(Bretagne). Regione della Francia nordoccidentale, 27.208 km², 3.020.885 ab. (stima 2004), 111 ab/km², capoluogo: Rennes. Dipartimenti: Côtes-d'Armor, Finistère, Ille-et-Vilaine e Morbihan. Confini: oceano Atlantico (N, S, W), Bassa Normandia (NE), Paesi della Loira (E, S).

Generalità

Regione storica e amministrativa costituita dall'omonima penisola, che si protende tra la Manica a N e l'oceano Atlantico a S. Colonizzata dai Bretoni, popolo di origine celtica fuggito dalla Britannia e dal marcato spirito nazionalistico, ha avuto tendenze autonomistiche non del tutto sopite che hanno determinato un isolamento della regione dal resto della Francia. Lingue ufficialmente riconosciute, oltre al francese, sono il bretone nella parte occidentale e il gallo-franco in quella orientale.

Territorio

La regione, che geologicamente è inclusa nel Massiccio Armoricano, ha un rilievo antichissimo, con formazioni di graniti, scisti cristallini e arenarie piegate e metamorfosate nel Paleozoico; morfologicamente si presenta come un penepiano, lievemente ondulato, con dorsali di scarsa elevazione, mai oltre i 400 m (Montagnes d'Arrée, Montagnes Noires). A lungo modellato dall'erosione, il paesaggio ha profili addolciti, maturi. Le coste sono assai articolate e formano sia profonde insenature in corrispondenza degli sbocchi fluviali sia più ampie baie (di Douarnenez, Quiberon, la Forêt, Saint-Malo, ecc.), spesso ben protette, come la rada di Brest, e fronteggiate da numerose isole, tra cui Belle-Île e Île de Groix, entrambe nell'Atlantico, mentre al largo della costa settentrionale emergono le isole Normanne, politicamente britanniche. La rete idrografica della Bretagna tributa a N alla Manica (Trieux, Rance) e a S all'Oceano Atlantico (Blavet, Odet e Vilaine, il più importante); in genere di breve corso, i fiumi presentano foci a rías (valli invase dal mare), profondamente risalite dalle maree (sul fiume Rance funziona una centrale elettrica che sfrutta l'energia fornita dalle maree). Il manto forestale che ricopriva un tempo la regione è stato quasi interamente distrutto dall'uomo, che ne tenta il rimboschimento (pini); caratteristiche del paesaggio sono le brughiere e i filari di alberi che cingono i campi (bocage). Tipicamente oceanico, il clima bretone è caratterizzato da inverni in genere miti, da primavere tardive e da estati fresche (a Brest si registrano medie in luglio di 15 ºC, in gennaio di 6 ºC); le precipitazioni (1000-1200 mm annui) sono distribuite durante tutto l'anno, con massime autunnali. Esse diminuiscono però verso l'interno, dove è più accentuata l'escursione termica.La popolazione della Bretagna raggruppa circa il 5% della popolazione metropolitana nazionale; dalla seconda metà del Novecento è cresciuta a un ritmo superiore a quello della media francese grazie a un saldo migratorio positivo, nonostante il tasso di natalità in Bretagna sia leggermente più basso di quello nazionale.Per tutelare il territorio dai disastri ambientali provocati dagli incidenti delle petroliere è stata istituita la riserva naturale delle Sept-Iles, al largo delle coste di Ploumanac'h Perros-Guirec, comprendente l'arcipelago omonimo e le acque circostanti per circa 4000 ettari. Importante per la tutela ambientale è anche il parco naturale regionale Parc d'Armorique.

Economia

La Bretagna è la settima regione francese per ricchezza prodotta. Fiorente è l'agricoltura, che dà cereali, frutta e primizie orticole (queste ultime soprattutto diffuse nelle aree litoranee e largamente esportate in Gran Bretagna); lo sviluppo delle foraggere ha consentito un progressivo incremento dell'allevamento bovino. Redditi assai elevati dà inoltre la pesca, che interessa un gran numero di porti (Saint-Malo, Lorient, Douarnenez, Quimper, Concarneau ecc.), in alcuni dei quali è pure importante l'ostricoltura; i Bretoni esercitano l'attività peschereccia anche a grande distanza, spingendosi fino al Marocco per le sardine e i tonni, raggiungendo Terranova, la Groenlandia, l'Islanda per i merluzzi. Crescente importanza hanno le attività industriali, rappresentate dalla metallurgia e dai cantieri navali (Brest e Lorient), dai complessi chimici a Brest e soprattutto dagli stabilimenti conservieri, che lavorano i prodotti ortofrutticoli e della pesca. Rilevante è anche il peso dell'industria automobilistica (PSA Peugeot - Citroën ) a Rennes. La Bretagna è una delle poche regioni francesi che continua a vedere crescere i posti di lavoro dopo il 1980, e il suo tasso di disoccupazione è inferiore a quello nazionale. In particolare, la Bretagna ha maturato, a partire dagli anni Novanta del Novecento, una specializzazione nel settore elettronico e computer. La Bretagna inoltre rappresenta il secondo polo francese di ricerca nelle telecomunicazioni.Per la sua posizione periferica, la Bretagna è rimasta a lungo appartata dal resto della Francia. Anche per favorire un turismo nazionale e internazionale che sempre più frequenta questa regione, le vie di comunicazione sono state potenziate, accelerando nello stesso tempo il processo d'integrazione della Bretagna nello Stato.

