Crasso, Marco Licìnio

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(latino Marcus Liciníus Crassus). Uomo politico romano (Roma 115 o 114-Carre 53 a. C.). soprannominato dives, il ricco, per le immense ricchezze (danari, beni e schiavi), da lui accumulate con ogni mezzo, fin dal tempo in cui, partigiano di Silla, si arricchì a spese dei proscritti. Nel 71, assieme al rivale Pompeo, ebbe un ruolo di primo piano nella repressione della rivolta servile di Spartaco, da lui vinto in Lucania. Nel 70 rivestì il consolato con lo stesso Pompeo, ma badò soprattutto a procurarsi popolarità con una serie di giochi e distribuzioni. Nel 65 rivestì la censura approfittandone per accrescere le sue ricchezze. L'anno dopo appoggiò Catilina, candidato al consolato, non sfuggendo al sospetto di essere stato nelle trame della famosa congiura. Si fece poi finanziatore di Cesare, e con questi e Pompeo si accordò, nel 60, in quello che impropriamente fu detto primo triumvirato, per una divisione di poteri al vertice dello Stato. L'accordo fu confermato nel 56 in un incontro dei tre a Lucca e valse a Crasso il secondo consolato assieme a Pompeo per il 55, e la proroga dei poteri militari a Cesare, nelle Gallie. Anche Crasso rincorse il sogno della gloria militare, che i due colleghi si erano abbondantemente procurata con le rispettive campagne (Pompeo in Oriente sulle orme di Alessandro, e Cesare nella Gallia). A tale scopo diresse una spedizione contro i Parti, ma, dopo alcuni successi iniziali, spintosi incautamente nel deserto, oltre l'Eufrate, si espose nei pressi di Carre, nel 53, a un assalto concentrico e furioso del nemico, rimanendo sconfitto. Nel corso di un colloquio proposto dai Parti, fu ucciso a tradimento.

Bibliografia

A. Garzetti, Marco Licinio Crasso, Pavia, 1944; F. E. Adcock, Marcus Crassus Millionaire, Cambridge, 1966; G. Antonelli, Crasso, il banchiere di Roma, Roma, 1986.

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