(Persekutuan Tanah Malaysia). Stato dell'Asia sudorientale (330.290 km²). Capitale: Kuala Lumpur. Divisione amministrativa: regioni (3). Popolazione: 29.947.600 ab. (stima 2013). Lingua: malese (ufficiale), cinese, inglese, tamil. Religione: musulmani 61,3%, buddhisti 19,8%, cristiani 9,2%, induisti 6,3%, religioni popolari cinesi 1,3%, altri 1,4%. Unità monetaria: dollaro malaysiano ringgit (100 sen). Indice di sviluppo umano: 0,773 (62° posto). Confini: Thailandia (N), Mar Cinese Meridionale e Mar di Sulu (NE), Mar di Celebes (E) Singapore e Indonesia (S). Membro di: APEC, ASEAN, Commonwealth, OCI, ONU e WTO.

Generalità

Stato dell'Asia, costituito territorialmente da una propaggine del continente asiatico, corrispondente alla parte terminale della penisola malese, e da una sezione insulare, formata da un vasto lembo del Borneo settentrionale, la Malaysia occupa una posizione geografica privilegiata. . La sua collocazione (è posta infatti tra oceano Pacifico e Indiano) ha favorito fin dall'antichità gli scambi commerciali e culturali, attirando prima le popolazioni malesi provenienti dalla Cina meridionale, poi quelle indiane, da cui vennero mutuati anche usi politici e pratiche culturali e religiose, poi ancora i mercanti arabi, che resero prospere le terre e i porti sulle coste peninsulari. L'arrivo delle grandi potenze coloniali (i portoghesi prima, poi anche gli olandesi e gli inglesi) segnò l'inizio di un periodo di floridi commerci e di apertura mercantile sulle rotte per il vicino Oriente, ma coincise anche con l'avvio di massicci flussi immigratori verso il Paese, meta soprattutto di indiani, impiegati nelle piantagioni di caucciù, e di cinesi, attratti dalle possibilità di lavoro offerte dalle miniere di stagno dell'interno. Divenuta cosmopolita e multirazziale, la società malese ha dovuto affrontare alla fine del periodo di dominazione coloniale il difficile processo di costituzione politica, reso più delicato dal tentativo di comporre in un'unica identità nazionale una popolazione dalle origini etniche molto diverse. Nella seconda metà del Novecento, il governo del Paese ha cercato di seguire la via della modernizzazione, diversificando l'economia e liberandola dalla dipendenza dei prodotti coloniali, valorizzando nel contempo il processo di industrializzazione. I progressi raggiunti non sono stati sufficienti per sanare i contrasti tra le diverse componenti della popolazione, soprattutto quella malese e quella cinese, sfociati a più riprese in episodi di scontro e rivolta. La liberalizzazione economica ha reso comunque il Paese uno dei mercati più aperti del Sudest asiatico, capace di attrarre investimenti esteri soprattutto grazie alla competitività rappresentata dalla disponibilità di manodopera a basso costo.

Lo Stato

La Malaysia è uno Stato federale (Federazione di monarchie costituzionali) nell'ambito del Commonwealth, costituitosi nel 1963, anno in cui vennero riuniti gli 11 Stati della Federazione della Malaysia, indipendente dal 1957, i territori di Sarawak e Sabah (già territori del Borneo britannico) e di Singapore, poi ritiratosi nel 1965. Dal 1966 la Federazione è ufficialmente divisa in due regioni: la Malaysia Peninsulare (Malesia), continentale, e la Malaysia Orientale, insulare, oltre a tre territori federati. In base alla Costituzione del 1957 i 13 attuali Stati membri, ciascuno dotato di proprie assemblee legislative e di propri organi esecutivi, sono retti da sovrani ereditari o da capi di Stato elettivi, che nominano nel loro ambito, ogni 5 anni, il capo supremo della Federazione. Il potere legislativo è esercitato dal Parlamento federale che si compone di due Camere: Senato (Dewan Negara), i cui membri, in parte nominati dal capo della Federazione, in parte eletti dalle assemblee legislative dei singoli Stati, durano in carica 6 anni, e Camera dei Rappresentanti (Dewan Ra’ayat) eletta per 5 anni a suffragio universale. Il potere esecutivo spetta al governo presieduto dal primo ministro, nominato dal capo supremo; il governo è responsabile davanti al Parlamento federale. Il sistema della giustizia in uso nel Paese si basa sulla Common Law britannica. Gli organi preposti all'amministrazione della giustizia sono: la Corte Federale della Malaysia, facente funzione anche di Corte Costituzionale, le Alte Corti del Borneo e della Malaysia, le Corti d'Appello e alcuni tribunali civili e penali di primo livello nelle località principali. Sono inoltre presenti alcuni tribunali religiosi. La pena di morte è in vigore. Le forze armate presenti nel Paese sono tripartite: esercito, marina e aviazione; sono presenti anche forze paramilitari. Il servizio di leva si effettua su base volontaria a partire dai 18 anni d'età. Il sistema scolastico della Malaysia pur risentendo delle differenti origini etniche della popolazione, ha subito un graduale processo di unificazione a partire dal raggiungimento dell'indipendenza con l'obiettivo anche di fondere le varie nazionalità. L'istruzione impartita nel Paese è gratuita e obbligatoria dai 6 ai 16 anni di età. La scuola primaria ha la durata di 6 anni; le lingue d'insegnamento sono il malese e l'inglese. Vi sono, inoltre, scuole di lingua cinese e di lingua tamil. Al termine della scuola elementare gli allievi possono scegliere tra corsi di scuole post-elementari, scuola media, scuola normale per la preparazione dei maestri, scuole tecnico-professionali e artigiane e la scuola secondaria nazionale. Tra le principali università quelle di Kuala Lumpur (Università malese, 1962; Università nazionale della Malaysia, 1970; Università tecnologica, 1972), l'Università scientifica di George Town (1969) e l'Università dell'agricoltura (1973) e gli istituti superiori universitari. La percentuale di analfabeti presenti nel Paese (8,1% nel 2007), non bassissima ma contenuta rispetto ad altre zone del continente, testimonia l'attenzione rivolta dal governo all'alfabetizzazione della popolazione, nonché l'impegno crescente del Paese nel favorire la crescita professionale degli abitanti.

