L'Italia dall'unificazione alla Prima Guerra Mondiale
L'età della Destra
Nel 1861 il Regno d'Italia contava 26 milioni di abitanti (Veneto compreso). Il 78% della popolazione era analfabeta. Leggi e regolamenti erano diversi da stato a stato per la secolare divisione. Nella penisola erano già radicati gli squilibri che avrebbero portato alla questione meridionale: il Nord era più ricco e industrializzato, il Sud povero e arretrato (vigeva ancora un regime di semifeudalesimo). Le ferrovie toccavano appena i 2.500 chilometri. L'unificazione territoriale non era ancora terminata, occorreva annettere il Veneto e liberare Roma.
Dopo la morte di Cavour (6 giu. 1861), iniziò l'età della Destra destinata a protrarsi fino al 1876. In questo periodo fu completata l'unificazione. Per risanare il bilancio dello Stato si introdusse il corso forzoso (inconvertibilità della moneta in oro) e furono inasprite le imposte indirette (che ricadevano sulle masse popolari). I contadini del Sud furono particolarmente danneggiati: essi dovettero confrontarsi con uno Stato che appesantì il loro carico fiscale e che, per di più, introdusse la coscrizione obbligatoria. Si diffuse così la piaga del brigantaggio: bande di giovani che fino al '65 diedero filo da torcere all'esercito impegnandosi in una sorta di guerra civile. Comunque, quando nel '76 la Destra cedette il passo, essa aveva posto le basi per il successivo sviluppo nazionale. Le ferrovie avevano ormai unito tutto il paese (8.100 km), il bilancio era risanato, il Regno dotato di un unico sistema amministrativo, doganale, legislativo e finanziario, e, infine, l'unificazione completata.