codeina
sf. [sec. XIX; dal francese codéine, che risale al greco kodeia, testa di papavero]. Alcaloide fenantrenico, di formula bruta C₁8H₂₁O₃N, contenuto nell'oppio in concentrazioni di 0,5-2,5 mg%. È un metil-derivato della morfina (morfina-3-metil-etere), dalla quale si ottiene ordinariamente per metilazione della funzione fenolica della morfina. Si trova in commercio sia come base libera sia sotto forma di basi solubili in acqua, quali il fosfato e il solfato. La codeina ha effetti narcotici e analgesici simili a quelli della morfina, ma di intensità ca. dieci volte inferiore. È dotata inoltre di notevole azione sedativa sui centri della tosse e per tale proprietà viene impiegata in terapia come tossifugo, spesso in associazione con farmaci balsamici e disinfettanti delle vie respiratorie. A dosi elevate la codeina ha azione convulsivante, specie nel bambino, e può determinare, per impiego frequente, uno stato di asservimento tossico (codeinismo) che si manifesta con gli stessi sintomi della morfinomania. Per potenziare l'azione tossifuga della codeina sono stati prodotti numerosi derivati sintetici, tra i quali l'etilmorfina, la diidrocodeina, il diidrocodeinone, l'ossicodone, la falcodina. Tali composti non presentano reali vantaggi terapeutici nei confronti della codeina, perché, pur essendo più attivi, sono anche più tossici dell'alcaloide naturale.