sessualità
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sf. [sec. XIX; da sessuale].
1) Fenomeno biologico per cui si attua lo scambio di materiale genetico tra individui diversi o, in alcuni casi, nello stesso individuo. Più in generale, fenomeno per cui gli individui di una specie si possono suddividere in uno, due o più gruppi in base al comportamento sessuale.
2) L'insieme delle pulsioni e dei comportamenti sessuali di un individuo. Secondo la psicanalisi, nello sviluppo dell'individuo si attraversano una serie di fasi psicosessuali (orale, sadicoanale, fallica, periodo di latenza, genitale), ognuna delle quali caratterizzata da una dinamica specifica.
Genetica: generalità
Per sessualità non devono essere considerate semplicemente le differenze fra i sessi; infatti, a prova di ciò, in svariate specie gli individui sono identici tra loro, mentre esistono e sono attivi moltissimi processi sessuali. La causa profonda del sorgere e dell'affermarsi della sessualità nelle sue varie forme è la possibilità che essa conferisce di scambiare materiale genetico tra individui assicurando con ciò una plasticità evolutiva del tutto unica, grazie ai moltissimi genotipi diversi che conseguono allo scambio di materiale genetico. Infatti, il profondo significato biologico della sessualità è quello di accrescere la produzione di diversi genotipi grazie alla ricombinazione del materiale genetico portato da individui diversi. Da ciò l'importanza della sessualità come fattore evolutivo: una specie a riproduzione sessuata è favorita nel corso dell'evoluzione per la plasticità del proprio patrimonio genetico, resa possibile dall'interscambio delle mutazioni occorse. Una mutazione positiva in una specie a riproduzione asessuata resterà isolata all'individuo in cui è comparsa e ai suoi discendenti; in una specie sessuata può diffondersi nella popolazione con tutti i vantaggi evolutivi che conferisce.
Genetica: processi protosessuali ed eusessuali
Da un punto di vista biologico è possibile distinguere organismi in cui si attuano processi protosessuali (coniugazione e transduzione batterica) da quelli in cui si ritrovano processi eusessuali. Nella coniugazione un batterio, detto donatore (F+o Hfr), trasferisce parte del proprio materiale genetico a un altro batterio, detto ricevente (F-). Non si ha cioè un'unione di corredi cromosomici interi ma solo la donazione unidirezionale di parte del materiale ereditario. Non si forma quindi uno zigote ma un merozigote, cioè un individuo che possiede oltre al proprio cromosoma una parte del cromosoma del ceppo di appartenenza del batterio donatore. La presenza (F+) o assenza (F-) di un fattore “F” di sessualità, che può trovarsi nel citoplasma oppure legato al cromosoma, determina la sessualità batterica. Nella transduzione non si ha contatto tra i due batteri ma, grazie a un batteriofago, il materiale ereditario viene trasportato da un batterio all'altro. Negli organismi eusessuali la manifestazione più semplice della sessualità è la cosiddetta sessualità relativa, che si manifesta in certe alghe e in taluni funghi. I gameti prodotti dagli individui di alcune specie di alghe e funghi non hanno tutti la stessa forza, per cui il loro ruolo sessuale si determina di volta in volta, relativamente al tipo di gameti che si incontrano: se per esempio un gamete maschile “debole” incontra uno maschile “forte”, quello debole si comporterà da gamete femminile; se viceversa quello debole maschile si unisce a uno femminile, sia debole sia forte, si comporterà da gamete maschile. La “forza” dei gameti (il sesso in altri termini) in tal caso è dovuta a più fattori di determinazione sessuale (a più geni) e non a una semplice alternativa per cui univocamente si avrebbe o un gamete maschile o uno femminile. Data la presenza di più geni ad azione mascolinizzante o femminilizzante si crea quindi tutta una gradazione di tendenze sessuali data dalle diverse combinazioni e dalla diversa distribuzione dei geni nei vari gameti; ciò giustifica la varietà di tipi di gameti che è possibile osservare: maschili e femminili forti, medi e deboli. Negli organismi superiori, compresi molte alghe e funghi, si riscontrano tuttavia processi eusessuali veri e propri, in cui si ha uno scambio di materiale genetico e in cui è coinvolto tutto il genoma: pertanto i gameti sono orientati decisamente in senso maschile oppure femminile.
