Pèrsico, Gólfo-
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Insenatura (230.000 km²) del Mar Arabico (Oceano Indiano), limitata dalla costa iraniana e da un'ampia falcatura di quella araba. Profondo al massimo 102 m, comunica col golfo di ʽOman tramite lo stretto di Hormuz; tra i fiumi che vi sfociano, il principale è lo Shatt al Arab, formato dalla confluenza del Tigri e dell'Eufrate. La sua importanza è aumentata dopo la scoperta di giacimenti petroliferi. Pesca delle perle. Anche Golfo Arabico.
Cenni storici
Fin dall'epoca sumero-babilonese il Golfo costituì un'importante via di comunicazione tra la Mesopotamia e l'India. Dopo l'espansione islamica il suo controllo cadde nelle mani degli Arabi. In epoca moderna, a un secolo di supremazia portoghese (1525-1622) fece seguito una lunga fase di predominio inglese. Anche dopo la soppressione dell'East India Company, la politica britannica nel Golfo fu diretta a favorire l'impero indiano. Nel 1853 fu concluso un trattato che inferse un duro colpo alla pirateria. Nei primi anni del sec. XX il Golfo vide la sua importanza moltiplicata dalla scoperta di ricchissime riserve di petrolio nei Paesi rivieraschi. L'oro nero ha indubbiamente favorito lo sviluppo dell'area, e, specie dopo il ritiro degli Inglesi (1971), alcuni Paesi (Iran, Arabia Saudita, Iraq, Kuwait) sono divenuti autentiche potenze economiche. Dopo i conflitti interni degli anni Ottanta (fra Iran e Iraq) e dei primi anni Novanta (la cosiddetta “guerra del Golfo”, conseguente all'invasione del Kuwait da parte dello stesso Iraq), attraversa una fase molto delicata, che, per le economie “complete”, dovrebbe definirsi di recessione. I tassi di incremento del prodotto lordo – già in flessione dagli anni Settanta, dopo gli “shock petroliferi” inferti al mondo intero con gli improvvisi e vertiginosi rialzi di prezzo del greggio, decisi in sede OPEC – sono caduti, alla metà degli anni Novanta, fra l'1 e il 3%, con valori addirittura negativi (1995) per Arabia Saudita e Kuwait. In realtà, tuttavia, si tratta di economie “incomplete” (in particolare, per gli Stati della Penisola Arabica), perché fondate, ormai, pressoché esclusivamente sul petrolio, che rappresenta il 90% delle esportazioni, mentre il processo di industrializzazione – escludendo le raffinerie – non è mai riuscito a decollare, per l'inconsistenza della domanda interna e la difficoltà di trasferire tecnologie competitive in Paesi di tradizione esclusivamente rurale e artigianale: e la stessa creazione di infrastrutture e servizi (comunicazioni, istruzione, sanità, ricerca), resa possibile dai colossali introiti di “petrodollari”, è rimasta circoscritta alle poche città e agli assi di collegamento fra le aree di estrazione degli idrocarburi e le fasce costiere. I soli due Paesi che, per dimensione demografica e caratteri fisici, avrebbero potuto tendere alla formazione di strutture urbane e produttive reticolari, a partire da poli di sviluppo non soltanto legati alle produzioni petrolifere, ovvero Iran e Iraq, hanno visto tali possibilità compromesse dall'involuzione politica dell'integralismo religioso, il primo, e dalla dittatura militare, il secondo.
J.-J. Berreby, Le Golfe Persique, Parigi, 1959; R. Hay, The Persian Gulf States, Washington, 1959; J. Marlowe, The Persian Gulf in the Twentieth Century, Londra, 1962; J. Davidson, A Guide to the Persian Gulf Region, Washington, 1986.