L'Italia dall'unificazione alla Prima Guerra Mondiale
La crisi di fine secolo
Negli ultimi 5 anni del secolo l'Italia visse tra tensioni e rigurgiti reazionari. Nel mar. '96 Di Rudinì ricevette l'incarico di formare il nuovo esecutivo. Stipulata la pace con Menelik, egli tentò di attenuare le tensioni, senza riuscirvi per il desiderio di forte autoritarismo nella classe dirigente e tra i capitalisti (interessati alla politica coloniale). Nel maggio '98, a Milano scoppiarono tumulti contro il carovita: il generale Bava Beccaris diresse le artiglierie contro la folla sterminando 80 persone (fonti non ufficiali dicono 300). Turati, Bissolati e il cattolico Don Albertario furono arrestati. Di Rudinì si dimise in seguito per dissensi politici. Lo sostituì il generale Pelloux (giu. 1898-giu. 1900) che, nel 1899, presentò progetti di legge reazionari con l'appoggio di politici conservatori. Non riuscì mai a vararli, neanche d'autorità. Alle elezioni del giu. 1900, socialisti, radicali e repubblicani conquistarono 95 seggi. Pelloux si dimise, Umberto I affidò l'incarico al vecchio Saracco. Il 29 lug. 1901 il re fu ucciso a Monza dall'anarchico Gaetano Bresci. Gli successe Vittorio Emanuele III (1901-1947).