Genetica: la determinazione del sesso fenotipica e genetica
In tale situazione, uno dei problemi più importanti è la determinazione del sesso. Tempo fa due erano le ipotesi a confronto: quella ambientale, o fenotipica, e quella genetica. Prove a favore della determinazione genetica del sesso furono ottenute con ricerche su Ophryotrocha puerilis, un verme marino ermafrodita (capace cioè di portare i gameti dei due sessi) che inverte il proprio sesso con il passare del tempo: i giovani sono maschi, i vecchi femmine. Compiendo una serie di incroci tra individui, maschi e femmine, che invertivano il sesso in età sempre più avanzate, fu possibile ottenere generazioni a sessi separati (che non invertivano più il sesso). Questo fatto indica la presenza di una serie di geni sessuali portati da più cromosomi (detti autosomi) che, in base alla ripartizione nei vari individui, producono genotipi sessuali differenti. L'espressione di un blocco di geni mascolinizzante o femminilizzante in diverse età porta poi al fenomeno dell'inversione sessuale che si riscontra in Ophryotrocha. La comparsa di specie a sessi separati, con cromosomi sessuali ben distinguibili gli uni dagli altri (detti eterocromosomi), si potrebbe far risalire a spostamenti di blocchi di geni sessuali su uno stesso cromosoma con successiva perdita della possibilità di attuare il crossing-over (scambio) in quel tratto cromosomico. Quindi la diversificazione dei sessi può essere un fenomeno evolutivo: l'ermafroditismo sarebbe una condizione più primitiva del gonocorismo, situazione in cui gli individui sono portatori dei gameti di un solo sesso. In tal caso l'ambiente ha avuto una notevole importanza. In linea generale si può affermare che le specie in cui la determinazione genetica del sesso è basata sui cromosomi sessuali danno luogo alla formazione di due tipi di gameti. Non avviene così per quelle in cui più fattori autosomici agiscono come determinanti: in tale condizione si formano più tipi di gameti, che portano la distinzione di specie a digametia sessuale e specie a plurigametia sessuale. Queste ultime sono più diffuse di quelle a digametia sessuale (un esempio di come avvenga la determinazione sessuale è ricavabile da quanto detto per Ophryotrocha). Tra le specie a digametia sessuale vi sono vari tipi di determinazione genetica del sesso che si possono così riassumere tenendo conto che durante la gametogenesi i maschi producono due tipi di gameti mentre le femmine sempre un solo uovo: specie in cui i maschi sono portatori di due cromosomi sessuali diversi, X e Y, e le femmine di due cromosomi sessuali identici, X e X; lo zigote che si costituisce potrà pertanto essere XX oppure XY, e svilupparsi pertanto, rispettivamente, in femmina e in maschio, così come avviene per l'uomo e altri mammiferi, per Drosophila e molti altri insetti; specie in cui i maschi hanno un solo cromosoma sessuale, X, e gameti con o senza cromosoma, mentre le femmine ne possiedono due, XX, per cui si hanno zigoti XO, maschi, e XX, femmine, così come avviene nelle cavallette e in molti altri insetti; specie le cui femmine hanno un corredo di eterocromosomi del tipo ZW (hanno cioè due eterocromosomi diversi che vengono indicati con Z e W anziché X e Y) mentre i maschi hanno due cromosomi sessuali Z; in tal caso sono le femmine eterogametiche e formano due tipi di gameti, l'uno con il cromosoma Z, l'altro con il W; i maschi formano gameti di un solo tipo, con il cromosoma Z; lo zigote potrà essere ZZ o ZW e svilupparsi in maschio o in femmina; così come avviene negli uccelli, nelle farfalle e nell'anfibio Xenopus; api, vespe e formiche rappresentano infine un caso del tutto atipico ed estremamente singolare: i maschi sono aploidi (N) e non presentano la meiosi, sviluppandosi gli spermatozoi con un normale processo mitotico; i maschi si originano da uova non fecondate; le femmine sono diploidi (2N) e, con la meiosi, producono uova aploidi. Le uova fecondate si sviluppano in femmine mentre quelle non fecondate (aploidi) si sviluppano in maschi. Quest'ultimo tipo di determinazione del sesso è probabilmente una condizione acquisita e non una forma primitiva.
