La situazione mondiale tra le due Guerre
Giappone e Cina
Giappone e Cina. In Giappone gli zaibatsu accrebbero enormemente la propria potenza. Essi si allearono con il settore militare maturando la convinzione che soltanto la creazione di un vasto Impero sul continente asiatico avrebbe consentito al paese di rafforzare la propria potenza economica e politica. Durante la crisi del '29 gli zaibatsu concentrarono enormemente nelle proprie mani il potere economico. La popolazione toccava ormai i 64 milioni di abitanti. L'imperatore Hirohito (1901-1989), succeduto al padre nel 1926 e restato sul trono fino alla morte, tra il 1930 e il '45 tentò di coronare i sogni imperialistici giapponesi, senza successo. Già nel '32, con decisione autonoma, indipendentemente dal governo, l'esercito giapponese prese l'iniziativa di occupare la Manciuria: essa divenne nominalmente indipendente con il nome di Manciukuò. Nel '37 i contrasti tra Giapponesi e Cinesi si approfondirono e riprese la guerra tra i due paesi su vasta scala. I giapponesi conquistarono Shanghai e Nanchino; a Pechino instaurarono un governo filo-giapponese, dando così inizio a un piano imperialistico in Asia. Tra il '36 e il '39 venne maturando l'alleanza giapponese con l'Italia e la Germania (Patto anti-Comintern 1936-37). La Cina vide assurgere a ruolo di leader nazionale Sun Yat-sen (1866-1925) che si pose l'obiettivo di modernizzare il proprio paese, fondando un partito nazionalista. Nel 1911 una dura crisi portò alla caduta dell'Impero, fu proclamata la Repubblica e nel genn. del 1912 Sun fu proclamato presidente: osteggiato dai conservatori, dovette lasciare la carica, mentre si faceva pesante l'influenza giapponese su Pechino. Sun riorganizzò il partito nazionalista, ora Kuomintang, e nel '21 fu eletto presidente di un nuovo governo, costituito a Canton in funzione anti-pechinese. Intanto, sempre nel '21, fu fondato il Partito Comunista Cinese: tra i suoi dirigenti era Mao Tse-tung (1893-1976).