Territorio: morfologia. La Malaysia Peninsulare

Diviso in due porzioni morfologicamente differenti (una continentale, l'altra insulare), il territorio della Malaysia è costituito per la maggior parte da rilievi isolati e da pianure costiere di origine alluvionale. La Malaysia Peninsulare occupa la parte terminale della penisola malese, per una lunghezza di ca. 750 km e una larghezza massima di 350 km; l'ossatura del rilievo è costituita dall'appendice meridionale della catena, formatasi durante il Mesozoico, che serpeggia lungo la penisola allacciandosi a N alla dorsale che interessa la sezione centrale dell'Indocina. Il basamento è prevalentemente costituito da calcari scistosi e marnosi del Paleozoico; durante il Mesozoico si ebbero episodi di sommersione di cui sono testimonianza le cospicue coltri sedimentarie, soprattutto arenacee, diffuse nella regione centro-meridionale, più depressa, e si manifestarono gli ultimi piegamenti, accompagnati da vaste e potenti intrusioni magmatiche. A queste risalite, per lo più granitiche, si deve la formazione di alcuni dei principali massicci. Nel Cenozoico, per i contraccolpi dell'orogenesi alpino-himalayana, si verificò un generale sollevamento disturbato e complicato dallo sviluppo di numerose faglie, che determinarono la frammentazione del rilievo in blocchi rialzati o abbassati. L'allineamento montuoso più sviluppato, per quanto discontinuo, noto come Catena Centrale (Central Range), corre da NW a SE per oltre 450 km, con una larghezza massima di una settantina di km e un'altezza che quasi sempre oltrepassa i 1000 m. Più che di una vera catena si tratta di una successione di tavoli granitici man mano digradanti verso le coste; le cime più alte si trovano spostate a E e toccano i 2190 m col picco quarzitico del Gunong Tahan. Le coste sono prevalentemente basse e sabbiose, orlate da piane alluvionali più o meno ampie, spesso paludose per l'ostacolo al deflusso delle acque offerto da cordoni litorali. La penisola di Malacca è bagnata da mari poco profondi: durante il Pleistocene Sumatra e la Malacca furono spesso unite; resti di questo collegamento sono le numerosissime isolette che a S di Singapore costituiscono l'arcipelago di Riau, appartenente all'Indonesia. La penisola malese e il Borneo sono collegati senza soluzione di continuità dalla piattaforma continentale da cui affiorano diverse isole, delle quali solo le più occidentali appartengono alla Malaysia come Perhentian Besar, Pulau Redang, Pulau Tenggul, Pulau Tioman e Pulau Aur. Tra le piccole isole della costa occidentale, lungo lo stretto di Malacca, le più estese sono quelle di Pulau Langkawi, quasi al confine con la Thailandia, e di Pulau Pinang.

Territorio: morfologia la Malaysia Orientale

La Malaysia Orientale occupa gran parte della fascia settentrionale dell'isola del Borneo, costituita dal versante volto al Mar Cinese Meridionale delle catene che si succedono prevalentemente in direzione SW-NE (monti Kapuas Hulu, Iban, Penambo) formando l'ossatura centrale dell'isola, e dalla porzione terminale degli stessi allineamenti che si affacciano al Mar di Sulu aprendosi a ventaglio. Lo spartiacque di regola rappresenta il confine col Borneo indonesiano o Kalimantan. Il Sarawak , a W, e il Sabah, a E, sono separati dalla catena costiera dei monti Crocker. I rilievi maggiori sono elevati in media sui 1500-2500 m e presentano forme non molto aspre: paleozoici, sono stati coinvolti nell'orogenesi cenozoica che ha provocato fratture e dislocazioni, accompagnate nel settore di NE, dove si eleva l'imponente Horst granitico del Kinabalu (4101 m), massima elevazione dell'isola, da manifestazioni magmatiche. Le coste, per lo più basse e ricoperte da fitte formazioni di mangrovie, si presentano talvolta intagliate da profondi estuari e fronteggiate da numerosi isolotti.

Territorio: idrografia

La Malaysia Peninsulare ha fiumi ricchi d'acqua ma dal breve corso. I bacini più estesi si aprono sulla costa orientale: il maggiore appartiene al fiume noto come Pahang nel tratto terminale solcante la piana omonima, Jelai nella sezione mediana attraversante la Catena Centrale, Telon all'inizio. Sul versante occidentale il fiume maggiore è il Perak, che per un lungo tratto corre tra la Catena Centrale e le alture di Larut; la sezione meridionale della penisola infine è attraversata dal fiume Johore, che sfocia con un ampio estuario di fronte all'isola di Singapore. Ricchi d'acqua sono anche i fiumi della Malaysia Orientale, ma non favoriscono la penetrazione verso l'interno o per la presenza di rapide o perché la loro foce è sbarrata da banchi di sabbia; comunque il Rajang (tributario del Mar Cinese Meridionale) è navigabile per un centinaio di chilometri da piccoli battelli e il Kinabatangan (Mar di Sulu) per 200 km da canotti.

Territorio: clima

Il clima è di tipo equatoriale con temperature elevate, pressoché uniformi tutto l'anno (25-28 ºC); le precipitazioni sono abbondanti con una media annua di 3000 mm: i valori massimi si registrano sulle alteterre centrali con punte fino a 6500 mm. Le piogge non hanno distribuzione del tutto uniforme nel corso dell'anno per via dell'influsso dei monsoni: al monsone di SE, che si avverte particolarmente nell'area sudoccidentale e occidentale della Malesia, si deve l'accentuarsi delle precipitazioni tra aprile e agosto, mentre quello di NE interessa, tra ottobre e gennaio-febbraio, la Malesia orientale e il Borneo.