Genetica: le alterazioni negli organismi e determinazione cromosomica del sesso
Nelle specie con cromosomi sessuali lo sbilanciamento nel numero degli stessi (per varie cause, tipo una non disgiunzione meiotica) porta a varie alterazioni dell'individuo. Le due sindromi sessuali più conosciute nella specie umana sono quella di Klinefelter e quella di Turner: nella prima l'individuo (zigote) è caratterizzato dalla presenza di due cromosomi X e uno Y (AA, autosomi,+XXY) per cui è dotato di fenotipo quasi del tutto maschile ma con gonadi molto iposviluppate; nella seconda l'individuo (zigote) è caratterizzato da un solo cromosoma X (AA+X) per cui è dotato di fenotipo quasi del tutto femmminile ma incapace di maturità sessuale. Queste e altre situazioni anomale gettano luce anche sulla localizzazione dei fattori genetici di mascolinità che, nel caso dell'uomo (e probabilmente degli altri mammiferi), sembrano localizzati sul cromosoma Y. Da esperimenti condotti su Drosophila si è osservato che i fattori mascolinizzanti si trovano sugli autosomi (AA) e il rapporto tra numero di autosomi e numero di cromosomi X (e cioè il rapporto quantitativo tra geni di mascolinità e di femminilità) determina il sesso degli individui. Un'altra particolarità che si può verificare negli organismi a determinazione cromosomica del sesso è la seguente: se si perde un cromosoma sessuale in una delle prime divisioni mitotiche della segmentazione dello zigote, una metà dei blastomeri risulterà provvista di entrambi i cromosomi sessuali e quindi di genotipo diverso dall'altra metà che ne possiede solo uno. Si origina così un mosaico sessuale con lo zigote che possiede entrambi i tipi di cromosomi, per cui l'individuo si svilupperà per metà (in genere) di costituzione maschile e per metà di costituzione femminile. Il tipo di determinazione genetica del sesso non basato sugli eterocromosomi, detto anche tipo non cromosomico, è senz'altro il più diffuso e porta alla plurigametia sessuale. Infatti per le specie ermafrodite si possono realizzare varie condizioni per cui è possibile osservare specie in cui l'ermafroditismo è simultaneo o è contemporaneo, oppure successivo; insufficiente oppure sufficiente. Il sesso, e con esso la sessualità, non è comunque solo controllato geneticamente ma è anche sotto l'influenza dell'ambiente. L'ambiente può influenzare da un lato l'espressione fenotipica del sesso e dall'altra la determinazione vera e propria del sesso. Caso clamoroso al riguardo è quello di Bonellia viridis, un verme marino; in questa specie vi è un fortissimo dimorfismo sessuale con le femmine grandi quanto un'oliva e con una lunga “proboscide”; i maschi sono piccolissimi e vivono praticamente da parassiti nei dotti genitali delle femmine. Se le larve si trovano in presenza di femmine o di estratti di femmine si sviluppano in senso maschile; in caso contrario si sviluppano come femmine. È chiaro che il sesso delle larve viene influenzato da qualche sostanza di tipo ormonale prodotta dalle femmine e circolante nell'ambiente. In proposito va notato che Bonellia, pur presentando un dimorfismo sessuale esasperato, viene da taluni autori considerata una specie ermafrodita in quanto i genotipi sessuali delle larve sono “labili”, influenzabili cioè da varie cause; esistono tuttavia, accanto alla maggior parte delle larve influenzabili, larve che evolvono in ogni caso a maschio o a femmina: sono questi i cosiddetti maschi e femmine puri, il cui genotipo non è cioè influenzabile.
Genetica: la differenziazione sessuale
Va specificato, comunque, che sesso determinato non significa poter distinguere i sessi: è necessario, infatti, che i sessi si differenzino per poterne cogliere le individualità. Generalmente, ma non sempre, i due processi (determinazione e differenziamento) sono eventi distinti. Basta riferirsi a un caso preciso, i Vertebrati, nei quali i maschi e le femmine differiscono per molti caratteri ma essenzialmente per avere testicoli od ovari, diverse vie genitali, e alcuni altri caratteri sessuali secondari diversi. Questo differenziamento sessuale attraversa vari stadi: un momento della vita embrionale in cui, pur essendo già determinato geneticamente, non si riscontra nessuna differenza tra i sessi; un momento in cui compaiono le gonadi e le vie genitali ma in forma indistinguibile tra i due sessi; un momento in cui è possibile riconoscere il maschio dalla femmina. L'espressione fenotipica del sesso non