Preistoria

I giacimenti paleolitici della Bretagna si riferiscono per lo più al Musteriano, al Paleolitico superiore e al Mesolitico. Nel riparo di Grainfollet (Saint-Suliac, Ille-et-Vilaine), industrie con bifacciali, mal databili, sono attribuite al Paleolitico medio. Diverse facies musteriane sono state individuate nei siti all'aperto di Kervouster (Guengat, Finistère) e di Le Mont-Dol; in quest'ultimo l'industria è associata con faune a mammut, rinoceronte, cavallo, uro, ecc. Strutture di abitato, messe in luce al Plasenn-al-Lomm (isola di Bréhat, Côtes-du-Nord), sono attribuite al Paleolitico superiore e datate a ca. 27.000 anni a. C., mentre le industrie delle grotte di Roc'h Toul, di Parc-ar-Plennen (Guiclan, Finistère) e di altri siti della stessa area sono riferite all'Epipaleolitico. Di particolare importanza sono i resti di abitati e le necropoli rinvenute nei chiocciolai delle isole di Teviec e di Hoedic (Morbihan), con industrie microlitiche della fine del Mesolitico e con datazione a ca. 6500 anni da oggi. Particolarmente diffuse, sia nella zona di Morbihan che altrove, le testimonianze della cultura megalitica fiorita e sviluppatasi durante il Neolitico: numerosi i dolmen, di cui molti a corridoio e talvolta a pianta complessa. Tra i megaliti meritano d'essere citati quelli di Carnac, di Locmariaquer e di Gavr'inis. A una fase più recente appartengono invece i numerosi menhir. Tra il corredo funebre delle tombe megalitiche sono frequenti i vasi campaniformi. All'Età del Bronzo arcaico appartengono diverse tombe a tumulo, spesso con ricco corredo di armi e ornamenti. Taluni resti di abitati e depositi, specie di spade, si riferiscono alla tarda Età del Bronzo e all'Età del Ferro, cui risalgono anche numerose stele litiche di probabile uso funebre, talvolta decorate con motivi celtici.

Storia

In origine la Bretagna o Armorica (da ar, sopra, e mor, mare) fu occupata dai Celti che subirono varie invasioni, soprattutto intorno al sec. V a. C., da parte di popolazioni dell'Europa centrale che si fusero con essi dando luogo a un unico insieme, diviso in tribù, tra cui, secondo le fonti romane, le più importanti erano: i Curiosoliti, i Redoni, i Namneti, e infine i Veneti i quali lottarono contro Cesare. Dopo il disastro navale inflitto nel 58 a. C. da Crasso, luogotenente di Cesare, la Bretagna dovette riconoscere l'egemonia di Roma, ma conservò gelosamente i suoi costumi, la sua religione e la sua lingua. La regione bretone fece parte, durante l'Impero romano, della provincia III Lugdunense, fondata da Augusto nella Gallia transalpina. Dopo l'abbandono da parte dei Romani nel sec. IV d. C., i Bretoni seppero approfittare delle grandi invasioni barbariche per riprendere la piena autonomia, con la costituzione, nel 407, di una confederazione armoricana. Ma il grande spirito di combattività e di indipendenza che ha sempre caratterizzato questo popolo si manifestò ben presto: infatti fazioni capeggiate dai Tierns (capi nazionalisti) provocarono guerriglie che portarono per vario tempo a uno stato di anarchia, mentre la regione era interessata a una forte immigrazione di popoli provenienti dalla Gran Bretagna e dall'Irlanda. I Bretoni, nemici dei Germani, furono sempre ostili ai Merovingi e ai Capetingi, ribadendo il loro spirito nazionalistico; infatti non si lasciarono del tutto sottomettere dai capi della Gallia: né Clodoveo, né Dagoberto e neppure Pipino il Breve o Carlo Magno poterono realmente domarli. Si può aggiungere che, anche in pieno cristianesimo, i Bretoni seppero conservare tradizioni e usanze ispirate più all'insegnamento druidico, cioè celtico, che alla religione cristiana. Così dai primi “re” di Bretagna con Conan Meriadec (sec. IV-V) fino alla prima dinastia sorta dalla casa reale di Francia con Pierre de Dreux detto Mauclerc (1213), i secoli passarono in lotte e guerre, con alterne vicende per la Bretagna che aspirava a consolidare l'autonomia riconosciuta formalmente da Carlo il Calvo nell'846. Questa situazione toccò il culmine con la guerra per la successione di Giovanni III (1341), disputata tra il fratello minore, conte di Montfort (alleato con gli Inglesi e i bassi Bretoni), e la nipote Giovanna di Penthièvre (la Zoppa) contessa di Blois (alleata con i Francesi) e che terminò, dopo 25 anni, con il trionfo di Giovanni di Montfort, detto il Valoroso, riconosciuto duca di Bretagna, ma vassallo del re di Francia, Carlo V, con il Trattato di Guérande (1365). Con il matrimonio di Anna, duchessa di Bretagna, prima con il re di Francia Carlo VIII (1491), quindi, nel 1499, con il suo successore Luigi XII, si verificò infine l'unione definitiva della Bretagna al regno di Francia. Benché provincia francese, la Bretagna però non cessò di custodire il patrimonio celtico e le antiche usanze, cercando sempre di proteggere la propria autonomia di governo. Durante la Rivoluzione del 1789 la Bretagna rappresentò un argine contro la diffusione delle idee nuove, restando fedele al re e alla Chiesa.

