I movimenti socialisti
Marx ed Engels
I tedeschi Karl Marx (1818-1883) e Friedrich Engels (1820-1895) sono universalmente considerati i primi teorici del socialismo in senso moderno. Alla predicazione morale e alla progettazione di sistemi sociali completi, proposta dai loro predecessori, Marx ed Engels contrapposero la ricerca delle basi scientifiche del socialismo attraverso lo studio delle contraddizioni interne al capitalismo e l'attività di organizzazione e unificazione del proletariato. Già nel 1848, a Londra, i due pubblicarono il proprio programma nel Manifesto del Partito Comunista. Marx, poi, prese parte alla rivolta in Germania. Il fallimento del moto lo costrinse a riparare definitivamente a Londra. Fu Marx a illustrare dettagliatamente le teorie socialiste nel Capitale: il primo volume dell'opera fu pubblicato nel 1867 a Londra, gli ultimi tre uscirono postumi a cura dell'amico Engels (1885-1894); l'ultimo a cura di Karl Kautsky. Partendo dall'analisi della società capitalistica, caratterizzata dall'opposizione tra la classe borghese (detentrice dei mezzi di produzione) e la classe operaia (che può solo “vendere” il proprio lavoro in cambio di un salario), il tedesco arrivò a teorizzare l'inevitabilità del crollo del capitalismo. Poiché, infatti, i proprietari retribuiscono agli operai solo una parte del valore delle merci da essi prodotte, trattenendo per sé la differenza, o plusvalore, che genera profitto, si viene a formare una piccola classe di privilegiati a fronte di una grande massa di sfruttati. In questo caso, secondo Marx, deve iniziare una lotta destinata a sfociare nella rivoluzione proletaria. Essa, per eliminare il profitto, punta ad abolire la proprietà privata degli apparati produttivi.