L'Italia dall'unificazione alla Prima Guerra Mondiale
La Sinistra al potere
Dalla metà degli anni '70, giovani esponenti della nuova Sinistra, guidati da Agostino Depretis (1813-1887), portavoce degli interessi delle esigenze di una più vasta fascia di popolazione, accentuarono il proprio attacco alla Destra. Il 10 ott. 1875, a Stradella, Depretis tenne un discorso in cui illustrò i propri programmi: riforma tributaria a difesa delle fasce sociali più deboli, istruzione elementare obbligatoria, decentramento amministrativo, fedeltà alla monarchia. Il 25 mar. 1876, egli ricevette dal re (morto due anni dopo lasciando il trono a Umberto I, 1878-1901) l'incarico di formare il governo restando alla guida del paese quasi ininterrottamente fino al 1887. Iniziatore della politica del trasformismo, Depretis varò riforme nell'istruzione (1877, Legge Coppino) e del sistema elettorale (1882, gli elettori divennero più di 2 milioni). Nel '79, era stata abolita la tassa sul macinato. L'Italia strinse con Austria e Prussia la Triplice Alleanza (20 magg. 1882), in funzione essenzialmente anti-francese e diede inizio alla propria sfortunata politica coloniale (perseguita per consolidare il proprio ruolo internazionale e dare modo all'industria di sopravvivere alimentata dalle commesse statali). Nel 1887 la prima esperienza coloniale italiana finì tragicamente a Dogali, in Eritrea, dove 500 soldati furono massacrati dal ras Alula (27 genn.). Depretis morì il 29 lug. 1887. A lui successe Francesco Crispi (1818-1901) che mantenne il potere fino al '91 e poi dal '93 al '96. Ex mazziniano, ora monarchico e fervente nazionalista, fu ammiratore di Bismarck. Varò, tra l'altro, leggi sulla sanità pubblica (1888) e il nuovo Codice Penale Zanardelli (1889) che aboliva la pena di morte e ammetteva il diritto di sciopero. In politica estera diede alla Triplice Alleanza un forte significato antifrancese. I rapporti con la Francia si deteriorano (1888 guerra commerciale). In campo coloniale, siglò il Trattato di Uccialli (2 magg. '89), per cui l'Etiopia riconosceva all'Italia le conquiste in Eritrea (proclamata colonia il 5 magg. 1890). Il suo primo governo terminò nel '91 (contrasti sull'inasprimento fiscale). Sul palcoscenico politico italiano si affacciarono nuove forze: Filippo Turati (1857-1932), nel 1892 al Congresso di Genova, tenne a battesimo il Partito Socialista Italiano. Il governo, nel frattempo, fu affidato a Antonio di Rudinì (febb. '91-magg. '92) e quindi a Giovanni Giolitti (magg. '92-dic. '93). Quest'ultimo, di fronte al movimento di protesta dei Fasci siciliani, di stampo socialista, decise di non intervenire con la forza. Nel '93, egli fu costretto alle dimissioni per lo scandalo della Banca Romana, in cui, peraltro, era coinvolto anche Crispi. Il re richiamò proprio Crispi al governo, fra il consenso generale. I Fasci vennero soffocati nel sangue (oltre 100 morti); si instaurò un clima da “patria in pericolo”. Il primo ministro diede nuovo impulso alla politica coloniale. Dopo che il Negus Menelik (1893) ebbe denunciato il Trattato di Uccialli, il 1° mar. '96, 16 mila italiani si scontrarono a Abba Garimà (Adua) con 70 mila etiopici riportando una sconfitta che costrinse Crispi alle dimissioni. Il paese stava sprofondando verso la crisi di fine secolo.