Territorio: geografia umana

Alla posizione geografica, che la rende agevole ponte tra il continente e l'arcipelago della Sonda, si deve la complessa composizione etnica della Malaysia. Anche se oggi tre sono i gruppi di maggior consistenza e peso politico-economico, i malesi (67,9%), i cinesi (24%) e gli indiani (7,2%), numerosi sono quelli minori, dovuti a molteplici ondate migratorie e a più o meno marcati miscelamenti etnici. I più antichi abitatori comprendono semang, affini agli aeta delle Filippine, rifugiatisi nelle foreste settentrionali dove conducono vita nomade; a questi si sovrapposero i senoi, scesi dal Nord, di origine mongolica e linguisticamente appartenenti ai mon-khmer, dediti al ladang, l'agricoltura itinerante, e infine i proto-malesi, originari forse di Sumatra, di pelle più scura dei veri e propri malesi (o deutero, cioè secondi, malesi), cui si deve l'introduzione della risicoltura e delle attività marinare. Sono per lo più insediati nella parte meridionale della penisola, dove conducono vita sedentaria lavorando nelle piantagioni, a eccezione dei cosiddetti Orang laut (uomini del mare) che vivono sulla costa occidentale dello Johor. Sostanzialmente risultato di incroci diversi è il maggior gruppo etnico, quello dei Malesi, storicamente dediti all'agricoltura e alla pesca: vivevano originariamente in piccoli villaggi in prossimità della costa, ai margini della grande foresta, o lungo i corsi d'acqua e le vie di comunicazione. Rappresentano più della metà della popolazione, si considerano i soli autoctoni e tengono le redini del potere politico-sociale. La società malese è tradizionalmente divisa in due classi: l'aristocratica, formata dai componenti delle famiglie dei sultani regnanti, e la contadina, tributaria della prima. Nelle città inoltre si è venuta formando anche una borghesia musulmana di lingua malese che però ha per lo più matrice araba o indiana. Gli altri due maggiori gruppi etnici, i cinesi e gli indiani, hanno avuto uno sviluppo sensibile solo in tempi recenti, anche se la loro presenza è molto più antica (dalla metà del sec. XIX al 1950, per quanto riguarda l'immigrazione cinese, dalla fine dell'Ottocento quella indiana, fatta affluire dagli inglesi). I cinesi sono occupati prevalentemente in attività commerciali, industriali e finanziarie, anche con ruoli di responsabilità, e vivono prevalentemente nelle città; gli indiani sono ancora fortemente impiegati nelle piantagioni ma sono presenti anche nell'amministrazione pubblica, nelle ferrovie, nella polizia e nel piccolo commercio. A partire dagli anni Novanta del XX sec. nuove ondate migratorie hanno portato in Malaysia, anche per vie illegali, indonesiani, filippini, pakistani e bengalesi. Nonostante la diffusione dei matrimoni misti, le diverse componenti della popolazione sono scarsamente integrate. La Malaysia Peninsulare ospita i tre principali gruppi etnici; la Malaysia Orientale vede prevalere i malesi nel Sabah (ove sono presenti anche cinesi ed europei) mentre nel Sarawak, si concentrano i cinesi e malesi e in secondo luogo anche indiani, indonesiani e filippini ed europei, pur se in percentuali non elevate; per il resto si registra la presenza di genti paleoindonesiane, il cui nucleo più forte è formato dai dayak (daiacchi), numerosi nel Sarawak, dove costituiscono il maggior gruppo etnico. In controtendenza rispetto a molti Stati asiatici, che hanno avvertito l'esigenza di adottare severe misure di pianificazione familiare, le autorità malaysiane hanno deciso di promuovere una politica demografica espansiva. La densità è di 92 ab./km² ma la distribuzione degli abitanti non è omogenea. Rispetto alla media nazionale, la densità che si registra nella penisola malese, ove vive l'80% dell'intera popolazione, è notevolmente superiore, mentre decisamente inferiori sono quelle che si rilevano a Sarawak e a Sabah; il tasso di accrescimento annuo è piuttosto elevato, grazie a un calo della mortalità, mentre la natalità, in aumento alla fine del XX sec. ha subito successivamente un arresto. Nella Malaysia Peninsulare la zona più popolata è la fascia occidentale, mentre il centro è praticamente deserto e l'area orientale è popolata in modo discontinuo. L'urbanesimo è un fenomeno recente e ancora in espansione, ma importante: oltre due terzi della popolazione vivono, infatti, nelle città, mentre per il resto la vita si svolge ancora in piccoli villaggi. I centri più importanti della penisola si trovano nella parte occidentale e sono di sviluppo recente, a parte Malacca, fondata dagli arabi e a lungo porto principale dell'intera area malese-indonesiana. La città decaduta per la concorrenza di Singapore, oggi è solo un vivace porto peschereccio. La capitale, Kuala Lumpur, sorge a una quarantina di chilometri dalla costa occidentale all'incrocio delle principali vie di comunicazione ed è servita dall'attivo porto di Kelang o Klang; con l'espansione ha inglobato villaggi e città satellite, come Petaling Jaya. Centro portuale è anche Pinang (o George Town), nell'isola di Pinang: caratterizzato da un'urbanistica di modello occidentale, svolge intense attività industriali e commerciali tra cui fondamentale la lavorazione dei minerali di stagno; Pinang è anche un rinomato centro turistico: l'isola su cui sorge, infatti, è rocciosa e pittoresca, ma anche ricca di spiagge. In rapido sviluppo è Ipoh, centro minerario tra la Catena Centrale e le alture di Larut che deve la sua importanza al fatto di essere situata nella più ricca regione risicola della Malesia. Nel Sabah centri di rilievo sono il capoluogo, Kota Kinabalu, e Sandakan, mentre nel Sarawak da segnalare sono il capoluogo Kuching e Sibu.

