morfinomanìa
sf. [sec. XIX; da morfina+-mania]. Tossicomania (detta anche morfinismo) che si stabilisce in seguito all'impiego ripetuto di morfina e di sostanze morfino-simili. La morfinomanìa ha origine spesso “iatrogena”, derivando cioè dall'uso inappropriato o eccessivo di sostanze morfiniche nella terapia del dolore. Altre volte l'individuo predisposto passa alla morfina da droghe più “leggere”, spinto dalla convinzione che droghe più potenti possano meglio soddisfare il suo bisogno di benessere o comunque le motivazioni che lo spingono a drogarsi. In alcuni casi, infine, la morfinomanìa ha origini criminose: lo spacciatore fornisce al consumatore abituale di droghe leggere (per esempio, canapa indiana) preparati contenenti morfina o eroina in quantità all'inizio modeste e via via crescenti, in modo da condizionare il tipo e la gravità dell'asservimento tossico. Ai fini voluttuari le droghe morfiniche vengono fumate (oppio), fiutate (eroina grezza), assunte per bocca (tintura di laudano) o più spesso iniettate (morfina, eroina). L'assuefazione e la tolleranza alla morfina si instaurano con grande rapidità e nelle gravi tossicomanie la sindrome di astinenza compare dopo 7-8 ore dall'ultima somministrazione. Si hanno inizialmente sudorazione, aumento delle secrezioni nasali e lacrimali, nausea, eccitazione, tremori. Se la morfina non viene somministrata il soggetto accusa entro 24-36 ore violenti dolori addominali, crampi muscolari, brividi, depressione psichica, disturbi della pressione e del ritmo cardiaco. Spesso aumentano il metabolismo basale e la glicemia, mentre si stabiliscono alterazioni endocrine ed ematologiche. Nei soggetti defedati la sindrome di astinenza porta spesso a morte per collasso cardiocircolatorio. Generalmente i sintomi di privazione persistono per 8-10 giorni, in seguito si attenuano fino a scomparire. In apparenza il soggetto ritorna in condizioni normali, appare cioè disintossicato, ma quasi sempre ricade nell'uso della droga. Per questo il trattamento della morfinomanìa è molto difficile e solo di rado porta a risultati durevoli e consistenti, a meno che non vi sia un'adeguata collaborazione da parte del malato. Va rilevato che la morfina, al contrario di altre comuni droghe voluttuarie, non ha effetti allucinogeni e non è eccitante. Se viene assunta da un individuo normale non sofferente essa provoca malessere e disforia più che euforia. La sua grande pericolosità sta nel fatto che determina inevitabilmente un'intossicazione cronica progressiva. Inoltre, dati i particolari sistemi di reperimento del farmaco, il tossicomane dispone generalmente di preparati impuri, che vengono autoiniettati in precarie condizioni igieniche; moltissimi decessi sono infatti dovuti a infezioni (ascessi, flebiti, tetano, epatite virale) oppure alla presenza di materiale estraneo (chinina, talco, mannite) aggiunto deliberatamente alla droga per aumentarne il peso.