I moti del '20 e del '30. L'indipendenza dell'America Latina
I moti del '20-'21
Dove l'assolutismo mostrò il suo volto più duro, e le sette segrete erano più attive, scoppiarono i moti del '20-'21. In Spagna, a Cadice, il primo gennaio 1820, si sollevarono le truppe del colonnello Rafael Riego (della società segreta Comuneros), schiacciate, come tutta la popolazione, da una situazione sociale e politica insostenibile e ostili al sovrano Ferdinando VII perché contrarie all'imminente imbarco per il Sud America. I rivoltosi rivendicavano la Costituzione del 1812 (v. parte III, cap. 24), revocata dal re dopo il Congresso di Vienna. Fu concessa, ma scoppiò ugualmente la guerra civile destinata a protrarsi fino al 1823. Mentre nel Lombardo-Veneto la polizia sgominava una “vendita” carbonara arrestando Piero Maroncelli e Silvio Pellico (tra i promotori della rivista “Il Conciliatore”, antiaustriaca, pubblicata tra il 1818 e '19), negli altri Stati italiani gli eventi spagnoli convinsero le sette segrete a entrare in azione. Nel Regno delle Due Sicilie, a Nola, il primo lug. 1820, si ribellò uno squadrone di cavalleria comandato dagli ufficiali carbonari Morelli e Silvati. Re Ferdinando I nominò suo vicario il figlio Francesco che il 7 lug. concesse la Costituzione spagnola. Il 15 lug., i moti incendiarono la Sicilia tradizionalmente separatista. In ott. fu eletto un Parlamento controllato dai liberali. La situazione preoccupò Metternich. Questi, ai congressi di Troppau (ott.-dic. '20) e Lubiana (genn. '21), invocò l'intervento militare della Santa Alleanza. Proprio a Lubiana il re delle Due Sicilie rinnegò la Costituzione concessa dal figlio. Il 23 mar. 1821 gli austriaci entrarono a Napoli, rovesciando il governo costituzionale. In Piemonte i moti scoppiarono il 9 e 10 mar. Guidati dal conte Santorre di Santarosa e fidando sul coinvolgimento del principe Carlo Alberto di Savoia Carignano (che sognava un Regno dell'Alta Italia), raggiunsero Torino il 13 mar. Fu proclamata la Costituzione e re Vittorio Emanuele I abdicò: i moti fallirono per il comportamento irresoluto di Carlo Alberto e per l'ostilità del successore al trono Carlo Felice (1821-1831). L'ordine fu restaurato con l'aiuto militare austriaco. Un nuovo congresso si tenne a Verona (ott.-dic. 1822): pianificò la repressione della resistenza repubblicana spagnola sconfitta tra l'aprile e l'ott. del '23 grazie all'intervento francese (battaglia della fortezza Trocadero). I moti del '20-'21 fallirono a causa dell'incapacità delle sette segrete di capire la rigidità del quadro politico europeo; i patrioti subirono dunque deportazioni e condanne a morte.
I moti decabristi in Russia e l'indipendenza della Grecia. In Russia nel 1825 le società segrete avviarono i moti decabristi (di dicembre) che furono repressi dal nuovo zar Nicola I (1825-1855). La Grecia fu l'unico paese a concludere vittoriosamente la propria insurrezione per l'indipendenza contro la Turchia. La rivolta, guidata dalla setta Eteria (comandata dall'aiutante in campo dello zar Alessandro I, il greco Alexandros Ypsilanti), ottenne il favore non solo della popolazione ma anche delle potenze europee interessate a indebolire l'Impero Ottomano. Dopo anni di lotta Russia, Inghilterra e Francia liberarono il paese (battaglia navale di Navarino, 1827, e Pace di Adrianopoli, 1829).