Territorio: ambiente

Date le condizioni climatiche, la copertura vegetale prevalente è la rigogliosa e ricchissima foresta pluviale, che riveste le pendici montane fino ai 1800 m per la Malesia, ai 2500 per i territori nel Borneo; il sottobosco, fittissimo, abbonda di epifite: ospita tra l'altro oltre ottocento specie di orchidee. Diffusissimi sono i bambù, i pandanus e il rotang, una palma rampicante. In molte zone l'intervento dell'uomo ha degradato la foresta pluviale al cui posto sono subentrate le colture, la savana o la foresta secondaria. Lungo le coste e le fasce fluviali hanno notevole sviluppo le formazioni di mangrovie. Nel Paese vi sono numerose specie di mammiferi, tra cui l'elefante, la tigre, il leopardo, il cervo, il rinoceronte e l'orango, numerosi tipi di uccelli (pappagallo, fagiano) e diversi rettili (pitone, geco, coccodrillo, tartaruga marina). Le aree protette ricoprono il 13,9% del territorio e comprendono 20 parchi nazionali, oltre a numerose riserve faunistiche e riserve forestali; l'UNESCO nel 2000 ha proclamato patrimonio mondiale dell'umanità il Parco nazionale Gunung Mulu e il Parco Kinabalu. Principali problemi ambientali sono la deforestazione conseguente al massiccio sfruttamento del patrimonio boschivo (alcune specie della flora locale potrebbero essere state danneggiate in modo irreversibile) e un notevole inquinamento atmosferico e delle acque. Sono altresì presenti addensamenti di fumo causati dagli incendi boschivi in Indonesia. Nel 2004 il maremoto che ha devastato l'Asia meridionale, ha provocato gravi danni ambientali anche in Malaysia e ha causato nel Paese la morte di più 5000 persone.

Economia: generalità

L'originale modello di sviluppo adottato dalla Malaysia, con un attento e profondo intervento pianificatorio dello Stato, associato a una larga libertà accordata alle imprese, in particolare, a quelle straniere ha prodotto una crescita economica particolarmente sostenuta . La dinamica economica continua positivamente da lungo tempo, dapprima in virtù delle grandi ricchezze naturali poi (a partire dagli anni Ottanta del sec. XX) grazie al peso crescente delle attività di trasformazione, effettuate localmente e al consolidarsi del settore finanziario. La crescita economica si è avvalsa inoltre di massicci investimenti esteri, attratti sia dal basso costo del lavoro, sia da una legislazione snella ed efficace e, in alcuni casi, dalla presenza disponibilità in loco delle materie prime. I governi hanno strutturato, a partire dal 1971, piani di sviluppo tesi a sostenere e indirizzare il progresso economico. Il risultato è stato un aumento medio dell'6,5% annuo nel periodo compreso tra l'indipendenza e il 2005; nonostante la crescita demografica, l'aumento del PIL ha avuto ripercussioni anche sulla ripartizione della ricchezza pro capite,salita del 7% annuo. Nella seconda metà degli anni Novanta, la Malaysia ha risentito, pesantemente, anche se in misura minore rispetto ad altri Paesi dell'area, dei contraccolpi derivanti dalla crisi finanziaria, che ha investito il Sudest asiatico, a partire dalla Thailandia (1997); notevoli sono stati anche gli effetti della crisi indonesiana del 1998, che hanno portato alla svalutazione della moneta (per mantenere competitività alle esportazioni), all'allontanamento di un gran numero di lavoratori immigrati e alla sospensione di importanti interventi infrastrutturali. La decisa e dinamica politica estera della Malaysia, che talvolta ha reso problematici i suoi rapporti con alcuni Paesi (a cominciare dagli Stati Uniti e, in parte, dal Giappone, fra i principali investitori) ed espone il Paese a ritorsioni dai gravissimi effetti, ha consentito di aprire nuovi mercati per le produzioni nazionali e di intrattenere fruttuose relazioni con un numero crescente di Stati, ben oltre il quadro regionale dell'Asia sudorientale, con il risultato di differenziare maggiormente partner e investitori. Nei primi anni del XXI sec., in concomitanza con la crisi politica internazionale e le tensioni dovute alla diffusione della SARS, il Paese ha visto rallentare la crescita. Inoltre l'economia malese, legata all'esportazione di componenti elettronici, ha risentito negli anni 2001-2002 del crollo del settore. I tassi di crescita annua sono apparsi nel periodo 2000-2005 altalenanti ma comunque elevati, senza raggiungere i livelli degli anni Novanta. Nel 2008 il PIL ha raggiunto i 222.219 ml $ USA, con un valore pro capite di 8.141 $ USA, tra i più alti nell'ambito delle economie dell'ASEAN, preceduto solo dai redditi di Singapore e Brunei. Rimangono problemi strutturali rilevanti, come le sensibili sperequazioni sociali e territoriali (cui corrisponde una significativa turbolenza politica), particolarmente preoccupanti quando si associano con rivendicazioni o differenziazioni di stampo etnico (per esempio le rivalità fra malesi e cinesi o fra islamici e non islamici). Tuttavia gli indicatori economici sono generalmente positivi: intenzionata a diventare entro il 2020 un Paese sviluppato a pieno titolo, la Malaysia ha stabilito nel 1991 un programma, denominato Vision 2020, che sintetizza gli sforzi economici e sociali necessari a raggiungere l'obiettivo. Preoccupato anche per la concorrenza dei mercati di più recente sviluppo (in particolare quello cinese e quello indiano), il Paese si propone inoltre di aumentare la competitività della produzione, rinsaldare gli alti standard qualitativi dei manufatti e migliorare la qualità della vita.

