Pompèo Magno, Gnèo
IndiceBiografia
(latino Cneus Pompeíus Magnus). Generale e uomo politico romano (? 106-Pelusio, Egitto, 48 a. C.). Militò insieme al padre Gneo Pompeo Strabone durante la guerra sociale nell'89 a. C. Riportò poi grandi successi nell'Italia meridionale schierato dalla parte di Silla nell'83: erano i tempi in cui feroci repressioni e stragi avvenivano fra le due fazioni avverse dei mariani e dei sillani. Pompeo lottò attivamente contro i seguaci del partito di Mario anche nelle province. Condusse operazioni in Sicilia, in Africa, dove annientò Gneo Domizio Enobarbo e il re di Numidia Iarba. Silla, nel 79, gli concesse per questi suoi successi il trionfo e il soprannome di Magnus. Anche dopo la morte del dittatore, Pompeo sostenne il partito fautore di Silla: nel 77, con Catulo, sconfisse Lepido in Etruria e pose fine, ma solo nel 73, all'accanita resistenza di Sertorio in Spagna. Nel 71 ritornò in Italia e domò, con Marco Licinio Crasso, la rivolta degli schiavi, capeggiata da Spartaco, e nella circostanza celebrò il trionfo per la seconda volta. Nel 70, senza avere rispettato il cursus, cioè ricoperto con regolarità le cariche pubbliche, rivestì il consolato insieme a Crasso, col quale, pur essendo stato collaboratore e seguace di Silla, promulgò riforme che rappresentarono una completa revisione della legislazione sillana. Infatti il controllo delle liste dei senatori venne ridato ai censori; fu ripristinato il potere dei tribuni della plebe e i cavalieri ebbero la maggioranza nelle giurie per le accuse di concussione. Con la legge Gabinia del 67 ottenne un imperium proconsulare con larghissimi poteri per combattere i pirati che rendevano pericolosa la navigazione nel Mediterraneo. In pochi mesi riuscì a distruggere le flotte pirate e a restituire tranquillità ai mari. L'anno dopo, con la legge Manilia, grazie all'appoggio dei cavalieri da lui sostenuti durante il consolato del 70, ottenne il comando della guerra contro Mitridate, succedendo a Lucullo. Ben presto sconfisse il re del Ponto, ma non si curò di inseguirlo: si preoccupò invece di ristabilire l'autorità romana nella regione dell'antico regno di Siria, portando le legioni verso il Mar Caspio quasi a emulare le favolose imprese di Alessandro Magno. Per opera sua Roma arrivò così a estendere il suo dominio, direttamente o indirettamente, su tutta l'Asia Minore, fino all'Eufrate. Al principio del 61 Pompeo , dopo cinque anni di fortunate imprese, tornò in Italia: i suoi soldati, proletari in grandissima parte, si aspettavano adeguati premi ed erano disposti a seguirlo con devozione. In Roma la preoccupazione per i suoi disegni era grande, ma egli, sbarcato a Brindisi, sciolse il suo esercito vittorioso, manifestando così ossequio alle tradizioni repubblicane. Giunto a Roma, chiese al Senato, con la ratifica dei provvedimenti presi in Oriente, la sistemazione dei veterani. Poiché il Senato esitava, Pompeo deluso strinse accordi con Caio Giulio Cesare e Crasso. Questa intesa, che si strinse in forma del tutto privata e segreta, è nota sotto la denominazione impropria di primo triumvirato. L'anno seguente, nel 59, Cesare, eletto console, esaudì le richieste di Pompeo , la cui enorme popolarità andava però declinando. Nel 58-57 Clodio, uomo di grande ambizione e sfrontata audacia, sostenitore del partito popolare, amico di Cesare, lo sfidò apertamente. Il Senato si persuase dell'insufficienza dei mezzi ordinari di governo a calmare il disordine e il malessere suscitati nella città da Clodio e conferì a Pompeo larghi poteri con il compito quinquennale di provvedere all'annona della città. Pompeo tentò un riavvicinamento con gli optimates, ma poi preferì rinnovare il “triumvirato” a Lucca nel 56. Console insieme con Crasso nel 55, ottenne il governatorato della Spagna per cinque anni, ma preferì inviarvi dei suoi legati. L'uccisione di Clodio nel 52 lo portò a essere designato dal Senato console unico per la salvaguardia della Repubblica. In contrasto con lo spirito che informava la lex de provinciis, ebbe confermato il proconsolato in Spagna per altri cinque anni: i conservatori, mentre sempre più palesemente manifestavano il loro malvolere nei confronti di Cesare, intensificavano le loro manovre per accattivarsi Pompeo. Data da questo momento la rottura dell'equilibrio dei poteri con Cesare, che pretendeva di conservarsi la disponibilità di forze armate anche dopo che era scaduta la sua carica di comandante delle Gallie. Fallite nel corso del 51 e 50 le trattative, all'inizio del 49 Cesare si pose fuori della legalità attraversando con l'esercito il Rubicone, che allora segnava il confine dell'Italia. Pompeo , sostenuto dal Senato, organizzò la resistenza con le truppe stanziate in Grecia. Un primo scontro tra i due, favorevole a Pompeo , avvenne a Durazzo nel luglio del 48, ma il 9 agosto dello stesso anno, a Farsalo, Pompeo fu sconfitto. Cercò riparo in Egitto, presso il re che in passato aveva protetto, ma fu ucciso dagli emissari dello stesso re il 28 settembre. Pompeo fu una delle figure più notevoli della vita pubblica di Roma nell'ultimo periodo della Repubblica: ambizioso e infaticabile, raccolse molti successi in campo militare, specialmente grazie alle sue capacità organizzative, ma non sempre ebbe la nozione precisa della situazione. La grande opinione che aveva di sé gli limitò la visuale sugli eventi del tempo e alla fine soccombette a Cesare, più geniale e incisivo nei programmi e nelle decisioni.
Iconografia
Le fonti ricordano diverse statue e ritratti di Pompeo , tra cui la statua eretta nella curia romana. Da essi derivano le figurazioni monetali, coniate tutte dopo la sua morte, e alcuni ritratti in marmo di età imperiale (Copenaghen, Ny Carlsberg Glyptotek; Venezia, Museo Archeologico, ecc.), caratterizzati dalla ciocca ribelle di capelli e dalla felice fusione tra la solida impalcatura del volto e il chiaroscuro di tradizione ellenistica.