Verso nuovi equilibri
- Introduzione
- America Latina
- Il difficile processo di pace in Medio Oriente
- L'apartheid in Sudafrica
- La guerra civile nella ex Iugoslavia
- La rivolta in Iran, l'ayatollah Khomeini
- Gli USA e l'Europa occidentale
- Approfondimenti
- Riepilogando
Il difficile processo di pace in Medio Oriente
Dopo la Guerra dei Sei Giorni la crisi in Medio Oriente crebbe d'intensità. In Libia, nel 1969, prese il potere il colonnello Gheddafi, che instaurò un regime "islamico-socialista". In Iraq, un colpo di Stato militare fu indotto da Abd al-Karim Kassem (1958) che consolidò un regime legatosi a Mosca. In Siria si impose il potere personale del generale Assad (guida del Paese dal 1970). In Giordania, dove regnava il debole re Hussein, pose la propria base l'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), nata nel 1964 con l'obiettivo di fondare uno Stato arabo in Palestina e guidata dal 1969 da Yasser Arafat. Hussein, temendo la crescente influenza del movimento, lo costrinse a lasciare il Paese nel settembre del 1970. Tutti questi Paesi nutrivano un forte odio contro Israele. L'Egitto, nei primi anni di presidenza di Anwar Sadat (1970-1981), con l'appoggio sovietico e alleato della Siria, attaccò lo Stato ebraico (6 ottobre 1973). Dopo iniziali vittorie, gli Egiziani furono costretti alla resa: il 22 ottobre all'ONU fu raggiunto un accordo per la sospensione delle ostilità. Essendo impossibile per l'economia egiziana sostenere il peso di una continua campagna di riarmo, nel 1977 Sadat si recò a Gerusalemme intavolando colloqui di pace. Grazie alla mediazione degli USA, nel settembre '78 Sadat e il presidente israeliano Menahem Begin a Washington e firmarono gli accordi di pace di Camp David (marzo '79). Per questi atti, Sadat, considerato traditore della causa araba, fu ucciso nel 1981. Tali accordi non hanno però portato alla pace tra Israele e mondo arabo. Nuovi confronti si sono avuti tra lo Stato ebraico e la Siria (particolarmente in Libano) e con l'OLP. Nel 1993 grazie al lavoro svolto dalle diplomazie di Arafat e del capo del governo israeliano Yitzhak Rabin (1922-1995) si è giunti a un piano per il graduale abbandono dei territori palestinesi occupati dall'esercito israeliano e la conseguente formazione in essi di un governo indipendente arabo. Per questi accordi Rabin e Arafat hanno ricevuto il premio Nobel per la pace nel '94. II 4 novembre '95, però, Rabin ha pagato con la vita le concessioni ai Palestinesi: è stato infatti assassinato per mano di un ebreo ultranazionalista.
La Prima Guerra del Golfo. Un momento di gravissime tensioni in ambito mediorientale fu rappresentato dalla Prima Guerra del Golfo Persico. Essa scoppiò nel gennaio 1991, dopo che Saddam Hussein, presidente dell'Iraq, aveva ordinato (agosto 1990) l'invasione del Kuwait, Stato confinante, in nome di antiche controversie postcoloniali. Questa prevaricazione ha portato 29 Paesi, sotto l'egida dell'ONU e la guida militare degli USA, a intraprendere una guerra contro il dittatore iracheno (operazione Desert Storm), consistente dapprima nel bombardamento aereo dell'Iraq, quindi in un'offensiva terrestre che in cinque giorni ebbe ragione delle forze irachene in Kuwait, costringendole a lasciare il Paese.