Economia: agricoltura, foreste, allevamento e pesca

Praticata su meno di un quarto del territorio della Malaysia, l'agricoltura l'agricoltura ha un ruolo importante nell'economia nazionale; benché la quota di addetti non sia relativamente elevata, la produttività è ormai notevole ed è suddivisa in due comparti: un ampio settore destinato alla sussistenza, ma sempre più moderno nelle strutture e nella conduzione, e l'insieme delle produzioni destinate alla trasformazione industriale o all'esportazione. Base dell'alimentazione locale è il riso, coltivato in particolare nell'area nordorientale della Malaysia Peninsulare. Le altre principali colture alimentari sono quelle della manioca, delle banane e di altri frutti tropicali, soprattutto di ananas, quindi delle patate dolci, degli ortaggi ecc.; lungo le coste prospera la palma da cocco. Molto importante ai fini commerciali è invece la coltivazione della noce della palma da olio che, introdotta su vasta scala solo in epoca recente, pone la Malaysia ai vertici mondiali tra i Paesi produttori. Si coltivano inoltre arachidi, tabacco, tè, caffè, cacao (di cui la Malaysia è il secondo produttore asiatico), canna da zucchero, pepe (nel Sarawak) ecc. Il fitto manto forestale, che ricopre il territorio, è una delle fonti di reddito più rilevanti per il Paese. Dense foreste, comprendenti alberi da tinta, da resina, da ebanisteria e bambù, ricoprono la fascia mediana della penisola di Malacca e quasi tutto il territorio del Sabah e del Sarawak, alimentando una fiorente industria. Importante anche la lavorazione del caucciù: introdotta in epoca coloniale, essa occupa un peso significativo nell'economia della Malaysia, e che ne è il terzo produttore al mondo. § L'allevamento ha scarso rilievo, anche per la limitata estensione di terreni adatti al pascolo; predominano i suini e soprattutto i volatili da cortile, mentre bovini e bufali sono presenti in numero più limitato; nelle aree risicole è frequente l'allevamento dei bufali, impiegati nel lavoro dei campi. § La pesca è un'attività diffusissima: tradizionale è quella delle oloturie che, essiccate e affumicate, costituiscono il trepang, cibo molto apprezzato in Estremo Oriente. La ricchezza ittica dei mari malesi e la modernizzazione della flotta peschereccia hanno inoltre incrementato la produzione del pescato.

Economia: industria e risorse minerarie

Ingenti sono anche le risorse minerarie, da sempre voce fondamentale nella produzione della ricchezza nazionale. La tradizionale importanza dello stagno si è, tuttavia, ridotta: la crisi di tale prodotto registrata a livello mondiale e l'esaurimento di alcuni giacimenti hanno segnato, infatti, una notevole contrazione produttiva. I principali giacimenti sono situati nel Perak e presso Kuala Lumpur; altri minori si hanno nello Johor e nel Pahang. Sempre notevole è, invece, la lavorazione metallurgica dello stagno e di importanti sottoprodotti (columbite e ilmenite). Nonostante la flessione, la Malaysia resta comunque il terzo produttore asiatico di stagno (settimo a livello mondiale) e terzo assoluto dello stagno di fonderia. Seguono i minerali di ferro, la bauxite, l'oro, il manganese, il tungsteno, il rame, il carbone (nel Sabah), i fosfati e l'antimonio (nel Sarawak). Il petrolio e il gas naturale hanno una grandissima importanza nell'economia nazionale, grazie alla presenza di ricchi giacimenti offshore sia al largo del litorale nordorientale della Malaysia Peninsulare, sia di fronte alle coste di Sarawak e Sabah. Mentre le buone disponibilità petrolifere contribuiscono a incrementare anche la produzione di energia elettrica di origine termica, rendendo il Paese autosufficiente a livello energetico, lo sfruttamento dei ricchi giacimenti di gas naturale liquefatto nel complesso di Bintulu (Sarawak) rendono la Malaysia il secondo esportatore asiatico, grazie alla crescente richiesta di Paesi quali Giappone e Corea. Inoltre, tra gli obiettivi dei piani di sviluppo, si annovera anche la ricerca e la diffusione di fonti di energia alternative e rinnovabili. La Malaysia ha investito con successo nel processo di diversificazione dell'economia per affrancarsi soprattutto dalla condizione di serbatoio (perdurante dal periodo della dominazione coloniale) di materie prime destinate ai Paesi industrializzati. Quella impostazione ha caratterizzato fino alla metà degli anni Ottanta del Novecento anche la struttura industriale del Paese, destinata alla prima lavorazione (così nel caso dei prodotti minerari e del caucciù) o tutt'al più alla produzione di semilavorati. Solo in seguito agli intensi sforzi di pianificazione da parte delle autorità, si è assistito alla nascita di un più vario ventaglio di produzioni locali, in gran parte destinate all'esportazione o alla riesportazione dei prodotti; non mancano neppure le industrie di beni di consumo indirizzati alla popolazione locale. È in direzione di questa riconversione dell'apparato industriale che è stato orientato, in buona parte, il forte flusso di investimenti esteri, con il generale risultato di far registrare un forte aumento del peso del settore secondario, che nel 2006 ha impiegato un terzo della popolazione attiva, contribuendo praticamente alla metà del PIL. Se la precedente organizzazione economica aveva condizionato alcune scelte strategiche in direzione dello sviluppo dei comparti classici (impianti di raffinazione dello stagno e dell'industria dei pneumatici), la presenza di ferro ha consentito la nascita e il rafforzamento dell'attività cantieristica e delle produzioni meccaniche (ferroviarie, automobilistiche), mentre il crescente peso economico del petrolio, dei suoi derivati e del gas naturale ha caratterizzato in maniera significativa l'economia nazionale negli anni dell'espansione del settore secondario. A questi comparti vanno aggiunti anche quello agroalimentare, tessile, chimico, edile, attivi principalmente nel mercato interno. Successivamente ha inoltre trovato sviluppo il settore elettronico, orientato all'esportazione soprattutto in conseguenza di investimenti stranieri, in particolare giapponesi, che vi hanno decentrato parte delle produzioni nazionali: la Malaysia è il Paese leader nel mondo per la fabbricazione di radio, nonché tra i maggiori produttori di televisori, benché a essere veramente fondamentale risulta essere l'industria dei semiconduttori e di altri componenti per computer. Gli investimenti in questo comparto sono ingenti: accanto alla zona industriale che si trova nello Stato di Pulau Pinang (isola situata sulla costa nordoccidentale della penisola di Malacca), la prima area in cui sono state concentrate le industrie dei giganti dell'elettronica mondiale, sono stati costituiti altri parchi tecnologici a Kuala Lumpur e nel Kedah.

