Il barocco a Torino
Un processo di rinnovamento architettonico analogo a quello romano, investì anche altre città italiane. Torino durante i regni di Emanuele Filiberto (1553-80), Carlo Emanuele I (1580-1630) e Carlo Emanuele II (1638-75) venne configurandosi come città barocca, grazie all'opera di architetti come A. Vittozzi, al quale si devono la sistemazione della Piazza S. Carlo nel 1637 e le chiese del Corpus Domini e della Trinità; Amedeo di Castellamonte (? 1610 - Torino 1683), a cui si devono tra l'altro il progetto del Castello di Valentino del 1630, sul modello dei castelli francesi cinquecenteschi, e la costruzione del Palazzo Reale. Ma l'architetto più rappresentativo fu Guarino Guarini.
Guarino Guarini
Guarino Guarini (Modena 1624 - Milano 1683), religioso teatino, giunse all'architettura attraverso studi matematici, filosofici e teologici; unì nelle sue opere il rigore geometrico degli organismi architettonici a una straordinaria fantasia decorativa e scenografica.
Nel 1639 si recò a Roma per compiervi il noviziato e vi assimilò il linguaggio del Borromini, che avrebbe poi reinterpretato e diffuso a Torino. Tornato a Modena nel 1649, seguì la costruzione della chiesa di S. Vincenzo e del convento dei Teatini. Nel 1660 a Messina si occupò delle costruzioni dell'ordine, aggiungendo una facciata ricurva alla chiesa della SS. Annunziata (1660-62) e realizzando la Casa dei Teatini (distrutta dal terremoto del 1908).
Chiamato nel 1666 a Torino da Carlo Emanuele II di Savoia, che proseguiva nel programma di espansione urbanistica iniziato dai suoi predecessori, Guarini vi realizzò la chiesa di S. Lorenzo, la Cappella della S. Sindone, Palazzo Carignano. In S. Lorenzo (1668-80), opera fondamentale in cui si legge meglio che in altre il suo linguaggio architettonico, la pianta concavo-convessa è inscritta in un quadrato con colonne che sembrano sostenere la cupola ottagonale, ad archi intrecciati, con sovrastante cupolino. Non vi è dubbio che lo spunto per questa soluzione, come per la cupola della Cappella della S. Sindone (danneggiata da un grave incendio nel 1997), traforata da un complesso di nervature in marmo nero, sia tratto dalle opere borrominiane; ma agli schemi fantastici di Borromini Guarini sostituì lo schema geometrico, che resta l'elemento dominante, anche se a volte appare scavalcato dalle estrose combinazioni dei colori e delle luci.
Nel Palazzo Carignano (iniziato nel 1679) l'architetto si servì del mattone per intensificare gli effetti scenografici dell'edificio, caratterizzato dalla fronte ondulata che richiama il corpo ellittico del salone centrale.
Tra le altre opere di Guarino si ricordano, ancora a Torino, la chiesa dell'Immacolata Concezione (1673-97), il Santuario della Consolata (eseguito solo parzialmente dal 1678 al 1703).