Gian Lorenzo Bernini
Gian Lorenzo Bernini (Napoli 1598 - Roma 1680), architetto, scultore, pittore, scenografo e autore di teatro, fu uno dei personaggi dominanti del Seicento e il principale interprete del fasto della Chiesa cattolica e dell'aristocrazia romana.
Gli anni di formazione e le prime opere
Ebbe la sua prima educazione artistica sotto la guida del padre Pietro, poi si formò a Roma, dove la famiglia si era trasferita nel 1605, sommando il virtuosismo tecnico del tardo manierismo allo studio del naturalismo ellenistico, le suggestioni dei grandi maestri del Cinquecento al classicismo della pittura dei Carracci. Tale formazione appare evidente nei gruppi marmorei di Giove fanciullo e la capra Amaltea (ca 1615), per molto tempo scambiata per opera ellenistica; Ratto di Proserpina (1621-22); David (1623), in cui non viene esaltato l'eroe, ma lo sforzo del corpo (accentuato dalla contrattura delle membra e delle labbra) teso nel lancio della pietra in una scattante posa a spirale; Apollo e Dafne (1622-25), un vero prodigio tecnico per la leggerezza delle figure colte in corsa, libere nello spazio, per l'abile lavorazione del marmo che pare cera traslucida nella resa della metamorfosi della ninfa. Si coglie così come il Bernini fosse affascinato dalla mutevole e fuggevole apparenza delle cose in uno spazio aperto e dinamico, e non dalla loro realtà.
La fabbrica di S. Pietro
Nel 1624 iniziò la lunga serie di opere per S. Pietro, in cui fu impegnato per più di quarant'anni. Il primo lavoro fu il Baldacchino (1624-33), col quale sostituì ai tradizionali cibori un'originalissima struttura bronzea, che s'inserisce nell'enorme vano sottostante la cupola rendendolo vibrante e dinamico. Avvalorò poi questa soluzione con il riassetto dei grandi piloni della cupola, le cui facce interne (rivolte cioè verso il baldacchino) vengono animate con due ordini di nicchie. Ideò poi il rivestimento di marmi policromi delle navate, realizzò i monumenti funebri dei suoi due principali mecenati Urbano VIII (1628-47) e Alessandro VII (1671-78); la Cappella del Sacramento e la sistemazione del vano absidale con l'immensa macchina della Cattedra di S. Pietro (1657-66) sorretta dalle colossali statue dei dottori della Chiesa e culminante nel turbine di angeli e di raggi dorati che partono dal finestrone con il simbolo dello Spirito Santo. L'attività di Bernini per S. Pietro culminò con la costruzione del colonnato (1656-67), la più famosa e geniale delle sue opere, nella quale realizzò con la massima chiarezza la sua concezione di spazio dinamico, che lo spettatore comprende solo muovendosi in esso, stimolato dall'inarrestabile successione di scorci, e dando una lezione di urbanistica nel collegamento della basilica alla città.
Le altre opere
La sua concezione scenografica si riflette ancora nelle fontane delle Api, del Tritone e soprattutto in quella dei Fiumi (1648-51) di piazza Navona; nella Cappella Cornaro in S. Maria della Vittoria, in cui l'Estasi di S. Teresa (1644-52) si drammatizza in un vero scenario teatrale. Tra le molte altre opere sono da ricordare: Palazzo Barberini (1625-44, dalla scenografica facciata); il Palazzo di Montecitorio (1650-55); la Verità discoperta dal Tempo (1646-52, Roma, Galleria Borghese); la Beata Ludovica Albertoni (1674, S. Francesco a Ripa); i quadri con gli autoritratti; la serie dei busti marmorei, da quelli ufficiali dei pontefici, di Francesco I d'Este (1651, Modena, Galleria estense), di Luigi XIV di Francia, (1655, Versailles) a quelli "parlanti" (con la realizzazione delle labbra socchiuse) di Costanza Bonarelli (1635, Firenze, Bargello), di Scipione Borghese (1632 ca, Roma, Galleria Borghese) e di Gabriele Fonseca (1668-73, chiesa di S. Lorenzo in Lucina).