Il mondo alla vigilia della Prima Guerra Mondiale
Russia e Stati Uniti
In Russia il nuovo zar, Nicola II (1894-1917), restò ancorato a metodi di governo retrivi e conservatori. Nel paese, però, tre milioni di operai e una vasta massa di contadini vivevano ai limiti della sussistenza. Nel 1898 nacque il Partito Socialdemocratico che, nel 1903 ai Congressi di Bruxelles e Londra, si divise in bolscevichi (la maggioranza, seguace di Vladimir Il'ic Ul'janov Lenin [1870-1924], sostenitore di un partito elitario che guidasse il proletariato alla rivoluzione in tempi brevi) e menscevichi (la minoranza favorevole a un governo democratico borghese come stadio precedente alla rivoluzione) di Martov. Nel 1905 vi furono disordini che culminarono nella Domenica di sangue (22 genn.: a San Pietroburgo l'esercito sparò sui dimostranti facendo 1000 morti) e nella nomina di un soviet (consiglio) dei lavoratori. Lo zar, che assecondando le rivendicazioni degli insorti concesse l'elezione di una Duma (assemblea a carattere consultivo), tramava però la repressione. Ordinato l'arresto del soviet, fece sopprimere una seguente manifestazione di protesta scoppiata a Mosca (dic. 1905). In seguito il primo ministro Stolypin instaurò un clima reazionario. A nulla valse una riforma agraria per favorire la media proprietà (1906-1910), nel paese ormai la strada era spianata ai progetti rivoluzionari di Lenin.
Gli USA erano il paese più progredito. Già nel 1914 vi circolavano circa due milioni di automobili. Iniziò in questi anni la politica del progressismo. Prima Theodore Roosevelt (1858-1919), presidente dal 1901 al 1908, poi Woodrow Wilson (1856-1924), alla Casa Bianca dal 1912 al '20, si impegnarono per favorire i ceti medi contro i grandi gruppi industriali. Particolarmente Wilson diede inizio al neoliberismo o wilsonismo. Per indebolire i trust, infatti, ridusse notevolmente le tariffe doganali.