La Prima Guerra Mondiale
- Introduzione
- Il primo anno di guerra
- L'Italia: dal neutralismo all'interventismo
- 1915 e 1916
- Il 1917: l'intervento degli USA, il ritiro russo
- 1918: l'ultimo anno di guerra
- I trattati di pace
- Approfondimenti
- Riepilogando
L'Italia: dal neutralismo all'interventismo
L'Italia poté proclamare la neutralità interpretando alla lettera la Triplice Alleanza che era un patto a carattere difensivo. Del resto, i rapporti con Vienna non erano affatto buoni sia per la questione delle terre irredente (il Trentino, la Venezia Giulia, l'Istria, la Dalmazia in cui la maggioranza italiana reclamava l'annessione alla madrepatria) che per contrasti nei Balcani. Nel paese il dibattito sull'opportunità di un intervento fu subito molto vivace. All'inizio del conflitto i neutralisti sembravano la grande maggioranza (erano liberali giolittiani, socialisti, cattolici e alcuni esponenti dell'industria leggera che con la neutralità riuscivano ad arricchirsi rifornendo le opposte fazioni). Un piccolo gruppo di accesi interventisti (democratici di spirito mazziniano, sindacalisti rivoluzionari, liberali antigiolittiani e nazionalisti di destra), riuscì, però, a portare il paese in guerra con l'appoggio della Corona. Passo decisivo in questa direzione fu la firma di un accordo segreto (Patto di Londra, 26 apr. 1915) che prevedeva l'ingresso dell'Italia in guerra al fianco dell'Intesa con la promessa di ottenere, finite le ostilità, il Trentino, il Tirolo Cisalpino (abitato da una maggioranza tedesca), Trieste, Gorizia, l'Istria fino al Quarnaro esclusa Fiume, la Dalmazia, Valona in Albania in Asia Minore e il protettorato sull'Albania, le isole del Dodecaneso, il bacino carbonifero di Adalia e altri compensi coloniali. Vi erano 30 giorni per creare il consenso popolare. In breve fu organizzata una campagna senza precedenti in favore della guerra: Gabriele d'Annunzio (1863-1938) e l'ex-socialista Benito Mussolini (1883-1945) - il futuro leader fascista che, espulso dal PSI e allontanato dalla direzione dell'“Avanti!” per il suo passaggio all'interventismo, fondò poco dopo con danaro francese un altro quotidiano: “Il popolo d'Italia” - ebbero in essa un ruolo fondamentale. Dopo le manifestazioni delle radiose giornate di maggio che appoggiavano un intervento già deciso, l'Italia entrò in guerra contro l'Austria (24 magg.).