Letteratura

Il bretone non estese mai il proprio dominio all'intero territorio del ducato di Bretagna e questo dominio fu inoltre contrastato già nell'alto Medioevo dal latino e dal francese. Il bretone rimase quindi patrimonio quasi esclusivo della borghesia e del popolo. Alcuni documenti linguistici, nomi propri e glosse, precedettero di qualche secolo i documenti letterari, consistenti soprattutto in traduzioni dal francese e dal latino. Nei sec. XV e XVI si sviluppò una ricca produzione di Misteri di argomento biblico e agiografico, a imitazione di quelli francesi. Dopo un lungo periodo di abbandono, sull'onda della riscoperta romantica delle tradizioni popolari, anche la cultura bretone ritrovò la propria fisionomia, grazie soprattutto alla pubblicazione delle poesie popolari (Poesie bretoni, 1839) raccolte e talvolta anche composte da Hersart de La Villemarqué, autore di numerosi studi di storia e cultura bretone. La strada per questa rinascita era stata spianata dagli studi filologici di Le Gonidec. Tra gli altri scrittori bretoni dell'Ottocento, soprattutto poeti e drammaturghi, citiamo A. Brizeux, autore dell'Arpa d’Armorica (1839), il quale scrisse tuttavia prevalentemente in francese. Non mancano poeti nel Novecento: tra essi il bardo Bleimor (pseudonimo di Pierre Colloc'h) e il bardo Glenmor. La poesia popolare bretone sta riscoprendo il filone dei canti di matrimonio (soniou) oltre a quello delle canzoni satiriche su temi di attualità (gwerziou). Si ebbe anche il rifiorire delle commedie radiofoniche per merito di Pierre Jakez Hélias (1914-1995), che le propose nelle versioni francese e bretone. Dopo la seconda guerra mondiale la musica bretone ha avuto nuovo impulso con i bagadou: si tratta di gruppi che suonano strumenti tradizionali e che si sfidano ogni anno in competizioni agguerrite.

Arte

Le chiese romaniche della regione, semplici e povere di decorazioni, derivano dai modelli normanni. Dall'architettura anglo-normanna dipende anche il gotico delle cattedrali, che si manifesta in forme ritardatarie; e in generale tutto lo sviluppo artistico della regione presenta i caratteri dell'arcaismo provinciale. Tra la fine del Trecento e il Cinquecento vennero eretti in forme tardo-gotiche chiese parrocchiali, alti campanili a guglie traforate (Saint-Pol-de-Léon) e castelli (Josselin). Caratteristiche del Quattrocento sono le case gotiche a strutture di legno (Quimper, Tréguier). Il Rinascimento si manifestò nella regione in uno stile locale che fu in piena fioritura ancora nel Seicento e si estrinsecò soprattutto in caratteristici e pittoreschi complessi parrocchiali in cui intorno alla chiesa si disponevano portici, cappelle, fontane, ossari, cimiteri con portali monumentali e calvari affollati di statue (Guimiliau, Plougastel-Daoulas). Nel Settecento le maggiori città ricevettero un impianto urbano regolare, in forme barocche e neoclassiche (Rennes dopo il 1720; Nantes dal 1788).

Bibliografia

Per la preistoria

P. R. Giot, Menhirs et dolmens, monuments mégalitiques de Bretagne, Châteaulin, 1959; P. R. Giot, J. Briard, Bretagne, Rennes, 1962; J. Briard, Les Depôts Bretons et l'Age du Bronze Atlantique, Rennes, 1965.

Per la storia

A. Le Moyne de la Borderie, Histoire de Bretagne, 3 voll., 1898-99; G. Pingaud, Documents de l'histoire de la Bretagne, Parigi, 1987.

Per la lingua

Fr. Falc'hun, Histoire de la langue bretonne d'après la géographie linguistique, 2 voll., Parigi, 1963.

Per la letteratura

Y. M. Rudel, Panorama de la littérature bretonne, Rennes, 1950; F. Gourvil, Langue et littérature bretonnes, Parigi, 1952; P. Denez, Barzhaz 1350-1953, La Baule, 1953; L. Bloklauder, Arlequin dans le théâtre breton, La Baule, 1962.

Per l'arte

H. Waquet, L'art breton, 2 voll., Grenoble, 1933; R. Grand, L'art roman en Bretagne, Parigi, 1958; H. Waquet, Art Breton, Parigi, 1960; M. Pierre, La Bretagne aujourd'hui. Panorama artistique, Lione, 1978.

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