Lessico

agg. [sec. XIV; latino navālis]. Proprio della nave; che riguarda le navi: armamento, carpenteria navale; che avviene per mezzo di navi: impresa navale; battaglia navale, anche come tipo di gioco. Per estensione, che riguarda la navigazione o la marina: scuola, accademia navale.

Industria navale

Dopo la seconda guerra mondiale le esigenze di ricostruzione in Europa e in Asia imposero una crescente mole di traffici marittimi. Essi furono dapprima affidati, oltre che alle navi mercantili superstiti e a quelle via via costruite dai Paesi marittimi, alla massa di navi “Liberty”, “Victory” e “T2” di costruzione bellica, immesse dagli Stati Uniti sui mercati mondiali a basso prezzo o addirittura cedute gratuitamente nel quadro delle nuove politiche postbelliche. Con gli anni Cinquanta la progressiva ripresa economica mondiale comportò un enorme sviluppo dei commerci marittimi e delle costruzioni navali, caratterizzate da una generale tendenza al “gigantismo” – specie nelle petroliere, che raggiunsero le 500.000 tpl negli anni Settanta, con progetti giapponesi per navi da 1.000.000 tpl – che soltanto la crisi economica degli anni Settanta ha frenato. Aumentò comunque la sofisticazione tecnica: crescente automazione nel controllo della navigazione, delle operazioni di caricamento e discarica e nella condotta dell'apparato motore; condizionamento d'aria nei locali abitati; elettronica sempre più perfezionata, ecc. Tutto ciò produsse una concorrenza aspra tra i cantieri mondiali per offrire prodotti ragionevolmente economici nonostante l'alta qualità. Fu necessario adeguare gli impianti e le tecniche costruttive, introducendo su vasta scala la meccanizzazione e poi l'automazione. La prefabbricazione, la sostituzione degli scali di costruzione tradizionali con vaste platee inclinate o con bacini di costruzione permisero sia un notevole accorciamento dei tempi di approntamento delle navi sia la loro costruzione in serie. Gli investimenti necessari a tale scopo vennero spesso agevolati dai governi nazionalizzando i cantieri o adottando misure di finanziamento, di credito a condizioni di favore, esenzioni fiscali, premi di produzione e simili. Parallelamente si sviluppò, nei Paesi a più elevato tenore di vita, la costruzione di imbarcazioni e navi da diporto e delle relative infrastrutture. Lo sviluppo delle costruzioni navali comportò ovviamente l'adeguamento di porti, magazzini, vie di comunicazione terrestri e aeree, impianti per il caricamento e la discarica delle navi, attrezzature di raddobbo e manutenzione, cantieri di demolizione, ecc. L'andamento dell'economia mondiale, nonché i mutamenti nella divisione internazionale del lavoro sono stati una conseguenza diretta delle varie crisi energetiche. Così, per esempio, le strategie di diversificazione del bilancio energetico perseguite dalla prima metà degli anni Settanta da tutto il mondo occidentale hanno indotto a fare affidamento sul carbone più che in passato. Sono così aumentati i flussi di carbone, soprattutto da Stati Uniti, Repubblica Sudafricana e Australia, sia verso il Giappone sia verso l'Europa occidentale. Al contempo, è diminuita la circolazione di minerali di ferro, sia per la crisi dell'industria siderurgica di alcuni Paesi, sia per l'aumento dell'uso di rottami nella fabbricazione dell'acciaio, sia, infine, per la nascita di industrie del settore nei Paesi produttori di tale minerale. Per quanto riguarda il trasporto marittimo di petrolio, le diverse crisi attraversate dal mercato degli idrocarburi hanno indotto il mondo occidentale ad ampliare le aree di approvvigionamento e a intensificare la produzione offshore: di conseguenza le petroliere gigantesche sono a mano a mano divenute inutili in vari scacchieri di rotta e soprattutto nelle rotte del Golfo Persico verso l'Europa. Per quanto riguarda le costruzioni, dopo la scomparsa delle grandi navi passeggeri e l'avvento delle navi da crociera, sono molto diminuite le navi cisterna, specie quelle di altissima portata (ULC e VLC); hanno invece avuto un certo sviluppo le rinfusiere e le navi portacontenitori. Diversa è la situazione delle navi portachiatte, utilizzabili solo in presenza di grandi idrovie opportunamente attrezzate. Anche le navi traghetto, sia nelle versioni ferroviarie sia per autoveicoli (tipo RO-RO) hanno avuto un buon sviluppo, contribuendo anche al traffico passeggeri di linea sui brevi percorsi. Nel 1999 la flotta mercantile mondiale risultava in progresso e pari a 490.662.000 t di stazza lorda: dal punto di vista della graduatoria delle nazioni marinare i mutamenti intervenuti dalla fine della II guerra mondiale in poi sono stati notevoli. In primo luogo i tradizionali Paesi marittimi hanno perduto il monopolio del tonnellaggio a causa dello sviluppo assunto dalle “bandiere ombra”, che concentrano flotte enormi nei registri di Paesi senza tradizioni né industria. Nel 1995, rispettivamente al primo, al secondo e al quinto posto della graduatoria mondiale figuravano tre Paesi battenti “bandiera ombra”: il Panamá (71,9 milioni di tsl), la Liberia (59,8) e le Bahama (23,6). Inoltre, anche tra i classici Paesi marinari si sono verificati numerosi sovvertimenti, dovuti o a una particolare crescita economica del Paese o all'introduzione di una decisa pianificazione marittima: così al terzo posto della graduatoria mondiale si collocava la Grecia (29,4 milioni di tsl), al quarto posto Cipro (24,6), al sesto la Norvegia (21,5), grazie a soluzioni legislative rivelatesi più competitive rispetto a quelle delle stesse “bandiere ombra”. In regresso apparivano le flotte mercantili degli Stati Uniti, che nel 1990 detenevano ancora il quarto posto e nel 1995 erano scesi al dodicesimo con 12,8 milioni di tsl, dell'Italia, al diciassettesimo posto con 6,7 milioni di tsl, e del Regno Unito, che aveva detenuto il primato mondiale fino alla II guerra mondiale e che era passato ad appena 4,4 milioni di tsl. Un settore particolare è rappresentato dalle costruzioni militari, che interessano una vasta gamma di industrie collaterali oltre ai cantieri, fra cui principalmente quelli delle armi e dell'elettronica. Caratterizzato da altissima specializzazione e da grande sofisticazione, con elevatissimi costi di costruzione e manutenzione, implica inoltre un continuo adeguamento delle attrezzature di ricerca, sperimentazione e costruzione. La necessità di ammortamento degli investimenti e di contenimento dei costi ha spinto perciò i Paesi costruttori a una serrata concorrenza per accaparrarsi i mercati mondiali.

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