La caduta dei regimi comunisti
La fine dell'URSS
La lungimirante politica di Gorbacëv non riuscì a impedire che in URSS la situazione precipitasse. Le incertezze delle riforme economiche e le resistenze dei conservatori ponevano il paese in una grave crisi che riacutizzava le spinte indipendentistiche e i conflitti etnici. Gorbačëv allora operò per sradicare il monopolio politicosociale del PCUS attuando importanti riforme costituzionali e negoziando con le repubbliche dell'URSS un nuovo trattato per l'istituzione di una Confederazione di Stati Sovrani. Proprio alla vigilia della firma del trattato per l'Unione scattò un colpo di Stato conservatore (19 ago. 1991). La resistenza popolare animata dal presidente della repubblica russa, il radicale Boris Eltsyn, il rifiuto dei militari di sparare sui civili, l'opposizione di Gorbačëv, fecero fallire il putsch. Il PCUS venne sciolto e nel dic. Gorbačëv dovette dimettersi per il fallimento del suo piano per la Confederazione di Stati Sovrani. Le Repubbliche decidevano la soppressione dell'URSS e si alleavano nella Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Fuori dall'Europa il comunismo resisteva in Cina, a Cuba e in pochi paesi del Terzo Mondo.