è quindi immediata, ma graduata nel tempo. Durante il differenziamento sessuale, svariate situazioni genetiche e ambientali possono far deviare il normale processo, portando così alla comparsa di individui non perfettamente differenziati. Una prova a favore dell'origine dei vertebrati da forme ancestrali ermafrodite è data dal fatto che durante lo sviluppo embrionale tutti i vertebrati attraversano momenti di potenziale ermafroditismo. Infatti le gonadi prendono origine da due distinti abbozzi e dal prevalere dell'uno o dell'altro degli abbozzi si svilupperà il testicolo o l'ovario; di più, in ogni embrione si formano tanto le vie genitali maschili quanto quelle femminili, sviluppandosi poi solo quelle di un sesso. Un altro problema biologico di notevole interesse è quello dell'inversione sessuale anche perché limita la vecchia e drastica distinzione tra determinazione genetica e ambientale o fenotipica del sesso. Esiste un'inversione sessuale naturale (per esempio in Ophryotrocha) che si verifica in tutti gli ermafroditi proterandrici o proteroginici; esiste anche un'inversione sessuale sperimentale, cioè indotta con vari metodi. È impossibile anche solo fare un breve riassunto degli studi attuati su questo argomento; diremo solo che i mezzi più utilizzati per ottenere l'inversione sessuale sono gli ormoni sessuali e il trapianto di gonadi e che gli studi più esaustivi sono stati compiuti su Xenopus, con il quale è stato possibile ottenere maschi e femmine fecondi dotati di tutte e tre le combinazioni eterocromosomiche possibili: ZZ; ZW; WW. Ciò porta a concludere che anche in quelle specie in cui si ha un determinismo genetico del sesso, questo non è comunque irrevocabilmente determinato: è quindi possibile considerare in modo più elastico l'alternativa: determinazione genetica e determinazione ambientale del sesso. Nel caso delle specie gonocoriche, i maschi e le femmine sono diversi non solo per le gonadi, caratteri sessuali primari, ma anche per tutta un'altra serie di strutture e funzioni, non necessariamente legate alla vita sessuale anche se generalmente lo sono, detti caratteri sessuali secondari (per esempio, organi copulatori, caratteri ornamentali, organi di offesa e di difesa nei maschi specifici per i combattimenti per il possesso della femmina, la barba nell'uomo, le mammelle nella donna ecc.). I caratteri sessuali secondari si possono distinguere in extragenitali, tipo il piumaggio di alcuni uccelli, o sussidiari, tipo gli organi copulatori. Un'altra classificazione può essere basata sul determinismo degli stessi: somatosessuali, quando si differenziano in parallelo alle gonadi ma sono indipendenti da esse; eusessuali, quando sono condizionati dagli ormoni sessuali prodotti dalle gonadi.
Genetica: il rapporto fra sesso e geni
Un altro aspetto importante della sessualità è il fatto che il sesso ha degli effetti sull'espressione dei geni: tale è, per esempio, la calvizie nell'uomo. La calvizie si comporta come un carattere dominante autosomico nel maschio e come recessivo nella femmina dove si manifesta solo se si trova nello stato omozigote (CC): nel maschio i genotipi Cc e cc si manifestano, mentre nella femmina no. Ciò porta a ritenere che la manifestazione del gene per la calvizie sia influenzata dalla presenza degli ormoni sessuali maschili; una prova a sostegno di tali idee è il fatto che donne con tumori ovarici mascolinizzanti manifestano più frequentemente la calvizie delle donne non affette da tumori mascolinizzanti. L'esempio opposto è fornito dal Kuru, una malattia ereditaria del sistema nervoso, mortale poco dopo la comparsa dei primi sintomi. È stata osservata nella tribù Fore della Nuova Guinea ed è dovuta a una mutazione che si comporta da dominante nelle femmine e da recessiva nei maschi; gli omozigoti muoiono durante l'infanzia, di qualunque sesso siano; i maschi eterozigoti fungono da portatori mentre le femmine muoiono, ciò significa che l'allele mutato si comporta da dominante solo in presenza degli ormoni sessuali femminili. A causa di questo fatto il rapporto sessi della popolazione risulta di 2,5 maschi per 1 femmina mentre, in genere, nelle specie a determinazione cromosomica del sesso, in assenza di forze perturbanti, tende a essere di 1 : 1. Altro esempio classico è l'emofilia. L'importanza fondamentale della sessualità resta comunque l'eredità legata al sesso, cioè quel tipo di eredità legata ai geni portati dai cromosomi sessuali.
