Tra XX e XXI secolo
- Introduzione
- USA, dall'egemonia al predominio
- America Latina: la democrazia difficile
- La polveriera Medio Oriente
- Il subcontinente indiano
- La deriva dell'Africa
- Il Giappone e l'Asia orientale
- L'ascesa della potenza Cina
- L'Europa verso nuovi assetti
- L'Italia: si consolida il bipolarismo
- Approfondimenti
- Riepilogando
L'Europa verso nuovi assetti
I vuoti prodotti dal crollo dei regimi comunisti in Europa orientale e dalla dissoluzione dell'URSS inducono un processo di riassetto geopolitico di portata continentale e che travalica i confini del '900. Nei Balcani, a ridosso della guerra civile in Bosnia-Erzegovina, si apre quella in Albania (1997-1999), seguita da conflitti a sfondo etnico in Kosovo (regione serba a maggioranza albanese: ottobre 1998-giugno 1999) e in Macedonia (marzo-agosto 2001), contenuti dall'intervento militare della NATO. La crisi investe quanto resta della ex Iugoslavia: caduto Milosevic (2000), Serbia e Montenegro nel 2003 hanno definitivamente posto fine all'esistenza della Federazione Iugoslava: caduto Milosevic
(2000), Serbia e Montenegro nel 2003 hanno posto fine all’esistenza della Federazione Iugoslava per un blando vincolo confederale, che si è definitivamente sciolto nel maggio 2006 quando il Montenegro, in seguito a un referendum, ha scelto la strada dell’indipendenza.
Nelle carte geografiche ricompaiono entità territoriali come l’Europa centrale o come la regione baltica, cancellate per quasi mezzo secolo dalla cortina di ferro. Del recupero dei frammenti di queste due aree dell’ex “blocco sovietico” si fa carico l’Unione Europea, mediante l’allargamento della comunità, tra il 2004 e il 2007, a dodici nuovi Stati: Repubblica Ceca, Slovacchia, Polonia, Ungheria, Bulgaria, Romania, Slovenia, Estonia, Lettonia, Lituania, Cipro, Malta. La nuova “Grande Europa”, che conta quasi 500 milioni di abitanti con un reddito medio pro capite prossimo a quello statunitense, può contare sul nocciolo duro dell’Unione – i 12 aderenti a Eurolandia, la zona monetaria dell’euro, realizzata nel 2002 (Germania, Francia, Italia, Benelux, Austria, Irlanda, Finlandia e Grecia), più Gran Bretagna, Danimarca e Svezia –, e poggiare su una carta costituzionale. Tale costituzione, firmata solennemente a Roma nel 2004, dovrebbe essere ratificata da tutti gli stati membri, ma dopo la bocciatura degli elettori di Francia e Paesi Bassi (2005) il processo di ratifica si è arrestato.
Una sempre maggiore collaborazione, non solo amministrativa, ma anche a livello di polizia e intelligence, si è resa necessaria per contrastare il terrorismo di matrice isalmica, che a Madrid e Londra ha colpito duramente il cuore del continente. L’11 marzo 2004, infatti, una serie di ordigni piazzati da una cellula di Al Qaeda sui treni in una stazione della capitale spagnola hanno causato la morte di 201 persone. Poco più di un anno dopo, il 7 luglio 2005, Londra viene sconvolta da una serie di attentati suicidi di matrice islamica all’interno della metropolitana e su un autobus, che causano 40 vittime. La tensione è ulteriormente salita nell’agosto 2006, quando i servizi segreti inglesi sono riusciti a prevenire un attacco suicida di Al Qaeda con aerei di linea e, ancora, nel giugno 2007, individuando tre autobomba pronte a scoppiare nel centro di Londra e all’aeroporto di Glasgow.
Sotto il profilo delle alleanze militari, nel riassetto dell’Europa interviene anche la NATO, il cui ombrello difensivo è stato esteso nel 1999 a Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca (capitale Repubblica Ceca). Essa prevede inoltre forme di cooperazione in campo politico-militare con altri Stati (Russia compresa, dal 2002) nel quadro del programma di Partnership per la pace. Del resto, la penetrazione dell’Occidente nell’ex impero sovietico si prolunga fino alla periferia della Russia, con la presenza di truppe americane nel Caucaso, in Georgia (per la questione cecena), e in Asia centrale, in Kirghizistan e Uzbekistan, queste ultime in concomitanza con gli sviluppi della crisi afghana.