Pipino (re dei Franchi)
re dei Franchi, detto il Breve (Jupille 715-Saint-Denis 768). Alla morte del padre Carlo Martello (741) divenne maestro di palazzo della Neustria e più tardi anche dell'Austrasia, quando il fratello Carlomanno lasciò la carica (747). Con il consenso di papa Zaccaria (Assemblea di Soissons, 751), deposto Childerico III, l'ultimo dei re merovingi, si fece proclamare re (751) e in seguito consacrare (752) dall'arcivescovo Bonifacio. Compì imprese fortunate contro gli Arabi, i Sassoni, gli Aquitani e i Longobardi; in quest'ultima impresa venne incontro alle insistenze del papa Stefano II, che si vedeva minacciato dalle conquiste di re Astolfo. Il pontefice si recò di persona in Francia e, accolto con grande onore nel castello di Ponthion (754) incoronò Pipino a Parigi in St.-Denis, confermandogli i diritti al trono di Francia, esprimendogli un particolare favore con la nomina di patrizio dei Romani e riconoscendo il diritto di successione ai figli. Pipino in cambio giurò a Quierzy (754) la Promissio carisiaca, con la quale si impegnava a proteggere la sua autorità nei territori dell'Italia centrale. Il re avviò dapprima trattative con Astolfo per la restituzione dei territori conquistati, ma non riuscendo a concludere decise la guerra nell'Assemblea di Berny Rivière (754). Sbaragliò il nemico alle Chiuse di San Michele, lo inseguì e assediò Pavia e, costrettolo alla resa, gli impose la restituzione di Ravenna, della Pentapoli e di altre terre (755). Ma il longobardo non mantenne le promesse, anzi assediò Roma. Al nuovo appello di Stefano II, Pipino ripercorse la val di Susa, assediò Pavia e ingiunse condizioni più gravi. Per eliminare le eventuali pretese bizantine fece solenne e formale donazione alla Chiesa delle terre restituite dai Longobardi (756), dando inizio di fatto al potere temporale dei papi. Anche questa volta i patti non furono del tutto rispettati. Quando Paolo I, succeduto a Stefano II, protestò per le inadempienze di Desiderio, succeduto ad Astolfo, Pipino, impegnato contro i Sassoni e gli Arabi, tentò di appianare le discordie con trattative diplomatiche, facendosi mediatore di pace tra il papa e i Longobardi, ma la morte lo colse prima che la questione venisse risolta.