L'Italia dal dopoguerra agli anni Novanta
1980-1996
Negli anni '80 si succedettero governi di pentapartito (DC-PSI-PRI-PLI-PSDI): Bettino Craxi, leader del PSI dal '76, ostile ai comunisti, fu il primo presidente del consiglio socialista (1983-1987); gli succedettero i democristiani Giovanni Goria (1987-1988), Ciriaco De Mita (1988-1989) e Giulio Andreotti (1989-1992). Quest'ultimo, sette volte presidente del consiglio tra il 1972 e il 1993, fu coinvolto nel 1993 in una clamorosa vicenda giudiziaria, accusato di collusione con la mafia. Sempre nel 1993 scoppiò lo scandalo di tangentopoli, che svelò agli italiani la fitta rete di corruzione del mondo politico. I principali leader di partito (tra cui Craxi) e gli stessi partiti di governo ne furono travolti. Si affermarono forze nuove (Forza Italia, moderata, fondata nel 1993 dall'imprenditore Silvio Berlusconi) o prima secondarie (la Lega Nord, federalista, fondata nel 1981 da Umberto Bossi). Scomparsi il PCI (diventato Partito Democratico della Sinistra nel 1991) e il MSI (Alleanza Nazionale nel 1994), alle elezioni del 27 mar. 1994 si presentarono un polo di centro-destra (Polo delle Libertà: Lega, Forza Italia e AN) e uno di centro-sinistra (Progressisti: con a capo il PDS). Vinsero i primi raccogliendo il 46,4% dei voti alla Camera. Si insediò così un governo Berlusconi (magg.-dic. '94), caduto per la defezione della Lega Nord, cui seguì un esecutivo di tecnici diretto da Lamberto Dini (fino all'apr. 1996). Il 21 apr. 1996 un coalizione di centro-sinistra, “L'Ulivo”, con a capo il cattolico Romano Prodi, ha riportato nelle elezioni politiche una lieve vittoria sul centrodestra, dando vita a un nuovo governo (18 magg.).