riserva dai depositi tissutali. D) Sostanze che aumentano la capacità del sistema cardiocircolatorio e del respiro: comprendono cardiostimolanti (canfora, caffeina, xantine, sparteina), vasodilatatori, come l'acido nicotinico e i nitriti che aumentano l'apporto di sangue e di ossigeno ai muscoli e al miocardio, gli stimolanti del respiro (lobelina, micoren, canfora, remeflin, cardiazolo). E) Sostanze psicostimolanti, come l'amfetamina e i composti amfetamino-simili: per la loro azione eccitante e antidepressiva riducono i riflessi psicologici della fatica, attenuando le sensazioni premonitrici che la precedono. Aumentano inoltre con meccanismo adrenergico la respirazione cellulare e il metabolismo del tessuto muscolare. L'uso dell'amfetamina innalza per breve tempo la soglia di affaticamento, ma determina in un periodo successivo un inusuale senso di spossatezza fisica e psichica, per cui, in caso di ulteriori competizioni sportive, l'atleta è indotto a far nuovamente uso di psicostimolanti. Per gli amfetaminici è stato standardizzato un procedimento di controllo (controllo antidoping) attuato mediante gascromatografi e altre attrezzature mobili durante la gara o al termine di essa. Ciò ha contribuito a ridurre l'impiego di amfetamine in quasi tutte le discipline sportive; per contro si ritiene in aumento l'abuso di altre sostanze, in cui sono state sintetizzate decine di molecole, differenti fra loro dal punto di vista chimico, ma dotate di effetti sovrapponibili.

Diritto

La legge 14 dicembre 2000, n. 376, costituisce il primo passo dello Stato verso una completa disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping. Tale provvedimento chiarisce, infatti, che l'attività sportiva è diretta alla promozione della salute individuale e collettiva e deve essere informata al rispetto dei princìpi etici e dei valori educativi richiamati dalla Convenzione contro il doping del 16 novembre 1989, ratificata ai sensi della legge 29 novembre 1995, n. 522. Costituiscono doping la somministrazione o l'assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l'adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche e idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell'organismo al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti. L'intensificarsi dei casi di atleti riconosciuti “non negativi” ai controlli antidoping al termine delle gare di molte discipline sportive aveva messo in evidenza la mancanza nel nostro Paese di regole chiare per tutti, addetti ai lavori compresi, e l'indifferibile necessità di un intervento legislativo vòlto a tutelare, da un lato, la salute di chi dedica la propria vita all'attività sportiva e, dall'altro, la credibilità dello sport in generale. La legge n. 376/2000 equipara al doping la somministrazione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l'adozione di pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche, finalizzate e comunque idonee a modificare i risultati dei controlli effettuati dai laboratori competenti. In caso di condizioni patologiche dell'atleta documentate e certificate dal medico, all'atleta può essere prescritto un trattamento specifico. La nuova normativa, inoltre, dopo aver fatto riferimento alle sostanze dopanti, istituisce la Commissione per la vigilanza e il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, stabilisce i requisiti e i compiti dei laboratori di analisi e prevede sanzioni penali in caso di violazione delle norme.

Bibliografia

A. Venerando e Coll., Atti e documenti del doping nello sport, Roma, 1962; A. De Schaepdryver, M. Herberlink, Doping, Oxford, 1965; G. Benzi, P. Bellotti, Farmaci, allenamento e sport, Roma, 1990.

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