Economia: turismo, commercio e comunicazioni

Il settore terziario è quello che nei primi anni del XXI sec. ha registrato la crescita maggiore. Il turismo ha assunto un ruolo di primo piano nel panorama economico malese. Le bellezze naturali e gli interessanti siti storici e archeologici hanno attirato nel Paese oltre 16 milioni di persone. Esistono numerose banche commerciali, istituti di credito e assicurazione e di altra natura supervisionate dalla Banca centrale (Bank Negara Malaysia). § Se si eccettuano le zone forestali, la Malaysia dispone di un discreto sistema interno di comunicazione, specie nella parte continentale, mentre è collegata con l'estero da un'efficiente rete di linee aeree e marittime. Attraverso i piani di sviluppo le autorità sono intervenute pesantemente nella modernizzazione e implementazione delle infrastrutture. Anche il sistema delle telecomunicazioni è efficiente ed evoluto. Kuala Lumpur è al centro di un sistema ferroviario che si dirama in varie direzioni. L'asse fondamentale segue la costa occidentale della Malaysia, collegando Singapore a Bagan Jaya e raggiungendo più a N, a Padang Besar, la rete ferroviaria thailandese. Un'altra linea corre in gran parte nella fascia centrale della penisola malese, da Gemas a Tumpat, presso Kota Baharu, sulla costa orientale. Non esistono ferrovie nel Sarawak, mentre a Sabah un tronco a scartamento ridotto, raccorda Kota Kinabalu con Tenom, nell'interno, servendo in parte anche la costa occidentale. È stata particolarmente migliorata e potenziata in tutto il Paese la rete stradale, che ha uno sviluppo complessivo di ca. 98.000 km (2004). Tradizionalmente intenso è il traffico marittimo è il traffico marittimo (i porti principali sono quelli di Kelang e di Pinang) sia internazionale sia locale, il cui sistema è stato informatizzato negli anni Novanta del XX sec. Attivi sono anche i servizi aerei, che si avvalgono di buoni aeroporti, specie degli scali internazionali di Kuala Lumpur/Sepang, inaugurato nel 1998, Kota Kinabalu, Pinang, Johor Baharu. § La bilancia commerciale è in attivo: le esportazioni di legname, olio di palma, stagno, caucciù, pur sempre significative, sono state di gran lunga superate da quelle delle produzioni elettroniche ed elettriche, dei macchinari, dei carburanti; le importazioni riguardano manufatti di vario genere. Nel 2005 le esportazioni di alta tecnologia hanno rappresentato più della metà dei manufatti esportati. I principali partner commerciali sono gli Stati asiatici, Giappone in testa, seguito da Singapore, Cina e Stati Uniti.

Storia

Il progetto di formazione di questo Stato fu avanzato per la prima volta nel maggio 1961 dal principe Abdul Rahman, primo ministro malese, forse dietro suggerimento delle stesse autorità britanniche che vedevano in esso la possibilità di condurre a termine il processo di decolonizzazione dei loro territori asiatici dando vita a uno Stato amico e abbastanza forte per resistere a eventuali pressioni da parte dei Paesi circostanti. I contatti e le trattative tra le parti furono portati avanti abbastanza faticosamente per circa due anni. Alle difficoltà e ai dissensi tra i Paesi direttamente interessati si aggiunsero subito quelli di carattere esterno. Le Filippine, infatti, rivendicavano il Borneo settentrionale in quanto antica dipendenza del sultanato delle Sulu; l'Indonesia, dal canto suo, denunciava il progetto come una manovra neocolonialista e appoggiava gli elementi nazionalisti del Borneo settentrionale. Nel dicembre 1962 A. M. Azahari, un uomo politico del sultanato di Brunei, provocò con l'appoggio dell'Indonesia una rivolta mirante a creare uno Stato indipendente nel Borneo settentrionale (Kalimantan Utara). La rivolta fu tuttavia sconfessata dal sultano del Brunei e rapidamente domata dalle truppe britanniche. Le parti interessate raggiunsero un'intesa con l'Accordo di Londra del 9 luglio 1963 e il 16 settembre si costituiva il nuovo Stato, una Federazione di cui erano membri gli undici Stati della precedente Federazione malese, più Singapore, Sarawak e il Borneo settentrionale, che assumeva il nome di Sabah. Il Brunei rifiutava all'ultimo momento di aderire, soprattutto per divergenze di carattere economico connesse con la presenza nel sultanato di importanti giacimenti petroliferi. Negli anni successivi, mentre si attenuava in pratica l'ostilità filippina e, dopo la scomparsa di Sukarno, quella indonesiana, la vita politica malaysiana risultava caratterizzata da perduranti difficoltà interne soprattutto per l'antagonismo tra l'Alleanza, fronte tri-etnico (Malesi, Cinesi, Indiani) guidato dal primo ministro Abdul Rahman, e il Partito d'Azione Popolare che, sotto la guida di Lee Kuan Yew, controllava l'elettorato di Singapore. Si giungeva così, il 9 agosto 1965, alla concordata uscita di Singapore dalla Federazione. Nel 1969 scoppiavano nella capitale Kuala Lumpur gravi incidenti razziali che inducevano il governo a sospendere provvisoriamente le garanzie politiche. Più tardi la situazione si normalizzava e le elezioni del 1974 registravano il successo del Fronte nazionale, ampia coalizione interrazziale di partiti dominata dall'UMNO (United Malays National Organization), guidata da Abdul Razak, alla cui morte (1976) successe Hussein Onn che dovette fronteggiare la ripresa della guerriglia e i disordini politici nello Stato del Kelantan dove venne introdotto lo stato d'emergenza. Nel 1981 diventava primo ministro Mahathir Mohamad, anch'egli esponente dell'UMNO. Il nuovo premier instaurava rapporti più stretti con i Paesi dell'ASEAN e con il Giappone, a scapito dei tradizionali legami con la Gran Bretagna. Nel 1984 era eletto re il sultano di Johor, che si metteva subito in urto con il più liberale Mahathir Mohamad, che riusciva comunque a rimanere alla guida del Paese. Nonostante le tensioni di carattere etnico, Mahathir sapeva infatti superare le prove elettorali sia legislative (1986) sia di partito (1987, con illegalità che portavano a una rifondazione della formazione politica), per essere infine riconfermato nelle proprie funzioni dalle consultazioni dell'ottobre 1990. Nel 1989 la scena politica vedeva peraltro le rilevanti novità dello smantellamento della forza militare del Partito Comunista Malese, attiva da quattro decenni, e della costituzione del Fronte Unito Musulmano, soggetto a influenze integraliste. Nel marzo dello stesso anno era eletto capo della Federazione il sultano del Perak, Azlan Muhibuddin Shah a cui subentrava nel 1994 Tuanku Jaafar Abdul Rahman, sultano del Negeri-Sembilan. Nello stesso anno si concludeva, con le dimissioni del primo ministro del Sabah, una lunga polemica che aveva opposto quello Stato alle istituzioni federali con seri rischi di separazione. L'unico serio pericolo per un sistema così poco permeabile a modificazioni poteva forse venire dai fermenti religiosi che negli anni Novanta avevano investito gran parte dei Paesi musulmani. Ma la reattività delle istituzioni malesi si rivelava immediata anche nei confronti di gruppi islamici sospettati di intromissioni politiche, giungendo allo scioglimento della potente setta sufica Al-Arqam i cui beni venivano confiscati (agosto 1994). In tale situazione il risultato elettorale che nel 1995 confermava la vittoria del Fronte e, al suo interno, dell'UNMO, assicurava la continuità del sistema malese e Mahathir poteva proseguire nel suo programma di rafforzamento dei poteri dell'esecutivo. Alla fine del 1997, per fronteggiare la grave crisi finanziaria che aveva investito tutto il Sudest asiatico, il governo era costretto ad adottare severe misure restrittive della spesa pubblica. Nel 1999, con una forte propaganda elettorale contro le opposizioni, formate dal Partito nazionale per la giustizia, il cui leader Anwar Ibrahim, era stato espulso dal governo nel 1998 e arrestato per corruzione, e dal Partito musulmano, accusato di voler instaurare nel Paese una Repubblica islamica, il Fronte vinceva ancora una volta le elezioni politiche, riconfermando primo ministro Mahathir. Nel 2001 veniva eletto capo della Federazione Tuanku Syed Sirajuddin. Nel 2003 Mahathir, dopo essere stato in carica per 22 anni, lasciava l'incarico di primo ministro a Abdullah Ahmad Badawi. Nelle elezioni legislative del marzo 2004 vinceva nuovamente il Fronte nazionale, guidato da Badawi, mentre il Partito musulmano, all'opposizione, subiva una netta perdita di consensi. Nel 2009 A. A. Badawi si dimetteva e veniva sostituito dal suo vice Njib Tun Razak.

