L'espansione coloniale nel XIX secolo
- Introduzione
- La politica coloniale tra il 1815 e il 1860
- L'età dell'imperialismo
- Approfondimenti
- Riepilogando
La politica coloniale tra il 1815 e il 1860
L'Inghilterra vide crescere enormemente i propri interessi in India grazie alla penetrazione commerciale attuata fin dal 1815 dalla Compagnia delle Indie. Essa, indipendentemente dal governo inglese, impose propri amministratori nelle zone che occupò. Nel 1858, in seguito alla rivolta dei Sepoys, personale indiano al servizio degli inglesi, Londra sciolse la Compagnia sostituendone i funzionari con autorità governative: fu nominato un governatore con sede a Calcutta (viceré). Sempre la Compagnia delle Indie, negli anni Trenta, iniziò la penetrazione britannica in Cina, immenso paese incapace di modernizzarsi. Essa ottenne dal governo cinese il diritto di svolgere commerci nel porto di Canton. Nel 1834, gli Inglesi sottoposero la Compagnia al controllo statale; i Cinesi, allora, le ritirarono il permesso di commercio, contrari ad accettare la presenza di funzionari del governo. L'Inghilterra si oppose a questa decisione e quando un carico di oppio (sostanza proibita da Pechino di cui gli Inglesi attuavano il contrabbando) depositato a Canton fu distrutto dai Cinesi, rispose con una spedizione militare. Fu questa la prima Guerra dell'oppio (1839-1842). Annientata dai Britannici la debole resistenza nemica, si giunse alla Pace di Nanchino (1842, il primo dei trattati ineguali). Essa stabiliva il passaggio di Hong Kong alla Gran Bretagna, l'apertura al commercio estero di Shanghai e di altri porti, la riduzione delle tariffe doganali cinesi per le merci importate. In Canada, l'Inghilterra concesse un governo autonomo e un Parlamento (1840). Nel 1867 le province canadesi si unirono in federazione (dominion). In Australia, luogo di deportazione di molti malviventi comuni, nel 1842 fu insediata un'assemblea rappresentativa. Nell'Africa del Sud i coloni britannici si trovarono ad affrontare le resistenze dei boeri, calvinisti di origine olandese. Essi si ritirarono nelle repubbliche di Orange (1854) e Transvaal (1856). L'attività coloniale francese si espresse in direzione del Nord Africa. Tra il 1827 e il 1830, Carlo X, desideroso di successi in politica estera, approfittò di un incidente diplomatico per dichiarare guerra alla Turchia e occupare la fascia costiera dell'Algeria. Nel lug. 1830 (presa di Algeri) i Turchi si arresero. Pochi giorni dopo, sull'onda del successo, Carlo X emanò le ordinanze che gli costarono il trono. Sempre in Africa, in vista del taglio dell'Istmo di Suez, Parigi istituì una sua base nel porto di Obok, in Somalia. Tra il 1856 e il '60 i Francesi e gli Inglesi coalizzati combatterono contro la Cina la seconda e la terza Guerra dell'oppio conclusesi con la vittoria. Negli stessi anni la Francia iniziò la penetrazione nella Penisola indocinese: nel '63 fu imposto il protettorato sulla Cambogia; nel '67 completata l'occupazione della Cocincina. Infine, in Centramerica gli interessi francesi si appuntarono sul Messico. Napoleone III nel 1863 spinse perché la corona messicana fosse assegnata a Massimiliano d'Asburgo. Dopo una guerriglia contro i partigiani di Benito Juárez (riforniti dagli Usa), le truppe francesi furono ritirate e Massimiliano fucilato (19 giu. 1867). L'Olanda tra il '50 e il '70 consolidò il proprio impero in Indonesia penetrando a Sumatra, nel Borneo e a Giava. La Russia, si espanse verso oriente arrivando ad annettere anche l'Alaska, venduta nel 1867 agli Usa.