Definizione

agg. e sm. [psico-+stimolante]. Farmaco che produce effetti eccitatori sulle strutture cerebrali più elevate e sulle funzioni nervose superiori. I farmaci psicostimolanti vengono generalmente distinti in psicoanalettici e psicodislettici.

Farmaci psicoanalettici

Hanno la proprietà di elevare il tono dell'umore e il livello delle prestazioni mentali entro limiti tali da non compromettere l'aderenza critica dell'individuo alla realtà circostante e la coerenza delle sue risposte agli stimoli esterni. Rientrano in questa categoria la caffeina, la nicetammide, le amfetamine, il metilfenidato, il pipradolo, la centrofenoxina. Questi farmaci agiscono in senso eccitante su distretti diversi del sistema nervoso centrale e in primo luogo sulla formazione reticolare attivante, dalla quale viene abbassata la soglia di stimolazione da parte degli stimoli sensitivi e sensoriali. Gli psicoanalettici esercitano effetti complessi sul comportamento; aumentano l'attività psicomotoria, esaltano il tono emotivo dell'individuo, risultando per questo antidepressivi oppure ansiogeni, diminuiscono i tempi di reazione agli stimoli e, secondo alcuni, facilitano l'apprendimento. Essi hanno trovato impiego nella terapia degli stati depressivi prima che venissero introdotti i più efficaci e selettivi psicofarmaci antidepressivi triciclici. L'utilizzazione delle amfetamine come dimagranti o come farmaci anti-fatica ha favorito l'abuso e la loro diffusione incontrollata, aggravando il problema delle tossicomanie connesso con l'uso di queste sostanze (vedi anche doping, tossicomania).

Farmaci psicodislettici

Grande interesse sotto il profilo tossicologico rivestono i farmaci psicodislettici, che comprendono gli allucinogeni e altri composti capaci di modificare le funzioni nervose superiori e l'essenza stessa della personalità senza produrre effetti extracerebrali di particolare evidenza. Tra gli psicodislettici figurano i principi attivi di numerose droghe vegetali da secoli conosciute per le loro proprietà inebrianti e tradizionalmente adoperate a fini voluttuari oppure nelle cerimonie mistico-religiose o nei culti orgiastici. A tali composti si sono aggiunte numerose sostanze ottenute per sintesi. In rapporto alla struttura chimica i farmaci psicodislettici vengono classificati in quattro categorie: derivati indolici; derivati feniletilamminici; derivati piperidinici; composti non azotati, tra cui i tetraidrocannabinolici. Il gruppo dei derivati indolici comprende gli allucinogeni più potenti finora conosciuti, come la lisergide o LSD. Essi derivano tutti dal nucleo chimico dell'indolo, lo stesso presente nell'amminoacido triptofano e in altre sostanze di grande interesse fisiologico, come la triptamina e la serotonina. Al gruppo delle feniletilammine appartengono sostanze la cui struttura ricorda da vicino quella delle catecolammine fisiologiche (adrenalina, noradrenalina, dopamina): l'amfetamina, i suoi derivati metossilati dimetossiamfetamina e trimetossiamfetamina, e la mescalina. Tra i derivati piperidinici sono da annoverare gli alcaloidi presenti in varie Solanacee e in particolare nel giusquiamo, nella belladonna e nello stramonio; i più noti sono l'atropina e la scopolamina; a basse dosi essi esercitano effetti periferici di tipo anticolinergico, mentre a dosi elevate compare l'effetto psicotropo, che si manifesta con psicosi confusionali, atassia, disartria accentuata, allucinazioni. Né l'atropina né la scopolamina hanno interesse come psicofarmaci o droghe voluttuarie, anche perché la loro elevata tossicità ne renderebbe molto pericoloso l'impiego. Struttura molto simile a quella dell'atropina ha la cocaina, alcaloide dotato di azione psicostimolante di tipo amfetaminico. I più noti rappresentanti degli allucinogeni non azotati sono i principi attivi della canapa indiana, e in particolare il tetraidrocannabinolo. Diverse altre sostanze naturali non azotate possiedono effetti simili a quelli del tetraidrocannabinolo; tra queste è da annoverare la miristicina, principio attivo dell'olio volatile contenuto nei semi di noce moscata (Myristica fragrans). Da citare ancora l'asarina, contenuta nell'olio essenziale di asaro canadese, e la metisticina e la kawaina, principi attivi di una droga ricavata dal Piper methysticum.

Effetti dei farmaci psicostimolanti

Nell'animale di laboratorio le sostanze psicodislettiche provocano una diminuzione dell'attività motoria spontanea ma, al tempo stesso, un aumento della reattività agli stimoli e aumento dell'aggressività sia difensiva sia offensiva. Nell'uomo vengono elettivamente influenzati il tono affettivo, l'ideazione e la percettività, con conseguenze variabili in rapporto alla dose assunta, a fattori ambientali e circostanziali e alla costituzione mentale dell'individuo. Le manifestazioni psichiche sono spesso anticipate da fenomeni periferici sgradevoli, quali nausea, tremori, crampi addominali, senso generale di malessere. Subentrano quindi gli effetti a carico della sfera affettiva che si concretizzano a volte in uno stato ansioso e a volte in uno stato di esaltazione o di euforia. La compromissione dei processi ideativi interviene con un succedersi vorticoso e inarrestabile di associazioni di pensiero che assumono per il soggetto contenuti del tutto nuovi rispetto ai suoi ordinari interessi. L'azione psicodislettica si completa con fenomeni di disorientamento temporo-spaziale e con la comparsa di alterazioni percettive di tipo allucinatorio che interessano soprattutto la sfera visiva: le dimensioni degli oggetti, le prospettive e le distanze vengono profondamente alterate e cambiano di continuo, così pure i colori, che spesso appaiono più vividi del normale. I suoni sembrano provenire da incommensurabili distanze oppure sembrano moltiplicati nella loro intensità. Estremamente comuni sono le distorsioni dell'immagine corporea, che riguardano non solo il mondo circostante ma anche la propria persona; le figure assumono dimensioni gigantesche o molto ridotte, gli arti appaiono fluttuanti, separati dal corpo, con forme e dimensioni irreali. L'individuo conserva la capacità di apprezzare lo stato particolare della sua coscienza; sa descrivere le sensazioni provate e può vedere se stesso come un'entità dissociata dalla propria persona: questo fenomeno avvicina più di ogni altro la sindrome psicodislettica ai classici processi di depersonalizzazione. I farmaci psicodislettici trovano alcune applicazioni altamente specialistiche in psichiatria, nella psicanalisi, nella psicoterapia individuale o di gruppo. In complesso, tuttavia, la loro importanza clinica è irrilevante, mentre ha assunto un enorme interesse medico e sociale il problema connesso con l'impiego voluttuario di queste sostanze.

Trovi questo termine anche in:

Quiz

Mettiti alla prova!

Testa la tua conoscenza e quella dei tuoi amici.

Fai il quiz ora