Cultura: generalità

Uno dei pochi tratti comuni alla maggior parte del popolo malese è il carattere aperto e ospitale, incline alla condivisione, alla socialità, tipico della cultura islamica; il multiculturalismo è infatti l'aspetto che contraddistingue le diverse espressioni della civiltà malese. Se l'arte in senso stretto, pittura e scultura, è stata poco incoraggiata dalle restrizioni imposte dall'Islam, specchio privilegiato di questa eterogeneità formatasi lungo i secoli, sono state la musica, la letteratura (inserita nel nucleo indocinese), l'artigianato. La tradizione musicale malese ha come segno caratteristico la presenza di due tipi di ensemble, con repertori e funzioni diversi: il gamelan, di origine indonesiana, suona percussioni e strumenti a corde; il nobat, orchestra reale, suona musica solenne di corte prevalentemente con strumenti a fiato. In stretto legame con la musica sono le moltissime forme di danza, le cui origini portano in Thailandia, a Giava, in Cina, in India. Tra le tante meritano un cenno la Joget, la più popolare e diffusa, e la Malay Mak Yong, nata per l'intrattenimento di principesse e regine. Oggi soprattutto nei grossi centri urbani, l'influsso più evidente è quello occidentale: nell'alimentazione, nel modo di vestire, nell'architettura, negli svaghi prediletti. Di contro le istituzioni culturali, che proprio nelle città hanno sede, da anni sono impegnate nella valorizzazione del patrimonio culturale malese. A Kuala Lumpur si trovano, tra gli altri, il Museo di Arte Islamica, la Moschea Nazionale (una fra le molte e suggestive sparse in tutta la nazione), l'Istana Budaya (National Theatre), dove vanno in scena spettacoli tradizionali e contemporanei. Di alto valore storico-artistico sono anche il Baba Nyonya Heritage Museum, la St. Paul’s Hill con il forte portoghese e la moschea Kampung Hulu (del 1728, la più antica del Paese) a Malacca. Nella stessa zona, nel 2008 l'UNESCO ha dichiarato patrimonio dell'umanità Melaka e George Town, città storiche dello Stretto di Malacca per la loro importante eredità architettonica e storica, testimonianza delle presenze portoghese, olandese e inglese. Lo stesso riconoscimento è stato conferito nel 2012 al patrimonio archeologico della Lenggong Valley che custodisce la più antica testimonianza della presenza umana fuori dal continente africano.

