ascèsso
sm. [sec. XIV; dal latino abscessus-ūs]. Raccolta di pus, circoscritta da una parete connettivale reattiva, definita impropriamente come una membrana piogenica. Si distinguono: ascessi caldi e ascessi freddi. Gli ascessi caldi sono determinati prevalentemente dai comuni batteri responsabili di infezioni (stafilococco, streptococco e, più raramente, pneumococco, ecc.); tali ascessi sono caratterizzati da un decorso rapido e doloroso, con tumefazione locale, arrossamento, calore, impotenza funzionale nella sede colpita. Complicazioni di un ascesso caldo possono essere l'insorgenza di un flemmone diffuso, la propagazione del processo infettivo a una grande cavità sierosa (peritoneo), il manifestarsi di setticemia. La terapia può essere medicamentosa (antibiotici) o chirurgica (svuotamento e successivo drenaggio). Gli ascessi freddi, oggi molto più rari rispetto al passato, di origine quasi sempre tubercolare, sono caratterizzati da decorso cronico: la sintomatologia è contraddistinta dalla mancanza di febbre e dolore e dalla formazione di una fistola che può permanere per un tempo praticamente indeterminato. La cura è prevalentemente chirurgica, essendo la raccolta isolata dalla circolazione sanguigna che non può quindi veicolare antibiotici al suo interno per la presenza della capsula.