solfàra o zolfàra
sf. [sec. XX; voce di origine siciliana, da solfo]. Giacimento di zolfo di origine sedimentaria e non di esalazione vulcanica come è il caso delle solfatare; le solfare rappresentano i giacimenti di zolfo di maggiore importanza economica. Lo zolfo vi si trova associato a calcari, gesso, anidrite, argilla e talora a depositi silicei (tripoli) o di salgemma: si tratta di materiali sedimentari formatisi per evaporazione di acque marine in ambiente lagunare. Classiche sono le solfare siciliane facenti parte della formazione gessoso-solfifera del Miocene superiore, distribuita lungo il margine esterno della catena appenninica e, in Sicilia, delle Madonie, e compresa tra depositi silicei e calcari miocenici alla base e calcari argillosi a Foraminiferipliocenici superiormente. Nelle solfare siciliane lo zolfo è presente in banchi e strati alternati a calcare (calcare solfifero) e anche a banchi di gesso e di celestina; nelle geodi e nelle fratture degli strati solfiferi si incontrano splendide e caratteristiche associazioni di cristalli di zolfo, celestina, calcite, aragonite e gesso. I depositi statunitensi (Louisiana, Texas) sono costituiti da strati dello spessore da qualche metro a un centinaio di metri di calcare poroso contenente dal 15 al 40% di zolfo, concentrato in vene o distribuito nei pori della roccia. Superiormente il calcare diventa sterile ed è sormontato da spessi depositi di sedimenti alluvionali, mentre inferiormente poggia su uno strato di anidride, ricoprente a sua volta estesi duomi salini. L'orizzonte solfifero si trova a profondità da qualche decina a un migliaio di metri dalla superficie. Lo zolfo di questi giacimenti statunitensi viene portato in superficie attraverso trivelle formate da tre tubi concentrici: uno per l'immissione di vapore surriscaldato in pressione destinato a fondere lo zolfo; uno per la risalita dello zolfo fuso; il terzo per la circolazione di aria calda destinata a mantenere lo zolfo liquido (tale metodo è stato proposto nel 1891 da H. Frasch). Circa la genesi dello zolfo nelle solfare sono state proposte numerose ipotesi, da quella prospettante un'origine endogena per risalita dal profondo di soluzioni termali solfidriche e reazioni complesse con le rocce calcaree soprastanti, (ipotesi poi del tutto abbandonata), a quella che ne attribuisce l'origine alla riduzione dei gessi a opera di sostanze bituminose o di idrocarburi: in questo secondo caso il solfato di calcio si sarebbe trasformato in solfuro e questo, per reazione con l'acqua, in solfidrato; il solfidrato, per reazione con acido carbonico e ossigeno, avrebbe infine formato carbonato di calcio e zolfo. Oggi si propende per un'origine biochimica, dovuta all'azione di batteri riducenti (tiobatteri) capaci di trasformare il solfato di calcio in carbonato di calcio, liberando nel contempo solfuro di idrogeno: questo successivamente verrebbe ossidato da altri batteri (solfobatteri) con conseguente separazione di zolfo.