Cultura: tradizioni

Le feste e le ricorrenze sono il leit-motiv della vita di gran parte della popolazione malese. Gli appuntamenti principali sono quelli religiosi dettati dall'Islam; a questi si affiancano le celebrazioni di tipo stagionale/agricolo, come il Gawai Dayak, la Festa di metà autunno e Chingay, per l'arrivo della primavera; quelle istituzionali, come il Capodanno cinese, il compleanno di Sua Maestà o il Merdeka Day Celebration, giorno dell'Indipendenza. Sono queste le occasioni in cui è più facile incontrare molte persone che indossano ancora i tradizionali abiti lunghi, diversi nei tessuti, nei colori e nei nomi, a seconda delle etnie: il baju kebaya, per i malesi, il saree indiano e, per gli abitanti di origine cinese, il cheongsam. Tratto caratteristico della cultura malese è, come si è detto, il piacere dell'ospitalità, della condivisione del tempo, della giovialità. In quest'ottica molto diffusi sono i giochi e i passatempo tradizionali ancora oggi praticati, da grandi e bambini: il sepak takraw, una sorta di calcio, il silat, a metà fra arte marziale, danza e disciplina contemplative, il wau, un tipo di aquilone. Il mercato centrale di Kuala Lumpur, situato in un palazzo Art Deco, insieme con il wau, il mercato di Kelantan, rappresentano il fulcro dell'artigianato del Paese: dai tessuti (batik, songket, pua kumbu) alle ceramiche, dagli oggetti in argilla a quelli, peculiari, in legno, ai gioielli. Il villaggio culturale di Sarawak, denominato “museo vivente” e situato a pochi chilometri da Kuching, il capoluogo della regione, è uno dei migliori luoghi in tutta la Malaysia per entrare in contatto con la realtà locale più incontaminata: le abitudini quotidiane, i rapporti fra gli abitanti, le celebrazioni e i riti, i cibi, sono quanto di più autentico il Paese possa offrire. In ambito gastronomico, la cucina malese esprime il meglio delle tradizioni orientali qui confluite. Con infinite varietà locali, i piatti più diffusi e apprezzati sono a base di riso, pollo, pesce, con frutti e spezie esotici, come cocco e curry.

Cultura: arte e architettura

Il Novecento ha visto emergere all'interno del movimento delle arti visuali correnti diverse e parallele. La tendenza all'astrattismo degli anni Cinquanta-Sessanta fu di chiara derivazione americana (Abstract Expressionism), inserendosi nel più ampio paradigma dell'arte moderna occidentale. A questa si aggiunse, progressivamente, la ricerca delle proprie radici, dell'identità malese più vera, attraverso forme d'arte che hanno via via allargato lo spettro dei mezzi d'espressione: pittura e scultura, quindi, ma anche video arte, performance e installazioni. Tra gli artefici di queste ricerche, si ricordano Chuah Thean Teng (n. 1914), Redza Piyadasa (n. 1939), Bayu Utomo Radjikin (n. 1969). L'amalgama culturale risultato dell'alternarsi di conquiste e dominazioni e della convivenza di popoli e costumi differenti, trova una delle massime espressioni nel mosaico architettonico presente in Malaysia. A seconda delle regioni, infatti, prevalgono lo stile malese, come nel palazzo Istana Kenangan (1926), a Kuala Kangsar, l'architettura cinese, soprattutto in molti dei templi disseminati nel Paese o nelle case tradizionali di Pinang e Malacca, quella di stampo indiano, come nel tempio hindu Sri Mahamariaman a Kuala Lumpur, o quella locale, nelle tipiche longhouses dei villaggi indigeni di Sabah e Sarawak. A queste si aggiungono le costruzioni edificate durante il periodo coloniale da portoghesi, olandesi e britannici, e, quale esito della modernizzazione e dello sviluppo economico del XX secolo, le architetture industriali e postindustriali, soprattutto nei centri urbani, il cui simbolo è rappresentato dall'imponenza delle Petronas Towers della capitale.

Cultura: cinema

Il primo film malese conosciuto in Occidente (al Festival di Berlino del 1957) si intitolava Hang Tuah, dal nome di un leggendario guerriero e diplomatico del secolo d'oro (il XV) dell'impero di Malacca, ed era stato prodotto a Singapore dalla Shaws Malay Film Productions di Run Run Shaw (vedi Hong Kong, cinema). Stessa produzione ebbe La rupe che divora (1959), ambientato nell'epoca delle grandi superstizioni, opera prima di J. Sulong. Risale invece agli anni Settanta la nascita della società produttrice nazionale Perfima. Il pubblico, comunque, preferisce le pellicole indonesiane, per l'80% monopolizzate da due grosse compagnie di distribuzione. Tra gli autori emersi negli ultimi scorci del XX secolo va segnalato Tsai Ming-liang (n. 1957), cineasta di livello internazionale le cui opere scavano nelle pieghe delle emozioni dei personaggi, spesso inespresse, e che è stato premiato a Venezia nel 1994 per Vive L’Amour, e a Berlino per Il fiume (1997) e per Il gusto dell’anguria (2005). Anche due giovani registe si sono segnalate tra la fine e l'inizio del nuovo millennio: Tan Chui Mui (n. 1978), regista di Mo shi mo wang (Love Conquers All, 2006) e produttrice di altre pellicole come Nian ni ru xi (Before We Fall in Love Again, 2006), entrambe premiate in festival internazionali, e Yasmin Ahmad, regista di Mukhsin (2006), vincitore di due premi a Berlino.

Bibliografia

Per la geografia

M. Ariff, Malaysia and ASEAN Economic Cooperation, Bangkok, 1980; V. V. B. Rao, Malaysia. Development Pattern and Policy, 1947-71, Singapore, 1980; J. M. Gullick, Malaysia: Economic Expansion and National Unity, Londra, 1981; J. M. Gullick, B. Gale, Malaysia: the Political and Economic Development, Selangor, 1986.

Per la storia

B. Simandjuntak, Malayan Federalism, 1945-1963, New York, 1970; G. P. Means, Malaysian Politics, Londra, 1976; G. Nicol, Malaysia and Singapore, Londra, 1977; M. W. Morris, Local Government in Peninsular Malaysia, Londra, 1980; J. A. Lent, K. Mulliner (a cura di), Malaysian Studies, Londra, 1986; P. Puittuen Lim, The Malay World of Southeast Asia, Singapore, 1986; J. M. Gullick, Malay Society in Late XIXth Century. The Beginnings of Change, Oxford, 1987; H.-A. Zakaria (a cura di), Government and Politics of Malaysia, Oxford, 1987.

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