Psicologia: l'influenza dei fattori sociopsicologici sulla sessualità
L'espressione e lo sviluppo della sessualità sono influenzati da fattori molteplici, sia biologici sia sociopsicologici (educazione, rapporti familiari, condizionamenti sociali e culturali). Troppo spesso si fa coincidere la sessualità con la genitalità, riducendola al coito, mentre essa è un aspetto integrante della personalità umana e caratterizza ognuno nei gesti quotidiani, nei comportamenti, nelle espressioni e relazioni di ogni genere. Trattando la sessualità è necessario chiarire il concetto di normalità e quello di salute. Esistono diversi criteri per valutare la normalità: quello statistico, secondo il quale è “normale” il comportamento più diffuso in un determinato gruppo; il criterio biologico, per il quale un comportamento sessuale è “normale” se permette l'esplicarsi della funzione procreativa alla quale l'apparato genitale è preposto; infine, quello etico, secondo il quale il comportamento deve obbedire a quell'insieme di regole che si ispirano ai valori che il gruppo condivide. Questi criteri di normalità tendono a sovrapporsi e confondersi; inoltre non sono immutabili e assoluti, poiché variano in rapporto alle aree geografiche, alle culture e al periodo storico. La sessuologia sviluppatasi nella società occidentale considera normale tutto ciò che è desiderato e apprezzato dal singolo nell'autoerotismo e dalla coppia, purché non arrechi danno a sé e ad altri. É necessario chiarire, prima di approfondire la trattazione della sessualità, che spesso si confonde il concetto di normalità (statistica, biologica, etica) con quello di salute: infatti molti riducono la salute sessuale all'adesione ai modelli “normali” di comportamento, ma tale sovrapposizione risulta arbitraria. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito la salute uno “stato di completo benessere fisico, psichico e sociale”: è evidente che in questo quadro è l'equilibrio dell'individuo nel suo insieme che viene preso in considerazione, e non l'aderenza dei suoi comportamenti a modelli precostituiti, che obbediscano a criteri esterni condivisi dalla maggioranza e funzionali alla sopravvivenza della specie.
L'evoluzione della sessualità
L'evoluzione della sessualità di ogni individuo attraversa tre stadi: infantile, adolescenziale e adulto. La sessualità infantile ha carattere di curiosità, scoperta e sperimentazione delle relazioni affettive e delle sensazioni che il corpo può trasmettere; è fondamentale alla strutturazione delle capacità relazionali future, al senso dell'identità, di stima e apprezzamento di sé. Nel periodo adolescenziale la sessualità sarà uno degli aspetti più importanti della sperimentazione e della scoperta del mondo adulto, in cui i giovani si preparano a entrare. L'evoluzione puberale permette all'adolescente di sperimentare la sessualità con modalità più mature, che si andranno strutturando definitivamente nell'interazione con i coetanei e con gli adulti che lo circondano. Sessualità significa, in questo periodo, incontro e scambio con i coetanei dello stesso e dell'altro sesso, oltre che approfondimento della conoscenza di sé e del piacere che il corpo può dare, attraverso modalità diverse, che includono anche la masturbazione. Lo stretto rapporto con un coetaneo dello stesso sesso che si può verificare in questo periodo, così spesso scambiato per l'avvisaglia di un orientamento omosessuale, è assolutamente comune e fisiologico, espressione dell'estremo bisogno di una relazione di scambio, appoggio e rassicurazione, trovata in una prima fase nei rappresentanti dello stesso sesso; questo fatto è preludio della capacità di rivolgersi, poi, nella generalità dei casi, alle persone del sesso opposto. I modelli di interazione adolescenziali, che si riferiscono direttamente alla sessualità in senso stretto, assumono due significati principali. Da una parte il prestigio che può conferire un rapporto di coppia all'interno del gruppo, indice della capacità del soggetto in questo campo; la scelta del partner sarà spesso guidata, allora, dai criteri estetici, etici e culturali propri del gruppo. Dall'altra i rapporti sessuali saranno l'espressione di un legame “romantico” esclusivo e idealizzato, che sancisce un primo passo di autonomia rispetto al gruppo, alla famiglia e ai genitori in particolare. La sessualità adulta è di solito posta strettamente in relazione alla coppia e al rapporto amoroso, anche se esistono delle variazioni a questa regola generale. Esistono differenti modalità di espressione della sessualità genitale femminile e di quella maschile: quest'ultima ha generalmente una reattività molto più localizzata e automatica, centrata sull'esperienza dell'orgasmo; mentre quella femminile è meno concentrata sui genitali, con un erotismo più diffuso a livello corporeo, e più improntata, di solito, alla ricerca del contatto e all'emozione dell'incontro. Queste differenze sono state spesso scambiate dall'uomo per mancanza di interesse o rifiuto della donna nei confronti del sesso con possibili ripercussioni nei problemi di relazione e di comunicazione.
Bibliografia
G. Bacci, Sex Determination, Londra, 1965; D. Mainardi, La scelta sessuale nell'evoluzione delle specie, Torino, 1968; E. Padoa, Biologia generale, Torino, 1968; E. Mayr, L'evoluzione delle specie animali, Torino, 1970; M. Lerner, Eredità, evoluzione, società, Milano, 1972; V. A. McKusick, Genetica umana, Bologna, 1973.