Il barocco nel resto d'Italia
Nell'Italia meridionale, in Liguria, in Emilia, gli artisti locali elaborarono con rinnovata sensibilità altrettante interpretazioni dello stile barocco, risultanti da un innesto di alcuni aspetti del barocco romano sulle matrici della cultura locale, mentre la Toscana rimase ai margini del movimento.
In architettura a Lecce (Duomo), a Palermo (ville di Bagheria e la piazza ottagonale detta dei Quattro Canti, scenografico complesso ornato di statue e fontane) e a Catania s'impose un'interpretazione estremamente plastica e decorativa, che però altera le superfici ma non le strutture.
A Napoli, in pittura, dopo un debole avvio manieristico, i modelli di Caravaggio (presente nella città nel 1607 e nel 1609) e della scuola classicista bolognese costituirono le premesse della fiorente scuola pittorica, destinata ad avere una lunga e feconda stagione. Essa è rappresentata soprattutto da Luca Giordano (Napoli 1632-1705), celebre per la sua velocità d'esecuzione (Gesù fra i dottori, 1670, Roma Galleria Nazionale d'arte antica; Ecce Homo, 1660, Milano, Pinacoteca di Brera). Accanto a lui spicca Salvator Rosa (Arenella, Napoli 1615 - Roma 1673) che si formò a Napoli, prima di trasferirsi a Roma (1635); i suoi generi prediletti furono battaglie, paesaggi, vedute di fantasia, soggetti allegorici, dapprima in forme di calibrato classicismo poi in libera effusione visionaria.
A Genova sull'ancor viva tradizione manierista si innestano nuove soluzioni urbanistiche (via Balbi) e l'attività architettonica di Bartolomeo Bianco (ca 1590-1657), mentre in pittura importanti furono le creazioni del pittore Bernardo Strozzi (Genova 1581 - Venezia 1644), attivo anche a Venezia (Federico Carrer, Venezia, Museo Carrer), stimolato dall'opera di Caravaggio e dalla pennellata ricca e pastosa di origine rubensiana, visibile nell'opera la Cuciniera (1620, Genova, Palazzo Rosso).
A Firenze la tradizione manieristica continuò nel primo Seicento con le pitture di Alessandro (1535-1607) e Cristoforo Allori (1577-1621), di Santi di Tito (1536-1603) e di Ludovico Cardi Cigoli (1559-1613); con le sculture di Pietro Tacca (1577-1640); con le architetture di Matteo Nigetti (1560-1649; Cappella dei Principi in S. Lorenzo, 1604) e Gherardo Silvani (1579-1675). La decorazione barocca si affermò solo dopo il 1637, con gli affreschi di Pietro da Cortona e di Baldassarre Franceschini, detto il Volterrano (1611-1689, celebre la sua tela La burla del Piovano Arlotto, Firenze, Galleria Palatina) in Palazzo Pitti, e più ancora con quelli di Luca Giordano in Palazzo Medici Riccardi (1682-86).